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sabato 18 marzo 2017
Japanese Views / Tre visioni artistiche a confronto / Simultanea Spazi d'Arte - Firenze / Opening lunedì 27 marzo ore 17.30
Mostra sui migranti "Touroperator Diario di Vite dal Mare di Sicilia”
Arriva a Catania la GRANDE MOSTRA > ESCHER > dal 19 marzo - 17 settembre 2017 > Palazzo della Cultura, Catania
Dal 19 marzo oltre 140 opere del genio olandese, amatissimo dal grande pubblico, saranno in mostra a Palazzo della Cultura.
Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d'unione (1956), Metamorfosi II (1939) e Giorno e notte (1938) sono solo alcune delle opere iconiche del grande genio olandese Maurits Cornelis Escher (1898-1972) presentate a Catania, città in cui l'artista giunse - l'ultima volta - nel maggio del 1936 nel suo ideale Grand Tour nella penisola.
Per l'occasione, alle opere emblematiche e ormai presenti nell'immaginario collettivo, è affiancata un'inedita selezione di opere prodotte da Escher durante i vari soggiorni in Sicilia avvenuti tra il 1928 e il 1936.
Proprio nel Sud Italia e nell'isola in particolare, l'artista maturò buona parte di quelle idee e suggestioni che caratterizzano, nel segno della sintesi tra scienza e arte, la sua matura produzione e gli studi sulle forme che lo hanno reso celebre.
Sull'isola Escher produsse numerose opere grafiche ritraendo città e paesi noti, ma ciò che fortemente lo appassionava era la ricerca di luoghi 'eccentrici', solitari e sperduti, scorci e suggestioni che, prima fissate nei disegni, poi si trasformavano in incisioni, soprattutto xilografie e litografie: così disegna le colonne e i prospetti degli antichi templi greci della Sicilia occidentale (Tempio di Segesta, Sicilia, 1932); "cartoline" di litorali come in Catania (1936) dove la città è vista dal porto con barche a vela appena ormeggiate in un omeriggio al tramonto, col Duomo dedicato a Sant'Agata a fare da quinta e, sullo sfondo, fra la foschia di nuvole basse, si erge la grande mole dell'Etna fumante; i chiostri delle più ricche Basiliche (come nel vero e proprio virtuosismo incisorio del Chiostro di Monreale, Sicilia, 1932); vedute aeree (Cattedrale di Cefalù, 1938) e studia al contempo l'irrompere del disordine della natura realizzando una serie di litografie che hanno per soggetto l'Etna (Colata di lava del 1928 dal monte Etna, 1933) che ritrae da diverse angolature e da visuali di paesi vicini che lo circondano.
Nei disegni siciliani Escher, con un sapiente senso della prospettiva e una sicura abilità compositiva, inizia la ricerca e la riflessione sui rapporti tra l'ordine e il caos e sulla possibilità di un'armonizzazione dei due opposti.
Grazie all'audioguida concessa gratuitamente a tutti i visitatori, la mostra offre la possibilità di esplorare mondi simultanei costruiti con elementi percettivi bidimensionali e tridimensionali, assemblati da leggi matematiche e geometriche caratteristiche della sua arte.
Diverse le metodologie di fruizione come esperimenti scientifici o supporti didattici che accompagnano i visitatori di ogni età aiutandoli a comprendere la dimensione artistica di un artista poliedrico e geniale che ha sempre goduto di enorme popolarità.
La mostra Escher è promossa dal Comune di Catania, prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con la M.C. Escher Foundation ed è curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea.
La mostra vede come sponsor Generali italia, special partner Ricola, sponsor tecnico Trenitalia e media partner RMC - Radio Monte Carlo.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.
Il catalogo è edito da Maurits.
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venerdì 17 marzo 2017
Mostra d'arte presso Frammenti d'arte Monteverde Vecchio
Vernissage Sabato 25 Marzo ore 1800, a seguire presentazione del libro dal titolo METAMORFOSI di Paola Capocelli. Incontro con l'autore e lettura di Mario Ruggiero.
Aperitivo di benvenuto.
Le opere rimarranno esposte fino al 01 Aprile nei seguenti orari:
da Lun. a Sab. 1000/1300-1530/1800
Dom. 1000/1300
Grazie vi aspettiamo
Frammenti d'arte Monteverde Vecchio...
Via A. Colautti 6/8
00152 Roma
GIOVANNA DALLA VILLA artista dell'interiorità.
Il suo linguaggio pittorico mette a confronto la plasticità della materia con la sensibilità delle diverse esperienze tecniche espressive.
La sua pittura, genera vibrazioni e sensazioni, presenti come condizione per dare origine all'opera d'arte.
Ogni sua opera nasce infatti da un' emozione, che nell'artista si traduce in sentire. E' questo sentire che la spinge alla creazione.
Per Giovanna è fondamentale che l' emozione, puramente spirituale, si traduca in una forma cromatica, generando corpo e fisicità nel dipinto.
L' opera in se, viene considerata come la struttura materiale esteriore che consente la comunicazione e la partecipazione del contenuto interiore, immateriale,divenendo la trasmissione di un' emozione da un' anima ad un' altra anima.
Il Codice di Giovanna Dalla Villa esprime l' indissolubile rapporto tra corpo e anima, tra fisicità e spiritualità.
MAPI Nata in africa dove vive per oltre 10 anni arriva in Italia indirizzandosi verso studi nell'ambito dell'arredamento. Con il padre, architetto, lavora a lungo insieme per ambasciate e residenze di lusso orientali. Lungo il cammino si dedica anche all'arte mettendosi a dipingere e partecipando ad alcune manifestazioni culturali ed esposizioni a Roma, Venezia e Spoleto. Inizialmente nei suoi lavori predilige il figurativo, ma piano piano rivolge la sua attenzione e sensibilità sempre di più verso l'astratto ed il materico dove trova larghi consensi nel pubblico.
Ogni sua opera, piccola o grande, parte da un' emozione profonda, uno stato d'animo, un suo crescere continuo e una grande passione per i colori, i materiali e i sogni applicati su carta o tela. Il suo desiderio resta comunque riuscire a comunicarlo agli altri e lasciare un ricordo, un sorriso e una bella esperienza visiva e di anima.
Via A. Colautti 6/8
00152 Roma
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giovedì 16 marzo 2017
L'ARTE CONTEMPORANEA BRASILIANA IN MOSTRA A MILANO DURANTE IL FUORISALONE 2017 CON INSIDE BRAZIL
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I disegni di Branco, artista semianalfabeta, originario dello Stato di Alagoas, sono il suo linguaggio. Considerato un outsider artist, il suo modo di leggere il mondo e di raccontarlo è una sorta di iconografia spontanea, decifrabile soltanto dalle anime più sensibili. Uno scavo profondo in quello che siamo stati, che siamo e che saremo. Evocazione di una terra che un tempo è stata sorella dell'uomo, una fratellanza perduta. Branco è capace di ascoltarla ancora, come se avesse il mandato di rappresentarla e di restituircene, con i suoi segni, l'eterna bellezza.
Le opere di Branco rappresentano un'espressione spontanea d'arte, generata da un profondo desiderio di comunicazione che non può essere soddisfatto attraverso i canali usuali, come la parola, ma prende voce attraverso i segni di pennellate che danno vita ad un mondo che riposa nell'inconscio dell'artista, per realizzarsi nel quotidiano in opere di coinvolgente esuberanza. Branco non è scolarizzato, ma il suo mentore, Tonico Mendonça, è l'artista che per primo lo mette in contatto con il mondo creativo e gli mostra una base da dove partire. Da lì tempera e pennello sono in contatto diretto con la sua fantasia e i suoi pensieri più ancestrali; la sua limitata capacità espressiva diventa da ostacolo a porta, permettendo il dialogo con uno stato di coscienza ancora non corrotto dalla sovraesposizione a strutture moderne. Quello che ne risulta sono opere su tela dai colori naturalmente vivaci, che rappresentano il caos della vita stilizzato in segni bianchi e neri. Reminiscenze quasi rupestri che mai quanto oggi riconnettono alla più verace natura dell'essere.
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César Meneghetti trascorre metà della sua vita tra Europa e Brasile. Si è laureato in Comunicazione visiva all'università FAAP di San Paolo, in Fine Arts (Mixed Medias) alla London Metropolitan University e si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Artista e film-maker, il suo lavoro ruota attorno alla riflessione sociale attraverso un'estetica sperimentale. La sua interazione dei media connette Nord e Sud. I temi sono la migrazione e il concetto di confine individuale e politico. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 2015 e nello stesso anno ha esposto al Maxxi di Roma.
Il filmato LES TERRA'S DI NADIE è un discorso politico tramutato in arte, che utilizza il video come mezzo per narrare la tragedia in maniera poetica, come una sorta di poesia in immagini e parole, grazie ad un mix di grafiche che genera una fitta trama di segni. Le immagini che compongono il filmato sono documenti di repertorio della dittatura cilena e brasiliana, che si incrociano creando una sequenza di immagini potenti. LES TERRA'S DI NADIE" ("le terre di nessuno", 5 lingue in un'unica frase) è un non luogo dove imperano violenza e oppressione. In un periodo ben definito, ma anche atemporale, la rappresentazione visiva si fonde con la poesia del cileno Antonio Arevalo, ripercorrendo l'11 settembre 1973, giorno del colpo di stato in Cile, e il 31 marzo 1964, giorno del colpo di stato in Brasile. Immagini e brani lirici si susseguono, si accumulano, si accavallano. Più spesso si completano. La Storia si fa unica, un intero continente dialoga. Tutti gli uomini, di tutti tempi condividono la stessa esperienza. Un'opportunità per rivivere una delle pagine più oscure nella storia del nuovo mondo.
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Christian Cravo coglie tutta l'afro-brasilianità del Brasile nella serie Rome- Noir. Una miscela di corpi, credenze e costumi svelano la magia di Bahia: città di sorrisi e pigrizia, nell'incantesimo delle sue mille chiese, dei riti, delle melodie, dei miti, dei profumi. Cravo è stato premiato dal Museo di Arte Moderna di Bahia, dal Mother Jones International Found per Documentary photography e ha ottenuto una borsa di studio dalla Fondazione Vitae e dalla Fondazione John Simon Guggenheim per la sua ricerca sul Nordest brasiliano. Ha concorso al premio Paul Huff, Olanda 2007, fra i 100 fotografi più promettenti. È stato segnalato, unico sudamericano, per il Prix Pictet, Regno Unito 2008, la più importante rassegna fotografica sul tema della sostenibilità.
Gli scatti raccontano di un Brasile che l'artista ha conosciuto nei suoi primi anni di vita, per poi assimilarlo in lontananza e solo in seguito riscoprirlo, questa volta con i mezzi e la forza di documentarlo. La macchina fotografica riporta in sfumature di grigio il mondo visto dai suoi occhi, quel mondo che lo ha accolto alla sua nascita e a cui è per sempre rimasto inesorabilmente legato. ROME NOIR è la collezione di fotografie scattate nella città natale dell'artista, Salvador de Bahia, che mostrano uno spaccato della quotidianità che lascia intravedere, nelle sue sfumature, abitudini che diventano rituali e riti che sono ormai abitudini, dove nascondere personali interpretazioni di realtà. Le immagini invitano l'osservatore a scovare la propria interpretazione, a svelare la magia che si cela dietro alla forma.
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Luiz Martins è un artista in forte connessione con la cultura primitiva brasiliana. Nelle sue opere è intrinseco il legame viscerale con segni e simboli tratti dalle forme più ancestrali di comunicazione ed espressione grafica. Forme rubate ai dipinti rupestri, simboli indigeni primordiali vengono rielaborati attraverso materiali carichi di energia. Lui stesso si definisce "archeologo urbano". Vaga tra le periferie alla ricerca di materiali carichi di storie che portano con sé un´energia vitale. Una sua opera è nella collezione del MAC di San Paolo, il più importante museo d'arte contemporanea del Sudamerica. Il suo colore distintivo è il rosso. Per questo nel 2016 è stato scelto da CAMPARI per una serie di installazioni dedicate all'evento CAMPARI RED EXPERIENCE, che si svolgerà anche nel 2017 nelle principali città brasiliane.
Luiz Martins poterà in scena a Milano proprio una delle sue installazioni rosse parte del percorso sensoriale che ha realizzato per Campari Brasile. L'artista è un vero e proprio sperimentatore, che indaga la sua terra, dalla sua cultura primitiva fino ai giorni nostri e oltre, per scoprire i legami costanti e invariabili che da tempo immemore fanno parte dell'inconscio del suo Paese, in grado di trasmettere verità fondamentali e perenni. Il rosso è uno dei mezzi fondamentali per connettere cultura ancestrale e moderna, con un carico di energia, passione, luce e forza primordiale che vincono le barriere temporali e impregnano gli animi del popolo da secoli.
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Gli scatti di Monica Silva, brasiliana di nascita ed europea di adozione, sono lo sguardo di chi cerca nella terra d'origine le proprie radici. Oscilla tra ricchezza e degrado, colori e sfumature, suoni e silenzi, fede e superstizione. Il ritorno alla dimensione primordiale di profonda purezza e intimità con la natura sovverte la nostra percezione della vita. Nel 2016 espone "Lux Et Filum – Una Visione contemporanea di Caravaggio" al Mia Photo Fair di Milano. È stata la fotografa ufficiale di Eicma 2015/2016, realizzando inoltre la campagna per l'edizione 2016. La sua foto intitolata "Missing you" è stata finalista tra oltre 5.000 artisti di tutto il mondo al concorso on line Saatchi Art New York Scope. Organizza workshop e performance sulla psicologia del ritratto in Italia.
Monica Silva vive ormai da molti anni a Milano, dove attualmente lavora per esposizioni e per riviste di tutto il mondo. In Europa ha riscritto il suo futuro, lasciando alle spalle una situazione familiare a São Paulo molto difficile, di cui non poteva più sentirsi partecipe. Nei suoi scatti è costante la ricerca psicologica che va ad indagare gli antri più nascosti del sé. Ispirandosi ai grandi del passato come Marcel Duchamp, Salvador Dalì, Caravaggio e Andy Warhol, le sue opere elaborano i soggetti che di volta in volta ritrae, lasciandone scaturire l'essenza nascosta, spesso con un sapiente tocco di ironia. Le fotografie del suo paese di origine espongono tutta la vivacità e i colori della sua terra, insieme ad un forte attaccamento per la tradizione e il culto. Campi da indagare, mai scontati, che fanno parte del suo sangue e dei suoi antenati della tribù indigena Tupi Guarani.
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Arte contemporanea all’Orto Botanico di Lucca. Inaugura M.A.N., la personale dello scultore Roberto Giansanti
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