"La cifra stilistica di Nan Yar risiede nella capacità che l'artista belga ha di tirare fuori dall'anima le emozioni e di trasformarle in visioni, contemplazioni, un estraniarsi per ritrovarsi attraverso, da un lato, lo scontro cromatico che produce immagini finanche oniriche, dall'altro un'attenzione alla figura femminile che diventa simbolo, si fa a volte bellezza, a volte storia, a volte eternità, mai dimentica dell'approccio gnoseologico e filosofico che ogni opera d'arte deve avere.
La visione filosofica è precipua nel percorso estetico di Nan Yar, vive il tempo della bellezza come capacità di dire il mistero della vita, di quel qui ed ora che non sfugge mai all'artista, che assume, ci sembra dire l'artista belga, un ruolo sciamanico, quasi rabdomante per le strade della bellezza, che si fa opera d'arte solo se diventa capacità di attrarre, di dire, di testimoniare.
Per questo l'opera d'arte ha, per Nan Yar, sempre e comunque una forte valenza etica, mai di provocazione ma sempre di riflessione, di trasmissione di un messaggio che frantuma le certezze consolidate, crea dei crepacci, per dirla con il noto filosofo austriaco Friedrich Waismann, dove si inseriscono le opere d'arte, tasselli di un sicuro approdo verso una chiara visione del mondo.
Quella di Nan Yar è, dunque, una precipua weltanschauung, costruita su una duplice ricerca, filosofica ed artistica, perché sempre e comunque, e ce lo insegnano i fratelli Schlegel e Schleiermacher, Hegel e Schelling, Giovanni Gentile e tanti altri, ad ogni opera d'arte corrisponde un rimando metafisico, che va enucleato, sviscerato, persino chiarito e contemplato.
Come fa, in modo decisamente plastico, Nan Yar."
Massimo Pasqualone critico letterario e d'arte, poeta e giornalista, docente universitario.
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