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venerdì 13 gennaio 2017
Genova, Museo Villa Croce: Silvia Celeste Calcagno "If (but I can explain)" 19 GEN 2017
A Latina una mostra sulle musiche delle Città di Fondazione
Musiche e spartiti della Battaglia del Grano e delle Città di Fondazione in mostra allo Spazio Comel a Latina.
Si terrà sabato 14 gennaio alle 17,30 l'inaugurazione della mostra Inediti aspetti musicali del Ventennio, presso lo Spazio Comel, Via Neghelli, 68 a Latina.
La mostra sarà visitabile fino al 28 gennaio ed ospiterà spartiti, vinile, fotografie e radio originali dell'epoca.
Il 21 gennaio alle 17,30 la presentazione delle musiche e degli spartiti delle Città di Fondazione.
La mostra è parte del progetto promosso dalle Edizioni Novecento e dal Dizionario della Musica in Italia - DMI, sostenuto dalla Regione Lazio, che ha già visto la presentazione a Roma del volume-catalogo a cura di Claudio Paradiso.
Dopo circa otto anni di ricerche è stato realizzato un volume interamente dedicato a due aspetti musicologici nazionali finora mai affrontati: tutte le musiche composte per la Battaglia del grano (anni 1925 1935) e tutte le musiche dedicate alle Città di fondazione italiane (anni Trenta). È stata raccolta la documentazione reperibile in Italia, in collaborazione con la Biblioteca nazionale centrale di Firenze, l'Istituto LUCE, i più noti collezionisti privati, biblioteche e archivi sia pubblici sia privati.
Sono stati recuperati inoltre preziosi documenti sonori originali superstiti grazie all'aiuto della Discoteca di Stato (oggi ICBSA) e di molti collezionisti italiani; una volta digitalizzati hanno dato vita tutti insieme a un CD assolutamente unico nel suo genere che è allegato al volume.
L'Agro pontino e le sue città nuove figurano due volte protagonisti di questa particolare pubblicazione. Il lavoro di ricerca, introdotto dall'Assessore alla cultura della Regione Lazio Lidia Ravera, è arricchito da due grandi firme della ricerca italiana: il musicologo Guido Salvetti e lo storico Roberto Reali.
Il libro, cartonato e dalla veste raffinata, ricco di quasi 200 illustrazioni inedite o rare, e il CD audio allegato sono pubblicati dalla casa editrice Novecento di Latina, specializzata in tematiche relative al XX secolo.
Il progetto vanta il patrocinio e il contributo della Regione Lazio (L.R. 27/2001 Interventi per la conoscenza, il recupero e la valorizzazione delle Città di Fondazione), della Provincia di Latina nell'ambito dell'80° della Fondazione (le città pontine fanno la parte del leone nel panorama nazionale e quindi nel volume), dei Comuni di fondazione Aprilia, Arborea, Latina, Pomezia, Pontinia, Predappio, Sabaudia, Torviscosa, Tresigallo, dell'Istituto LUCE e di quello del DMI – Dizionario della Musica in Italia di Latina.
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"La Femme Fontaine" e "White Rabbit Fever" in mostra alla Galleria Matèria, Roma
Fino al prossimo 25 febbraio, presso le sale della galleria romana, Alix Marie e MaijaTammi presentano al pubblico una combinazione di opere fotografiche e scultoree, stratificando un dialogo dai labili confini tra arte e scienza, dai tratti quasi ossessivi, accademici e profondamente autobiografici.
Ripercorrendo la storia della fotografia stessa, che nelsuo primo decennio di vita fu mero strumento a servizio della scienza, realtà tangibile e visione si fondono nell'operadelle due artiste in mostra.
Tra mito e introspezione si colloca l'istallazione scultorea diAlix Marie, realizzata con calchi in cemento del suo corpo; mentre i confini tra la vita e la morte, il bello e il rivoltante diventano labili nel lavoro di Maija Tammi, in dialogo con la fascinazione umana alla ricerca della vita eterna.
La Femme Fontaine e White Rabbit Fever offrono visioni dissonanti e una profonda riflessione sulla costante e inviolabile azione del tempo, valore universale, cui si contrappone la nostra umana, inesausta ricerca utopica dell'invincibilità.
La mostra sarà visitabile fino al 25 febbraio 2017, dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00, presso Matèria Gallery, via Tiburtina, 149-Roma.
BIOGRAFIE
Alix Marie (Parigi, 1989) www.alixmarie.com
È un'artista francese residente a Londra, dove ha conseguito un MA in Fine Art Photography al Royal College Of Art; a partire dal 2009, contanumerose esposizioni all'estero e partecipazioni a residenze in Slovenia(2012), Islanda (2012), Scoziae Marocco (2014), V&A museum Londra (2014) e vincitrice del premio fotografico Peaches and Cream di Millennium Images nel 2014.
MaijaTammi (Helsinki, 1985) www.maijatammi.com
È un'artista e fotografa finlandese. Dopo il Master in Visual Journalism, ha lavorato per sei anni come fotogiornalista, prima di comincicare la sua carrier artistica.
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L’addio di Obama a Chicago, il pittore Guadagnuolo lo omaggia con una grande mostra
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Milano: mostra "Guido Alimento. Reflex" - con gentile richiesta di segnalazione
a cura di Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo
Inaugurazione lunedì 16 gennaio, ore 18.30
Lunedì ore 15 - 18, martedì - venerdì ore 10 - 13 / 15 - 18
scaricabile dal sito Internet www.made4art.it
Spazio, comunicazione e servizi per l'arte e la cultura
Via Voghera 14 - ingresso da Via Cerano, 20144 Milano
www.made4art.it, info@made4art.it, t. +39.02.39813872
Un evento M4E - MADE4EXPO
Collezione Giuseppe Iannaccone | La Triennale di Milano | Giuseppe Iannaccone: Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé - opening 31 gennaio 2017
ITALIA 1920-1945
UNA NUOVA FIGURAZIONE E IL RACCONTO DEL SÉ
1 FEBBRAIO – 19 MARZO 2017
Francesco Menzio, Ritratto di giovane, 1929, olio su tela |
sono lieti di annunciare
COLLEZIONE GIUSEPPE IANNACCONE
ITALIA 1920-1945
UNA NUOVA FIGURAZIONE E IL RACCONTO DEL SÉ
a cura di Alberto Salvadori e Rischa Paterlini
Promossa da Fondazione Triennale di Milano e Giuseppe Iannaccone
Direzione Artistica Settore Arti Visive Triennale Edoardo Bonaspetti
La Triennale di Milano
1 febbario – 19 marzo 2017
La Triennale di Milano e Giuseppe Iannaccone sono lieti di annunciare Collezione Giuseppe Iannaccone. Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé, una mostra a cura di Alberto Salvadori e Rischa Paterlini – curatrice della Collezione Giuseppe Iannaccone – promossa dalla Fondazione Triennale di Milano e da Giuseppe Iannaccone, parte del programma del Settore Arti Visive della Triennale diretto da Edoardo Bonaspetti.
La mostra, che aprirà dal 1 febbraio al 19 marzo 2017, espone per la prima volta in pubblico una selezione di 96 opere realizzate tra il 1920 e il 1945 della collezione privata dell'Avvocato Giuseppe Iannaccone, acquisite e scelte personalmente dal collezionista nel periodo compreso tra il 1992 – anno del suo primo acquisto – e il 30 novembre 2016.
Giuseppe Iannaccone inizia a collezionare alla fine degli anni Ottanta, per passione e curiosità, e trova nell'arte un rifugio intimo e personale, un luogo dell'anima accessibile solo a lui dove ricevere conforto e sostegno al di fuori della vita di tutti i giorni. Il suo interesse si concentra subito sull'arte italiana tra le due guerre, catturato dalla capacità degli artisti "non allineati", al di fuori dei canoni di Novecento e del ritorno all'ordine, di cogliere la profondità dell'animo umano in tutte le sue sfaccettature. Gli artisti – Birolli, Guttuso, Mafai, Pirandello, Scipione, Vedova… – e le loro opere diventano così compagni di viaggio, le loro biografie e le loro vicende umane e professionali diventano stimolo per continui studi e ricerche, nel tentativo di ricostruire un percorso non ancora così esplorato dalla storia dell'arte ufficiale, ma senza nessuna pretesa di completezza o esaustività.
L'incontro con alcune personalità influenti, come Elena Pontiggia, Claudia Gian Ferrari o Zeno Birolli, con cui negli anni inizia a confrontarsi, lo convincono sempre di più dell'importanza di perseguire la strada dettata dal proprio istinto, alla ricerca non tanto di grandi nomi da aggiungere alla propria collezione, ma di grandi opere di quegli artisti nella cui umanità si rispecchia. Per l'Avvocato Iannaccone l'opera d'arte è qualcosa di sublime, che alimenta lo spirito e che astrae lo spettatore, finché la contempla, fino a donare un'emozione senza tempo. Negli anni la sua raccolta è cresciuta senza seguire apparentemente un preciso ordine storico-cronologico, ma affidandosi a un gusto che si è andato raffinando e a un sapere sempre più qualificato, lontano dalle mode del momento, libero dalle responsabilità e dai vincoli didattici a cui un museo pubblico dovrebbe rispondere se volesse rappresentare il periodo tra le due guerre, senza preoccuparsi del mercato, arrivando spesso a opere decisive di artisti che per qualità pittorica e datazione aprirono la strada a un nuovo modo di fare pittura, segnando un momento significativo di cambiamento.
La mostra si apre con un'opera del 1920 di Ottone Rosai, L'Attesa. Crollato il mito metropolitano futurista della 'città che sale', Rosai si volge verso un arcaismo della forma, di retaggio masaccesco, riletto nella semplificazione volumetrica di Cézanne. L'artista ritrae quartieri popolari abitati da figure il cui verismo fisiognomico è sublimato partendo dal dato di natura per poi superarlo, indagandone pittoricamente la sostanza interiore e spirituale.
Il percorso espositivo si articola poi in nuclei tematici che raggruppano opere di artisti che hanno gravitato attorno a scuole e movimenti o che semplicemente hanno condiviso momenti ed esperienze, accomunati da affini sensibilità. Si comincia con la Scuola di via Cavour – uno dei numerosi gruppi sorti tra il 1925 e il 1945 in opposizione al cosiddetto 'ritorno all'ordine' promosso dal gruppo "Novecento Italiano" di Margherita Sarfatti – che con il suo rifiuto dell'astrazione e dell'eroismo littorio ricolloca al centro della propria ricerca l'uomo, annullato nel manichino postmetafisico o nel 'mito della stirpe' della classicità monumentale novecentista.
Le opere esposte di Mario Mafai, Antonietta Raphaël e Scipione, reali promotori del gruppo romano, sono accomunate da un linguaggio in opposizione al conformismo ufficiale, un linguaggio prevalentemente espressionista che troverà presto evoluzione nella pittura tonalista di artisti come Fausto Pirandello, Renato Guttuso e Alberto Ziveri, compagni di strada degli artisti della Scuola di Via Cavour e insieme a loro originali protagonisti del rinnovamento pittorico tra le due guerre. Dalla seconda metà degli anni Venti, la ricerca di una pittura giocata su essenziali stesure cromatiche sarà superata dai tre artisti per intraprendere, ciascuno sulla base della propria inclinazione e sensibilità, un più diretto e intenso lavoro di scavo nel reale.
Il percorso prosegue con un'opera di Tullio Garbari del 1931, che apre a una selezione di opere dei Sei di Torino – Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio – gruppo formatosi alla fine degli anni Venti presso lo studio di pittura di Felice Casorati. Le fonti e le predilezioni visive condivise dai Sei proiettano il gruppo verso una modernità pittorica di respiro europeo, soprattutto francese, con schemi compositivi semplici ed essenziali ma dal ritmo chiaro e vivace, anti-monumentale e intimista, che prendono definitivamente le distanze dalla retorica dell'arte di regime. I soggetti ritratti rivelano una predilezione per la sfera quotidiana e per il mondo degli affetti, che si riflette tanto nei paesaggi urbani e naturali attraverso cui i pittori torinesi riabilitano un genere considerato allora marginale, quanto nelle figure e nei nudi rappresentati in chiave antieroica, aperta al divenire della vita. Le stesse istanze post-impressioniste sostenute dai Sei di Torino vengono abbracciate anche dai Chiaristi lombardi, un gruppo di artisti che gravita attorno alla galleria Il Milione di Milano: Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni, con Adriano di Spilimbergo e, successivamente, Cristoforo De Amicis difendono una comune tendenza pittorica caratterizzata dall'uso di colori chiari, stesi in punta di pennello, giocata su gamme delicate per soggetti paesistici o per ambientazioni piccolo-borghesi e popolari, con un tratto quasi infantile, volutamente antiplastico, memore del primitivismo teorizzato da Leonello Venturi nell'omonimo testo del 1926.
Un'intera sala dedicata alle opere di Renato Birolli è lo snodo successivo, che anticipa l'esperienza di Corrente, rivista quindicinale fondata a Milano dall'allora diciassettenne Ernesto Treccani nel gennaio del 1938, alle soglie del secondo conflitto mondiale. Attorno al periodico si costituisce l'omonimo movimento artistico e intellettuale di poeti e scrittori (Nino Savarese, Vittorio Sereni, Elio Vittorini), critici (Sandro Bini, Raffaele De Grada, Umberto Silva) e filosofi (Luciano Anceschi, Enzo Paci, Luigi Preti). Luogo di confronto e dibattito, in cui una comune coscienza di libertà e di azione culturale è attenta alle tendenze più aggiornate della cultura artistica europea contemporanea, Corrente si oppone all'autarchia e all'isolamento nazionalista delle politiche culturali fasciste. Contrario alla pittura retorica e celebrativa sostenuta dal Premio Cremona, istituito nel 1939 dal gerarca Roberto Farinacci, il gruppo riunisce le forze innovatrici di giovani pittori e scultori di tendenze figurative tra le più eterogenee, il cui principale punto di riferimento è Guernica di Pablo Picasso: l'opera del 1937, ispirata ai fatti della guerra civile spagnola, diventa il simbolo di un'arte dell'impegno etico e civile in chiave risolutamente antifascista.
Una mostra organizzata presso la Galleria Il Milione nel 1933 anticipa il clima di opposizione al regime che contraddistinguerà poi il gruppo e vede la partecipazione di Aligi Sassu, Renato Birolli, Giacomo Manzù e Luigi Grosso. Anche Renato Guttuso ha nel frattempo instaurato intensi rapporti con Milano, a seguito anche della collettiva di pittori siciliani ospitata sempre alla Galleria Il Milione. Tr e anni più tardi il gruppo si amplia, con l'adesione di Giuseppe Migneco, Arnaldo Badodi e Italo Valenti. Dopo il 1940 si uniranno al movimento anche Bruno Cassinari, Ennio Morlotti e, qualche tempo dopo, Emilio Vedova. Nel giugno del 1940 la rivista è soppressa dalle autorità fasciste, ma Corrente continua la sua attività come spazio espositivo (la Bottega degli Artisti di Corrente in via della Spiga 9, a Milano), presieduta da Duilio Morosini, sostenuta e promossa dal collezionista sorrentino, ma genovese d'adozione, Alberto Della Ragione.
Il percorso prosegue con un focus su Filippo De Pisis. Lontano, come Rosai, dai canoni artistici ufficiali, De Pisis avvia il suo percorso artistico nella nativa Ferrara, dove conosce i fratelli De Chirico e Carlo Carrà, rimanendo suggestionato dall'atmosfera di enigmatica e intensa sospensione della loro pittura. Trasferitosi a Roma, segue dapprima la sua inclinazione letteraria, ma i nuovi stimoli pittorici recepiti durante il soggiorno romano (quando matura la decisione di dedicarsi alla pittura) si fanno ancora più intensi a seguito del trasferimento a Parigi nel 1925, attraverso l'elaborazione di uno stile personale e moderno in cui confluiscono con originalità suggestioni visive della grande tradizione colorista italiana, della pittura impressionista e della tavolozza di Soutine, di Matisse e dei Fauves, alle quali si aggiungerà poi la lezione di Turner (appresa direttamente durante i suoi soggiorni londinesi degli anni Trenta).
I soggetti prediletti da De Pisis sono i fiori e le nature morte, in cui riesce a fissare, con immediatezza, le emozioni che gli trasmettono gli oggetti, anche quelli più umili e fragili, cui affida la sua viva e intima visione esistenzialista della realtà. Rientrato in Italia a causa della guerra, De Pisis si stabilisce a Milano: la sua casa, come lo erano state in precedenza quelle di Roma e Parigi, diventa un punto di ritrovo per amici, poeti, letterati e pittori. Appartengono a questo periodo i dipinti di scene intime e domestiche pervase da una arcana sensualità, le brulicanti vedute milanesi e le nature morte cariche di oscuri presagi.
A chiudere la mostra l'opera del 1942 di Emilio Vedova Il Caffeuccio Veneziano, che con la sua fattura ruvida e l'atmosfera irrespirabile segna un punto di non ritorno. Il quadro esposto all'ultima edizione del Premio Bergamo, è sembrato ai giovani del gruppo di Corrente un vero e proprio detonatore anticlassico: non si poteva costruire, in piena guerra, una pittura nuova, "moderna", se non prima distruggendo i valori di quella che era andata di moda per vent'anni.
Accompagna la mostra il volume Collezione Giuseppe Iannaccone. Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé, un ricchissimo catalogo ragionato, edito da Skira, dedicato alla parte della Collezione Giuseppe Iannaccone riguardante le opere realizzate dal 1920 al 1945 e acquistate dal collezionista fino alla data del 30 novembre 2016.
Il volume ricostruisce per ogni opera dettagli interessanti e talvolta inediti, grazie all'ampia raccolta e schedatura scientifica realizzata fin dal primo acquisto nel 1992. La prima parte del libro – con una prefazione di Giuseppe Iannaccone, un'intervista di Alberto Salvadori al collezionista e un testo di Rischa Paterlini, curatrice della collezione – è dedicata al collezionista, alla sua personale visione della storia dell'arte che ha prodotto un racconto il più fedele possibile della vita e delle scelte che hanno caratterizzato questa collezione.
A seguire, Flavio Fergonzi introduce allo scorcio storico dei venticinque anni che interessano questo periodo della collezione con un testo che propone e analizza dodici temi critici per l'arte italiana; seguono i saggi di Fabio Benzi, Giorgina Bertolino, Paola Bonani, Fabrizio D'Amico, Lorella Giudici , Mattia Patti, Elena Pontiggia e Carlo Sisi, studiosi che hanno letto, studiato e indagato la collezione analizzando minuziosamente le vicende culturali e storico-artistiche degli anni dal 1920 al 1945. Corredano il volume le schede delle opere, in ordine alfabetico, intervallate da testi nei quali è narrata la storia che ha portato le opere in collezione o il rapporto del collezionista con gli artisti e con persone che sono state fondamentali nella costruzione della raccolta. Segue infine una ricca sezione di apparati, composta da un Regesto delle opere con tutti i dati tecnici necessari al fine di una ricostruzione storico-scientifica; da una Cronologia storico-critica, riferita all'arco temporale 1920–1945, nella quale sono riportati avvenimenti della storia politica e sociale italiana, dati biografici, mostre, premi e pubblicazioni riguardanti gli artisti della collezione e un'antologia critica per ciascuna opera; da un Regesto delle mostre, dove sono state ordinate per data le mostre a cui le opere hanno partecipato; e infine dalla Bibliografia, in ordine alfabetico per autore, che raccoglie, oltre ai volumi, la stampa quot idiana, quella periodica e i cataloghi delle mostre.
Durante il periodo di apertura al pubblico, una serie di attività arricchiranno il percorso di visita, offrendo ai visitatori interessanti occasioni di approfondimento.
Un ciclo di tavole rotonde con gli autori dei saggi in catalogo e i più importanti studiosi d'arte del periodo storico tra le due guerre verrà organizzato con appuntamenti a cadenza settimanale, ogni martedì alle 18.30. Il primo di questi appuntamenti sarà dedicato alla figura del collezionista, e con l'occasione verrà presentato il volume edito da Skira che uscirà in concomitanza con la mostra.
Inoltre, un calendario di incontri e visite guidate dedicate agli studenti universitari si aggiungerà alle normali attività didattiche organizzate e coordinate dal Dipartimento Educativo della Triennale.
Infine, all'interno delle sale verrà proiettato un docu-film che racconterà i diversi aspetti del periodo artistico tra le due guerre.
La mostra Collezione Giuseppe Iannaccone. Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé è realizzata sotto il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, della Regione Lombardia, del Comune di Milano e della Camera di Commercio di Milano; con il sostegno di Fondazione Credito Bergamasco, Lamborghini Milano; con la sponsorizzazione di AXA Art, Cassina e Open Care. Media partner Artshell e Marie Claire Maison. Catalogo Skira. Si ringrazia Tenuta Sarno 1860.
Il progetto grafico della mostra è a cura di Mousse Agency, l'allestimento a cura dello studio Oblò Architetti.
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Informazioni
Collezione Giuseppe Iannaccone
Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé
a cura di Alberto Salvadori e Rischa Paterlini
Direzione artistica: Edoardo Bonaspetti, Curatore Triennale ArteConferenza Stampa: 31 gennaio, ore 11.30
Inaugurazione: 31 gennaio, ore 18.30
Apertura al pubblico: 1 febbraio – 19 marzo 2017
Ingresso libero
Triennale di Milano
Viale Alemagna 6
20121 Milano
T. +39 02 724341
www.triennale.org
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