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venerdì 18 settembre 2015

Grande mostra > Tamara de Lempicka > 20 settembre 2015 - 31 gennaio 2016 > AMO - Palazzo Forti, Verona

Tamara de Lempicka

20 settembre 2015 - 31 gennaio 2016

AMO - Palazzo Forti, Verona



Tamara de Lempicka, Ritratto di Madame Perrot, 1931-1932. Olio su tavola, 99x65 cm. Collezione privata © Tamara Art Heritage. Licensed by MMI NYC/ ADAGP Paris/ SIAE Roma 2015

                                                           
Apre a Verona la grande mostra monografica dedicata a Tamara de Lempicka, una delle artiste del Novecento più amate e seguite dal grande pubblico.
Ospitata nelle bellissime sale del Piano Nobile di Palazzo Forti, sede di AMO, la mostra racconta l'eccezionale avventura artistica di Tamara attraverso 200 opere tra olii, disegni, fotografie, acquerelli, video e abiti, tra cui capolavori come Ritratto di Madame Perrot (1931-1932), La sciarpa blu (1930), La bella Rafaëla (1927) e prestiti eccezionali provenienti dal Museo Salvatore Ferragamo di Firenze, dalla Fondazione Biagiotti Cigna e dal Museo della Moda e del Costume di Villa Mazzocchelli.
 
Durante il percorso sono analizzati i rapporti tra la sua arte e i linguaggi della fotografia e della moda - a cui è dedicata un'intera sezione - ed è raccontata la sua capacità di rappresentare la vita moderna attraverso dipinti che sono diventati icone; è infine evidenziato l'aspetto di una donna-artista che impone una figura femminile nuova, emancipata, disinibita e libera, del tutto rivoluzionaria per il suo tempo.  In mostra anche i notissimi quadri "scandalosi" raffiguranti le amanti di Tamara, e i nudi pieni di sensualità per cui è conosciuta in tutto il mondo.
 
Anche l'opera di Tamara è letta attraverso la musica che seduce il visitatore echeggiando nelle sale della mostra. Infatti in ogni stanza suonano brani dei tempi e dei luoghi di Tamara, dalle canzoni che amò alle composizioni d'avanguardia degli anni Venti, nate in quella Parigi che fu il palcoscenico del successo della Lempicka.
 
Tamara de Lempicka inaugura ad AMO Arena Museo Opera una nuova "linea espositiva" dal titolo "Seduzione in Musica": la realizzazione di mostre che avranno come file rouge l'approfondimento musicale del tema trattato in mostra arricchendo così l'esperienza del visitatore e sottolineando il legame tra arte e musica.
 
Con il sostegno della Soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e con il patrocinio del Comune di Verona, la mostra Tamara de Lempicka, curata da Gioia Mori, è promossa dalla Fondazione Arena di Verona, ed è prodotta e organizzata da Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore.
 
La mostra vede come sponsor Generali Italia, come sponsor tecnico VeronabookingCooperativa albergatori veronesi, Trenitalia e Canale Arte, in collaborazione con L'Arena e il sostegno di La Rinascente, e il supporto di Il Sole 24 ORE, Domenica 24 ORE e Radio 24.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.
Il catalogo è edito da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE.
 
LA MOSTRA
Il percorso si apre con I mondi di Tamara de Lempicka: un'esplorazione attraverso tutte le case in cui ha vissuto tra il 1916 e il 1980, tra l'anno del suo matrimonio a San Pietroburgo e l'anno della morte a Cuernavaca. I luoghi sono messi in relazione con la sua evoluzione artistica: dagli acquerelli del periodo russo, alla ritrattistica degli anni Venti realizzata nei suoi ateliers parigini, alle opere dipinte a Beverly Hills nella grande villa in stile coloniale di King Vidor progettata dall'architetto Wallace Neff, a quelle degli anni Quaranta che rispecchiano gli arredamenti e il gusto della casa di New York. Questo sguardo nell'intimità delle sue stanze esplora anche i mondi culturali di riferimento, facendo emergere inediti rapporti, come quello tra il dipinto Strada nella notte e le foto di Kertész, che restituisce la medesima stupefazione di questi rifugiati dall'Europa dell'Est nella città "delle luci", per tutti loro luogo di elezione.
 
La seconda sezione, Madame la Baroness, Modern medievalist, prende il titolo da un articolo dei primi anni Quaranta uscito negli Stati Uniti, dove si esaltava il suo virtuosismo tecnico espresso soprattutto nelle nature morte, primo genere in cui l'artista si cimenta fin dall'età adolescenziale e che raggiunge livelli eccelsi negli anni Quaranta. Tra le opere esposte, La conchiglia uno straordinario trompe-l'oeil del 1941, e alcuni dipinti dedicati alle Mani, in cui la Lempicka riprende un soggetto al quale alcuni fotografi – Kertész, Kollar, Dora Maar - avevano dedicato particolare attenzione negli anni Venti-Trenta, qui messi a confronto con i quadri.
La sezione The Artist's Daughter (titolo di un articolo americano del 1929), presenta quei dipinti dedicati alla figlia Kizette che le portarono i maggiori riconoscimenti: tra le opere esposte, Kizette al balcone, premiato nel 1927, e La comunicanda, premiato nel 1929, prestiti del Pompidou e del museo di Roubaix.
 
Donna dalla natura ambivalente, a una condotta trasgressiva coincide un'insospettabile attenzione per la pittura "devozionale": Madonne e santi, sono i dipinti riuniti nella sezione intitolata Sacre visioni: dalla Vergine col Bambino del 1931, del Musée des Beaux-Arts di Beauvais, alla Vergine blu del 1934 di prestigiosa collezione privata, al quadro preferito dalla Lempicka, La madre superiora del Musée des Beaux-Arts di Nantes.
 
Lo spazio dedicato a Le "visioni amorose" racconta attraverso eccezionali nudi la delicata attenzione riservata a uomini e donne da lei amati: in mostra, l'unico Nudo maschile da lei dipinto, e poi tutte le donne desiderate, con capolavori come La sottoveste rosa, La bella Rafaëla, Nudo con edifici. Qui è esposta anche la principale fonte pittorica dei suoi nudi: il dipinto Venere e Amore di Pontormo, in una versione cinquecentesca di manierista fiorentino. Dalla ripresa



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giovedì 17 settembre 2015

Grande mostra "Da Raffaello a Schiele. Capolavori dal Museo di Belle Arti di Budapest". Palazzo Reale, Milano 17 settembre 2015 - 7 febbraio 2016



Da Raffaello a Schiele.
Capolavori dal Museo di Belle Arti di Budapest


17 settembre 2015 - 7 febbraio 2016
Palazzo Reale, Milano


Da Raffaello a Schiele inaugura una nuova "linea espositiva" a Palazzo Reale di Milano: la realizzazione di mostre delle più importanti collezioni museali di tutto il mondo non sempre note al grande pubblico e non sempre accessibili.
Al Museo di Belle Arti di Budapest (Szépmű vészeti Múzeum) è conservata una ricca raccolta di opere d'arte, una delle più belle al mondo, con capolavori che vanno dal Medioevo al Novecento. In occasione di Expo Milano 2015, 76 opere della collezione lasceranno Budapest per essere esposte nelle sale di Palazzo Reale a Milano dal 17 settembre 2015 al 7 febbraio 2016.
Tra queste, 8 disegni si alterneranno - per motivi conservativi - ad altrettante opere su carta durante il corso dell'esposizione; insieme a 4 bozzetti in bronzo, i disegni costituiscono tutti lavori preparatori di dipinti e sculture di grandi artisti del passato come Leonardo, Rembrandt, Parmigianino, Annibable Carracci, Van Gogh, Heintz e Schiele.

Un'occasione unica per ammirare un'accurata selezione di opere del più importante museo della capitale ungherese e per fare un viaggio nella storia dell'arte dal Cinquecento al Novecento. Raffaello, Tintoretto, Durer, Velasquez, Rubens, Goya, Murillo, Canaletto, Manet, Cezanne, Gauguin e tantissimi altri grandi artisti saranno presenti con opere straordinarie come la bellissima Salomè di Lukas Cranach il vecchio, Giaele e Sisara di Artemisia Gentileschi, le Sirene di Rodin e i Tre pescherecci di Monet. E ancora la Maddalena Penitente di El Greco, il Paesaggio di Lorrain, la Coppia di sposi di van Dyck e il San Giacomo di Tiepolo.

La mostra, promossa dal Comune di Milano - Cultura, è prodotta e organizzata da Palazzo Reale di Milano, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, in collaborazione con il Museo di Belle Arti di Budapest e il Museo Nazionale Ungherese, ed è curata da Stefano Zuffi.

"Dopo il grande successo dell'evento dello scorso Natale che ha visto il museo ungherese prestare eccezionalmente la Madonna Esterházy di Raffaello per il consueto appuntamento d'arte a Palazzo Marino, che propone ogni anno un focus su singoli capolavori di grandi artisti, la mostra conferma la collaborazione tra il Comune di Milano e il Museo di Budapest - ha dichiarato l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno. Una prestigiosa collaborazione internazionale che contribuisce ad arricchire il palinsesto di ExpoinCittà,  offrendo a milanesi e visitatori un'occasione preziosa per conoscere la storia dell'arte europea e le radici della nostra cultura".

La mostra segue l'articolazione del grande museo ungherese e il corpus delle opere racconta, sala dopo sala, "la grande bellezza" dell'Arte, offrendo così al pubblico un museo "ideale", in cui ammirare le meraviglie del Cinquecento, Seicento e Settecento passando per l'Età barocca, il Simbolismo e l'Espressionismo, giungendo fino alle Avanguardie.

IL MUSEO DI BELLE ARTI DI BUDAPEST
Il Museo di Belle Arti di Budapest conserva una tra le più importanti collezioni di dipinti del mondo, con opere che coprono un arco di tempo che va dal Medioevo al Novecento e tutte le principali scuole europee.
Il Museo apre al pubblico nel 1906, grazie al primo nucleo di opere acquisito dalle donazioni e dai lasciti di nobili e prelati ungheresi tra Settecento e Ottocento.
Nel 1848, cessati i moti rivoluzionari indipendentisti, Lajos Kossuth (1802, Monok, Ungheria - 1894, Torino) eroe e padre della patria ungherese si prodiga per l'ampliamento della collezione. Il suo fine era creare un tesoro nazionale che certificasse la legittimità dell'Ungheria per stare sullo stesso piano delle grandi nazioni europee.
La politica di ampliamento, attraverso donazioni e acquisti, non ha sosta: l'innesto più importante avviene nel 1870, quando la famiglia dei principi Esterházy vende al governo la sua straordinaria raccolta di oltre 600 dipinti.
Bombardato e saccheggiato dalle truppe naziste durante la seconda guerra mondiale, ha successivamente recuperato nel dopoguerra le opere trafugate. L'ampliamento delle collezioni continua con il governo comunista del Paese: giungono così ad arricchire il Museo opere di Poussin, El Greco, Monet, Corot e altri ancora.

LA MOSTRA
La ratio del concetto espositivo del Museo di Belle Arti di Budapest - frutto del desiderio di definire un'identità culturale autonoma che mette in dialogo l'arte ungherese con le diverse tendenze internazionali grazie ad opere cariche di significato - è riproposta all'interno del percorso espositivo che vuole essere la sintesi di una parte della Collezione del Museo stesso.

La prima sala (dedicata all'Alto Rinascimento italiano) è irraggiata dalla luminosa bellezza della Madonna Esterhazy di Raffaello (ca. 1508), gioiello di armonia e purezza che torna quindi a Milano. Entusiasmante ed eloquente è il confronto con le incalzanti passioni di Leonardo da Vinci, espresse nei disegni - come Studio di testa per la battaglia di Anghiari (1503-1504) - e in un memorabile bronzetto con un cavallo impennato. Accanto, di assoluta suggestione, è il dipinto mitologico di Lorenzo Lotto Apollo dormiente e le Muse (ca. 1549).

La seconda sala dedicata alla pittura della Serenissima, celebra l'apogeo della scuola veneta nel corso del XVI Secolo. La Cena in Emmaus di Tintoretto (ca. 1542) - opera spettacolare e grandiosa per la coraggiosa e innovativa composizione, la luce e la stesura del colore - troneggia accanto ai tre ritratti virili dipinti da Tiziano, Veronese (Ritratto di uomo, ca. 1555) e Moroni (Ritratto di un ufficiale di Venezia, ca. 1570-78), per un confronto ravvicinato tra grandi dell'arte. Accanto, perché storicamente collegato alla scuola veneta, è il genio solitario di El Greco, presente con due tele di fosforescente luminosità quali Maddalena Penitente (1576-1577) e San Giacomo Minore (ca.1595-1600).

Nella terza sala (il Rinascimento in Europa) sono messi a confronto dipinti di diverse scuole: fiamminga, italiana e soprattutto tedesca, a cavallo della Riforma luterana. La bellissima Salomé di Lukas Cranach il vecchio (1530) - con il suo inconfondibile fascino sensuale e insidioso - risplende accanto al Ritratto di giovane di Albrecht Dürer (ca. 1500 - 1510), opere che segnano il cuore dell'arte europea del primo Cinquecento.
Una serie di dipinti di soggetto sacro di Altdorfer (Crocifissione, ca.1518), van Heemskerck (Compianto sul Cristo morto, ca. 1540-45), e Bronzino (Adorazione dei pastori, 1539-1540) illustrano in modo affascinante l'evoluzione del significato dell'arte sacra nell'Europa tra Riforma e Controriforma.

Con la quarta sala che narra del primo Seicento si entra nella spettacolare parte della mostra dedicata all'arte barocca. La scena ruota intorno alla realistica e umanissima Scena di osteria di un Velazquez ancora palesemente sotto l'influsso di Caravaggio. Siamo nel 1618 circa.
Importante poi il confronto ravvicinato con Rubens di cui sono esposte due opere: una grande tela ispirata alla storia romana (Muzio Scevola davanti a Lars Porsena, ca. 1618-20) e un'espressiva testa di uomo barbuto a testimoniare il suo talento debordante.
Sempre in questa sala il drammatico Giaele e Sisara di Artemisia Gentileschi (1620) - dove Sisara è rappresentato, come sempre nelle opere dell'artista di questo periodo, con il volto di Agostino Tassi - e l'affascinante Fanciulla addormentata (ca. 1610-20), il cui autore resta tuttora un mistero.

La quinta sala (L'età barocca) allarga lo sguardo ad altre scuole del Seicento europeo. La luminosità mediterranea di uno stupendo Villa nella campagna romana di Claude Lorrain (ca. 1646) è un saggio del solare classicismo francese, confrontato con la nordica franchezza dei ritratti di Frans Hals e di Anthony van Dyck quali Ritratto di uomo (1634) e Coppia di sposi (ca. 1620); la dolce Sacra Famiglia dello spagnolo Murillo propone un saggio importante di pittura devota e insieme di affetti domestici. In questo contesto, il tratto personalissimo dell'inarrivabile Rembrandt nel disegno Saskia van Uylenburgh seduta accanto a una finestra (tra il 1635 e il 1638) porta una nota di struggente intensità.

La sesta sala (Il Settecento) è dominata da un dipinto spettacolare: il San Giacomo Maggiore il vittorioso di Giambattista Tiepolo (1749-50), splendente di diffusa luminosità. La scuola veneziana, autentica dominatrice della scena artistica del Settecento europeo, è rappresentata ai massimi livelli dalle vedute di Canaletto e Bellotto (rispettivamente La chiusa di Dolo, 1763 e Piazza della Signoria a Firenze, 1740), e dalla sensuale Betsabea al bagno di Sebastiano Ricci (1724).
Sempre in questa sala sono messe a confronto tre opere di Goya: un brillante ritratto femminile (Ritratto di Manuela Ceán Bermúdez, ca. 1790-93) e due piccole e intensissime tele dedicate al lavoro quali la Portatrice d'acqua (ca. 1808-12) e L'arrotino tra 1808 e il 1812.
Al centro la presenza inconsueta e accattivante dello Sbadiglio di Franz Xaver Messerschmidt (1771-1783) racconta l'arte uno dei più bizzarri scultori di tutti i tempi.

Il Simbolismo internazionale è il tema conduttore della settima sala dove saranno esposti diversi protagonisti ungheresi, come Joszef Rippl-Ronai con il grande e bellissimo ritratto di Donna con gabbia di uccelli (1892), o Janos Vaszary, la cui Età dell'Oro del 1898 evoca le atmosfere sognanti della Secessione, condivise anche dal viennese Maximilian Lenz (Un Mondo, 1899). Appassionante il confronto tra le opere di tema classico di Armold Böcklin (Centauro, 1888), Franz von Stuck (Il bacio della Sfinge, 1895) e Auguste Rodin (Sirene, bronzo, 1888) accanto al riferimento al simbolismo italiano, con Segantini e il bozzetto per l'Angelo della vita (1894-95).

L'ultima sala (dall'Impressionismo alle Avanguardie) raccoglie una serie di opere di pittura e di grafica tra il secondo Ottocento e il primo Novecento. Spiccano due tele di grande importanza storica: la Donna con il ventaglio di Edoaurd Manet (1862, in cui è ritratta Camille, la moglie di Monet) e la meravigliosa Credenza (1877), esemplare natura morta di Paul Cézanne. Il Picnic in maggio di Pal Szinyei Merse (1873) affianca le opere di Monet (Tre pescherecci, 1886), Van Gogh (Giardino in inverno a Nuenen, 1884) e Gauguin (Maiali neri, 1891).

Uno straordinario acquarello di Egon Schiele Due donne che si abbracciano del 1915, carico di nervosa interiorità, conclude il percorso dell'esposizione a chiusa di cinque secoli di grandi opere.

Hanno sostenuto la mostra Canale Arte come sponsor tecnico, che è stata realizzata con il sostegno di La Rinascente e di Coop Lombardia, e con il supporto di Il Sole 24 ORE, Domenica 24 ORE, Radio24.
Evento consigliato da Sky Arte HD.
Il catalogo è edito da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE.



Lucas Cranach Il Vecchio (Kronach 1472 c a. - Weimar 1553), Salomè con la testa di San Giovanni Battista, 1526-1530 ca. Olio su tavola, cm 88,4x58,3, ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015

"L'ANIMA E I SENSI" AL MUSEO PIANETA AZZURRO DI FREGENE, LA PITTURA DI DAVIDE FOSCHI DIALOGA CON LA SCULTURA DI ALBA GONZALES

Il pittore Davide Foschi e la scultrice Alba Gonzales

Dialoghi d'arte al Museo Pianeta Azzurro di Fregene

Si inaugura sabato 19 settembre, alle ore 18.30 presso il Museo Pianeta Azzurro di Fregene, "L'Anima e i Sensi", mostra a cura del critico Giammarco Puntelli, che vede protagonisti il pittore milanese Davide Foschi e la scultrice romana Alba Gonzales.
"L'Anima e i Sensi" è un evento coinvolgente, dove il dialogo tra arte pittorica e scultorea saranno un cammino inedito sull'arte contemporanea fino a sabato 3 ottobre, in quel Pianeta Azzurro tempio dell'arte scultorea di Alba Gonzales. Davide Foschi, che da anni si occupa di promuovere la condivisione artistica e culturale - anche quando si tratta di ambiti apparentemente separati – e che da febbraio scorso organizza a Milano importanti eventi nel Centro Leonardo da Vinci da lui fondato, non poteva che essere il compagno ideale per questo viaggio, che accompagna i sensi guidando l'anima.
La scultrice Alba Gonzales, è stata quest'anno protagonista di Expo in Città in Expo 2015, nel progetto ideato da Giulia Sillato e diretto dalla stessa e da Giammarco Puntelli, presso il Palazzo dei Giureconsulti in Piazza Duomo a Milano, dove è stata l'unico maestro selezionato per presentare l'Italia con due opere all'esterno della sede espositiva. Maestro di fama internazionale, quest'anno è stata scelta per due eventi di grande prestigio: le sue statue sono state collocate lungo Tevere a rappresentare lo spirito di una Roma che cambia pelle con i grandi eventi legati a Expo 2015, e nella grande mostra voluta e progettata da Carlos Julio Suarez Sassu a Villa Filippini a Besana in Brianza, esponendo le sue opere con quelle di Aligi Sassu.
Seguendo una lunga tradizione che la vede pluripremiata in prestigiosi eventi internazionali, Alba Gonzales riceve in questi giorni, in Umbria, un prestigioso premio dato per la sua arte dal mondo dell' imprenditoria. Con Davide Foschi rappresenterà in mostra quella parte di anima che si lega ai sensi.
Arte, scienza, cultura ed economia "Verso un Nuovo Rinascimento" è l'aspirazione che Foschi e l'avanguardia del Movimento del Metateismo portano avanti in Italia e all'estero, perché l'Uomo riscopra il suo essere profondamente Sacro. Foschi è anche il presidente del Centro Leonardo da Vinci di Milano, sede nazionale del Movimento e luogo celebrato dai mass media come nuovo polo culturale della città.
Lo scopo artistico è la ricerca del Sacro e dell'Origine di ogni essere umano attraverso una catarsi che solo l'Arte può raggiungere, essendo piena espressione di sé.
Un lavoro in prospettiva di un Nuovo Rinascimento Italiano, già presentato in occasione di Expo 2015, che da mesi continua a toccare i più importanti luoghi di cultura italiani. In questi giorni è uscita una "biografia narrativa" intitolata "Il segreto di Foschi - L'artista tra luce e mistero" (edito da Book Time) di Alberto Sacchetti.

Informazioni su Alba Gonzales
www.albagonzales.it - www.pianeta-azzurro.com
Informazioni su Davide Foschi - Manifesto del Metateismo - Centro Leonardo da Vinci
www.davidefoschi.it - www.davidefoschi.it/metateismo -www.centroleonardodavinci.com



Il pittore Giovanni Garrubba espone a Mont’Art e dipinge dal vivo




Domenica 20 settembre 2015 dalle 10.00 alle 19.00 si tiene a Montechiarugolo in provincia di Parma la seconda edizione di Mont’ArtArte nel Borgo – kermesse dedicata all'arte e suddivisa in quattro sezioni: pittura, scultura, illustrazioni e fotografia
Tra gli artisti in rassegna Giovanni Garrubba, pittore di origini crotonesi, ma parmigiano d’adozione, che non solo espone le sue opere, ma dipingerà un quadro olio su tela e regalerà alcuni ritratti a carboncino e matita fatti dal vivo

Veduta del Castello di Montechiarugolo (PR) del pittore Giovanni Garrubba - olio su tela - 2015

A fine giornata una giuria, formata da esperti e pubblico, premierà i due migliori artisti in esposizione, che come premio avranno l’opportunità di allestire una mostra personale nelle sale del Palazzo Civico

In caso di maltempo la manifestazione viene spostata a domenica 4 ottobre.


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