Elogio del pensiero libero
DI LUIGI MAZZELLA
Editore: Avagliano
Data di Pubblicazione: febbraio 2020
EAN: 9788883094187
ISBN: 8883094182
La presentazione del libro “Elogio del Pensiero Libero”
di Luigi Mazzella
Lunedì 24 febbraio alle ore 16,30 presso l’AULA TURINA DELLA CORTE DEI CONTI, a Roma, Via Antonio Baiamonti, 6 sarà presentato l’ultimo libro del professor Luigi Mazzella “Elogio del Pensiero Libero” edito da Avagliano.
La presentazione del volume "Elogio del pensiero libero" di Luigi Mazzella
Luigi Mazzella, nato a Roma, scrittore e giornalista, Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale, Avvocato Generale dello Stato emerito, Ex Ministro per la Funzione Pubblica e grande saggista sarà presente all’incontro per parlare del suo ultimo lavoro.
Lo scrittore Nino D’Antonio nella sua recente recensione al libro si chiede a quale genere potrebbe appartenere tale trattazione. Il riferimento più immediato è il saggio, tenuto conto del sapere, della dottrina, della cultura storica e filosofica di cui il testo si nutre maggiormente. Tuttavia, se consideriamo la trattazione degli argomenti e una costante contaminazione di idee che ti affascina e nel contempo ti fa riflettere, risulta una lettura scorrevole, lucida, di alta qualità letteraria e umanistica. Da ciò scaturisce la qualità narrativa e l’indagine accorta sul pensiero libero, dall’antica Grecia all’Umanesimo fino alla nostra civiltà occidentale con una voglia del lettore e un desiderio continuo a proseguire la lettura, per conoscere le conclusioni finali che fa questo importante scrittore.
La ricerca di un pensiero libero
Secondo l’autore, l’esigenza di avere un “pensiero libero” come bisogno concreto, non nasce da un anelito astratto ad avere una situazione “ottimale”, ma da un bisogno “drammaticamente” concreto e più specificamente politico. Se “politica” è fare al meglio l’interesse della “polis” (vale a dire di una comunità organizzata su un territorio circoscritto che ha propri usi, costumi, abitudini, consuetudini di vita e specifiche leggi dirette a regolare una pacifica e ordinata convivenza civile) l’interesse precipuo dei governati è che le persone elette e incaricate di curare la res publica abbiano la mente sgombera da preconcetti e pregiudizi di qualsiasi natura e possano applicare nella ricerca delle soluzioni dei problemi della collettività la razionalità e la logica che sono espressione unicamente di un pensiero libero. Se ciò non avviene, il “Malgoverno”, magistralmente dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo pubblico di Siena è del tutto inevitabile. E ciò anche se non è strettamente necessario attribuirlo in modo fideistico a opera del Diavolo. Anche le Teocrazie producono inevitabilmente metodi di governo non dettati, certamente, dal bisogno di aiuto dei governati ma piuttosto all’esigenza di operare per la maggiore gloria di un Dio sulla Terra. Sono, in altre parole, forme palesi di “Malgoverno” che tengono poco conto della “polis” dei viventi e si preoccupano molto, invece, di un’astrazione non provata e non dimostrabile che condiziona il pensiero umano, sino a condurlo nel vicolo cieco dell’irrazionalità. In conseguenza, i connotati del governo giusto, equanime su tutto e nei confronti di tutti si smarriscono e sono sostituiti dalla parzialità faziosa, sia pur dettata da un preteso nobile istinto di fratellanza religiosa. Ma il “Malgoverno” s’instaura anche quando a orientare i governanti in luogo del fideismo religioso è il fanatismo ideologico a ostacolare o tentare di condizionare l’esercizio del pensiero libero. Anche il Dualismo filosofico, come quello di Platone e dell’infinita sequela dei Post-Platonici fino agli Idealisti tedeschi post-hegeliani, introducendo un elemento di fantasia non provato né dimostrabile (come il Mondo Iperuranio che nessun telescopio può mai scorgere, l’Idea Universale, “chioccia” attenta a non perdere il contatto con i tanti Io particolari disseminati sul Pianeta, i giochi astratti e invisibili della mente che giocano a rimpiattino tra tesi, antitesi e sintesi e via dicendo) allontana i responsabili della res publica dagli interessi concreti della gente che sono hinc et nunc e hanno bisogno di azioni mirate a risolverli con immediatezza e non di certo di utopie mirate o alla gloria del magma astratto della Patria o al benessere dell’intera Umanità, entità ugualmente impalpabile e vaga. Ho avvertito il bisogno di tessere, nel mio libro, l’Elogio del pensiero libero non per scrivere un’opera filosofica, sociologica o letteraria (come pure è stato detto da un recensore) ma per indurre, “sperabilmente” i miei connazionali a puntare, con acutezza e perspicacia, uno sguardo libero e non fuorviato da pluridecennale militanza o simpatia partitica, sulla vera “politica” quella che si propone e dà mostra di volere curare gli interessi concreti e reali della polis. Il mio libro è un invito a liberarsi dai paraocchi della fede (che predica amore universale in teoria e alimenta guerre sia pure sante nella pratica quotidiana) o dell’ideologia (che esalta il buonismo diffuso a trecentosessanta gradi o l’entità astratta della Nazione, l’una e l’altra al solo fine di occupare poltrone e cadreghini). Governare non significa servire gli interessi di padroni stranieri (che nel Risorgimento furono inglesi e francesi contro l’impero austro-ungarico, oggi sono gli gnomi di Wall Street e della City contro la ripresa industriale negli Stati - membri dell’Unione Europea), ma quelli della nostra polis che non è l’ecumene terrestre… ma l’Italia con i suoi pregi e i suoi difetti; e comunque l’Italia! Italy first! (Sì, come America e Great Britain). D'altronde, empiristi, pragmatici, concreti, efficienti, prima degli Statunitensi e degli Inglesi furono i Romani della Repubblica! Nel mio libro ho voluto ricordarlo!
APPROFONDIMENTO:
DENTRO L’OPERA DI AMBROGIO LORENZETTI:
L’elogio del pensiero libero, gli effetti del buono e cattivo governo, della giustizia e del benessere visto con l’occhio curioso e sottile del grande artista senese Ambrogio Lorenzetti (1285/90 –1348).
Da sempre i popoli hanno avuto governanti che hanno dato a loro la prosperità e il benessere, soprattutto quando erano animati da buoni propositi e si interessavano del bene comune, oppure, che hanno costretto i propri cittadini a dolorosi momenti della storia, inique, guerre, povertà, soprusi e inganni quando erano spinti da accorti interessi personali, familiari o di parte. Un artista e il cantore della città purificata che ha rappresentato magnificamente il Buono e il Cattivo Governo, è stato Ambrogio Lorenzetti, con un'opera densa di momenti simbolici, allegorici, e di grande significato e raffinata bellezza.
Ambrogio Lorenzetti, artista che dai Commentari di Lorenzo Ghiberti risulta essere stato, oltre che grande pittore, acuto filosofo, è universalmente celebre per gli affreschi del Palazzo pubblico di piazza del Campo a Siena. Le Allegorie, la descrizione degli effetti che sul Buono e sul Cattivo Governo possono avere le idee dominanti in un Paese meritano una riflessione. Non si fa fatica, infatti, a indovinare che per il Mal Governo l’Italia gli abbia offerto molto materiale (la Iustitia legata, svilita, senza manto, scettro e corona: la bilancia spezzata in due; la Tirannide strabica, zannuta e, come il diavolo, cornuta, la zampa artigliata e via dicendo); riesce, invece, più difficile immaginare da quale Paese l’artista abbia tratto ispirazione per descrivere e affrescare le scene del Buon Governo. Secondo l’autore Luigi Mazzella è pensabile che “il Lorenzetti abbia immaginato per il suo luogo di Bengodi, la polisgreca e la res publica Romana, quella antecedente all’immigrazione ebraica, cristiana e all’egemonia del pensiero platonico (e post). In quei luoghi, prevaleva ancora una visione monistica della realtà, priva delle fantasie e fumisterie del dualismo religioso e filosofico, basata sull’individualismo concreto e non sull’universalismo astratto delle Idee che prendono il posto delle cose”. In fondo, - confessa l’autore - tutti gli idealismi mascherano la realtà e rendono soprattutto la lotta politica più aspra e conflittuale per la carica di odio che è connessa a ogni “diversità” di opinioni, manifestata dagli esseri umani.
L’opera:
L'Allegoria è un ciclo di affreschi eseguiti da questo grande artista della pittura medievale, presente nel Palazzo Pubblico di Siena e databile al 1338-1339. Gli affreschi si trovano nella Sala del Consiglio dei Nove, detta anche Sala della Pace.
Ambrogio Lorenzetti, grande interprete della stagione della pittura senese del 300, fratello di Pietro, raggiunse tra il 1280 – 1285, nel campo della pittura significativi risultati molto diversi rispetto all’opera di Giotto o di Giovanni Pisano che trattavano l’arte con un crudo realismo drammatico. Ambrogio, saggio filosofo e convinto seguace di Simone Martini e Duccio Buoninsegna seguì le orme di questi due importanti interpreti senesi, con un’attenzione particolare per la vita politica e sociale. Alla prospettiva fiorentina contrappose la preziosa decorazione con la delicata e sinuosa linea di contorno senese. Un grande risultato pittorico è visibile nel ciclo del Buon Governo e del Cattivo Governo, una serie di grandi affreschi presenti nella Sala dei Nove a Siena, con la parete di sinistra, delicata all’Allegoria del Buon Governo e, in quella di destra con gli Effetti del Buon Governo in città e in campagna. Questi affreschi sono stati realizzati da Ambrogio tra il 1938 e il 1939, dopo la morte di Giotto (1937) e subito dopo la partenza di Simone Martini ad Avignone. Il ciclo di immagini rappresentate si snoda tra tre pareti del salone di rappresentanza. In quella minore è rappresentata l’Allegoria del Buon Governo, mentre nelle pareti lunghe, nella prima, sono rappresentati gli effetti del Buon Governo in città e in campagna e nella seconda parete le allegorie e gli effetti del Cattivo Governo in città e in campagna.
Nella maestosa Allegoria da favola incantata carica di aspirazione e ottimismo vi è un complesso intreccio di figure allegoriche che Ambrogio ha ripreso dalle teorie filosofiche di San Tommaso d’Aquino. In tale visione è dipinto il Buon Governo rappresentato da un vecchio saggio con corona, scettro e scudo. Seduto in trono con sotto le figure alate di Fede, Speranza e Carità. Alla sua destra siedono la Temperanza e la Giustizia rappresentata in una dimensione quasi identica al gran saggio che tiene una bilancia, simbolo dell’alta sapienza. Più sotto, vi è una sfilata di 24 consiglieri della città che reggono due cordoni che la concordia porge a loro. I due cordoni stanno a indicare come ogni cittadino debba essere legato all’altro da convinta volontà di giustizia. In questo modo il potere celebra se stesso e la propria potenza politica facendosi rappresentare come un governo saggio a cui tutti devono concorrere nel rispetto delle leggi divine e degli uomini. Nella grandiosa allegoria sugli effetti del Buon Governo in città e in campagna, tuttavia, Ambrogio Lorenzetti riesce a liberare dalle maglie e dalle costrizioni simboliche rappresentazioni di insolita spontaneità e bellezza. L’affresco lungo 14 metri, rappresenta la città di Siena, quasi una istantanea immediata che documenta in tempo reale la vita sociale di quel tempo. E’ la prima volta che nella pittura medievale il paesaggio acquista un ruolo paritario a confronto con le figure rappresentate. Non più fondi oro di ascendenza bizantina e figure grandi e piccole a seconda l’importanza del personaggio rappresentato ma tutte considerate dello stesso valore. Il paesaggio, così, diventa il soggetto principale al pari delle figure rappresentate, con interessanti descrizioni di vita; il lavoro dei campi, le chiese, le torri in muratura e i grandi palazzi merlati descrivono magistralmente gli effetti positivi del Buon Governo, con i muratori, i mercanti, gli artigiani e gli abitanti senesi che fiduciosi riempiono la città. Tali effetti positivi si avvertono anche fuori le mura cittadine con una operatività, un ottimismo e una sicurezza presente tra gli abitanti.
LA RIFLESSIONE:
Quello che ci vuol far comprendere Ambrogio Lorenzetti in questo ciclo pittorico che ci può essere un Buon Governo se ogni cittadino dimostra nella collaborazione di essere legato all’altro nel bene generale della collettività, non come purtroppo succede oggi, in un perenne conflitto d’interessi personali, finanziari e di potere che di fatto annichiliscono e riducono al collasso la speranza di un futuro migliore. Tutt'intorno a noi, oggi, permangono una catasta di relitti e di idee negative personificate egregiamente tanti secoli fa da Ambrogio Lorenzetti nella rappresentazione del Cattivo Governo, come per esempio nell'allusione della pena di morte presente nella didascalia in altro di un ’affresco, oppure, la scena di una figura di un uomo seduto in trono con le corna che calpesta la Giustizia. Quasi tutte le figure principali rappresentate sono circondate da presenze allegoriche di Crudeltà, Perfidia, Frode, Ira, Discordia, Guerra, Tirannide, Avarizia, Vanagloria e scene tremendamente drammatiche di violenza, assassinii, saccheggi e distruzioni. Proprio la cronaca puntuale ed esatta degli eventi distruttivi che viviamo ogni giorno intorno a noi!!! Sandro Bongiani
Video:
Ambrogio Lorenzetti, L'allegoria del buon governo Palazzo Pubblico frescos: Allegory and effect of good and bad government.
Durata del video 10:17 https://youtu.be/jk3wNadYA7k
L’intervista di Moondo all’autore di Elogio del Pensiero Libero.
“Elogio del pensiero libero” ultimo libro del Prof. Mazzella: intervista all’autore:
https://moondo.info/elogio-del-pensiero-libero-ultimo-libro-del-prof-mazzella-intervista-allautore/