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venerdì 4 marzo 2016

GE2 - Omaggio a ZAO WOU-KI alla Fondation Gianadda


FONDATION PIERRE GIANADDA - MARTIGNY
Rue du Forum 59 - 1920 Martigny (Svizzera)

ZAO WOU-KI

4 dicembre 2015 - 12 giugno 2016
tutti i giorni, ore 10-18



Zao Wou-Ki è riconosciuto nel mondo intero come uno dei più significativi artisti contemporanei. Nato a Pechino nel 1920 e naturalizzato francese nel 1974, è morto nel 2013 a Nyon nel canton Vaud, in Svizzera, all'età di 93 anni.

Con la preziosa collaborazione della Fondation Zao Wou-Ki, la Fondation Pierre Gianadda presenta, in questa prima retrospettiva svizzera, una cinquantina di tele e una trentina di opere su carta, tra cui spicca un insieme eccezionale di grandi formati, dittici e trittici.

La mostra presenta le diverse tappe della pratica cromatica e luminosa dell'artista, lungo una sessantina d'anni seguendo un percorso personale tanto ricco quanto ispirato.

Dopo un primo periodo figurativo, che segue la sua scoperta della Francia nel 1948 (ritratti, nature morte e paesaggi reinventati), Zao Wou-Ki sviluppa un linguaggio originale, che ha importanti riferimenti nella poetica di Paul Klee, che lo porta in piena consapevolezza fin dagli anni 1960-1970 verso ampi sviluppi astratti dentro uno spazio lirico liberato: composizioni pregnanti che preludono agli ambiziosi formati degli anni 80, fino alle opere ultime realizzate sul finire del secolo scorso.

Come contrappunto a questa selezione di oli emblematici dai formati molto grandi si pone un'ampia successione, volutamente limitata ai bianchi e neri, di grandi inchiostri su carta che mettono in evidenza la sua antica frequentazione dell'inchiostro di Cina e precisa, se ce ne fosse bisogno, il ponte immaginario che il pittore ha stabilito con forza lungo più di mezzo secolo tra l'Asia e l'Occidente.

Le opere provengono da collezioni private d'Europa e d'Asia.

Un importante catalogo – curato, come la mostra, da Daniel Marchesseau, conservatore generale onorario del Patrimoine de France - riunisce contributi importanti di François Cheng dell'Académie française, di Gao Xingjian, Premio Nobel per la letteratura (2000) - due scrittori francesi di origine cinese -, di Yann Hendgen, direttore artistico della Fondation Zao Wou-Ki, di Pierre Schneider, scrittore e storico d'arte, di Sam Szafran, e di Dominique de Villepin, già Primo Ministro di Francia. Prezzo CHF 45.-

PAVILLON SZAFRAN
Per celebrare il decimo anniversario del Pavillon Szafran, che presenta, da una parte e dall'altra, verso il parco e verso la strada, due ceramiche monumentali di Sam Szafran realizzate con Joan Gardy Artigas – Escalier (2005) e Philodendrons (2006), una sala è ormai dedicata ad accogliere diverse opere di Szafran appartenenti alla Fondation Pierre Gianadda. 

Oltre alla mostra Zao Wou-Ki sono visitabili alla Fondation Pierre Gianadda la Collection Franck,  il Parco delle Sculture, il Museo gallo-romano, il Museo dell'automobile 

Il biglietto di ingressoadulti CHF 15.-  
terza età: CHF 13.-   famiglie: CHF 35.-
bambini oltre 10 anni e studenti: CHF 8.- 
 


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Mostra "L'ArtèDonna" dal 5 al 10 marzo

"L'ArtèDonna", mostra al femminile nelle Sale del Bramante a Roma, a cura dell'associazione Artisti di Roma

Parte sabato una nuova iniziativa targata Artisti di Roma. 

L'associazione culturale, presieduta da Giuseppe Di Bella, sarà presente per cinque giorni, dal 5 al 10 marzo, all'interno delle Sale del Bramante, piazza del Popolo 12, a Roma con una mostra interamente dedicata al mondo femminile, dal titolo"L'ArtèDonna". 

Sedici artisti, soci dell'associazione, che con le loro opere e i loro stili racconteranno l'universo femminile in tutte le sue variabili. Il vernissage verrà inaugurato sabato 5 marzo alle ore 18,00. 

La mostra potrà essere visitata tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 19. L'8 marzo, proprio in occasione della Festa della donna, all'interno delle Sale del Bramante ci sarà, oltre alla mostradell'associazione, anche l'esibizione della Corale Polyphonia di Roma. 

"Romanticismo rosa" è questo il nome dell'evento in cui la Corale si esibirà, diretta dal Maestro Alvaro Vatri. Una serata che darà risalto alla musica e alla poesia romantica femminile. L'evento dell'8 marzo inizierà alle ore 20,30.

Info: 
giuseppedibella@artistidiroma.it
www.artistidiroma.it
https://www.facebook.com/groups/1613944215541053/
www.facebook.com/artistidiroma



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DUE GRANDI MOSTRE A BOLOGNA > Street Art - Banksy & Co. ed Edward Hopper > marzo 2016



Sane Smith, Untitled, 1990 ca. Inchiostro su carta. Museum of the City of New York, Gift of Martin Wong

Edward Hopper (1882 1967), Two Trawlers, 1923/1924. Watercolor and graphite pencil on paper, 35,2x50,6 cm. Whitney Museum of American Art, New York; Josephine N. Hopper Bequest © Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art

Street Art - Banksy & Co. L'arte allo stato urbano > dal 18 marzo 2016 > Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna
Sul finire degli anni Sessanta del '900, nuove pratiche artistiche urbane sono apparse in diverse città del mondo occidentale, con l'intento di ridefinire la nozione di arte nello spazio pubblico. Sotto l'etichetta street art, riuniamo oggi diverse forme di arte pubblica indipendente, che riprendendo i codici della cultura pop e del graffittismo, utilizzano il dialogo tra la strada e il web per dare vita a forme decisamente innovative.

Dopo dieci lustri, il fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività contemporanea: le opere di artisti come Banksy hanno invaso le maggiori città del mondo, e dagli anni Ottanta a oggi la stessa Bologna si è affermata come punto di riferimento per molti artisti - da Cuoghi Corsello a Blu, passando per Dado e Rusty - che hanno scelto proprio la città Felsina per lasciare il loro segno sui muri.


Dal 18 marzo al 26 giugno 2016 questa forma d'arte è raccontata nella sua evoluzione, interezza e spettacolarità nelle sale di Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna con una grande mostra intitolata Street Art - Banksy & Co.
L'evento porterà inoltre per la prima volta in Italia la collezione del pittore statunitense Martin Wong donata nel 1994 al Museo della Città di New York, presentata nella mostra City as Canvas: Graffiti Art from the Martin Wong Collection, a cura di Sean Corcoran curatore di stampe e fotografie del Museo.


Come mostra dentro la mostra, la sezione vuole individuare la New York del 1980, nella quale si potranno ammirare lavori dei più grandi graffiti writers e street artists statunitensi come Dondi White, Keith Haring, e Lady Pink.


La mostra, prodotta e organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Genus Bononiae. Musei nella città e Arthemisia Group, curata da Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran, intende spiegare il valore culturale e l'interesse artistico della street art.


Il progetto nasce dalla volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art e del restauro con l'obiettivo di avviare una riflessione sui principi e sulle modalità della salvaguardia e conservazione di queste forme d'arte.

Il progetto di "strappo" e restauro, una sperimentazione condotta dal laboratorio di restauro Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio e Nicola Giordani su alcuni muri bolognesi di Blu - uno dei dieci street artists migliori al mondo come riporta una classifica del The Guardian del 2011 -, quali il grande murale delle ex Officine di Casaralta (Senza titolo, 2006) e il murale della facciata delle ex Officine Cevolani (Senza titolo, 2003) destinati altrimenti alla demolizione, è parso come un'occasione propizia per una mostra che vuole contribuire all'attuale dibattito internazionale: da anni, infatti, la comunità scientifica pone l'attenzione sul problema della salvaguardia di queste testimonianze dell'arte contemporanea e della loro eventuale e possibile "musealizzazione" a discapito dell'originaria collocazione ma a favore della loro conservazione e trasmissione ai posteri.

La mostra Street Art - Banksy & Co. racconta per la prima volta le influenze sulle arti visive che la street art ha avuto e continua ad avere, passando per quell'estetica che nacque a New York negli anni '70 grazie alla passione per il lettering e il name writing di giovani dei quartieri periferici della città. Espone le opere di autori associati al graffiti writing e alla street art, per creare lungo il percorso le assonanze tra le diverse produzioni e spiegare il modo in cui sono state recepite dalla società.


Il patrimonio artistico è protagonista dell'inedita esposizione ospitata a Palazzo Pepoli, che con la sua corte coperta riproduce quella che potrebbe essere una porzione di città, luogo ideale per raccontare una tappa importante della storia di Bologna. 


Il fine utopistico e l'intento sono proteggere e conservare questa forma d'arte e portare le attuali politiche culturali a riconoscere l'esigenza di una ridefinizione degli strumenti d'intervento nello spazio urbano perché i graffiti - oggi più di ieri - influenzano il mondo della grafica, il gusto delle persone, l'Arte intera di questo secolo.



Edward Hopper > dal 25 marzo > Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni, Bologna


C'è chi lo ritiene un narratore di storie e chi, al contrario, l'unico che ha saputo fermare l'attimo - cristallizzato nel tempo - di un panorama, come di una persona. È stato lo stesso Edward Hopper (1882-1967) - il più popolare e noto artisti americano del XX secolo - uomo schivo e taciturno, amante degli orizzonti di mare e della luce chiara del suo grande studio, a chiarire la sua poetica: "Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere".

La mostra che apre dal 25 marzo al 24 luglio 2016 a Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni di Bologna, prodotta e organizzata da Arthemisia Group, unitamente a Fondazione Carisbo e Genus Bononiae. Musei nella Città e con il Comune di Bologna e il Whitney Museum of American Art di New York, dà conto dell'intero arco temporale della produzione di Edward Hopper, dagli acquerelli parigini ai paesaggi e scorci cittadini degli anni '50 e '60, attraverso più di 60 opere tra cui celebri capolavori South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960), New York Interior (1921), Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909), interessantissimi studi (come lo studio per Girlie Show del 1941) che celebrano la mano di Hopper, superbo disegnatore: un percorso che attraversa la sua produzione e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento.
Prestito eccezionale è il grande quadro intitolato Soir Bleu (ha una lunghezza di circa due metri), simbolo della solitudine e dell'alienazione umana, opera realizzata da Hopper nel 1914 a Parigi.

L'esposizione è curata da Barbara Haskell - curatrice di dipinti e sculture del Whitney Museum of American Art - in collaborazione con Luca Beatrice. Il Whitney Museum ha ospitato varie mostre dell'artista, dalla prima nel 1920 al Whitney Studio Club a quelle memorabili del 1960, 1964 e 1980. Inoltre dal 1968, grazie al lascito della vedova Josephine, il Museo ospita tutta l'eredità dell'artista: oltre 3.000 opere tra dipinti, disegni e incisioni.

Anche questo evento - contestuale alla mostra sulla street art in corso a Palazzo Pepoli (Street Art - Banksy & Co. L'arte allo stato urbano Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna fino al 26 giugno 2016) - vede realizzarsi la partnership culturale tra Fondazione Carsibo, Genus Bononiae. Musei nella Città e Arthemisia Group, all'insegna di una sinergia che vede coinvolto anche il Comune di Bologna.

La mostra vede come special partner Ricola e come sponsor tecnico il Monrif Hotels. Si ringrazia Gruppo HERA.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.
Catalogo Skira.




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giovedì 3 marzo 2016

Modica (RG) - La Galleria Lo Magno porta in Belgio la luce di Sicilia


"The light of Sicily" è il titolo di una splendida collettiva allestita fino al 27 marzo nella Francis Maere Fine Arts Gallery, al primo piano dell'Hotel Falligan a Gand (Belgio).

Espongono sette tra i maggiori artisti siciliani contemporanei: Giuseppe Colombo, Giovanni Iudice, Piero Guccione, Giovanni La Cognata, Franco Polizzi, Giuseppe Puglisi e Piero Zuccaro. Sette sale, una per artista, raccontano attraverso quarantanove dipinti le atmosfere inondate di luce dei paesaggi mediterranei, le trasparenze marine, l'oro dei campi e la luminosità del cielo di Sicilia. Nel catalogo anche un testo dello storico dell'arte Paolo Nifosì.

La mostra, inaugurata lo scorso 18 febbraio alla presenza del console italiano in Belgio e di un numeroso pubblico, è nata dalla collaborazione tra il gallerista belga Francis Maere, Giovanni Giannì e Giovanna Zacco (siciliani ma residenti da tempo nel cuore delle Fiandre) e Giuseppe Lo Magno, titolare dell'omonima Galleria di Modica. Terza città del Belgio, famosa per i suoi canali e le sue architetture gotiche nonché per le collezioni pittoriche dei maestri fiamminghi, Gand ha offerto un'importante vetrina internazionale per l'arte siciliana e un'occasione di incontro e di confronto per veicolare l'immagine migliore della nostra terra nel cuore dell'Europa.

«"The light of Sicily" - ha dichiarato Lo Magno - è il frutto di un lavoro durato due anni, durante i quali ho accompagnato i miei ospiti del Belgio a visitare alcuni artisti, le cui opere sono presenti in permanenza nella mia galleria, mentre erano intenti a dipingere nei loro studi e atelier. Francis Maere si è appassionato subito alla loro ricerca pittoria e alla loro straordinaria capacità di esprimere sulla tela la luce della Sicilia». Per la Galleria d'arte di Via Risorgimento 91 si tratta della seconda esposizione in ordine di tempo organizzata in Belgio: con la prima allestita nell'autunno dello scorso anno aveva portato un raggio di sole tra le brume di Fiandra.





Info e contatti

Galleria Lo Magno
Via Risorgimento, 91/93, Modica (RG)
Tel: 0932 763165 / cell. 339 6176251
mail: gallerialomagno@virgilio.it
web: www.gallerialomagno.it
Galleria fotografia sulla pagina Facebook




Nella foto, gli artisti, i curatori e gli organizzatori della mostra


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Piero della Francesca e il Novecento a Castrocaro Terme (Forlì), dal 12 marzo la mostra sui grandi maestri del secolo scorso

Da Borra a De Chirico, da Morandi a Carrà, da De Pisis a Severini e Sironi, per citarne alcuni. 

Inaugura sabato 12 marzo, negli spazi del Padiglione delle Feste di Castrocaro Terme (FC) la mostra dal titolo "Il '900 guarda Piero della Francesca. disegno e colore nell'opera di grandi maestri"

Aperta fino al 17 luglio, la mostra s'inserisce nell'ambito delle collaterali alla grande esposizione su Piero della Francesca a Forlì.


Nella prestigiosa sede del Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro, già di per sé un ricco esempio di Art Decò sulle colline di Forlì, inaugura sabato 12 marzo 2016 alle ore 17, una grande mostra che si propone di indagare la profonda suggestione esercitata dalla pittura di Piero della Francesca sull'arte italiana del Novecento.

La mostra, curata da Paola Babini, e promossa da Beatrice Sansavini, responsabile delle attività culturali del Padiglione delle Feste, rimane aperta fino al 17 luglio ed è realizzata grazie a Longlife Formula del Grand Hotel Terme di Castrocaro.

La mostra esplora l'impronta pierfrancescana, indelebile, sottile e intrigante, che ha nutrito le poetiche dei grandi artisti esposti, quali Borra, Carrà, Casorati, Crivelli, De Chirico, De Pisis, Funi, Garbari, Guidi, Morandi, Morelli, Rosai, Savinio, Severini e Sironi.

L'influenza di Piero della Francesca sull'arte italiana degli anni Venti e Trenta passò attraverso il filtro critico di Roberto Longhi, che nel 1927 dedicò una monografia al maestro aretino e che ancor prima – nel 1914 – scrisse un lungo articolo sul periodico "La Voce" interpretando l'importanza storica di Piero e i suoi aspetti formali. "Sintesi prospettica di forma e colore".

Come rifrangendosi in un prisma che ne scompone la solare unità individuandone molteplici e perfino divergenti valenze, la grande lezione prospettica e formale di Piero della Francesca è recepita dalla cultura novecentesca, assetata di un "ritorno all'ordine", in maniera non univoca, tanto da originare, o comunque stimolare, esperienze artistiche anche molto distanti tra loro, dall'astratto rigore formale e la norma geometrica, all'incanto di una pittura rarefatta e sospesa.

Disegni e pitture dei grandi protagonisti della cultura figurativa italiana del XX secolo filtrano l'universo pierfrancescano in una mostra che indaga colore, luce, spazio e geometria, presentando in un'unica sezione copie, studi, omaggi.

Il percorso della mostra inizia dall'opera Composizioni, di Pompeo Borra. Artista di grande consapevolezza, influenzato dal dibattito della rivista Valori Plastici, dove venivano affrontate questioni di forma e di eredità della stabilità eterna dell'arte, Borra si pone soprattutto fra De Chirico e Carrà, assumendo l'ironia del primo e la plasticità del chiaroscuro del secondo, e arrivando a scrivere un libro su Piero della Francesca, sua stella polare. 

L'esposizione prosegue con Giorgio De Chirico, il grande metafisico con nostalgia di classicità; con Gino Severini, avanguardista "pentito"; e poi ancora con Giorgio Morandi, del quale abbiamo un disegno del 1934, una Natura Morta d'ispirazione algidamente pierfrancescana. La Ragazza col mandolino (1923) di Felice Casorati ci introduce nelle atmosfere del Realismo magico, che trovò in Piero più che in ogni altro quattrocentista l'enigma di una pittura capace di congelare la realtà. 

In mostra anche alcuni paesaggi di Ottone Rosai, nei quali la sensazione fisica della luce si pone tra oggettività descrittiva e astrazione formale. 

Le atmosfere straniate di Virgilio Guidi sono dipinte con un colore soffuso che si stempera nella luce, un po' Doganiere un po' della Francesca. 
Un'evidente matrice futurista ed un fantastico equilibrio di ritmi spicca poi nell'opera Il cavallo, disegno a carboncino del 1914 di Mario Sironi.   

Si può parlare di una poesia malinconica e di uno spazio compositivo terribilmente ordinato per l'originale figura del meno noto Tullio Garbari, così come per i disegni del toscano d'adozione Renzo Crivelli. 

Infine, un'indagine comparativa del tessuto artistico locale porta in mostra opere e disegni di Enzo Morelli, pittore colto, nato a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, e cresciuto tra Milano e l'Umbria, il quale si è costruito cercando e ammirando la natura con gli occhi di Piero.

Il Grand Hotel delle Terme di Castrocaro offre, infatti, speciali week end con pacchetti dedicati al wellness e alla visita delle mostre dei Musei di San Domenico di Forlì e del Padiglione delle Feste.


Mostra a cura di
Paola Babini

Progetto e allestimento
Paola Babini
Responsabile culturale Padiglione delle Feste
Beatrice Sansavini

Informazioni e prenotazioni mostra
Ph +39 3356199973 - +39 3355319703

Orario di visita
Sabato e domenica 10:00 – 19:00 fino al 26 giugno 2016
Sabato e domenica 18:00 – 22:00 dal 2 luglio al 17 luglio 2016
Aperto i festivi
Dal lunedì al venerdì su appuntamento: tel +39 0543 767114

Ingresso
5 euro

Padiglione delle Feste
Castrocaro Terme



Catalogo
In mostra, Edizioni Essegi

Come arrivare a Castrocaro Terme
In auto: Autostrada A14 uscita Forlì
In treno: Stazione di Forlì, sulla linea Bologna-Ancona. Il collegamento con Castrocaro Terme è garantito da un servizio di autobus ATR con una frequenza di 30 minuti.



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mercoledì 2 marzo 2016

Inaugurazione mostra Tobia Ravà Giovedì 3 marzo ore 18.00_ Museo della Padova Ebraica




Giovedì 3 marzo ore 18.00
Inaugurazione mostra
Tutti i numeri della Creazione
sublimazioni e bronzi di Tobia Ravà

Museo della Padova Ebraica
3 marzo-3 aprile 2016

Dopo una breve pausa di riallestimento, il Museo della Padova Ebraica riapre al pubblico con una mostra di Tobia Ravà.

L'occasione è un nuovo dono dell'artista al museo della città che lo ha visto nascere. Dopo l'affascinante vela dedicata a "RaMCHal", oggi il museo si arricchisce di un nuovo raso a sublimazione dedicato alla Specola.

L'idea di celebrare il volto rinnovato del museo ci ha suggerito di chiedere in prestito a Tobia Ravà alcune delle sue note sculture in bronzo dedicate alla Creazione, ecco gli animali e non solo, altri grandi lavori a sublimazione: architetture e foreste, superfici colorate e tessuti preziosi. 

I suoi numeri, le lettere ebraiche, le architetture enigmatiche affascineranno i visitatori del Museo per un mese, alla vigilia dell'imminente grande mostra monografica e antologica dell'artista presso Palazzo Ducale a Sabbioneta.

A cura di Simonetta Lazzaretto e Chiara Marangoni
Supervisione di Michela Zanon
Allestimento di Francesco Trevisan Gheller





 Informazioni
www.coopculture.it
padovaebraica@coopculture.it

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