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domenica 6 novembre 2011

Le opere di Simonetta Ferrante in Bocconi

Una selezione di quaranta opere tra oli su tela, tecniche miste, calligrafie e incisioni che documentano il lavoro degli ultimi dieci anni di un’artista poliedrica che ha saputo rendere il sentimento con lieve spiritualità intrecciando parole e inventando segni grafici di grande effetto plastico.

La mostra che si inaugura domani, lunedì 7 novembre negli spazi dell’Università Bocconi di Milano, è un omaggio al percorso artistico di Simonetta Ferrante.

Come afferma la curatrice, Elena Pontiggia: “Le sue carte, le sue calligrafie colorate manifestano un’urgenza inquieta e concitata. La ‘tradizione’ a cui Simonetta Ferrante si riallaccia è quella dell’informale segnico. A questa lezione aggiunge una vena di dolcezza malinconica che contrasta con l’apparente aggressività dei percorsi lineari.

La formazione DI Simonetta Ferrante è nel campo dell’arte e della musica. Studia a Londra dove frequenta la Central School for Art and Craft e nel 1958 consegue il Diploma di Graphic Design, Pittura e Disegno. Dal 1959 al 1984 ha un’attività lavorativa nel campo della grafica, dedicandosi solo saltuariamente alla pittura. E’ consulente di Aziende e di Case Editrici e dal 1971 contitolare di uno studio specializzato in immagine di prodotto, packaging, editoria.

Dal 1975 partecipa ai corsi di Pittura e Disegno a Londra e nel Galles, sotto la guida di Dennis Creffield, John Epstein e Cecil Collins. Questa esperienza segna un svolta nella sua vicenda di artista. Mentre sviluppa il suo lavoro di pittrice, Simonetta Ferrante “inventa” un’attività di grande interesse umano e professionale. Decide infatti di creare dei corsi di espressione figurativa, aperti a tutti, che si basano sulla riscoperta della creatività di ciascuno. Elabora un suo metodo, che riunisce genialmente gli insegnamenti di vari maestri. Nel 1984 tiene il suo primo corso di disegno e pittura. In seguito questa attività diventa più ampia e coordinata, perché Simonetta Ferrante invita altri artisti a collaborare con lei e fonda il Centro dell’Immagine e dell’Espressione.

Conclusa questa esperienza, nel 1994 Simonetta Ferrante ritorna ai temi che l’affascinano: la forma, il segno, il colore e, insiemi ad essi, la musica e la calligrafia.

Sue opere in collezioni private e nell’Archivio di Calligrafia di Berlino.


Simonetta Ferrante

a cura di Elena Pontiggia


8 novembre 2011 - 13 gennaio 2012

inaugurazione 7 novembre, ore 18


Università Luigi Bocconi

Milano - via Sarfatti, 25


Orario apertura: lunedì a sabato dalle 9 alle 12


Informazioni per il pubblico: tel. 02 5836.2147

sabato 5 novembre 2011

PAOLO ICARO I do as I did


La mostra inaugurata il 15 settembre è stata prorogata sino al 26 novembre


Lorenzelli Arte ha aperto la stagione espositiva autunnale con la personale di Paolo Icaro, uno dei protagonisti più interessanti della recente contemporaneità che, a partire dagli anni Sessanta, ha costruito la sua ricerca secondo un profondo rigore teorico e formale esplorando diverse tecniche, dal disegno alla performance e concentrandosi principalmente sulla scultura e l’installazione.

La rassegna che si sviluppa nelle tre sale della galleria costituisce una sorta di antologica il cui intento è già chiaramente espresso nel titolo, I do as I did, scelto dall’artista per raccontare un percorso estetico e mentale, una “riflessione sulla continuità del fare” e sottolineare la sua convinzione intellettuale e il coerente sviluppo della sua ricerca: ...un'andata e un ritorno, dal prima al dopo, dagli inizi ad oggi, tra luoghi del Punto e della Linea, tra la regola e la sua eccedenza, tra equilibri precari e conica stabilità... un fare come ho fatto, un “to do as I did...” (Paolo Icaro)

Centro dell’universo poetico di Icaro e punto di partenza della sua ricerca è l’uomo nella sua dimensione corporale -la propria- che assume come “pietra di paragone”, una misura organica in base alla quale opera la trasformazione della materia - il gesso, la pietra, il metallo - di cui sono costituite le sue opere.

La mostra esordisce con le Pagine bianche, una serie di 12 lastre in gesso realizzate a partire dal 2008 la cui superficie è incisa con una sorta di calligrafia indecifrabile. Alla luce del tramonto, quando le ombre si fanno lunghe, -racconta I’artista- mi ritrovo a scrivere col dito nell’acqua del gesso: confidenze e segreti, formule incognite sciolte in scarabocchi, in segni, in segni-disegni-doodles… mi piace pensare che me li stia dettando e mi muova la mano la stessa Scultura, nella sua lingua elementare del bassorilievo. Le chiamo "Pagine di diario", un fare disfare rifare alla ricerca del luogo iniziale e iniziatico della Scultura.

Questi lavori, una sorta di Rosetta’s stone del linguaggio di Icaro, introducono alle sale successive dove sono collocate opere paradigmatiche della poetica dell’artista come ad esempio Balance (2008), scultura di alluminio e marmo, definita dall’artista una forma di spazio in equilibrio che gioca la sua leggerezza con la gravità di un

frammento di marmo. Oppure Incanto (2004) un filo di acciaio che, a guisa di collana, scende dall’alto reggendo dei blocchi di gesso o, come Icaro la descrive, un tratteggio maiuscolo di gesti di gesso lungo un cavo di acciaio che scende quale filo a piombo, come nadir e zenit nello spazio. La scultura si completa con un “fazzoletto” di piombo appoggiato a terra che racchiude uno specchio circolare il quale, riflettendo la parte sospesa, fa si che l’opera si prolunghi oltre la dimensione fisica.

E ancora troviamo in mostra Diagonali, un lavoro del 1972 su peralluman dove è rappresentata la dimensione corporale dell’artista attraverso le diagonali.

La terza sala della galleria ospita l’installazione Luogo dei punti eccentrici (2007): 28 coni neri di cemento che si inseguono in spirale senza inizio né fine. I coni sono il tentativo di realizzare fisicamente il punto: cercando di avvicinarsi ad esso il più possibile l’artista costruisce un cono eccentrico in modo da realizzare il supporto per il luogo del punto. Questo lavoro ha il suo antecedente in un’opera del 1982 dal titolo Luogo del punto originale. Lì il cono era in bronzo e lo si può considerare la matrice del lavoro in mostra.

A legare idealmente il percorso raccontato nelle varie sale, unendo ieri con oggi, un’installazione monumentale si diramerà in tutti gli ambienti della galleria: si tratta di Cardo e Decumano (anno 2010), un progetto che parte dall’idea di un’organizzazione primaria dello spazio dove Icaro reinventa l’aspetto della scultura secondo un’idea classica di misura. Il cardo e il decumano erano gli assi di orientamento del Castrum romano (da nord a sud il cardo e da est a ovest il decumano). L’opera è realizzata con barre di ferro giustapposte a formare due linee ortogonali orientate secondo i due assi. Dice Icaro: Dell’angolo retto: il 90° del costruire, misurare e ordinare. L’angolo forte che nello spazio assume grandi responsabilità di tenuta e garanzia, di esatta stabilità. Così, affettuosamente attratto, lo inseguo dagli anni ’70. Lo rincontro ora, quando mi metto a realizzare le due linee d’orientamento Nord-Sud, Est-Ovest, relativamente Cardo e Decumano per gli antichi Romani. Ovvero pezzi che si incontrano e formano una croce e si ricompongono attraverso nuclei plastici di misure diverse e di diverse forme, ma tutti saldati rigorosamente a 90 gradi. Quasi che queste linee volessero alzarsi nello spazio a suggerire delle cellule iniziali della scultura, del fare tridimensionale, del costruire un corpo d’idea. Forse una riflessione grammaticale d’altri tempi che, quando la distendo nello spazio, ai suoi calibrati intervalli, si rivela musicale scheletro di pura, dura scultura, Cardo e Decumano.

In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo con testo di Lara Conte e uno scritto di Paolo Icaro.


Orari

martedì - sabato, ore 10.00/13.00 - 15.00/19.00.

lunedì su appuntamento. Festivi chiuso


Ingresso

libero

Catalogo

Lorenzelli Arte n.136

Testo di Lara Conte e Paolo Icaro


Come raggiungerci

Metropolitana 1 (rossa), fermata Porta Venezia

Tram: 9, 29, 30, fermata p.zza Oberdan

Passante ferroviario: Porta Venezia


Informazioni

+39.02.201914

Judith van Vliet: judith@lorenzelliarte.com

www.lorenzelliarte.com



CosmoGRAFIE tra Segno, Materia e Visione

L'Arte esplora il Cosmo alla Domus Talenti di Roma

"CosmoGRAFIE tra Segno, Materia e Visione" è il titolo della rassegna di pittura, scultura, fotografia, arte digitale, installazione e videoart, che s'inaugura mercoledì 9 novembre alle ore 19 presso lo spazio multifunzionale "Domus Talenti" di Roma, sede di mostre, performance teatrali, musica jazz, e altri eventi.

Il progetto espositivo, a cura di Eva Czerkl, si propone di indagare attraverso le opere di 27 artisti contemporanei, di diverse generazioni e livelli di esperienza, il complesso rapporto tra Scienza e Arte, tra Cosmo e Animo umano, mondi solo apparentemente distanti. Un percorso di accostamenti fra tendenze e poetiche differenti, collegati da un sottile fil-rouge che è il tema che le accomuna: il viaggio intrapreso dall'uomo per scoprire, misurare, rappresentare, evocare e raccontare lo spazio, la natura, il cielo, l'universo, dunque il Cosmo.

Tra i partecipanti alla collettiva si segnalano le presenze speciali di Gino Cilio, già allievo di Kokoschka, sperimentatore e performer che ha operato con la Neofigurazione; Giuseppe La Bruna, titolare della Cattedra di Scultura all'Accademia delle Belle Arti di Venezia; Aldo Manganaro, scrittore e giornalista, oltre che pittore di fama negli anni '70; Maria Korporal, nota artista multimediale olandese, che presenta il video "WOR(L)DS WITHOUT END - dialoghi interstellari"; Mauro Rea, pitto-scultore, fotografo, patafisico Scudiero Nelumbico dei Profeti Solitari. E' prevista inoltre una "live elettronic music performance" di Mario "4MX" Formisano, musicista del gruppo "Almamegretta". Catalogo in sede, con testo introduttivo di Sergio Gabriele.

Artisti: Gianni Atzeni, Aurelio Biocchi, Thea Blaas, Paolo Canale, Max Capponi, Alfredo Celli, Gino Cilio, Marò D'Agostino, Carlo De Angelis, Maurizio Di Carlo, Rossano Maria Di Cicco Morra, Luca Ferullo, Mario Formica, Ercole Furia, GaiaMacchina, Janos, Maria Korporal, Giuseppe La Bruna, Antonio La Colla, Luigi XIV(Federico Cittaro), Aldo Manganaro, Masri (Hayssam), Manuela Mazzini, Maria Pia Pascoli, Mauro Rea, Rokab (Roberto Cabrini), Alba Rita Trombini.

Durata mostra: 9 – 22 novembre 2011

Inaugurazione: mercoledì 9 novembre ore 19

Orari mostra: 10-19 (festivi inclusi)

Sede: Domus Talenti, via Quattro Fontane 113, Roma

Info: tel.06.97996301/www.domustalenti.it

Curatore: Eva Czerkl, e-mail: eva.czerkl@alice.it

"Siediti". Galleria Giacomo Manoukian Noseda


siediti.

mostra a cura di Fede Lorandi

dal 9 al 20 novembre 2011

Galleria Giacomo Manoukian Noseda

inaugurazione mercoledì 9 novembre, ore 18.30

“Siediti!” è un invito, un imperativo, un suggerimento

ma è soprattutto una originalissimo omaggio alla creatività, al gusto del recupero

e all’amore per la ricerca del particolare.

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Poltroncine, sedie, divani, sgabelli, panche, dormeuse, poggiapiedi, oggetti raccolti nel tempo e rivisitati con intelligenti interventi di recupero da Fede Lorandi, antiquaria di razza, instancabile ricercatrice che si presenta in questa inedita veste di designer proponendo questa originalissima collezione di pezzi unici radunati sotto il marchio “Sedute impertinenti”. Si tratta di un vero e proprio crossover nello stile della rivisitazione, nella rilettura dell’oggetto che viene reinterpretato e attualizzato con interventi ad hoc senza tradirne la “personalità” ma anzi aggiungendo un plusvalore a quello intrinseco dell’oggetto.

Allestita nella splendida cornice della galleria Giacomo Manoukian Noseda a Milano nel cuore di Brera dal 9 al 20 novembre la mostra presenta sedute di varia natura, dal divano al poggiapiedi, e di diverse epoche, dalla fine del Settecento alla seconda metà del secolo scorso.

Ogni oggetto antico è intriso di storie -dice Fede Lorandi- e denso di atmosfere: assorbe vite nuove e rilascia vite passate. E’ questo intreccio che vorrei amplificare dando una veste a ciò che mi sembra di sentire nell’incontro con questi oggetti in un rapporto verticale stimolante.”

La scelta dei “nuovi abiti” per queste sedute è assolutamente frutto di una ricerca attenta e appassionata: sono tessuti pregiati -velluto, seta, lino- ma anche semplicissime stoffe, come la juta o la tela per materassi, che rivestono gli schienali, avvolgono i braccioli, foderano i cuscini sposando e rivitalizzando le forme e stimolando sentimenti e sensazioni diverse.

Un nucleo di pezzi della collezione si distingue per la particolarità dell’intervento. Sono sedute rivestite da una tela bianca sulla quale sono dipinte a mano frasi che affiorano da un turbinio di caratteri. Piccole poesie, frammenti, dialoghi sospesi, un piccolo mondo poetico fatto di parole semplici che sorprendono e aprono nuovi scenari caricando di senso questi oggetti di uso comune.

L’operazione progettata da Fede Lorandi ha un duplice obbiettivo che è innanzi tutto sicuramente quello di rinnovare questi oggetti consueti ma soprattutto di svecchiare l’idea che se ne ha conferendogli una nuova forza e rendendoli oltre che di nuovo belli anche di nuovo utili. Infatti il messaggio che la mostra vorrebbe propugnare è il concetto del recupero: “queste sono tutte cose sottratte al tempo per la loro possibilità di rinascere dopo essersi consumate -afferma- sono certa infatti che non ci sia nulla di più ecologico, ecocompatibile dell'antiquariato. Penso davvero che sia il riuso per eccellenza, basta riadattare l'oggetto a noi, a come siamo in quel momento della nostra vita, e guardarlo con altri occhi


Galleria Giacomo Manoukian Noseda

Milano, piazza San Simpliciano, 2

Orari tutti i giorni, ore 11 - 22

Ingresso libero

Come raggiungerci Metropolitana 2 (verde), fermata Lanza | Tram 3 - 4 - 7 - 12 - 14, fermata Lanza

Informazioni Premoli Lorandi Antichità

www.seduteimpertinenti.it

venerdì 4 novembre 2011

GIANCARLO OSSOLA Interni del secolo breve | GALLERIA D’ARTE LA COLOMBA, Lugano (CH)



Comunicato Stampa

GIANCARLO OSSOLA

Interni del secolo breve

TELE, TEMPERE SU CARTA, DISEGNI 1962-2010

sino 20 dicembre 2011

vernice sabato 12 novembre ore 17, 30


Giancarlo Ossola (Milano, 1935) è alle sue origini artistiche un giovane di talento che con originalità e certa immaginifica visione - tra paesaggio di natura e artificio urbano si inscrive nella corrente neoinformale degli anni Sessanta. Si riscatta in itinere dall'imprinting dei maestri dell'ultimo naturalismo lombardo, guardando, nella sua città, all'avventura figurativa in solitario di Franco Francese e all'esperienza del 'realismo esistenziale' - in particolare Vaglieri e Guerreschi - e, in Europa, ai grandi figurativi critici: Bacon, Giacometti, Freud.

Ciò che decide del destino artistico di Ossola e della sua generazione è il definitivo esilio degli oggetti dalla loro origine di materia e di manufazione come atto, sia pure via via ridotto, di creazione. Nell'esilio dell'oggetto, nella sua fluttuazione sradicata, è la fine del residuo senso, della residua creatività e storia del lavoro umano. E dei luoghi del lavoro. Così il lavoro umano giunge al grado zero di estraniazione e alienazione. La pop art - habitat degli oggetti di serie e di consumo - propone un universo oggettuale svincolato da qualsiasi origine e una quotidianità 'liberata' dalle stratificazioni della memoria, dalla Storia. Il secolo breve finisce sancendo l'assenza di senso del lavoro (manuale, intellettuale) e l'inutilità della memoria (fine della Storia). Ossola aggredisce questa condizione generale, attento piuttosto alla predicazione classista e terzomondista degli artisti e degli oggetti dell'arte povera (antagonista della pop art) e orienta la sua pittura non solo a rappresentare l'enigma dell'esilio degli oggetti, ma il vuoto dei luoghi della manufazione, la rovina del lavoro e dei luoghi del lavoro. Gli spazi desolati, in cui la presenza umana è cancellata, che il secolo nel suo declino ci consegna. Le grandi cascine svuotate di una civiltà contadina estinta - gigantesche architetture prive di senso, oggetti mostruosi - le grandi fabbriche svuotate della fine della civiltà industriale e della crisi, geometrie urbane senza funzione. Grande artista del nostro tempo, egli riscatta e intercetta - in questi vuoti e ambiti desolati - voci e tracce dell'umanità collettiva che vi ha transitato. Migrazioni, un'epica. Spazi del lavoro, ma anche della contenzione, della costrizione (le carceri del 'Lissandrino', l'amato Magnasco ne sono un dichiarato antefatto). Remoti, eco di presenze e di umane catastrofi nel secolo delle grandi guerre e dei lager, transiti e porte carraie per una realtà altra da noi, oltre noi. Le sue tele fremono di presenze appena estinte, di tracce di materia e del lavoro dell'uomo, di resti e residui, di fantasmi. Interni che ne sono colmi. Vuoti che lo raccontano. Spazi che ci appartengono, restituiscono un senso, un racconto, figurano la Storia del secolo breve da cui veniamo, fanno da prefazione - da porta - al millennio della Krisis verso cui andiamo.

Giancarlo Ossola Interni del secolo breve, a cura di Piero Del Giudice

GALLERIA D'ARTE LA COLOMBA via al Lido, 9 - CH LUGANO tel. +41 91 972 21 81 orari: da martedì a sabato 14.00 - 18.30 domenica e giorni festivi 14.30 - 18.00




giovedì 3 novembre 2011

ASTRATTOCONCRETO. Il Gruppo degli Otto

A partire da sabato 17 dicembre 2011, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) presenta un’importante mostra dedicata a una delle esperienze più significative dell’arte italiana del secolo scorso: il Gruppo degli Otto.

In seguito alla spaccatura tra figurativi e astrattisti avvenuta nel 1950 all’interno del Fronte Nuovo delle Arti, due anni dopo, nel 1952, Afro Basaldella, Renato Birolli, Antonio Corpora, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato e Emilio Vedova, raccolti attorno al critico Lionello Venturi, costituirono il Gruppo degli Otto – una cerchia di artisti non figurativi che intese aprirsi alle ventate di innovazione estetica che giungevano dall’Europa e dagli Stati Uniti, per superare lo sterile scontro innescatosi tra i paladini rispettivamente di figurazione e astrazione.

« Essi non sono e non vogliono essere degli astrattisti – scrisse Venturi nel manifesto del movimento –; essi non sono e non vogliono essere dei realisti; si propongono di uscire da questa antinomia. […] Adoperano quel linguaggio pittorico che dipende dalla tradizione iniziatasi attorno al 1910 e comprendente l'esperienza dei cubisti, degli espressionisti e degli astrattisti […] Non sono astratti puritani, ma seguono i loro bisogni; l'astrazione non rifiuta il rapporto con la natura ».

A 60 anni dalla formazione del Gruppo degli Otto, il MACA, in collaborazione con De Arte progetti e servizi per l’arte, dedica un’ampia retrospettiva ai suoi protagonisti. Le oltre 30 opere di grande formato che la compongono – di cui alcune testimoniano della partecipazione del gruppo alla Biennale di Venezia del 1952 –, ne ripercorrono la vicenda intensa e ricca di importanti sperimentazioni, dal sorgere della stagione astrattista in Italia, di cui furono tra gli iniziatori, sino agli ultimi capolavori realizzati da questi otto grandi maestri. Alle ispirazioni d’oltre confine, questi artisti aggiunsero una spiccata sensibilità e un attaccamento di stampo vitalistico al mondo concreto, traducendolo in opere tra loro eterogenee, ma comunque legate l’un l’altra dall’esigenza di trovare un punto d’equilibrio nella dicotomia tra astratto e concreto, tra la radicalità del gesto informale e la profondità della vita.


astrattoconcreto

Il Gruppo degli Otto

Luogo: MACA (Museo Arte Contemporanea Acri)

Piazza Falcone, - 87041, Acri (Cs)

Curatore della mostra: Marisa Vescovo

Curatore esterno del MACA: Boris Brollo

Vernissage: 17 dicembre 2011, ore 17:30

Periodo: dal 17 dicembre 2011 al 26 febbraio 2012

Orario: dal martedì alla domenica, 9-13 e 15-19; lunedì chiuso

Info: Ufficio stampa tel. 0119422568

maca@museovigliaturo.it, www.museovigliaturo.it

http://www.facebook.com/MACA.Silvio.Vigliaturo

domenica 30 ottobre 2011

Irene Cabiati - L'oro dell'orco

L'oro dell'Orco
di Irene Cabiati
Fotografie
Paragoito - Via Berthollet 9A – Torino
Dal 2 al 6 novembre 2011 Ore 13-15 e 18-23

Il torrente Orco è stato fonte di reddito per molte famiglie che setacciando la sua sabbia raccoglievano pazientemente pagliuzze d'oro. Ne sa qualcosa Candida Ricchiardi che da poco ha compiuto 102 anni ed è stata cercatrice d'oro fino al 1943. Oggi suo figlio Giovanni Vautero, 81 anni, insieme con altri appassionati tiene viva la memoria della tradizione nel piccolo museo di Feletto, ma anche continuando la pesca nell'Eva d'or per hobby. Il torrente nel frattempo ha subito la violenza del cemento e degli scavi e non ha esitato a mostrare la sua rabbia incontenibile durante l'alluvione del 2000.
Più a valle l'Orco continua a donare oro.Vicino a Chivasso, Orco Beach da sempre è la spiaggia dei torinesi, approdo di canoisti e pescatori, talvolta di concerti improvvisati. L'oasi di frescura ormai è internazionale: si parlano molte lingue e si vive in pace la vacanza che altrove costerebbe troppo. L'Orco offre l'oro del relax, a bambini e anziani; sudamericani e cinesi; africani e piemontesi.
«È il nostro giardino d'estate – fa sapere una madamin - Puliamo noi la spiaggia e differenziamo i rifiuti. Non tutti sono così precisi. Prima o poi però capiranno perché va fatto. La spiaggia è casa nostra».
C'è un progetto nell'aria che fa discutere: creare un parco con piscina, calcetto, tennis e golf di fianco alla spiaggia.
Contatti irecab@yahoo.com

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