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mercoledì 8 giugno 2016

Dai cassonetti strapieni ai residence malconci, e molto altro: la vita dei romani in una mostra di pittura dal 23/06


Nella Galleria Michelangelo la quotidianità viene rappresentata come nelle istantanee scattate e condivise sui social dai romani arrabbiati e stanchi. Vernissage 23 giugno, ore 18:30


Si terrà dal 23 giugno al 23 luglio presso la Galleria Michelangelo di via Giovanni Giraud 6, a Roma la mostra BVT-Build Verification Test degli artisti Claudio Bissattini, Marco Verrelli e Tamburro Marco. L'evento curato da Marco Tonelli, ideato e realizzato dal Gallerista Fabio Cozzi, prenderà il via con un vernissage giovedì 23 giugno, alle 18:30, proprio nell'incantevole Galleria d'arte a due passi da piazza Navona.

BVT-Build Verification Test (letteralmente "test di verifica di costruzione" applicato spesso nel campo dei software) è di fatto la trasposizione di un concetto che spesso a che fare con la tecnologia direttamente sull'arte. Il dipinto diventa una sorta di test che l'artista ha effettuato sulla tela, con dei colori e delle immagini. Fra le rappresentazioni più suggestive colpiscono quelle dei fari costieri e la riproduzione dell'estraneazione digitale dei tempi moderni.

Il residence Bastogi, le montagne di rifiuti accatastate sotto ai cassonetti dove però c'è scritto Raccolta differenziata e una tabella che indica la strada per Ostia: la cronaca romana diventa protagonista di una mostra di pittura così vera da essere originale. Una collettiva in cui una curiosa rappresentazione della realtà si somma a quella dei fari costieri e dell'estraneazione dietro i monitor del computer tipica dei tempi moderni.

Di ipotesi in ipotesi, a volte inconsapevoli, mentali, tentativo dopo tentativo, il pittore ha prodotto l'opera alla quale e dalla quale ne seguiranno altre. Non necessariamente migliori o peggiori ma sicuramente a testimonianza di un processo di avanzamento tecnologico tanto più si considera la tendenza di molti artisti moderni e contemporanei a lavorare su delle serie con materie sperimentali e innovative di cui spesso non si conoscono reazioni, comportamenti e durate. Non solo un test dunque rispetto a ogni singola opera ma anche un test rispetto a tutta la serie che si sviluppa da un'idea iniziale e che poi cambia mano mano che si che l'artista affina la sua tecnica pittorica.

Da questo punto di vista la mostra diventa un test vivente con lo spettatore che è insieme protagonista ed osservatore. Bissattini in particolare afferma e nega continuamente la certezza dell'immagine. L'artista si diletta a mostrare l'artificiosità del suo e di ogni altro software pittorico. I fari di Verrelli sono invece interpretabili come dei punti di vista attivi o passivi: possono essere osservati ma anche indicare la rotta. 

Tamburro diventa persino malinconico reiterando una poltrona rossa: emblema di un punto di osservazione domestico da cui vedere il mondo esterno. In questo caso però sempre attraverso un monitor o una finestra quasi a sottolineare l'estraneazione dei tempi moderni. "Ad osservare i quadri - afferma il Gallerista Fabio Cozzi - s'intravedono spaccati di Roma, crudi quanto veri. La quotidianità diventa arte, punto d'osservazione e spunto d'osservazione. Fosse tramite una sorta di istantanea su tela, una poltrona rossa o un faro costiero che può essere a volte metafora altre semplice edificazione".


BVT-Build Verification Test
23 giugno . 23 luglio 2016
A cura di: Marco Tonelli
Ideazione e realizzazione: Fabio Cozzi
Vernissage: giovedì 23 giugno, h 18.30
Orari mostra 16:30-20:00 . domenica chiuso
Galleria Michelangelo
Via Giovanni Giraud 6, 00186 Roma



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martedì 7 giugno 2016

A PLACE TO BE | LATO 2016 | SU COSA S'IMPERNIA? - Fabio Cresci




SU COSA S'IMPERNIA?
Fabio Cresci

16 giugno – 16 june
29 luglio – 29 july

ph: Luca Gambacorti


Fabio Cresci (1955, Marcignana, Empoli - FI).
Nel 1982 si diploma all'Accademia delle Belle Arti di Firenze, dal 1984 al 1987 ha tenuto mostre personali presso la Galleria Salvatore Ala di New York e di Milano. Nel 1986 partecipa alla XLII Biennale di Venezia, Arte e Alchimia. Nel 1994 è la mostra Orizzonti, alla Galleria Schema di Firenze; nel 1995 Aperto Italia'95, Trevi; Il formaggio e i vermi, Palazzo Casali, Cortona nel 1996. Del 1997 e poi 2000 la mostra Dopopaesaggio figure e misure del giardino. Nel 1998 partecipa alla collettiva Au rendez-vous des amis: Identità e opera, presso il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; è dello stesso anno anche la mostra Bù!, Palazzo delle Papesse Centro Arte Contemporanea Siena. Del 2002 è la sua personale alla Galleria Biagiotti di Firenze, del 2008 alla Galleria  Il Ponte di Firenze. Del 2012 la personale I due stampi a Villa Pacchiani, S.Croce sull'Arno, Pisa. Del 2015 la personale  Se la copia necessita di progettazione, che dire allora dell'originale? a C2 Firenze. Nel corso degli anni varie le partecipazioni a mostre collettive come nel 2011 Dove è la città? a SUN studio 74 rosso Firenze; nel 2012 Madeinfilandia a Pieve a Presciano, Arezzo; nel 2015 Walking on the planet a Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, Arezzo.
La prima produzione di Fabio Cresci vede la lavorazione di tele di stampo figurativo utilizzando soprattutto colori vegetali e acquerello, a creare immagini quasi evanescenti di limpide trasparenze tonali. Seguono i lavori su cellulosa, a sottolineare una fisicità originata dalla stessa etereità del periodo precedente. Negli anni, a conferma di una forte connotazione intima, assume sempre maggiore rilevanza una dimensione del sacro che avvalori il gesto, la visione, la consuetudine quotidiana, e che vede nell'arte la sua estrinsecazione estetica. Ritorna inoltre il cammino sensibile verso l'idea di luce, processo iniziatico verso i luoghi del principio, inteso come forma essenziale, affermazione di vita e consapevolezza estetica di arte.




Fabio Cresci (1955, Marcignana, Empoli - FI).
Graduate in Fine Arts Academy in University of Florence in 1982, Cresci had individual exhibitions from 1984 to 1987 at the Salvatore Ala Gallery, New York and Milan. In 1986 he participated in the 42nd International Art Exhibition, Venice Biennial, Arte e Alchimia. The exhibition Orizzonti was held in the Galleria Schema, Florence, in 1994; in 1995 Aperto Italia '95 was in Trevi; Il formaggio e i vermi was in Palazzo Casali, Cortona, in 1996. In 1997 and again in 2000 in the exhibition Dopopaesaggio figure e misure del giardino. In 1998 he participated in the group exhibition Au rendez-vous des amis: Identità e opera at the Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato. The exhibition Bù (Boo!) was held in the same year at Palazzo delle Papesse in Siena. In 2002 the exhibition at the Galleria Biagiotti in Florence and in 2008 at the Galleria Il Ponte, Firenze. In 2012 had the individual exhibition I due stampi at Villa Pacchiani, S.Croce sull'Arno, Pisa; in 2015 Se la copia necessita di progettazione, che dire allora dell'originale? at C2 Firenze. During the years he has had many partecipations at the group shows as in 2011 Dove è la città? at SUN studio 74 rosso Firenze; in 2012 Madeinfilandia at Pieve a Presciano, Arezzo; in 2015 Walking on the planet a Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, Arezzo.
The first production of Fabio Cresci were works on canvas and figurative in style using mainly organic paints and watercolours to create almost evanescent images in clear transparent tones. Then were works on cellulose emphasised a physical element that had its origins in the same ethereal nature of the previous period. During the years, confirming the deeply personal aspect of his work, it becomes more important a religious dimension that makes use of vision, gesture, daily habit, and finds its aesthetic expression in art. Furthermore it returns the intricate journey towards the idea of light, an initiatory progress towards origins that are seen as the essence, a confirmation of life and an aesthetic understanding of art.






a cura di | edited by Matteo Innocenti
in collaborazione con |  in collaboration with Luca Gambacorti 


In prospettiva differente potremmo provare a compilare una storia dell'arte come storia dei luoghi.
Ogni opera ha necessitato di uno spazio – spazio di creazione e spazio di osservazione; la dimensione di accoglimento non è soltanto testimone di un artista e del suo stile, ma di esigenze più ampie: del costruire che ad essa stessa ha dato forma, delle persone che l'attraversano e di chi vi risiede, del pensiero e dell'organizzazione sociale di un periodo, dei modi in cui si è deciso di formare e di abitare il mondo.
Considerare un luogo in tutte le sue componenti e per tutte le sue condivisioni è assumere un'ottica di responsabilità. L'area disponibile a contenere ogni cosa indistintamente, pur in una sua apparente utilità finisce per rivelare i meccanismi di una mediocre cognizione - anche la situazione più sterile resta in vita solo per le esperienze umane che vi avvengono.
A PLACE TO BE è un ciclo composto da progetti d'artista con riferimento allo spazio architettonico, appositi per Lato, sviluppati nel corso del 2016.
Differenti ricerche e punti di vista che si rapportano al luogo non quale contenitore ma in termini d'identità, per farne emergere i caratteri specifici. Un approccio differente d'esposizione come incontro con una storia già avviata e alla cui continuazione s'intende partecipare, per la coscienza che ogni nuovo atto, ogni nuova opera, da individuo a individuo, è un contributo alla definizione della realtà.

Il secondo progetto è SU COSA S'IMPERNIA? di Fabio Cresci.

LATO è studio di architettura e spazio espositivo fondato da Luca Gambacorti nel 2006 con il recupero di un ex fabbricato industriale all'interno della cerchia muraria di Prato; oltre l'attività professionale il fine è di avviare e consolidare collaborazioni tra le varie dimensioni territoriali legate in vario modo alla cultura. A PLACE TO BE è in relazione al decennale dalla fondazione.




In a different prospective we can try to write an art history like a history of places.
Every artwork needs a space - a space to be created and a space of observation; the dimension of recognition is not only a testimonial of the artist and his style, but of greater needs: of construction that itself has given shape, of people that cross it and reside it, of thinking and of social organization during a period, of ways in which has been decided to create and live in the world.
Considering a space with all its components and sharings is assuming things with a responsible outlook. The available space that may contain any vague object/thing, also if we consider its visible function, ends up revealing mechanisms of a mediocre awareness (knowledge/cognition) - even the purest situations remain alive thanks to human experiences that  take place.
A PLACE TO BE is a cycle composed from three artists projects referring to the architectural space, suitable for Lato, developed during 2016.
Different researches and points of view that are associated with the place, not on the physical level (where the artworks are placed), but on identity terms; so that specific characters may emerge. A different approach of exhibiting as an encounter of a story already going on and that we continuously intend to participate, with the conscious that any new act, any new artwork, from individual to individual, is a contribution of defining the reality.

The second project is SU COSA S'IMPERNIA? of Fabio Cresci.

LATO  is an architecture studio and exposition space founded by Luca Gambacorti in 2006 recovering an ex industrial building inside the city walls of Prato. Besides the professional activity the objective is to keep going and consolidating collaborations from various territorial dimensions linked in different ways with the culture. A PLACE TO BE is in relation to the tenth anniversary from its foundation.



Tel: 0574071696  Fax: 0574070041

        
orari mostra: dal lunedì al venerdì 10.00_13.00 | 15.00_19.00
ingresso gratuito


opening hours: Monday to Friday 10.00_13.00 | 15.00_19.00
free entry




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DRAW ME di Andrea Bianconi - Progetto performativo internazionale di interazione con il pubblico


Draw Me
A world drawing project
di Andrea Bianconi
Il noto artista performativo torna a interagire col pubblico con un nuovissimo, originale progetto.

Dopo tante numerose esperienze all'estero che gli hanno valso il riconoscimento internazionale, Andrea Bianconi è tornato in Italia, e precisamente a Casa Testori di Novate Milanese, con la mostra YOU AND MYSELF - PERFORMANCE 2006-2016, curata da Luigi Meneghelli, con la quale ha occupato il maggior numero di stanze dello stabile.

Ognuna delle sedici stanze invase dall'artista è stata dedicata a una performance, così che l'insieme di tutte ha creato per i visitatori un percorso unitario, un viaggio lungo i dieci anni di carriera performativa del giovane artista.

Nello stesso modo è strutturato anche il libro collegato, Andrea Bianconi You and Myself - Performance 2006-2016, edito dalla prestigiosa Silvana Editoriale. Il volume, infatti è suddiviso in sedici capitoli, tanti quanti le stanze, e contiene testi di grandi nomi come Luigi Meneghelli e il critico e docente dell'Université de Savoie à Chambéry Jean Paul Gavard Perret e un'intervista del giornalista, direttore di "Vita", Giuseppe Frangi.

Ma non finisce qui. Da tutto questo, infatti, scaturirà un ulteriore progetto, segnato sempre dalla creatività e originalità che contraddistinguono Bianconi. Si tratta Draw me, incentrato sulla messa in circolazione, non solo all'interno del libro ma anche distribuendole nei vari book store dei musei, di cartoline sulle quali è raffigurata l'immagine della faccia di Bianconi.

Le persone sono chiamate a liberare la loro creatività disegnando sulla faccia dell'artista e a spedire la cartolina a Casa Testori o elettronicamente con una mail a drawme@andreabianconi.com o condividendola sull'apposito account Instagram draw.me.project, hashtag #drawmedrawmedrawme, seguendo inoltre la pagina Facebook: Draw Me.

Con le cartoline ricevute, Bianconi realizzerà un altro libro, sempre con la Silvana Editoriale, e le esporrà infine in una mostra pubblica.

Il progetto prende il nome di "World Drawing Project" volendone sottolineare appunto l'aspetto globale e sociale, le cartoline possono essere spedite da ogni parte del mondo facendo interagire molteplici e differenti culture.

Un progetto dunque che, seguendo gli intenti e la poetica che da sempre appartengono alle performance dell'artista, chiama direttamente in causa il pubblico che diventerà così anch'esso protagonista della creazione artistica con queste piccole opere che permetteranno alla mostra di vivere ancora, oltre i giorni di esposizione, e che già preannunciano di possedere un alto potenziale virale.



INFORMAZIONI UTILI
Draw Me Project, a cura di Andrea Bianconi
con il supporto di Casa Testori

Informazione per il pubblico: www.casatestori.it | info@casatestori.it 
tel. +39.02.36589697


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Mostra "DIALOGHI DI FILO" | 24 giugno - 25 settembre 2016 | Palazzo Morando, Milano | Conferenza stampa 23 giugno, ore 16


Dialoghi di filo

24 giugno – 25 settembre 2016
Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
via Sant'Andrea 6, Milano

A cura di Livia Crispolti

Conferenza stampa: giovedì 23 giugno 2016, ore 16:00
A seguire vernissage

Dal 24 giugno al 25 settembre 2016 le sale museali di Palazzo Morando | Costume Moda Immagine ospiteranno la mostra Dialoghi di filo a cura di Livia Crispolti, promossa nell'ambito di EXPO IN CITTÀ da Comune di Milano | Cultura, Servizio Musei Storici e da Archivio Crispolti con il patrocinio di Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. 

La mostra ospita i lavori tessili realizzati dagli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Brera, testimonianze creative e materiche che dialogando con le opere esposte a Palazzo Morando, con gli abiti in ricostruzione storica di Maria Antonietta Tovini e con le creazioni dell'artista Elisabetta Catamo, mettendo in luce il rapporto tra formazione, produzione e creazione, settori che contraddistinguono la produzione Made in Italy
Proprio dalla metodologia didattica di progettazione e realizzazione dei tessuti si è sviluppata l'idea curatoriale che vuole proporre un esempio concreto di modalità operativa nel campo del tessile, valorizzando le proficue connessioni esistenti tra il settore dell'alta formazione, la realtà produttiva italiana e il mondo della creazione artistica, nella cornice ideale delle sale storiche di via Sant'Andrea 6. 
Il percorso espositivo propone da un lato il lavoro degli studenti con campionature eseguite a telaio durante il corso di "Cultura Tessile" della Scuola di Fashion Design e ricostruzioni di abiti storici per progetti di Tesi del Biennio della Scuola di Scenografia e, dall'altro, le opere di forte carattere simbolico dell'artista Elisabetta Catamo che attraverso la sua esperienza creativa offre nuove e diverse forme espressive. 
I lavori degli studenti e le opere di Elisabetta Catamo rielaborano il materiale messo a disposizione da tre aziende oggi protagoniste nel settore tessile ‐ Alcantara®, Dedar e Dreamlux - sostenitrici a vario titolo del progetto espositivo. Maria Antonietta Tovini, esperta di costumi storici, ricostruisce tre abiti in ottica di living history movement, modellando i diversi tessuti sulla base di un taglio filologico: il primo elabora il versatile materiale Alcantara®, il secondo rilegge la forza espressiva del tessuto Dedar proponendolo in un nuovo contesto, mentre il terzo disegna la luce attraverso la trama in fibra ottica del tessuto Dreamlux. 
La mostra Dialoghi di Filo vuole anche accompagnare il visitatore alla scoperta delle componenti che costituiscono il successo del prodotto italiano in campo tessile e creativo: dalla tecnica manuale alle applicazioni industriali, passando per la  ricerca filologica, uniti alla creazione artistica che dialoga con l'alta formazione e con le migliori aziende italiane.
Il percorso espositivo è a cura di Luca Ghirardosi, docente del corso "Allestimento degli spazi espositivi" presso l'Accademia Belle Arti di Brera.




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PIETRA LIQUIDA 2 luglio - 28 agosto: Sculture al Parco Archeologico e Naturalistico di Vulci

PIETRA LIQUIDA

In una mostra, tutta la forza poetica e generatrice dell'acqua

Affascinanti sculture in ceramica si confrontano con il tema dell'acqua, all'interno di uno spazio archeologico di grande suggestione.

Otto gli artisti: Nino Caruso, Giorgio Crisafi, Yvonne Ekman, Massimo Luccioli, Riccardo Monachesi, Attilio Quintili, Jasmine Pignatelli e Mara van Wees. A cura di Francesco Paolo Del Re.

DOMUS DEL CRIPTOPORTICO

Parco Archeologico e Naturalistico di Vulci, in provincia di Viterbo

Dal 2 luglio al 28 agosto 2016
Inaugurazione 2 luglio 2016, ore 18:30

 

L'arte contemporanea nel cuore dell'antico: è seducente e ambizioso il progetto della mostra "Pietra liquida", che porta per la prima volta le sculture in ceramica di otto artisti all'interno di uno dei luoghi più affascinanti del Parco Archeologico e Naturalistico di Vulci, in provincia di Viterbo: la Domus del Criptoportico, una lussuosa dimora aristocratica romana risalente alla fine del II sec. a. C. 

In questo fondale antico e prestigioso, le opere di Nino Caruso, Giorgio Crisafi, Yvonne Ekman, Massimo Luccioli, Riccardo Monachesi, Attilio Quintili, Jasmine Pignatelli e Mara van Wees dialogano con lo spazio, lasciandosi permeare da esso e proponendosi come delle vere e proprie installazioni site-specific. 

La mostra, a cura di Francesco Paolo Del Re, si inaugura il 2 luglio 2016 alle ore 18:30 e resterà aperta al pubblico fino al 28 agosto. In occasione dell'inaugurazione, alle ore 20:00 si terrà, tra gli scavi del parco archeologico, il concerto dell'orchestra Roma Sinfonietta, diretta da Fabio Maestri, con musiche di Vivaldi e "Water music" di Haendel.

L'evento viene realizzato con la collaborazione di FAI Delegazione Viterbo, Fondazione Vulci e Comune di Montalto di Castro (Viterbo). Il coordinamento scientifico è affidato a Gianna Besson. A patrocinare la mostra sono inoltre la Soprintendenza Archeologica del Lazio e dell'Etruria Meridionale, la Regione Lazio e la Provincia di Viterbo.

 

PERCHÉ "PIETRA LIQUIDA" – Il filo conduttore e il punto di partenza comune del lavoro degli artisti è una riflessione profonda sul tema dell'acqua. "Il composto chimico di idrogeno e ossigeno che è alla base della vita sulla Terra – scrive il curatore Francesco Paolo Del Re – è una fonte di ispirazione intimamente collegata alla pratica del lavoro degli scultori protagonisti di questa mostra, che sono accomunati dalla predilezione per un materiale per definizione duttile ed estremamente versatile, proprio perché dall'acqua trae la sua possibilità di essere plasmato. Il materiale che accomuna gli otto artisti è infatti la ceramica e l'acqua è l'elemento essenziale del processo alchemico che porta alla trasformazione di un'informe massa fluida alla solidità di una forma definita, che sarà il fuoco a fissare nel suo aspetto finale. Il titolo della mostra, 'Pietra liquida', vuole raccontare questo ossimoro, questa oscillazione, che rappresenta lo svolgimento nel tempo della pratica della creazione ceramica, questa ambivalenza e compresenza di anime e stati della materia, che si fanno metafora della complessità dell'esistenza".

 

LA FORZA POETICA DELL'ACQUA – L'acqua è da sempre l'origine della vita, la forza plasmante del pianeta e il motore della sua stessa evoluzione. Un bene necessario e fondamentale, dall'imprescindibile valore sociale, politico, culturale e antropologico, tanto da diventare causa di conflitti e riletture geopolitiche. La presenza dell'acqua decreta la vita o la morte di intere popolazioni, detta trasformazioni antropologiche, flussi migratori e mutamenti di interi ecosistemi. Sono di estrema evidenza la sua forza e la sua necessità, non solo in senso fisico, ma anche poetico. Ed è proprio da questa consapevolezza che gli otto artisti partono per raccontare le suggestioni liquide dell'acqua attraverso le loro sculture, che vogliono rendere omaggio alla sua energia espressiva, alla sua forza generatrice e mutante. Componente fondamentale della stessa argilla, l'acqua si pone dunque come il luogo di riflessione privilegiato sul suo "valore" artistico.

 

UN FONDALE DI GRANDE SUGGESTIONE – La Domus del Criptoportico del Parco Naturalistico Archeologico di Vulci è il luogo ideale per ospitare un dialogo tra il tempo, la storia e la ceramica stessa, un dialogo che nasce dall'incontro fecondo tra le testimonianze archeologiche e i linguaggi dell'arte contemporanea. Luogo simbolico in cui idealmente tutto ha origine, con i suoi mattoni di argilla e le sue mura antiche, grazie alla mostra "Pietra Liquida" la domus romana torna a essere anche uno spazio abitabile e conviviale, di sacra ospitalità. Nel pieno rispetto delle strutture esistenti, gli artisti provano a trasformare i suoi ambienti, ad arricchirli e a valorizzarli. Nella Domus del Criptoportico si danno appuntamento dunque acqua e argilla, storie e suggestioni, per dare vita a una mostra di rara malia, a due passi dal Foro e dal Mitreo adorni di statue e marmi dell'antica Vulci, la metropoli dell'Etruria marittima che sedusse i Romani e che ancora affascina i visitatori grazie all'immutato paesaggio ottocentesco della Maremma laziale che circonda l'area archeologica.

 

GLI ARTISTI – Sono otto gli artisti che aderiscono al progetto espositivo "Pietra Liquida": ciascuno con il proprio specifico linguaggio e con un modo peculiare di vivere e interpretare il comune materiale ceramico e il tema dell'acqua, che si presta a molteplici letture. Nino Caruso parte dalle forme arcaiche della ceramica per esplorare un universo di segni aperto alle sperimentazioni. Negli anni Sessanta esplora nuovi materiali, soprattutto il metallo, abbandona la modellazione a "colombino" e adotta la tecnica del colaggio e la produzione in piccola serie. Si concentra poi sulle possibilità espressive derivanti dall'interazione delle forme modulari nello spazio architettonico, arrivando a collaborare con industrie ceramiche in veste di designer. Nella sua attività artistica Giorgio Crisafi alterna da sempre teatro, poesia e arte. Nell'ambito specifico delle arti visive, pur operando con l'argilla e il fuoco, elementi tipici del mondo della ceramica, utilizza anche materiali e tecniche inusuali, portando un contributo originale a questa antica arte. Le sue creazioni comunicano una preziosa dimensione aristocratica, derivante da suggestioni differenti, tra arcaismi e visioni di modernità. Musicista e scultrice, Yvonne Ekman privilegia quale canale espressivo l'argilla, elaborando le sue caratteristiche plastiche in uno stile originale che coniuga la ricerca sulla forma e sui colori con una sensibilità verso le tematiche civili e sociali. Dopo aver adoperato per anni la tecnica raku, attualmente si dedica a porcellana, grès e paper clay, anche con interventi in spazi aperti e integrati nel paesaggio naturale. All'interno di una ricerca coerente, Massimo Luccioli sperimenta diverse modalità espressive, passando dalla scultura in terracotta alla pratica della pittura. Porge particolare attenzione al disegno, elaborato come sintesi di pittura e installazione performativa, per esempio nelle esperienze della "grafia dei rotoli". Negli ultimi anni si dedica soprattutto a lavori in terracotta e disegni su carta. Ha radici profonde il "fare manuale" che da sempre sprona la scultura di Riccardo Monachesi. È nelle forme della ceramica che si consolida una necessità espressiva che non potrebbe trovare spazio, per questo artista, attraverso altri media. Architetto di formazione, fuggendo a qualsiasi tentazione di design, Monachesi ambisce a progettare attraverso la ceramica l'emozione che sempre muove la sua mano e il suo lavoro. Attilio Quintili nasce come artigiano ceramista, specializzato nella tecnica del lustro, e dalla fine degli anni Novanta cerca di adattare questa pratica a un lavoro più attinente ai linguaggi artistici contemporanei. Segue le orme della tradizione umbra, radicata soprattutto nella sua Deruta, città dove risiede da tempo, cercando di rileggerla attraverso modalità nuove e indagando il mistero della materia cromatica che cambia attraverso il fuoco. La ricerca di Jasmine Pignatelli si sviluppa intorno alle nuove "possibilità spaziali" determinate dalle modalità combinatorie ed espressive del modulo, del vettore (modulo provvisto di direzione e verso) e del segno plastico (i punti e le linee del codice Morse), interpretabili come segni/segnali che materializzano uno spazio. Per Mara van Wees, sin dagli anni dell'accademia, la ceramica scultorea è tra i linguaggi espressivi preferiti. Ha realizzato murales, ha lavorato come scenografa e come stilista nel campo della moda, per poi tornarè negli anni Novanta a concentrare la sua attività intorno alla ceramica. Le sue opere propongono una composizione e un bilanciamento tra volumi asimmetrici e in bilico tra di loro.

 

INFORMAZIONI TECNICHE:

"PIETRA LIQUIDA"

DOVE: Casa del Criptoportico, Parco Archeologico e Naturalistico di Vulci, in provincia di Viterbo

QUANDO: dal 2 luglio al 28 agosto 2016

INAUGURAZIONE: 2 luglio 2016 ore 18:30

ARTISTI: Nino Caruso, Giorgio Crisafi, Yvonne Ekman, Massimo Luccioli, Riccardo Monachesi, Attilio Quintili, Jasmine Pignatelli e Mara van Wees

A CURA DI: Francesco Paolo Del Re

COORDINAMENTO SCIENTIFICO: Gianna Besson

UFFICIO STAMPA: Sabino de Nichilo

PRESENTATO DA: FAI Delegazione Viterbo, Fondazione Vulci, Comune di Montalto di Castro (Viterbo)

PATROCINI: Soprintendenza Archeologica del Lazio e dell'Etruria Meridionale, Regione Lazio, Provincia di Viterbo

SPONSOR: Primaprint

BIGLIETTI: € 8,00 ridotto € 5,00

ORARI DI APERTURA: ore 9:00 – 18:00

PER INFORMAZIONI: http://vulci.it/parco-di-vulci/ - Tel: 0766.89298 - 0766.870179 - e-mail: info@vulci.it






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lunedì 6 giugno 2016

The Light of Sicily, arriva anche a Modica la collettiva d'arte che ha trionfato in Belgio

Modica (RG), 6/06/2016 

Reduce dal successo di Gand (Belgio), la collettiva d'arte "The light of Sicily - Sicilian contemporary art" approda finalmente anche in Sicilia. Dal 18 giugno al agosto opere scelte di Giuseppe Colombo, Giovanni Iudice, Piero Guccione, Giovanni La Cognata, Franco Polizzi, Giuseppe Puglisi e Piero Zuccaro saranno in mostra nei locali della Galleria Lo Magno in Via Risorgimento 91 (inaugurazione sabato 18 ore 19.00).

I protagonisti di questa collettiva non hanno bisogno di presentazioni: Colombo, Guccione, Polizzi, Puglisi e Zuccaro fanno parte del Gruppo di Scicli, mentre Iudice e La Cognata sono legati ai primi da amicizia e dal background artistico, ma non ne fanno parte in senso stretto.

"I [loro] dipinti - scrive Thomas Deprez nel catalogo della mostra - sono documenti della vita in Sicilia. Parlano del sole; dei colori che esso corrode e delle vibrazioni luminose che irradia. Parlano delle ore del giorno e dei giorni dell'anno. Parlano di un territorio, dove il caldo intenso dell'estate offusca le linee di confine tra tra la realtà e il sogno. [...] Ognuno di loro è vittima del richiamo del mare. Con le sue sconfinate variazioni di colore e il suo perpetuo spettacolo di luce, esso è il soggetto artistico fondamentale".

L'esposizione di pittura, inaugurata lo scorso febbraio a Gand nella Francis Maere Fine Arts Gallery all'interno dell'Hotel Falligan alla presenza del console italiano in Belgio e di un numeroso pubblico, è scaturita dalla collaborazione tra il gallerista belga Francis Maere, Giovanni Giannì e Giovanna Zacco (siciliani ma residenti da tempo nel cuore delle Fiandre) e Giuseppe Lo Magno.

"Nel portare "The light of Sicily" a Modica - spiega il curatore, Giuseppe Lo Magno - non abbiamo riproposto semplicemente la mostra allestita in Belgio, ma ne abbiamo rielaborato l'idea iniziale. Delle 49 opere esposte ne abbiamo dovute selezionare 14 per adeguarci agli spazi più ridotti della nostra galleria. E questa scelta ha richiesto nuovi accostamenti e un diverso approccio curatoriale".

La mostra potrà essere visitata dal martedì al sabato, dalle ore 16.00 alle 20.00. Ingresso gratuito.


Info e contatti
Galleria Lo Magno
Via Risorgimento, 91/93, Modica (RG)
Tel: 0932 763165 / cell. 339 6176251
mail: gallerialomagno@virgilio.it
web: www.gallerialomagno.it



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"And Now the Good News". Opere dalla Collezione Annette e Peter Nobel | LAC Lugano Arte e Cultura | Fino al 15 agosto 2016


And Now the Good News
Opere dalla Collezione Annette e Peter Nobel

Fino al 15 agosto 2016
LAC Lugano Arte e Cultura

A cura di Elio Schenini e Christoph Doswald

Fino al 15 agosto 2016 il Museo d'arte della Svizzera italiana presenta "And Now the Good News". L'esposizione si dispiega lungo un percorso espositivo con più di trecento opere provenienti dalla Collezione Annette e Peter Nobel, che indaga gli usi del giornale come mezzo e supporto artistico nel XX e XXI secolo. Un'azione dell'artista svizzero Roman Signer ha inaugurato l'esposizione sabato 28 maggio. 

La presentazione di una selezione di opere appartenenti alla Collezione Annette e Peter Nobel, il cui denominatore comune è il giornale, rappresenta per il Museo d'arte della Svizzera italiana un'opportunità per indagare il rapporto fra arte e vita, così come quello fra cultura alta e cultura popolare. Due tematiche, quest'ultime, ineludibili per un istituto museale che si occupa di arte moderna e contemporanea. 
Dalla seconda metà dell'Ottocento, gli articoli e le immagini pubblicate sulla stampa scandiscono il ritmo della nostra quotidianità e definiscono il nostro rapporto con lo scorrere del tempo e con le vicende del mondo. Non è dunque un caso se il giornale, nell'intreccio sempre più inestricabile tra arte e vita che i movimenti artistici del primo Novecento hanno inaugurato, sia diventato uno dei soggetti privilegiati a partire dal quale gli artisti hanno interrogato e continuano a interrogare la realtà. 

L'esposizione "And Now the Good News" a cura di Elio Schenini, curatore del MASI, e Christoph Doswald, curatore della Collezione Annette e Peter Nobel, presenta al pubblico una selezione di oltre trecento opere, tra dipinti, disegni, fotografie e collage provenienti dalla Collezione Annette e Peter Nobel. 
Il percorso espositivo si snoda lungo due livelli del Museo, articolandosi in undici sezioni che seguono un ordine cronologico da inizio Novecento ad oggi. L'allestimento è ritmato da tre grandi periodi che scandiscono la lettura dell'esposizione – la prima metà del Novecento, i decenni dal 1950 al 1980, gli anni dal 1980 ad oggi – introdotti, di volta in volta, da sezioni fotografiche che documentano la presenza e la diffusione della carta stampata nella quotidianità, evidenziando il ruolo fondamentale che la fotografia ha avuto nella storia dei rapporti tra arte e mass media. 
Grazie all'ampiezza e alla varietà dei materiali e degli approcci inclusi nella raccolta dei coniugi Nobel, è stato possibile strutturare un percorso espositivo che segue un duplice movimento. Da un lato, vi è una ricapitolazione storica che a partire dai primi collage realizzati nell'ambito del Cubismo, del Dadaismo, del Costruttivismo e del Surrealismo giunge fino alle esperienze delle neoavanguardie, degli anni Sessanta e Settanta; dall'altro, una campionatura del presente a partire da alcune tematiche specifiche attorno alle quali si concentra l'interesse degli artisti per il mondo dei media. Gli artisti presenti nell'esposizione utilizzano la carta stampata come simbolo di una nuova modernità tecnica ed espressione di cambiamento continuo, basandosi sul concetto di news of the day – every day, ponendo la propria attenzione alla realtà quotidiana. Il giornale non è dunque percepito solo come strumento d'informazione, ma anche come supporto che ha ispirato tecniche e strategie artistiche come il frottage per i surrealisti e il collage per i cubisti. In altro modo, la carta stampata può essere percepita come uno strumento d'inganno e di manipolazione delle coscienze come ricordano i lavori dei contemporanei Colby Brid, Kim Rugg, Zhang Dali, David Shrigley e Vedovamazzei che, tra ironia e denuncia, evidenziano il potere della stampa di dare forma al mondo. Nascono così nuovi stili di pittura e composizione visiva in cui intervento artistico e informazione si fondono diventando un tutt'uno, evidenziando talvolta il contenuto (del giornale), altre volte cancellandolo con forme o segni, come nelle opere di Williem de Kooning e Panos Tsagaris. 
Le sezioni dedicate all'arte più attuale costituiscono ulteriori dimostrazioni di come il confronto con i media sia per gli artisti il punto di partenza per indagare la realtà in cui viviamo, ampliando il discorso verso un ambito sociale e politico. In una realtà ormai totalmente filtrata dallo sguardo dei media, l'arte è infatti diventata il luogo in cui l'enorme flusso di immagini e informazioni che ci avvolgono vengono messe in discussione, criticate, analizzate e sovvertite. 
La mostra si chiude con una sezione dedicata al tempo, di cui la pagina del quotidiano del giorno sospesa a mezz'aria ne è iconica. Quest'opera di Roman Signer diventa così al contempo il punto conclusivo di questo racconto e l'inizio di uno nuovo, quello che ogni giorno milioni di persone cominciano leggendo le pagine di un giornale, augurandosi che possa essere finalmente il giorno delle good news

Un racconto avvincente in cui si mescolano analisi sociale, riflessione esistenziale, critica politica, indagine filosofica e sovversione ironica, che offre al visitatore un'occasione unica per indagare le relazioni tra arte e media del nostro tempo, è la riflessione che "And Now the Good News" propone. 

ALCUNI ARTISTI IN MOSTRA
Hans Arp, Alighieri Boetti, John Baldessari, Georges Braque, Olaf Breuning, Joseph Beuys, Christo, Alberto Giacometti, Gilbert & George, Ryan Gander, Candida Höfer, Alfredo Jaar, On Kawara, William Kentridge, Jannis Kounellis, Joseph Kosuth, Barbara Kruger, Robert Longo, Olaf Metzel, Joan Miró, Vik Muniz, Willem de Kooning, Antoni Muntadas, Sigmar Polke, Richard Prince, Robert Rauschenberg, Kurt Schnitters, Roman Signer, Rirkrit Tiravanija, Wolfgang Tillmans, Rosmarie Trockel, Kelley Walker, Andy Warhol. 



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