CorrieredelWeb.it Arredo&Design Arte&Cultura Cinema&Teatro Eco-Sostenibilità Editoria Fiere&Sagre Formazione&Lavoro Fotografia


IltuoComunicatoStampa ICTechnology Marketing&Comunicazione MilanoNotizie Mostre Musica Normativa TuttoDonna Salute Turismo




Ultime news di Mostre ed Esposizioni

Cerca nel blog

giovedì 20 ottobre 2016

Mostra d'arte e poesia in voce. Cerimonia Premio Internazionale "Apollo dionisiaco" Roma 2016.


L'Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea di Roma, Polo di libera creazione, formazione, ricerca e significazione del linguaggio umano, poetico e artistico, in Convenzione formativa con l'Università degli Studi di Roma Tre e con il Patrocinio dell'ANCI, della Regione Lazio e di Roma Capitale, Presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, Vicepresidente il dott. Renato Rocchi, Direttore Artistico Antonino Bumbica, cerimonia il Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea "Apollo dionisiaco" sabato 26 Novembre 2016 dalle ore 15,30 presso la Sala Aurea dell'Excel Roma Montemario
L'evento letterario e artistico celebra la significazione e il valore profondo di opere in poesia, opere in pittura, scultura, grafica e fotografia, di poeti e artisti affermati ed emergenti sul territorio mondiale.
Difficilissima è stata l'opera di selezione della Giuria fra 723 pregevoli opere, partecipanti da tutto il mondo

Le Poesie e le Opere selezionate saranno in voce ed in mostra ed ai vincitori sarà conferito il trofeo "Apollo dionisiaco", il diploma dell'Accademia, la significazione critica della presidente, la pubblicazione sul sito ufficiale dell'Accademiawww.accademiapoesiarte.it
L'effigie del trofeo in medaglia scolpita "Apollo dionisiaco" dell'architetto e orafo Marco Rocchi, realizzata con fusione a mano del Laboratorio Orafo di Via Margutta in Roma e da un disegno di Fulvia Minetti, è configurazione e commemorazione della funzione dell'arte: fondazione ciclica d'identità e di mondo. 

È sintesi delle opposte dimensioni del dionisiaco emozionale, notturno, inconscio e dell'apollineo solare, cosciente, sublimato in forma. 

L'arte sa toccare la vita e nel sentimento d'infinito e di bellezza apre al divenire dei significati della verità: rifigura uomo e mondo.
Per la sezione poesia il Primo Premio, trofeo aureo Apollo dionisiaco, è conferito a Stefano Zangheri, con la poesia come fogliail Secondo Premio, trofeo argenteo, a Matteo Bona, con Rinascita Assoluta e il Terzo Premio, trofeo argenteo brunito, a Marcello Di Gianni, Su di una sponda amara

Il Riconoscimento al Merito Speciale della Giuria in ex aequo a: Loretta Stefoni, La melopea dell'ora, Nunzio Buono, Se rimani, Leone D'Ambrosio, Salverei il silenzio più della parola, Vincenzo Ricciardi, nel passare, Gianni Terminiello, Fili di viali… seduti al sole, Sandro Montanari, Per essermi vicino, Michela Zanarella, Nel domani, Tiziana Gabrielli, Giovane è il tempo. 

Il Riconoscimento al Merito ex aequo a Daniela Cicognini, Riflessione, Massimo Mezzetti, Cogito, Giuseppina Crifasi, Metamorfosi, Antonietta Pastorelli, Che non sia l'ultimo verso, Luigi Lemetti, Amantes, Enea Solinas, Il mio dolore pre-ferito, Gabriella Cantoni, Uno strappo alla fodera del tempo, Giuseppe Melardi, Veduta, Valentina Lepri, Io sono qui, Gianluca Regondi, Le nuvole appese al vento, Stefania Calesini, Senza una ragione apparente, Paola Aglieri Rinella, Un giorno ancora, Massimiliano Testa, Sonetto imperfetto II, Daniela Basti, Ha un suono differente oggi il respiro, Alessandra Scarano, La madreperla, Rosaria Lo Bono, Tenero bacio di primavera, Giulio Bernini, Padre, Sonia Giovannetti, Il tempo, Francesco Pasqual, Più lunga è l'ombra di quand'eri, Franca Donà, Fragili cose, Manuela Magi, Ancora adesso, Gabriella Capone, Parole.

Le Distinte Partecipazioni in diploma chiamano sul palco i bambini: Gianluca Scalera, Valeria Maria Gallo ed Elsa Berardi.

Per la sezione artistica il trofeo aureo del Primo Premio è vinto da Romeo Mesisca, con l'opera Alla finestrail Secondo Premio è conferito a Liliana Lucia Consoli, con Anima nudail Terzo Premio a Patrizia D'Andrea, con Pensieri in ombra. 

Il Riconoscimento al Merito Speciale della Giuria è riconosciuto ex aequo a: Runqi Liu, Piangere, Stefania Fienili, Stanze segrete, Cesare Cassone, Summer 4, Valentina Bollea, Dove. 

Il Riconoscimento al Merito è assegnato ex aequo a Calogero Carbone, Visioni dionisiache, Ofelio Eufemio Federici, I clandestini, Vassiliki Kyriaki - Bitzarou, Vaso preistorico II, Grazyna Federico, Estate, Pierre-Paul Marchini, Passion, Andrea Riccò, Ade, Cristiana Rinaldi, Nudo di donna, Gianni Cara, Sedia con panneggio, Maria Giacoma Vancheri, Rosso e Nero, Carlo Damaggio, Almerina, Carmine Antonio Carvelli, Onironauta, Federica Fidanza, Luce, Dalila Bencivenga, Ricci di mare, Chen Chen, Color in her eyes, Luciano Pizzuti, Le Bosquet de Lautréamont, Irina Kopeykina, Il posto per sognare, Alberto Mesiano, Pourquoi, Gaetano Infantino, Convergenze spaziali, Anna Tonelli, Inquietudine, Alessandro Paolone, Luce nei capelli, Santina Bartolomei, Ammirarsi, Giuseppe Galati, Madre di montagna, Simona Fiore, Medusa, Alessandra Barucchieri Il destino si aggira come perso, Domenica Vivace, Creazione pagana, Lia Fantoni, Il canto degli alberi luce. 

Le Distinte Partecipazioni in diploma premiano i minori Patrizia e Federica Orofino e valorizzano gli artisti speciali del laboratorio d'arte dell'istituto Don Orione: Emiddio Aloia, Manolo Valente, Oreste Agnello.

Ospite d'onore in cerimonia è il prof. Tony Brophy, già docente in Letteratura all'American University di RomaConduttrice della premiazione è Adea Nicoletti e i musicisti Livia Brunelli al flauto barocco e Simone Colavecchi alla tiorba accompagnano gli ascolti. 
Autori e Artisti insieme donano un inestimabile sentimento di bellezza, in valorizzazione, in significazione, in eternazione della vita.


--
www.CorrieredelWeb.it

mercoledì 19 ottobre 2016

Triennale: premiati i vincitori della Mostra Believe

FINO AL 30 OTTOBRE IN MOSTRA LE MIGLIORI "CAMPAGNE SOCIALI" CONTRO IL FALSO. 

UN PROGETTO DELLE ASSOCIAZIONI DI CONSUMATORI MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO, ACU, ADICONSUM, CITTADINANZATTIVA, CONFCONSUMATORI, FEDERCONSUMATORI, LEGA CONSUMATORI E UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI,  IN COLLABORAZIONE CON REGIONE LOMBARDIA, FINANZIATO DAL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO


Triennale di Milano. Sono state premiate le migliori campagne sociali della mostra  "BELIEVE – L'originale non mente" sul tema della contraffazione. 

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 30 ottobre,  tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 10:30 alle 20:30. Ingresso libero.

Per Mauro Parolini, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia "per contrastare fenomeni come la contraffazione è necessaria una visione di sistema e un lavoro di squadra di tutti i soggetti istituzionali e privati del territorio. Abbiamo pertanto sostenuto ed apprezziamo questa iniziativa, che contribuisce a diffondere una cultura di corresponsabilità e di conoscenza delle conseguenze che l'illegalità genera".

"La mostra è accompagnata da un breve percorso informativo sulle conseguenze, spesso poco note, legate alla pratica della contraffazione. Il visitatore è coinvolto e stimolato ad un comportamento più responsabile" afferma Lucia Moreschi, presidente regionale del Movimento Difesa del Cittadino.

"BELIEVE" è il punto di arrivo del progetto "Originali d'Autore", realizzato da un gruppo di otto associazioni dei consumatori - Movimento Difesa del Cittadino, Acu, Adiconsum, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori e Unione Nazionale Consumatori  -  in collaborazione con la Regione Lombardia e con il finanziamento del Ministero dello Sviluppo Economico.


Di seguito l'elenco delle opere premiate:
-          1° Premio: "ETICHETTA" di  Alessandro Borrelli e Sara Ciceri (Istituto Europeo di Design);
-          2° Premio: "CAVO (SAGOMA UMANA)" di Carlotta Chiavazza e Sara Ciceri (Istituto Europeo di Design);
-          3° Premio:  "COMPLICE" di Alessandro Borrelli e Sara Ciceri (Istituto Europeo di Design);
-          Premio speciale miglior  video: "LA MAMMA FINTA" di Massimiliano Emmanuel Martinelli, Carlotta Giachino, Xhoana Lama, Riccardo Rametta (NABA).
-          Premio del pubblico: "NON E' UN GIOCO DA RAGAZZI" di Angela Celano, Cristina Ingrassia, Elena Fontani, Alejandro Perianez Ortiz (Accademia di Comunicazione);


--

Mostra storica "Istat da 90 anni connessi al Paese"


20 OTTOBRE 2016 - 7 GENNAIO 2017
ROMA | MONUMENTO A VITTORIO EMANUELE II - VITTORIANO | SALA ZANARDELLI

MOSTRA STORICA
"ISTAT. DA 90 ANNI CONNESSI AL PAESE"




Giovedì 20 ottobre alle ore 10.30 il presidente dell'Istat Giorgio Alleva alla presenza del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini e del vice sindaco di Roma Daniele Frongia dà avvio all'inaugurazione della mostra "Istat. Da 90 anni connessi al Paese". 

La mostra si svolge al Vittoriano - Monumento a Vittorio Emanuele II, uno dei siti gestiti dal Polo Museale del Lazio, ed è strutturata in un percorso che si snoda su due livelli narrativi paralleli che ripercorrono le principali tappe della storia dell'Istituto nazionale di statistica e quelle del Paese, a partire dal 1926.

Apre il percorso un video che illustra sinteticamente la storia dei novant'anni dell'Istat: dalla prima presidenza affidata alla personalità di Corrado Gini, cui si deve il noto indice per la misura della disuguaglianza nella distribuzione del reddito, fino a quella odierna di Giorgio Alleva 

Al primo piano della Sala Zanardelli, i visitatori possono seguire un itinerario (La storia dell'Istat) dedicato all'attività dell'Istituto attraverso materiali d'archivio che illustrano non solo gli eventi salienti della vita dell'ente ma anche le innovazioni e i cambiamenti metodologici e tecnologici che nel corso del tempo hanno caratterizzato i censimenti, le rilevazioni, la raccolta, l'elaborazione, la diffusione e la comunicazione dei dati.   

La sezione è arricchita dall'esposizione di volumi di pregio (Atlanti e Annuari statistici) fin dagli anni immediatamente successivi alla fondazione dell'Istat, di documenti selezionati dall'Archivio storico dell'Istituto, dall'Archivio Centrale dello Stato e dell'Università di Roma Sapienza

Inoltre, sono presenti rari macchinarialcuni risalenti al periodo precedente l'informatizzazione, utilizzati per la produzione statistica tra cuicomptometer, selezionatrici e perforatrici.

A chiudere il percorso è un video su come si realizza fase dopo fase una rilevazione statistica.

Il secondo itinerario  della mostra  (Narrare il Paese) è caratterizzato da grandi pannelli con foto di contesto, video, grafici e infografiche, che sintetizzano momenti significativi degli ultimi 90 anni della storia dell'Italia attraverso la chiave di lettura di sei diverse generazioni

La prima è quella della Ricostruzione del secondo dopoguerra; seguono le due generazioni del baby boomquella dell'Impegnoprotagonista delle grandi battaglie e trasformazioni culturali degli anni Settantaquella dell'Identità, chiamata cosi per il forte senso di appartenenzapolitica che ha caratterizzato le scelte di molti giovani di quegli anni e la realizzazione di obiettivi strettamente personaliperseguita invece da altri coetanei. 

La generazione di Transizione segna invece il passaggio tra il secolo scorso e quello in corso. 

Il panorama si chiude con altre due generazioni, in ordine cronologico quella del Millennio e quella delle Reti

Se la prima è la generazione dell'Euro e della cittadinanza europea, la seconda è costituita da coloro che sono nati e cresciuti nell'era di Internet, i cosiddetti nativi digitali "sempre connessi".

A condurre il visitatore in questa sezione sono quattro donnenate in differenti periodi storici: Maria, Anna, Francesca e Giulia; un espediente narrativo che consente di far vedere come la statistica sia in grado da raccontare storie e percorsi in cui è possibile riconoscersi anche individualmente. 

La mostra resta aperta dal 20 ottobre 2016 fino al 7 gennaio 2017, tutti i giorni, dalle ore 9.30 alle ore 19.00. L'ingresso è gratuito


Maggiori informazioni su:
www.istat.it/it/archivio/191024



--
www.CorrieredelWeb.it

martedì 18 ottobre 2016

Alessandra Baldoni | A debita distanza | 27.10.2016 h18




                                                           


Alessandra Baldoni

A debita Distanza | A suitable Distance


Per la sua prima personale nella Galleria Sabrina Raffaghello Arte Contemporanea Alessandra Baldoni presenta un progetto liberamente tratto dai Racconti di Franz Kafka a cura di Angela Madesani .

For the Alessandra Baldoni's first solo exhibition at Sabrina Raffaghello Arte Contemporanea we present a project freely adapted by Franz Kafka's tales by Angela Madesani.

















A debita distanza | di Angela Madesani

A debita distanza è il titolo della mostra di Alessandra Baldoni. Il riferimento è in primis a un modo di porsi dell'artista e quindi di chi guarda, è una sorta di auspicio. Sono lavori, realizzati nell'ultimo anno, dedicati alla prosa di Franz Kafka, ad alcuni racconti, lunghi, brevi e a un romanzo. La prima facile, quanto errata lettura, potrebbe essere quella di trovare nelle immagini un'illustrazione dei testi dello scrittore praghese: Un digiunatore, La metamorfosi, La tana, Alberi, Davanti alla Legge, Il cavaliere del secchio, Il messaggio dell'imperatore, Nella colonia penale, Il processo.
L'immagine, invece, nasce per un bisogno intimo, prepotente dell'artista di riuscire a rendere quanto ha metabolizzato, ha fatto proprio di una serie di scritti di uno dei più complessi scrittori del XX secolo. Baldoni non segue pedissequamente una traccia scritta. Non le interessa. «Cerco sempre di appendermi alle parole come un'acrobata e portarmi via delle visioni, dei sentimenti. Chiuso, infetto, solitudine, abbandono, musica, tempo fermo, tempo rotto, mela, rovina. Queste sono alcune delle parole sopra a cui ho poggiato le immagini». Attraverso il racconto, Kafka riesce a darci degli spaccati esistenziali, impensabili da restituire semplicemente con delle immagini. Bisogna tenersi, appunto, a debita distanza, farli propri e quindi sviluppare, come ha fatto Baldoni, delle immagini che evochino, che diano vita ad atmosfere, a spaccati. Il racconto dal quale è partita è Un digiunatore[1]. Un uomo digiuna per mestiere, per emozionare un pubblico, alla ricerca di sensazioni forti. È un circense, un cosiddetto fenomeno da baraccone, vive in una gabbia. Un impresario si arricchisce alle sue spalle.
Ma la gente, si sa, si stanca presto e piano piano il pubblico passa davanti al suo abitacolo senza accorgersi di lui. La reazione dell'uomo è quella di spegnersi giorno dopo giorno, come una candela per poi scomparire. Ci si chiede: cosa lo ha spinto a diventare un digiunatore? Il fatto che nessun cibo gli piacesse. La risposta è surreale, incredibile. Vi è un'ironia di fondo che troviamo in molti frangenti kafkiani. Quando il digiunatore muore, la gabbia resta vuota e al suo posto arriva una pantera, che, invece, mangia di grande appetito. In più di un punto dello scritto torna la parola malinconia. È la malinconia del quotidiano, dell'inesorabile ossessione dell'esistenza che segna la vita di alcuni di noi. Il racconto è particolarmente attuale, in fondo parla di audience, di successo e di abbandono. Mi torna in mente un personaggio tragico di Charlie Chaplin, il clown Calvero di Luci della ribalta, prima acclamato e poi dimenticato dal pubblico capriccioso.
L'impresario è presente solo nelle prime due foto. Nell'ultima rimangono dei residui di porte, finestre e un orologio. Sono messinscena garbate, pochi gli elementi, ma essenziali, immediatamente riconoscibili.
Quando viene pubblicato La metamorfosi, il suo racconto più noto, nel 1915, dall'editore Kurt Wolff a Leipzig, lo scrittore preferisce che non venga illustrato in copertina il grande insetto come del resto all'interno del volume. Nelle foto di Baldoni tutto è coperto con del cellophane, è una sorta di presa di distanza dalle cose. Un personaggio vestito con un abito da sera nero popola le scene. Non sempre si riesce a dare una spiegazione delle cose. Il vero protagonista è il tempo, quello inesorabile dell'esistenza. Una sveglia scandisce i nostri attimi. In fondo il nostro non è che un cammino verso la morte: ed è subito sera. Così Salvatore Quasimodo.
Nei suoi set i racconti sono messi in scena in una chiave del tutto personale, simbolica.
«Sono solita dire che scrivo piccole sceneggiature per uno scatto, la scrittura è il diario di
carta da cui si animano le visioni. Sono sostanzialmente una narratrice, amo le storie, le cerco, le rubo, le mescolo le scompongo. La scrittura è l'ossatura che sostiene le immagini»[2].
I personaggi sono vestiti in maniera particolare con abiti d'epoca, ma la sua non è una ricostruzione filologica. Qualcosa deve essere lasciato all'immaginazione di chi guarda, non tutto va svelato. Lo spettatore ha un ruolo attivo.
Alcuni lavori sono costituiti da una serie di immagini, altri da una sola. Così per il racconto lungo La tana. Un animale, un uomo, non è dato saperlo, vive in una tana che si è costruito. Ma percepisce rumori molesti, che non riesce a distinguere. Si avverte la presenza di una bestia, che scappa. È una metafora anche qui dell'umana condizione, di certi esseri che vivono lontani, protetti dal mondo all'interno della loro tana, timorosi di avvertire altre presenze. Un braccio fuoriesce da una sorta di costruzione bianca. È un lavoro che presenta pochi trucchi. È tutto molto semplice, senza esasperazioni di sorta.
Tra i lavori più intensi, quello dedicato al brevissimo racconto Alberi del 1903-1904, quasi in forma di poesia, che accenna all'apparenza, come i tronchi nella neve stanno gli esseri umani. Parrebbe che un solo alito di vento possa spazzarli via. Invece non è possibile, perché essi sono saldamente attaccati al terreno. Ma è certo? Perché anche questa è, forse, soltanto apparenza. Un giovane è all'angolo di una stanza segnata dal corso del tempo. Non alza gli occhi allo spettatore, ai suoi piedi sono due fustelli di legna, leggeri e facilmente rimovibili.
Davanti alla legge del 1914, è un racconto parabola, che verrà poi inserito ne Il processo,
qualche anno più tardi. È il tentativo da parte di un uomo di campagna di arrivare alla legge. Per farlo deve varcare un portone, davanti al quale è un guardiano che lo spaventa spiegandogli che, varcata la soglia, è ancora più difficile arrivarvi. L'uomo decide di attendere, ma il tempo passa. Un attimo prima di morire il guardiano gli rivela che: «Qui non poteva entrare nessun altro, poiché questa porta era destinata a te, e a te soltanto. E adesso me ne vado e la chiudo». È la storia di ciascuno di noi. Non siamo che dei "soli", parafrasando il titolo di una bella canzone di Giorgio Gaber.
Il cavaliere del secchio è costituito da una serie di quattro fotografie. La prima e l'ultima sono dei paesaggi desolati, malinconici. Un uomo povero chiede un secchio di carbone al carbonaio per riscaldarsi. Quando la moglie del commerciante si accorge che l'uomo non ha soldi per pagare, gli nega il carbone. L'uomo se ne va a cavallo del suo secchio vuoto, probabilmente verso la morte. Sono immagini malinconiche sui toni freddi del grigio, del blu, del celeste. Anche qui il protagonista è l'uomo nella sua condizione di animale solo.
Per certi versi vicino a quest'ultimo è la serie di immagini su Il messaggio dell'imperatore, un racconto del 1917. L'imperatore sta morendo, una folla assiste alla sua morte, ma ugualmente affida a un messaggero un messaggio da consegnare a un "miserabile suddito". Messaggio che non arriverà mai a destinazione, perché il messaggero si perde nei meandri del maestoso palazzo imperiale. Mi pare di potere riscontrare dei riferimenti con il tramonto dell'impero asburgico. Francesco Giuseppe è morto nel 1916, confinato nel semplice letto di ferro della sua stanza del palazzo in stile pompier, costruito per celebrare un fasto ormai agli sgoccioli. Nelle immagini di Baldoni è come un blow up, un avvicinamento al dettaglio: un paesaggio con un albero e una figura lontana, quindi il volto dell'imperatore, un giovane, per poi focalizzarsi su un guanto di ferro, circondato da fiori e da un rotolo di carta, che presumibilmente contiene un messaggio.
Baldoni va oltre l'apparenza della scrittura, cerca di cogliere i significati reconditi. Se la macchina per la tortura potrebbe apparire il fulcro di Nella colonia penale. Così non è per lei, che legge tutto questo come un espediente spettacolare che sceglie di non rappresentare. Il soggetto del racconto è, piuttosto, la colpa, la condanna senza appello in un iniquo quanto soggettivo sistema giudiziario, in cui a dominare è la frustrazione dell'uomo. Nelle foto sono persone, paesaggi. «Ho sovrapposto la figura del soldato condannato e dell'ufficiale. Nel racconto ad un certo punto i ruoli si invertono, l'ufficiale (che per due volte si lava le mani) libera il soldato condannato e si mette al suo posto.
Il soldato partecipa nel far funzionare la macchina, non scappa, scampata la morte. Resta lì, dentro lo show incomprensibile della morte. In fondo sono entrambi condannati da una colpa senza nome, come tutti noi, ciò che conta è solo che carne e sangue siano il pegno da pagare ad un verdetto superiore».
Una serie di immagini sono dedicate anche al romanzo Il Processo, uscito incompiuto nel 1925, dopo la morte dello scrittore, che desiderava venisse bruciato. Vi sono qui due atteggiamenti, uno di passiva accettazione del non funzionamento, privo di qualsiasi logica, l'altro di razionalità e lucidità da parte di Josef K., accusato, arrestato e processato per motivi misteriosi. Immagini straordinarie di quest'opera sono quelle realizzate da Orson Welles[3] nel suo film dedicato all'opera di Kafka. Sono immagini di angoscia, di chiusura, proprio come quelle di Baldoni.
Baldoni riesce a sottolineare la surrealtà, l'assurdità della situazione. Il protagonista delle immagini è coperto da una maschera di carta, che gli impedisce di guardarsi attorno per essere finalmente collocato in una grande stanza con le mani e i piedi legati, sempre privo di uno sguardo. È impossibile fare chiarezza, riuscire a districarsi. Tutto è troppo volutamente complesso. Dare un senso alla nostra esistenza è spesso fallimentare, ingoiati quotidianamente in un meccanismo dal quale è difficile, forse, impossibile uscire.

[1] Uno dei pochissimi che Kafka non chiede di distruggere dopo la sua morte all'amico Max Brod.
[2] A.Baldoni in M.Cresci, Mitdenken Un pensiero per Alessandra Baldoni, 2009 Bergamo.
[3] Il processo, 1962, regia di Orson Welles.



www.CorrieredelWeb.it

Disclaimer

Protected by Copyscape


Il CorrieredelWeb.it è un periodico telematico nato sul finire dell’Anno Duemila su iniziativa di Andrea Pietrarota, sociologo della comunicazione, public reporter e giornalista pubblicista, insignito dell’onorificenza del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.

Il magazine non ha fini di lucro e i contenuti vengono prodotti al di fuori delle tradizionali Industrie dell'Editoria o dell'Intrattenimento, coinvolgendo ogni settore della Società dell'Informazione, fino a giungere agli stessi utilizzatori di Internet, che così divengono contemporaneamente produttori e fruitori delle informazioni diffuse in Rete.

Da qui l’ambizione ad essere una piena espressione dell'Art. 21 della Costituzione Italiana.

Il CorrieredelWeb.it oggi è un allegato della Testata Registrata AlternativaSostenibile.it iscritta al n. 1088 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 15/04/2011 (Direttore Responsabile: Andrea Pietrarota).

Tuttavia, non avendo una periodicità predefinita non è da considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07/03/2001.

L’autore non ha alcuna responsabilità per quanto riguarda qualità e correttezza dei contenuti inseriti da terze persone, ma si riserva la facoltà di rimuovere prontamente contenuti protetti da copyright o ritenuti offensivi, lesivi o contrari al buon costume.

Le immagini e foto pubblicate sono in larga parte strettamente collegate agli argomenti e alle istituzioni o imprese di cui si scrive.

Alcune fotografie possono provenire da Internet, e quindi essere state valutate di pubblico dominio.

Eventuali detentori di diritti d'autore non avranno che da segnalarlo via email alla redazione, che provvederà all'immediata rimozione oppure alla citazione della fonte, a seconda di quanto richiesto.

Per contattare la redazione basta scrivere un messaggio nell'apposito modulo di contatto, posizionato in fondo a questa pagina.

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *