CRISTIANO GABRIELLI
MOUSETRAP_________l'antico suono di un appunto di chimica semplice
29 novembre-9 dicembre 2008
Inaugurazione: sabato 29 novembre dalle ore 18,00
MASSENZIO ARTE 2005
via A.Cotogni, 16
Roma
Collegamenti:
Uscita n°26 GRA (via Pontina) Via Pontina, km 13, altezza via Valleranello (zona Valleranello-Spinaceto)
Orario di visita: dal lunedì al sabato ore 17-20, festivi esclusi
Chiusura: domenica
Tel. 339-8712557
Ingresso libero
Direzione artistica: Alessandro D'Ercole
Interventi in catalogo di Laura Giancaspero e Massimo Locci
Organizzazione: Massenzio Arte
Soundtracks: Silvio Viscogliosi
Ufficio stampa mostra: Made in my mind: 339-8712557 goblinglass@superdada.com
info: cristianogabrielli@virgilio.it
Unione degli opposti, antinomie conciliabili, orrore disneyano quotidiano: nella ricerca artistica di Cristiano Gabrielli, impegnato a Roma in un suggestivo intervento site-specific di interpretazione dell'architettura e dello spazio, che costituisce anche la sua prima esposizione personale, si rappresentano nuovi ed antichi elementi in eterno scontro dialettico e formale, esistenziale ed estetico.
Nello spazio Massenzio Arte 2005, sito in via A.Cotogni, più un vero e proprio incubatore di realtà, eventi ed operatività artistiche che un mero contenitore di residenze-studio per artisti, si realizza, dal 29 novembre al 9 dicembre, l'intervento site-specific MOUSETRAP di Cristiano Gabrielli: la costruzione di uno teatro astratto che si rende temporaneamente visibile e praticabile, diversamente fruibile ed interpretabile in base all'influenza emozionale espressa, vissuta, rappresentata.
L'artista, giunto dopo molti anni di ricerca ad uno stile ricco, acuminato e personalissimo, interpreta lo spazio e le sue superfici nelle loro possibilità di diventare contenitore-trappola, ridefinendo temporaneamente la destinazione d'uso di tre zone della struttura architettonica, modificandole in occasioni di azione e reazione, di visualizzazione sensoriale ed emotiva.
Le superfici delle porte di accesso, che si fanno schermi sensibili, scenografie e quinte interiori, realizzano un filtro osmotico, il confine, il bordo che è punto di ingresso e ferita, nodo topologico di scambio e barriera di protezione, momento di soluzione e di coagulazione.
I dispositivi di generazione dei suoni, sculture installate davanti alle porte-membrane nelle superfici antistanti al varco di accesso ed alla coorte interna, sono macchine utili, semplici e tecnologiche, ma allo stesso tempo strumenti musicali o ritmico - tribali, che clonano nell'estetica stereotipi ben riconoscibili.
Nei loro elementi si delineano immagini-feticcio, strutture e funzioni evocative: pretesti all'indagine ed alla ridefinizione artistica come fasi alchemiche utili alla sublimazione, alla rotazione intorno a punti fissi, che consentono la rilettura e l'interpretazione tanto del vissuto esistenziale, quanto la visione di più ampie dinamiche antropologiche.
All'interno, l'acustica naturale dell'edificio viene sfruttata per esaltare il senso di sorpresa rispetto al cambiamento di scala tramite ciclopizzazione.
Tutto questo vuole rappresentare e divenire la metafora della dialettica tra elementi macro e micro e creare una assonanza ed un percorso di dialogo tra mondo esistenziale interiore e spazio di manifestazione esterna.
Il connettivo interno diviene una gigantesca cassa armonica, un music-box che si svuota dalle stimolazioni visive per accogliere le suggestioni sonore, in un'evoluzione dinamica in tre movimenti, originati dal suono antico ed essenziale della nuda azione psicologica di lotta e confronto: scatto di trappola, clamore di lotta generata dal contrapporsi e dal combattersi di antagonisti naturalmente o apparentemente antitetici.
Passaggi tra suoni elettronici, tensioni estetiche e simboliche opposte non direttamente assimilabili, eppure dirette verso il medesimo nodo del sublime: movimenti di entropia, differenziazione, sofferenza, indirizzati verso una vibrazione armonica di sintonia, unità ed unione chimica.
Per Cristiano Gabrielli, in questo suo lavoro e nell'originalità operativa come nell'esistenza, è la stessa unicità che è in piena reversibilità tanto crisma di percezione del dolore sensibile, denudamento delle apparenze ottenuto tramite scorticamento dei punti vulnerabili, quanto nel suo ambigramma qualità di riscatto, evidenziata proprio nelle zone di contatto e sutura, di attesa e di stasi dove sembra manifestarsi la condanna all'immobilità, alla sconfitta ed alla resa.
La tensione è verticale: sfuggire alla contemplatività e virtualità delle attitudini espressive ed esistenziali contemporanee, rendere in piena e chiara evidenza la qualità ed i percorsi della ricerca rispetto alle possibilità e all'obbligo di attenzione, progettualità, verità, coerenza, stile, effettività, platonismo.
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Da: florindo ruta <massenzioarte@yahoo.it>