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domenica 17 giugno 2012

Segnale debole o assente

Cosa è successo alla tv? Cosa ha reso il mezzo televisivo obsoleto, vacuo, distante da ciò che è cultura e approfondimento? Stefano Esposito e Wright Grimani sembrano formulare queste domande attraverso la mostra Segnale debole o assente negli spazi della Interazioni Artgallery, in piazza Mattei, 14. Tre set fotografici, (La tv che vive nella realtà, Television set, Zapping), un video (United Television) ed una installazione (Happy Days) per sentenziare la definitiva trasformazione del mezzo televisivo, giunto ormai, agli occhi dei due artisti, ad un progressivo disfacimento, divorato com'è dai format e soppiantato sempre più inesorabilmente dal web. La mostra punta l'indice sulle scelte odierne, dettate dalla concorrenzialità commerciale e dall'inseguimento dello share; messo definitivamente in soffitta ogni intento didattico, l'offerta di strumenti di approfondimento culturale è relegata nelle fasce notturne o delegata a canali tematici. Tra mirabolanti annunci commerciali di una tv che verrà, schermate catturate con scatti mirati a cogliere messaggi sottili e paradigmatici, si va componendo un requiem per quella televisione pionieristica ed educativa che caratterizzò un'epoca, nemmeno troppo remota, la cui eco sfilacciata riusciamo a malapena a percepire.

Le fotografie di Esposito presentano una serie di istanti bloccati in una formulazione che si fa denuncia, ma anche promo avveniristici che celano messaggi subliminali. Avvertimenti, segnali che il fotografo è riuscito a cogliere attraverso giochi di specchi o con la simultaneità che si manifesta dall'uso compulsivo dei telecomandi, ormai consacrati al rango di oggetti d'arredo in ogni salotto. Il cloroformio televisivo, mostrandosi nella sua intrinseca somministrazione del nulla, può essere neutralizzato solo attraverso abilissimi escamotages che ne evidenziano la sintesi del messaggio e del colore, dove è il blu a prevalere. Le foto sottolineano l'ammiccamento ipocrita che la tv fa sponsorizzando solo se stessa, spacciando contenitori infarciti di televendite per contenuti. Il lavoro di Esposito sintetizza, nella sua unicità nel cogliere fotogrammi irripetibili, la presa d'atto di uno spettatore smaliziato che conosce bene la legge della domanda e dell'offerta ed è in grado di mettere a fuoco ogni assenza di equilibrio. Nei tre set, che sembrano completarsi l'uno con l'altro, senza alcun intento moralistico, il fotografo lascia alla singola parola o alle frasi che fluttuano liberamente nello spazio lo scomodo incarico di fornire una risposta.

Il video United Television è il compianto su una tv che è scomparsa, evoca una fase nella quale l'attenzione per la qualità delle trasmissioni ne inglobava l'aspetto tecnico e quello comunicativo. Alla perfetta ricezione dell'immagine e del suono si accompagnava l'impegno di selezionare con cura chi doveva "entrare nelle case" degli italiani. Un monoscopio sbiadito dietro un sipario di pioggia, il ticchettio del tempo che passa come in un congegno ad orologeria, l'annunciatrice che scandisce le prove audio per la ricezione stereofonica, le note suggestive delle Armonie del pianeta Saturno di Roberto Lupi sono gli elementi che ha scelto Grimani per raccontarci quella premura verso lo spettatore che ormai è irrimediabilmente svanita, soprattutto in quelle stanze dove si programmano i nuovi palinsesti. L'evocazione malinconica della tv che non c'è più cede il passo alla sentenza decretata alla tv stessa nell'installazione Happy Days: un' arma moderna puntata contro un televisore degli anni sessanta; un'esecuzione sommaria di ciò che rappresentò un potente mezzo di alfabetizzazione del Paese, basti pensare a programmi come Non è mai troppo tardi, agli spettacoli teatrali o ai primi quiz condotti da Mike Bongiorno.

La saggistica, l'arte contemporanea, i programmi che mettono al centro le espressioni e le potenzialità del mezzo televisivo dimostrano che le tematiche legate alla tv non hanno perso d'attualità nel corso dei decenni; la mostra, dal tono garbatamente pungente, trova adeguatissima sede alla Interazioni Artgallery, una galleria di recente apertura, situata in una delle più belle piazze di un rione che, in controtendenza rispetto alla crisi, vede incrementare i propri spazi espositivi.

 

A cura di Maria Arcidiacono

Info:

Doppia Personale di Stefano Esposito e Wright Grimani

Inaugurazione: martedì 26 giugno ore 19.00

Dal 26 giugno al 14 luglio 2012

 

Interazioni Artgallery

Piazza Mattei 14, 00186 Roma

tel./fax: +39 06.68892751; mail: interazioniartgallery@gmail.com,

 

Orari: lunedì 16.00 – 22.00; da martedì a sabato 10:00 – 14.00, 16.00 – 23.00; domenica chiuso

Ingresso gratuito

giovedì 14 giugno 2012

Claudio Andreoli, Sottocosto

Ricoprire integralmente una stanza con la "stessa" figura, vedere l'intero allestimento scomporsi tessera per tessera lungo l'arco della serata, proporre un nuovo modo di pensare e di fare cultura. Sottocosto è l'istallazione proposta da Claudio Andreoli, ospitata presso la Galleria Opera Unica di Roma dal 21 al 26 giugno: decine di minuti schizzi, tracce, rappresentazioni; disegni veloci, da "writer" urbano, come graffiti preistorici; fantasmi, autoritratti. Con questa operazione, in collaborazione con takeawaygallery, si cerca di aprire una nuova strada, pericolosa, che tenta di rinnovare consueti scenari ma può anche rovinosamente arenarsi alla prima curva; probabilmente la strada sbagliata, ma provocatoria. Takeawaygallery sceglie un "non artista" che si pone come unico obiettivo il fare, il piacere di "costruire" in cento gesti, cento piccoli segni offerti Sottocosto, ognuno a 9,90 euro, valore simbolico, che non riesce a coprire neanche i costi di produzione; raffigurazioni apparentemente simili, realizzate su legno nelle tecniche più disparate.

Sottocosto è un'occasione per avvicinare non solo chi generalmente non può spendere in dipinti e pitture, ma soprattutto chi ne è lontano per cultura, pensiero, estrazione. Le opere presentate non sono "investimenti", ma semplici disegni, giochi, improvvisazioni. Sono solo un biglietto d'ingresso per il teatro, lo spettacolo è ben altra cosa. L'arte, oltre che una realtà obiettiva (l'opera), è un atto di fede, un impegno che va oltre l'oggetto stesso, oltre la sua valutazione, oltre la sua accettazione, oltre la sua bellezza. E' una scommessa per il nostro futuro, una possibilità di immaginare il futuro. I lavori esposti sono un pretesto, una provocazione, un tranello, un trabocchetto. Sono un limite da superare senza paura, comprando, appropriandosene… o un muro invalicabile che ci inchioda ad uno "statico presente infinito". Guardiamo oltre la tavoletta, la sua "forma" banale è solo un confine che inganna il nostro cervello. Una sottile linea rossa. O di qua, o di là.

Claudio Andreoli è un architetto e designer.  Vive e lavora a Roma.

 

Info:

 

Sottocosto di Claudio Andreoli

A cura di takeawaygallery

 

Inaugurazione: giovedì 21 giugno ore 19.00

Dal 21 al 24 giugno 2012

 

Galleria Opera Unica

Via della Reginella 26, Roma

06-68809645  operaunicaroma@gmail.com

Visibile 24 ore su 24

 

Si ringrazia: Acqua Egeria Roma

 

 

 

Fulvio Santoni "Riflessioni"

 "Riflessioni" È il titolo della mostra di Fulvio Santoni, che si terrà a Roma dal 21 al 27 giugno presso la Galleria Rilievi Contemporary Art in via della Reginella 1/A.

Protagonista delle immagini una natura "psichedelica", intesa come metaforica sintesi di tutte le arti; pittura, scultura, musica, poesia condensate in un graffito/onda dall'andamento assieme rotto e sinuoso, specchio e riverbero della mente e delle sue infinite possibilità speculative.

 

Le fotografie selezionate per questa occasione sono state estrapolate da un corpus di più di ottocento scatti, realizzati nell'arco degli ultimi trent'anni, quasi un migliaio di impercettibili variazioni sullo stesso identico tema: flutti del lago, riflessi del mare, acqua di un ruscello, una stagno, una pozza; imprevedibili sfumature che diventano forma, forze contrastanti che creano un segno.

Dietro giochi astratti di colori squillanti, enfatizzati e ricercati in questa mostra più che nelle altre, dove tagli ed ingrandimenti in post produzione hanno voluto eliminare qualsiasi referente esterno, identificabile e riconducibile al contingente, si cela, ben dissimulato dallo sguardo ammaliato e "innocente", come di bambino che cerca somiglianze nelle nuvole, la volontà di ricondurre la percezione alla sua capacità di discernere tra il vero e il non vero, tra esistente e modificato.

Gli attimi "congelati" di una natura in continuo divenire, l'azione visibile di fenomeni fisici ed atmosferici che plasmano la superficie senza alcuna casualità, appaiono all'opposto manipolazione tecnologica, costruzione a tavolino dell'uomo-demiurgo, simulazione di realtà piuttosto che realtà stessa.

Giocando sull'ambiguità intrinseca delle immagini, l'artista ci mette di fronte a due possibili "verità": solo rinunciando a vedere le cose nella loro forma utilitaristica, saremo in grado di comprendere veramente quello cui siamo di fronte.

 

Fulvio Santoni (1956) colleziona scatti di acqua e roccia dall'inizio degli anni '80. La sua ricerca, nata quasi per caso, è la risposta spontanea a più di un decennio di pittura iperrealista, nel momento in cui ha iniziato a sentire che dietro ad una perfezione tecnica e formale si celava un vuoto di contenuti. Le sue fotografie, mezzo per ritornare ad un approccio più spontaneo e autentico all'arte e le sue possibili manifestazioni, possono intendersi come vedute o paesaggi, trasfigurati in un esercizio mentale.

 

Info:

 

Personale di fotografia di Fulvio Santoni

Inaugurazione: giovedì 21 giugno ore 19.00

Dal 21 al 24 giugno 2012

 

Galleria Rilievi Contemporary Art

Via della Reginella 1/A, Roma

06-95223340  galleriarilieviroma@gmail.com

 

Dal lunedì al sabato 10.00 – 19.00

Ingresso gratuito

 

NANE ZAVAGNO LA NATURA E LE FORME Disegno-Pittura-Scultura-Mosaico




16 settembre – 30 dicembre 2012



Sabato 15 settembre 2012 sarà inaugurata alla Galleria d’arte moderna e contemporanea “Armando Pizzinato”, polo museale di PArCo, acronimo di Pordenone Arte Contemporanea, la grande antologica “Nane Zavagno - la natura e le forme. Disegno pittura scultura mosaico. L’esposizione si articola in altre due sedi espositive, quali la Galleria Sagittaria del Centro Iniziative Culturali Pordenone e Palazzo Cossetti, sede direzionale della Banca Popolare FriulAdria-Crédit Agricole; un ampliamento necessario per una delle più ricche rassegne dedicate all’artista, che offrirà al pubblico la preziosa opportunità di ammirare e percorrere, in un’unica occasione espositiva, la sua ricerca pluridecennale che spazia tra mosaico, scultura, pittura e disegno. La mostra è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone in collaborazione con la Banca Popolare FriulAdria-Crédit Agricole e il Centro Iniziative Culturali di Pordenone. L’esposizione, a cura di Giancarlo Pauletto sarà corredata da un catalogo edito da Allemandi con testi critici di Enrico Crispolti e Giancarlo Pauletto.

Dopo la grande antologica allestita a Villa Manin nel 2002, la città di Pordenone, da sempre attenta al lavoro dell’artista e proprietaria di alcuni dei suoi capolavori, vuole rendere omaggio all’intera carriera di Nane Zavagno con una mostra che presenterà, in maniera esclusiva e con molte opere inedite, i disegni, ultime opere e sintesi straordinaria di tutta la sua produzione artistica, riconosciuti dalla critica come autentiche eccellenze.
Si accorpano al nucleo centrale della mostra le sue sculture, conosciute in tutto il mondo, opere pittoriche e gli innovativi mosaici.
Nane Zavagno vanta, ad oggi, oltre trenta mostre personali internazionali e quasi duecento collettive e le sue opere sono esposte nei più importanti musei pubblici come in prestigiose collezioni private.

Il percorso di Zavagno è sorprendente e rivela la capacità di evolversi continuamente in maniera del tutto autonoma, partendo da una situazione periferica, come quella friulana, ma confrontandosi con le più innovative tendenze dell’arte contemporanea. Enrico Crispolti nel 1987 inseriva l’artista in quel filone di ricerca da lui definito “nomadico”, proprio per la molteplicità dei suoi interessi e la curiosità verso tecniche e materiali diversi.
Nonostante tale poliedricità ogni tecnica viene impiegata con grande consapevolezza linguistica e con un’attenzione specifica e dedicata alla materia prescelta. Nane Zavagno è uno degli scultori italiani più rappresentativi della sua generazione e, al tempo stesso, uno dei protagonisti indiscussi della rivoluzione artistica musiva contemporanea riuscendo a toccare, con uguale maestria e forza inventiva, grafica e pittura.

Dopo un iniziale accostamento alle poetiche dell’Informale, che lo indirizzano nell’uso espressivo della materia, nel 1961 scopre le nuove valenze percettive dell’alluminio anodico; sono gli anni internazionali dell’affermazione dell’optical, dell’arte cinetica e visuale. Zavagno presenta le sue opere alla mostra parigina al Gran Palais nel 1977 di fronte e di fianco a quelle di Victor Vasarely, Julio Le Parc, Soto e Hugo Rodolfo Demarco.
Il terremoto in Friuli del maggio 1976 comporterà un’interruzione nella sua produzione artistica che riprenderà all’inizio degli anni Ottanta, quando ha inizio una nuova stagione plastica imperniata su nuovi equilibri formali e su una vocazione monumentale.
Le opere scultoree come i mosaici, che ricordiamo, lo vedono protagonista in Italia per creatività rivoluzionaria, rispondono alla stessa prassi operativa, la modularità, facendo di Zavagno, come scrive Isabella Reale, un maestro riconosciuto
a livello internazionale, ha conquistato al mosaico una nuova esaltazione
materica lo ha reso nuovamente lingua viva
.
Negli ultimi anni Zavagno torna all’origine, a quella forza espressiva che racchiude ed è alla base di tutte le altre soluzioni figurative, il disegno e la grafica.

I disegni, protagonisti dell’intera mostra, rappresentano, come dichiarava Alfonso Panzetta nel catalogo della mostra di Villa Manin, il medium con il quale l’artista rivela doti straordinarie di freschezza e sintesi, e il mezzo con cui lo spettatore può rendersi conto dell’esistenza, in realtà, di una sola anima di Nane Zavagno.
Il titolo di questa mostra, scelto sapientemente dal curatore, evidenzia, da un lato, il carattere emozionale e dall’altro, il rigore delle geometrie. L’elemento naturale in Zavagno, essendo aperto e mai definito, coinvolge lo spettatore travolgendolo.

Con questa prossima mostra, che segue quella in corso dedicata a Italo Zannier e precede quella su Armando Pizzinato, che verrà inaugurata nel 2013, la città di Pordenone, conferma lo spirito e la voglia di posizionarsi in maniera forte e significativa nel panorama artistico contemporaneo nazionale.

L’iniziativa sottolinea il ruolo promotore nel campo della valorizzazione degli artisti attivi sul proprio territorio della nuova Galleria d’arte moderna e contemporanea di Pordenone, che recentemente ha affiancato alla Villa ottocentesca, immersa in un parco e in un roseto di pregio, un ampliamento dedicato alle esposizioni di grande valenza tecnologica.
Ricca di oltre un migliaio di opere, articolate tra Otto e Novecento, con una particolare attenzione per gli artisti friulani, tra cui De Paoli, Vettori, Zuccheri, Pizzinato, Zigaina, Tramontin, Bertoia, la Galleria conserva tra le sue collezioni, come eccellenza di valenza internazionale, la Collezione Ruini-Zacchi, caratterizzata da capolavori di Savinio, De Pisis, Campigli, Fontana, Guttuso e una ricca raccolta grafica con opere di Picasso, De Chirico, Delvaux, Severini.

Le attività dedicata all’arte contemporanea e alle arti visive si articolano anche nella sede espositiva, denominata Spazi Espositivi di Via Bertossi, inaugurata con Jim Goldberg, prima monografica italiana che ha reso omaggio al fotografo statunitense della Magnum, vincitore del Premio Cartier Bresson.
Festival culturali come il “pordenonelegge”, “Dedica”, “Le Giornate del Cinema Muto” consacrano Pordenone come centro di richiamo per tutti coloro che vogliono avvicinarsi all’arte in maniera forte e innovativa.


NANE ZAVAGNO
Nane Zavagno nasce nel 1932. Giovanissimo subentra a Dino Basaldella nell'insegnamento di arti plastiche a Udine. Disegna, dipinge, scolpisce. Nel 1962 le sue opere sono segnalate in Francia dalla prestigiosa "Revue Moderne". Partecipa, insieme a D'Agostino, Perilli, Pomodoro e Radice alle copertine d'arte di Esso Rivista. Nel 1982 è tra gli artisti invitati all'Espace Cardin di Parigi. Espone in 26 mostre personali e oltre 100 collettive in vari Paesi, dalle Biennali italiane, a quella internazionale di Venezia, alla Svizzera, all'Austria, alla Croazia, al Perù, al Gran Palais di Parigi, dove le sue opere sono più volte esposte insieme a quelle di Vasarely, Le Parc, Soto, Demarco. Nel 1996, insieme a Cavaliere, Ciussi e Munari, presenta le proprie sculture nel Parco del Castello di Miramare a Trieste. La Fondazione Mondrian di Amersfoort in Olanda lo invita nel 2001 all' "Exposite Mondiale Echo's" dove espone alcune sue creazioni, molte delle quali si trovano in collezioni o collocazioni pubbliche, in Europa e in America.


Agenzia di Comunicazione:


Culturalia - Bologna, Vicolo Bolognetti 11
Tel. 051 6569105 fax 051 29 14955,
info@culturaliart.com www.culturaliart.com

Al Museo del Novecento 5x10: CINQUE PAROLE PER UN DECENNIO | Giovedì 21 giugno, ore 21.00







martedì 12 giugno 2012

"DEGUSTAZIONI.POESIA E CUCINA" presenta DYLAN THOMAS



Per il sesto appuntamento della Rassegna “Degustazioni, Lasciatevi Servire. Poesia e Cucina”, che si terrà martedì 19 giugno alle ore 21 presso il Ristorante “Al Cambio”, il poeta Gabriele Via e lo Chef Massimiliano Poggi presenteranno Dylan Thomas.
Una serata magica in cui poesia, cucina e vini di pregio della Cantina Azienda vinicola Cantele, si sposeranno in un meraviglioso unico linguaggio.

Molti di noi lo scoprirono attraverso un altro grande procacciatore di versi, Bob Dylan, che scelse di dedicare il suo nome d’arte, proprio al poeta che, più di tutti, fu capace di tramutare i suoi versi in suoni e immagini.
Dylan Thomas, gallese, completamente diverso dai poeti della sua generazione e scollato dalle mode e dagli ambienti ufficiali, riuscì con la sua poesia visionaria a cantare l’innocenza, la sua perdita e lo smarrimento dell’uomo di fronte alla natura.
Poeta, scrittore, autore di radiodrammi, attore e speaker radiofonico sarà la figura di riferimento per questa serata al Ristorante “Al Cambio”.

Gabriele Via, attraverso le sue magistrali letture e interpretazioni, condurrà i commensali all’essenza della lirica di Thomas e, accompagnato da un grande Chef, proporrà, ancora una volta, la degustazione corpo-anima.

La serata prevede anche il dono di un istant book tascabile autografato da Gabriele Via e dallo Chef ospite.
Il book contiene la memoria tascabile dei meravigliosi ingredienti della serata: le poesie lette, il menu, i riferimenti del ristorante e dello sponsor vini.
Ogni commensale lo troverà al proprio posto e potrà conservarlo come talismano del buon tempo venturo, perché fermarsi e mangiare, con il cuore, i sensi e l'anima, sono esperienze che meritano buona memoria e adeguata celebrazione.



INFO UTILI

Evento: Sesto incontro con Gabriele Via nell’ambito della rassegna
“Degustazioni, Lasciatevi Servire. Poesia e Cucina”.

In collaborazione con: Associazione Culturale “Icaro Like Us”
Via Olindo Guerrini 22 b, Bologna


Data: Martedì 19 giugno 2012 alle ore 21

Sede: Ristorante “Al Cambio”, Via Stalingrado 150 Bologna

Info e prenotazioni: Ristorante “Al Cambio”
tel. 051- 328124

MENU’ – Ristorante “Al Cambio”

Fiori di zucca e verdure con pomodoro crudo

Ravioli di capretto, fagiolini, peperoni e olive

Coscia di anatra con cipolle e spinaci

Zuppa di fragole con spuma di yogurt

Vini della Cantina Azienda vinicola Cantele in abbinamento

Prezzo: 47 euro per persona

Periodo di Rassegna: marzo – giugno 2012

Ristoranti coinvolti: Marco Fadiga Bistrot, Ristorante Scacco Matto, Ristorante Al Cambio.

Siti Internet dei Ristoranti coinvolti:
Marco Fadiga Bistrot www.marcofadigabistrot.it
Ristorante “Scacco Matto” www.ristorantescaccomatto.com
Ristorante “Al Cambio” www.hotel-maxim.com/alcambio.htm
Associazione Culturale Icaro Like Us www.like-us.eu

Segui “Degustazioni. Poesia e Cucina” su Facebook:

Sponsor: Cantina Azienda vinicola Cantele

Promozione editoriale: MelBookStore, Via Rizzoli 18 – Bologna

Agenzia di Comunicazione:

Culturalia - Bologna, Vicolo Bolognetti 11
Tel. 051 6569105 fax 051 29 14955,
info@culturaliart.com www.culturaliart.com




GABRIELE VIA
Biografia


Studioso di teologia, viaggiatore, insegnante, prima di tutto e assolutamente poeta.
E’ un pellegrino in cammino, un poeta trovatore. Ha vissuto in diverse strutture monastiche interreligiose e percorso due cammini di Santiago, 900 Km in continua nel 2007 e nel 2011; in queste preziose esperienze sono nati progetti, immagini di viaggio, più di duemila, e alcuni fra i suoi più importanti poemi.
Roberto Roversi di lui ha scritto “un dolce e violento raccontare che non ha fine. Non può avere fine. Non deve avere fine”.





DYLAN THOMAS
Biografia


Nato a Swansea [Galles] nel 1914, Dylan Marlais Thomas trascorse una infanzia e una adolescenza assimilando profondamente la tradizione celtica del Galles. Fu giornalista, sceneggiatore cinematografico e radiofonico, ineguagliabile dicitore e narratore, ma soprattutto poeta di impetuosa vitalità. Morì a New York nel 1953, distrutto dall'alcool, per una dose letale di droga. Thomas già a vent'anni scosse l'ambiente letterario londinese con Diciotto poesie (Eighteen poems, 1934), che riproponeva una poesia magica, oscura ma anche naturale e istintiva, sostenuta da una personalità capace di diventare mito per più di una generazione. Insieme a un altro gruppo di giovanissimi, si impose nell'ambito di un "nuovo romanticismo" come reazione all'intellettualismo e al classicismo di cui erano accusati Auden, e i poeti del suo gruppo. Dylan Thomas contrappose una forma di automatismo verbale, di deliberata retorica, amore per il suono delle parole. Del 1936 sono le Venticinque poesie (Twenty-five poems), cui seguirono Il mondo che respiro (The world I breathe, 1939), e La mappa d'amore (The map of love, 1939) che comprende liriche e prose. Il libro che raccoglie le più note e forse più belle delle sue poesie è Morti e ingressi (Deaths and entrances, 1946). Le varie raccolte di poesie apparse tra il 1934 e il 1952 furono ripubblicate nel volume di Poesie scelte 1934-1952 (Collected poems 1934-1952, 1952). Poco prima della morte pubblicò Il medico e i diavoli (The doctor and the devils, 1953). Al folto ma non ricchissimo gruppo delle sue poesie vanno aggiunte le prose lirico-narrative: Un ritratto dell'artista da cucciolo di cane (A portrait of the artists as a young dog, 1940), e il radiodramma Sotto il bosco di latte (Under the milk wood) pubblicato postumo nel 1954. Dopo la sua morte fu pubblicata anche una raccolta di Lettere scelte (Selected letters, 1966), e Lettere a Vernon Watkins (Letters to Vernon Watkins, 1957) che suscitarono scandalo. Postumi apparvero ancora: Quite early one morning (1954), Adventures in the skin trade (1955). La personalità poetica di Thomas si distingue dalla maggior parte delle voci del XX secolo per l'originalità di una scrittura in cui si fondono, su un sostrato celtico, i movimenti e le riscoperte più significative del secolo, dai surrealisti francesi alla visionarietà di Blake, alle metafore ardite dei metafisici del XVII secolo. Elemento unificante di tali influenze è dato dalla personale concezione che Thomas aveva dell'oralità della comunicazione poetica, secondo una appassionata tradizione della sua terra.


sabato 9 giugno 2012

Museo del Novecento, Milano | Cinema del Novecento: gli anni Cinquanta | Martedì 12 e 19 Giugno, ore 18.00




MUSEO DEL NOVECENTO 
Sala conferenze

CINEMA DEL NOVECENTO

GLI ANNI CINQUANTA

Martedì 12 e 19 Giugno, ore 18

 

 

Il cinema è ancora protagonista al Museo del Novecento grazie all'accordo tra il  Museo e la  Fondazione Cineteca Italiana che hanno sviluppato un percorso attraverso alcuni filmati storici dell'archivio della Cineteca in grado di raccontare in 10 tappe il  XX secolo.

 

Nel mese di giugno martedì 12 e 19 alle ore 18:00 Fondazione Cineteca Italiana propone presso la sala Conferenze del Museo del Novecento due appuntamenti dedicati agli anni Cinquanta. Il primo sarà dedicato alla presentazione di un'antologia di filmati inediti realizzati dalla documentarista Marcella Pedone tra la metà degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta e recentemente riscoperti e restaurati da Fondazione Cineteca Italiana. Accompagnate dalla musica appositamente composta dalla pianista Francesca Badalini, queste opere costituiscono una preziosa 

testimonianza etnografica di quell'Italia fatta di tradizioni locali e particolarismi regionali che il boom economico ha cancellato.

 

Nel corso del secondo appuntamento verranno invece proposti quattro documentari firmati da grandi maestri italiani quali Dino Risi, Valerio Zurlini ed Elio Petri. Si tratta di cortometraggi frutto di un progetto di restauro dal titolo "Studi su dodici sguardi d'autore in cortometraggio", promosso alcuni anni fa dall'associazione Philip Morris Progetto Cinema. Tali filmati, nel ritrarre particolari categorie umane, forniscono uno scorcio di com'era la vita per le classi meno abbienti nell'Italia degli anni Cinquanta.

 

Entrambi gli appuntamenti saranno introdotti da Luigi Boledi, responsabile dell'Archivio di Fondazione Cineteca Italiana.

 

Schede dei film

 

C'era una volta in Italia. I filmati di Marcella Pedone

R.: Marcella Pedone. Musiche: Francesca Badalini. Ricerche musicali: Elisa Piria. Italia, anni '50 – '70, b/n e col., 60'. Restauro digitale a cura di Fondazione Cineteca Italiana realizzato nel 2012.

Antologia dei filmati realizzati da Marcella Pedone tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Settanta. Nati per onorare un contratto di collaborazione promozionale con la ditta Ferrania, questi documentari, tutti inediti, travalicano i limiti della commissione e si volgono, con intuizioni ancora acerbe ma nondimeno sorprendenti, verso la documentazione etnografica e il cinema industriale. Alla loro origine sta il non comune talento figurativo dell'autrice, protagonista, negli anni precedenti il boom economico, di una solitaria quanto pionieristica testimonianza cinematografica dall'Italia profonda (il Mezzogiorno) e "minore" (il repertorio folkloristico dell'appennino e di alcune regioni del Nord).

 

Uomini soli

R.: Florestano Vancini. Fot.: Mario Nascimbeni. Italia, 1959, col., 16'.

Uno scorcio di quella che era negli anni '50 la condizione di marginalità sociale di individui disadattati, relitti di esistenze fallite, senza affetti né approdi famigliari che, appunto, nel disastro d'ogni loro possibile riscatto, si lasciano andare alla deriva della pura, fisiologica sopravvivenza.

 

Strade di Napoli

R.: Dino Risi. Fot.: Romolo Garrone. Italia, 1947, b/n, 10'.

Artigiani all'opera, facchini improvvisati, lo scugnizzo che raccatta il mozzicone sul marciapiede, la carrozzella che si fa largo nel formicolio dei pedoni e gli sciuscià intenti nel servizio sono solo alcune delle immagini della quotidianità napoletana restituite da Dino Risi con questo documentario.

 

I blues della domenica

R.: Valerio Zurlini. Fot.: Oberdan Troiani. Italia, 1952, b/n, 13'.

Il ritratto di una particolare categoria umana: i "musicisti della domenica". Si tratta di jazzisti che per vivere sono costretti a praticare un altro lavoro e che solo come gruppo possono svolgere un'attività insieme ricreativa e creativa. La musica è la domenica della loro vita.

 

I sette contadini

R.: Elio Petri. Sc.: Cesare Zavattini, Luigi Chiarini, Renato Nicolai. Italia, 1957, col., 10'.

Nati tra il 1901 e il 1921, Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio e Ettore sono tutti fratelli. A loro spetta il merito di aver promosso e realizzato un'agricoltura moderna, aggiornata sulle nuove ricerche tecniche e sulle nuove applicazioni pratiche.

 

 

MODALITÀ D'INGRESSO:

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti


 INFORMAZIONI:

storyville900@gmail.com

www.museodelnovecento.org







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