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lunedì 7 marzo 2011

MINO CERETTI, L'ESPERIENZA DELLA PITTURA opere 1968-2010 | GALLERIA OSTRAKON (MI)



Comunicato Stampa

23 marzo – 23 aprile 2011

MINO CERETTI, L'ESPERIENZA DELLA PITTURA

opere 1968-2010

Personale antologica a cura e con presentazione

di Piero Del Giudice

Inaugurazione mercoledì 23 marzo ore 18.30

Quaranta opere tra grandi tele e carte pastellate, a coprire un arco temporale di lavoro che va dal 1968 (Figure bersaglio) al 2010 (Figura probabile) – Mino Ceretti – 80 anni, un protagonista della scena artistica milanese – rendiconta una vita spesa nella ricerca pittorica, una attività inquieta che si propone in testi inediti, in opere di bilancio e di apertura. Lo fa negli spazi della galleria Ostrakon di Milano, in via Pastrengo 15, con un'ampia scelta di opere, che ne tracciano il percorso autonomo e originale. Allievo a Brera di Aldo Carpi, insieme a Guerreschi, Vaglieri e Romagnoni, con loro fonda e caratterizza il movimento critico del "realismo esistenziale" che scuote e innova la proposta di una pittura di realtà antiretorica nel Nord-Italia. Fu certo un coup de theatre la mostra del 1956 al Centro San Fedele di Milano in cui Giorgio Kaiserlian, il critico d'area cattolica, presenta la nuova ricerca, le nuove predicazioni di impegno, di un gruppo di pittori (Guerreschi, Ceretti, Romagnoni) che fa sulla tela "realtà oltre la cronaca". Dopo una breve e appassionata stagione unitaria del movimento - mostre in comune, dibattito comune, documenti comunemente redatti - Ceretti, insieme ad altri protagonisti del gruppo, aderisce al nuovo linguaggio internazionale, all'informale. E qui realizza d'impeto una serie di tele di materie sontuose scosse da una irruenza tra gestuale e sentimentale che afferma la "rifondazione" del suo rapporto con la realtà ormai definitivamente critico. Negli anni Cinquanta del "realismo esistenziale" si voleva rappresentare una realtà liberata dalla ideologia e dalla opzione politica, contro gli officianti del "neorealismo" e le altezze ireniche dell'astrattiusmo. La via informale porta alla rappresentazione di una "realtà fenomenica", via via ad una pluralità di soggetti, ad una moltitudine di presenze sulla tela che il pittore di continuo cerca di ordinare. E' il processo creativo che Emilio Tadini definisce "esplosivo-implosivo", la catastrofe di senso, l'universo delle merci e delle epifanie che il pittore di continuo contrasta e ordina sulla tela. Sino agli ultimi cicli di lavoro - Ritratto probabile, Figura probabile, Pietra - in cui la messa in discussione è totale, l'interrogazione sulla pittura e sul suo senso – qui, ora – è radicale, sino a ipotizzare come spazio della ricerca artistica, come ambito della rappresentazione pittorica la mera profezia. La ricerca di Mino Ceretti, esistenziale e fenomenica, sontuosa di esiti pittorici e di suggestioni di idee, si colloca nello spazio europeo del pensiero critico postmarxiano - da Jean Paul Sartre a Enzo Paci - a fianco di ricerche letterarie da Albert Camus a Luigi Meneghello, da Marguerite Duras alla Yourcenar a La Storia di Elsa Morante, insieme ad artisti come Romagnoni e Vaglieri, al gruppo francese della "Ruche", alle correnti europee della "figurazione critica".

GALLERIA OSTRAKON

Via Pastrengo 15, Milano

tel. 3312565640, dorino.iemmi@fastwebnet.it

Orari: da Martedì a Sabato ore 15.30 - 19.30





sabato 5 marzo 2011

Lidia Tropea "A me terra"

Lidia Tropea
A ME TERRA
16.03 – 02.04.2011


White Project, osservatorio delle ricerche dei giovani artisti italiani ed internazionali, presenta, come terza mostra della stagione artistica 2010/2011, “A me terra” di Lidia Tropea.

La giovane artista, rende omaggio alla sua terra di origine, la Sicilia.
L'opera in esposizione è composta da cinque video installazioni sul tema del lavoro e dei sentimenti del popolo isolano, realizzate sulla base di una ricerca di carattere storico ed antropologico.
L’affresco che ci viene presentato è risalente ad un periodo ormai lontano: l'immediato dopo guerra, ovvero quando l'isola era “il luogo simbolo” del sottosviluppo meridionale d’Italia, condizione peraltro a lungo mantenuta, che l’artista ci restituisce attraverso il filtro dell'arte.
Una storia, quella della Sicilia, generata dai suoi stessi elementi costitutivi derivanti dall'intreccio delle diverse culture e civiltà che sedimentandosi nel territorio ne hanno originato l'humus culturale.
Nel lavoro sono evidenti i forti legami con la terra ed il senso di appartenenza delle storie presentate che sono riferite a identità migratorie, attuali ancor più oggi, quando la Sicilia, con gli arrivi dei clandestini, scopre che al sud c'è' un altro sud che vive in condizioni peggiori.

Il contenuto veristico rende preziosa quest'opera di video arte. I protagonisti dei singoli episodi sono ragazzi siciliani che insieme compongono un'armonia unica, per certi versi incantevole.
Il lavoro è attualissimo non solo per le tematiche ma anche per le tecniche utilizzate: le produzioni video, in alta definizione, sorprendono, infatti, per la consapevolezza del pensiero estetico fornito in modo pulito ed asciutto, senza inutili fronzoli effettistici.

La mostra sarà inaugurata simbolicamente il 16 marzo, in occasione della Notte Bianca per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Il lavoro della giovane artista possiede, infatti, l'autorità di riconsegnarci simbolicamente l'importanza dell'unificazione della nazione che è stato un atto fondamentale per l'emancipazione del nostro popolo.


Inaugurazione 16 Marzo 2011 ore 20.00

Lidia Tropea è nata a Catania nel 1974 dove vive e lavora.
E’ stata selezionata recentemente per il “Celeste Prize 2010 International”.
Ha vinto nel 2009 il primo premio della “iBIENNIAL”, The 1st Online Biennial of Contemporary Art Competition, di Londra.
Nel 2010 ha partecipato tra l’altro a “La Gaia Età” presso la Galleria Marconi di Cupra Marittima, a“VIDEOFORMES. 25˚manifestation internazionale art video et cultures numeriquès”, Espace Victoire, Clermont-Ferrand, Francia.
Nel 2009 ha partecipato a “Video_Sicilia”, una rassegna di video arte nel Palazzo della Cultura di Catania.



White Project
P.zza Garibaldi, 7 . 65127 Pescara . Italy
orari: 11.00 – 19.00 (lunedì chiuso)


+39 085 45 49 728
info@whiteproejct.net
www.whiteproject.net

venerdì 4 marzo 2011

TOGO, FORME PURE DI COLORE

FORME PURE DI COLORE

inaugurazione:

sabato 12 marzo alle ore 18.00 presso la Galleria Punto Arte
alla presenza dell'artista

durata:
12 marzo > 3 aprile 2011
orari: 16.00 > 19.00
chiusura:
lunedì e giovedì

Togo - Enzo Migneco- , nato nel 1937 a Milano, nel '46 si trasferisce a Messina, città di origine della famiglia. E' qui che risiede fino a 25 anni ed è qui che inizia da adolescente i suoi approcci con l'arte. Nel 1962 torna a Milano, città che in quegli anni rappresentava il centro del mondo culturale italiano. Nella città lombarda, pur immerso in stimoli e ambienti culturali diversi, mantiene memoria delle proprie radici e, dunque, la nota fondamentale di una mediterraneità ricca di immagini, ma soprattutto di uno straripante colore.

(…) Si può dire che la pittura a oggi è il risultato di un meditato processo di sedimentazione e decantazione dei contenuti che da ormai lontane problematiche di realismo sociale si sono spostati e assestati soprattutto nel territorio più ampio e affascinante del paesaggio mediterraneo, con opere legate da un lato alle memorie personali, alle esperienze e suggestioni naturalistiche e culturali della sua Sicilia e dall'altro lato da una sempre più libera apertura alla dimensione di un immaginario con valenze mitiche senza tempo e con folgoranti accenti lirici. Tutto questo prende forma attraverso una tensione estetica basata sull'esaltazione delle accensioni cromatiche modulate in luminose e vitali accordi e contrappunti di colori, e su una articolata sintassi compositiva scandita da incastri sghembi di piani (con qualche vago ricordo post-cubista) e da intense tracce strutturali o sovrapposte, sempre colorate, che comunque si integrano organicamente con lo sfondo (…). A dominare le scene dei paesaggi mediterranei sono due colori fondamentali, il blu e il giallo con diverse variazioni di intensità e di toni. Il blu è soprattutto quello del mare: evoca le profondità e le trasparenze dell'acqua, gli incanti suggestivi delle cale fra gli scogli, le onde agitate al largo, le schiumose risacche e le maree, gli spazi fluttuanti che segnano i destini dei pescatori. Ma il blu con valenze più aeree è anche il cielo, non quello aperto su orizzonti infiniti, ma quello che, visto dal basso e da scorci angolati, è in stretta relazione con il mare. Il giallo è soprattutto il colore della luce, della solarità che impregna con la sua vitalità irradiante l'atmosfera e un po' tutti gli elementi delle scene pittoriche. La gamma dei gialli è molto ricca: si va dal giallo vivo al giallo arancio e al giallo limone , con accostamenti e accordi di squillante o delicata musicalità. Si può dire che la dialettica articolata fra i blu e i gialli, all'interno della complessità spaziale dei ritmi compositivi, costituisce il tratto più originale e specifico della pittura di Togo, che non è astratta ma tende sempre di più a spostarsi verso l'essenzialità lirica delle "forme pure di colore". (…)

Francesco Poli

Hanno scritto del suo lavoro tra gli altri: Vincenzo Palumbo, Mario Riva, Mario De Micheli, Marco Valsecchi, Raffaele De Grada, Paolo Volponi, Sebastiano Grasso, Giorgio Seveso, Alberico Sala, Lucio Barbera, Paolo Bellini, Gianni Pre, Rosa Munafò, Aldo Gerbino, Luciano Caramel, Vincenzo Consolo, Nicola Micieli, Francesco Poli, Sergio Palumbo, Giuseppe Quatriglio, Tommaso Trini, Giovanni Bonanno, Emilio Sidoti, Ivan Croce, Pinuccio Castoldi, Angela Manganaro, Teresa Pugliatti, Luigi Ferlazo Natoli, Carlo Vanoni, Sergio Spadaro, Mariateresa Prestigiacomo, Giuseppe Possa, Marina Bottari, Giusi Parisi, Antonella La Rosa, Santi Lo Giudice, Giovanna Giordano, Carmelo Duro, Vincenzo Bonaventura.

PUNTO ARTE - ARTE CONTEMPORANEA
via Caselline, 15 - 41100 Modena - Italy
Tel./Fax ++39.059.226694 - Mobile +39.347.6940224 - galleria@punto-arte.eu
Cod. Fisc. e P. IVA 02213900364

HANS PURRMANN. UN MAESTRO DEL COLORE. Dipinti, scritti e amicizie - MUSEO D'ARTE MENDRISIO




HANS PURRMANN

UN MAESTRO DEL COLORE

Dipinti, scritti e amicizie

10 aprile / 28 agosto 2011

Museo d'arte Mendrisio - Museo Hermann Hesse Montagnola

Inaugurazioni: Museo Hermann Hesse Montagnola – venerdì 8 aprile ore 18.30 Museo d'arte Mendrisio – sabato 9 aprile ore 17.00

Conferenze stampa: Museo Hermann Hesse Montagnola – venerdì 8 aprile ore 9.45 Museo d'arte Mendrisio – venerdì 8 aprile ore 11.15

Curatori: Regina Bucher – Simone Soldini in collaborazione con Hans Purrmann Archiv Monaco di Baviera

Catalogo: in italiano e tedesco con contributi di Felix Billeter (Hans Purrmann Archiv), Simone Soldini, Matteo Bianchi, Eva Zimmermann.

Dopo le grandi rassegne succedutesi nel tempo nei prestigiosi musei svizzeri e tedeschi di Monaco (Museum Villa Stuck, 1976-77), Berlino (Akademie der Künste, 1982), Zurigo (Kunsthaus, 1982- 83), Brema (Gerhard-Marcks-Haus, 1995-96), Tübingen-Saarbrücken (2006), Kaiserslautern (Pfalzgalerie, 2010), il Museo d'arte Mendrisio, con i suoi nuovi spazi freschi di restauro nell'antico Convento dei Serviti di Mendrisio, insieme al Museo Hermann Hesse di Montagnola, residenza del celebre scrittore di lingua tedesca e luogo di culto per i suoi lettori, presentano in contemporanea una grande retrospettiva dedicata a Hans Purrmann (1880-1966), maestro del post- impressionismo tedesco, passato dal clima fervido della Monaco di Kandinsky, Klee e Marc agli ambienti parigini d'inizio secolo, dove fece parte del gruppo del Café du Dôme e si legò con Henri Matisse, amico, maestro e collega.

Protagonista, a 45 anni dalla scomparsa, della prima antologica allestita in area italiana, quella di Purrmann è una figura affascinante, non solo per le ricerche condotte nell'ambito della pittura, segnate da un colorismo acceso e felice, in bilico fra modi espressionisti e seduzioni mediterranee, ma anche per i suoi scritti teorici, per i contatti allacciati con personaggi della cultura di mezza Europa, oltre che per la passione collezionistica e l'amore per l'antico citati costantemente nelle sue nature morte disseminate di oggetti d'altre epoche. Ricco è il repertorio delle sue amicizie eccellenti; ne spiccano due su tutte: Henri Matisse di cui, appunto, fu seguace e collega (fu Purrmann che lo convinse ad aprire una scuola a Parigi e che lo introdusse nel mondo dell'arte tedesco); e poi Hermann Hesse, l'autore di Siddharta, Demian, Narciso e Boccadoro, premio Nobel per la letteratura nel '46, conosciuto nel periodo di soggiorno nel Ticino e con il quale entrò in un lungo rapporto di stima e amicizia, come ricorda una poesia a lui dedicata. Altrettanto significativa la sua attività versatile svolta in Italia, dove fu direttore artistico dell'Istituto tedesco di Villa Romana a Firenze e dove conobbe nel tempo artisti del calibro di Marino Marini e Ottone Rosai.

Restituita da un percorso distribuito su due sedi, con un numero complessivo di opere pari circa a un centinaio di pezzi, fra dipinti a olio (67), acquerelli (20) e disegni (17), la figura di Purrmann si presta a letture trasversali che la mostra propone grazie anche a documenti inediti e nuovi studi scientifici. Forte del suo carattere di sensibile colorista con uno spiccato senso di unità nell'opera, Purrmann occupa un posto del tutto speciale nella grande pittura tedesca della prima metà del XX secolo.

La lunga permanenza dell'artista nel Ticino, a Montagnola, dove ha vissuto alcune delle stagioni creativamente più intense e dove ha intrecciato la relazione d'amicizia con Hermann Hesse, spiega questa iniziativa congiunta tra il Museo d'arte Mendrisio e il Museo Hermann Hesse Montagnola, in collaborazione con gli Archivi Hans Purrmann di Monaco.

Con una selezione di 60 oli e 20 acquarelli, tra i più significativi del suo lavoro, la mostra al Museo d'arte Mendrisio si incentra su paesaggi e nature morte. Abbraccia tutto il variegato percorso pittorico di Purrmann, che si estende dal primo periodo francese, durante il quale dipinge accanto a Matisse i suoi primi paesaggi mediterranei, fino agli anni estremi contraddistinti dai coloratissimi paesaggi ischitani e liguri. All'interno di esso, un posto di rilievo è stato lasciato alla lunga stagione ticinese. Anche al Museo Hermann Hesse Montagnola si possono ammirare alcuni paesaggi; opere che accompagnano i preziosi documenti sul suo lungo periodo ticinese, ricco di amicizie e di incontri con eminenti personalità della cultura tedesca. Nella documentazione spicca soprattutto il carteggio, tenuto nel corso degli anni, proprio con il grande scrittore di lingua tedesca Hermann Hesse, che è al centro di un approfondito studio svolto in concomitanza di questa rassegna e pubblicato in catalogo.

Accompagna le rassegne un catalogo in doppia versione (italiano e tedesco) ricco di contributi critici e corredato di circa 90 immagini a colori.


Cenni sulla vita e sull'opera

Hans Purrmann nasce a Speyer nel 1880. Si forma come artista a Monaco e a Berlino, tra i maestri dell'Impressionismo tedesco (Liebermann, Slevogt e Corinth) e le nuove avanguardie (Kandinsky, Klee, Marc); poi – tappa decisiva – a Parigi dove si trasferisce nel 1905 per rimanerci fino al 1914. A Parigi Purrmann si confronta con l'opera di due figure che si riveleranno decisive nel suo percorso: Paul Cézanne e Henri Matisse, di cui sarà discepolo e amico. Dopo il rientro a Berlino, si stabilisce a Langenargen, sul lago di Costanza. Tra il 1935 e il 1943 soggiorna a Firenze, ricoprendo la carica di direttore dell'Istituto germanico di Villa Romana. Risiede infine, vicino all'amico Hermann Hesse, a Montagnola nel Canton Ticino dove dimora dal 1944 per oltre un ventennio fino alla morte, nel 1966. Nei suoi innumerevoli viaggi predilige l'Italia e la Francia, trovando soprattutto nei luoghi di mare i motivi per la sua pittura. Purrmann rimane legato ai generi del paesaggio, degli interni, delle nature morte, del ritratto. Molti sono i soggetti che ripete in più varianti, seguendo una prassi cezanniana. Nel 1962 la prima importante retrospettiva itinerante (da Monaco a Francoforte), seguita da quelle di Mainz (1966 e 1980) e da altre in alcuni tra i maggiori istituti tedeschi, fino alla più recente, itinerante, del 2006 (Tübingen, Saarbrücken e Schloss Gottorf).

Catalogo in italiano e tedesco con contributi di Felix Billeter (Hans Purrmann Archiv), Simone Soldini, Matteo Bianchi, Eva Zimmermann

Orari Museo d'arte Mendrisio: ma-ve 10.00-12.00 / 14.00-17.00 sa-do 10.00-18.00

Orari Museo Hermann Hesse: tutti i giorni (anche lunedì e festivi) 10.00-18.30

Info www.mendrisio.ch/museo o museo@mendrisio.ch www.hessemontagnola.ch o info@hessemontagnola.ch




giovedì 24 febbraio 2011

Valerio Berruti firma l'artwork del Film "Langhe Doc - Storie di eretici nell'Italia dei capannoni"

Valerio Berruti firma l'artwork del Film "Langhe Doc - Storie di eretici nell'Italia dei capannoni".
L'artista verdunese, attraverso tre disegni su carta da spolvero, ha raccontato la trasformazione delle "sue" Langhe, in bilico tra eccellenza paesistica e degrado, tra la fresca candidatura a Patrimonio dell'Umanità Unesco e i segni di uno sviluppo edilizio scriteriato.
Questo è "Langhe Doc - Storie di eretici nell'Italia dei capannoni": un film documentario del regista Paolo Casalis, un libro del giornalista Federico Ferrero, una serie di disegni su carta di Valerio Berruti.
Tre forme espressive, tre diverse sensibilità per racontare le Langhe.
Il film, sarà presentato in anteprima nazionale al Festival Piemonte Movie di Torino, il 4 Marzo (ore 19:00, Cineporto di Via Cagliari 42, Torino)
Per informazioni, immagini, trailer: www.langhedoc.it
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Langhe Doc - Storie di eretici nell'Italia dei capannoni
un documentario di Paolo Casalis / durata: 52'
Con: Giorgio Bocca, Maria Teresa Mascarello, Mauro Musso, Silvio Pistone

www.langhedoc.it



"Nel breve spazio della mia lunga vita l'Italia è cambiata in una maniera spaventosa.
É tutta una lotta contro il tempo, bisogna riuscire a diventare civili
prima che il disastro sia completo.
Bisogna vedere se arriviamo ancora in tempo a salvare questo paesaggio.

Per me in gran parte l'abbiamo già distrutto."
Giorgio Bocca in "Langhe Doc"


Sinossi

Tre personaggi, tre produttori di cibo, tre "eretici" perchè pensano e agiscono in modo diverso rispetto agli altri, per raccontare un unico territorio, le Langhe, universalmente riconosciute come uno dei luoghi più belli d'Italia, di recente candidato a diventare "Patrimonio dell'Umanità Unesco".
Ciononostante, l'urbanizzazione, la cementificazione, il progressivo abbandono delle aree e dei mestieri meno redditizi rischiano di trasformare le Langhe nell'ennesimo tassello di quella che in "Langhe Doc" Giorgio Bocca definisce "l'Italia dei capannoni".
Quelle di Maria Teresa Mascarello, Silvio Pistone e Mauro Musso sono storie di chi ha intravisto un futuro che non gli piaceva e lo ha rifiutato. Piccole sfide in cui tuttavia è possibile intravedere una dimensione ben più ampia; sfide ancora aperte, non ancora del tutto vinte e che forse non lo saranno mai:loro si muovono in una direzione, il mondo in un'altra, del tutto opposta.

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