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sabato 17 ottobre 2015

GRANDE MOSTRA > CHAGALL. LOVE AND LIFE > 18 ottobre 2015 - 14 febbraio 2016 > Castello Ursino, Catania



Chagall. Love and Life

18 ottobre 2015 - 14 febbraio 2016
Castello Ursino, Catania



Dalla collezione dell'Israel Museum di Gerusalemme giungono per la prima volta a Catania, presso il Castello Ursino - oggi sede del Museo civico della città etnea - 140 lavori di Marc Chagall, il cui linguaggio è così universale da essere amato da tutti e da tutti conosciuto e riconosciuto e che, tra tutti gli artisti del secolo scorso, è rimasto fedele a se stesso pur attraversando guerre, catastrofi, rivoluzioni politiche e tecnologiche.
Dopo il successo della mostra nella sede romana del Chiostro del Bramante che ha totalizzato oltre 140.000 visitatori, Catania ospita l'esposizione e torna finalmente a respirare aria di cultura attraverso disegni, olii, gouache, litografie, acqueforti e acquerelli di uno degli artisti più amati del Novecento.

La mostra racconta la poetica dell'artista ebreo, influenzata dal grande amore per la moglie Bella e dal dolore per la sua morte prematura avvenuta nel 1944, ripercorrendo la sua vita e la sua arte che fu commistione delle maggiori tradizioni occidentali europee - dall'originaria cultura ebraica a quella russa, all'incontro con la pittura francese delle avanguardie.

La mostra Chagall. Love and Life curata da Ronit Sorek è prodotta da Arthemisia Group, in collaborazione con l'Israel Museum nelle sale del Castello Ursino dal 18 ottobre 2015 al 14 febbraio 2016.

Sponsor della mostra Generali Italia, sponsor tecnico UNA Hotels.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.

Fondato nel 1965, l'Israel Museum ospita collezioni di opere d'arte che attraversano la cultura ebraica dalla preistoria al contemporaneo. All'interno della collezione non poteva mancare l'opera di Chagall, i cui lavori sono stati donati al museo dall'artista stesso, dalla figlia Ida e da sostenitori dell'istituzione che proprio quest'anno compie 50 anni e per l'occasione concede eccezionalmente i prestiti per la tappa catanese

LA MOSTRA
Le 8 sezioni tematiche della mostra disegnano una mappa artistica e spirituale complessa e caleidoscopica che sta a fondamento del profilo apolide dell'artista; l'originalissima lingua poetica di Chagall nasce infatti dall'assimilazione delle tre culture cui appartiene: la cultura ebraica (dalla cui tradizione visiva dei manoscritti ornati egli trae gli elementi espressivi, non prospettici a volte mistici della sua opera); la cultura russa (cui attinge sia attraverso le immagini popolari dei luboki che attraverso quelle religiose delle icone); la cultura occidentale (in cui assimila grandi pittori della
tradizione, da Rembrandt agli artisti delle avanguardie che frequenta con assiduità).
Ma l'opera di Chagall è anche altro, perché la sua meraviglia di fronte alla natura, il suo stupore di fronte alle creature viventi conferisce quell'arcaicità quasi medievale alla sua poetica novecentesca.

La mostra raccoglie in particolare lavori grafici e ripercorre i temi fondamentali della produzione di Chagall: dalle radici nella nativa Vitebsk (Bielorussia), descritta con amore e nostalgia nella serie Ma vie (My Life), all'incontro con l'amata moglie Bella Rosenfeld, della quale illustrò i libri Burning Lights e First Encounter, pubblicati dopo la morte prematura dell'amata.
Un'intera sezione è dedicata alle illustrazioni della Bibbia con temi che esercitarono sempre un grande fascino su di lui e che rivelano un'interpretazione straordinariamente "umanista" delle Scritture come il ciclo d'incontri storici tra l'uomo e Dio, interpretazione dell'Antico Testamento.

Oltre alla varietà di temi molto più ampia rispetto alla maggior parte dei suoi contemporanei, molti erano i campi nei quali Chagall esprimeva la sua arte quali la pittura, la scultura, il mosaico, la scenografia, la scrittura e l'incisione: quest'ultima è ampiamente approfondita nel percorso espositivo che mostra le peculiarità delle opere eseguite con le diverse tecniche litografiche e di incisione. Nella terza sala una gigantografia riproduce anche l'ambiente della celebre stamperia Mourlot di Parigi con i suoi antichi torchi dove lavorava Chagall, stamperia frequentata anche da Picasso, Matisse, Braque e Giacometti.

La rassegna mette in luce anche il rapporto esistente nell'opera di Chagall tra arte e letteratura, tra linguaggio e contenuto. I lavori esposti riflettono l'identità poliedrica dell'artista, che è al tempo stesso l'ebreo di Vitebsk (in mostra Sopra Vitebsk), autore e illustratore che correda di immagini i libri dell'amata sposa, artista che illustra la Bibbia (in mostra L'angelo caduto, gouache del 1924), originale pittore moderno che attraverso l'iconografia cristiana piange la sorte toccata al popolo ebraico (in mostra la Crocifissione, gouache del 1944), profondo conoscitore di Le Anime morte dello scrittore russo Nikolaj Gogol (in mostra il frontespizio eseguito da Chagall e 15 delle 96 tavole - acqueforti - del 1948) e francese di adozione che disegnò le illustrazioni delle favole di La Fontaine anch'esse in mostra (18 tavole tra acquerelli, acqueforti e gouache).
Artista grande conoscitore dell'anima "ritraeva le debolezze umane, senza emettere giudizi" (Susan Compton, dal catalogo della mostra alla Royal Academy of Art, 1985), Chagall celebra l'amore come dono divino (in mostra Gli amanti, olio del 1937, Coppia di amanti e fiori, litografia del 1949, Coppia di amanti con gallo, litografia del 1951, Gli amanti, gouache del 1954-55) e ritrae la famiglia, gli amici (in mostra Ritratto del Dottor I.A. Eliashev e quello di Ala Eliashev, entrambi grafite su carta del 1919) e se stesso (in mostra Autoritratto con sorriso e Autoritratto con smorfia, entrambi acquaforte del 1924-25) dimostrando di essere un maestro della linea e della superficie oltre che un eccellente colorista.

La mostra Chagall. Love and Life attraverso le opere dell'Israel Museum illustra l' arte e la poetica - tra le più innovative del Novecento - dell'artista ebreo più apprezzato e ammirato del secolo scorso.
Parafrasando il titolo del libro della moglie Bella, le luci di Chagall - colui che non è mai stato un "artista tormentato", ma che ha mantenuto fino alla fine della sua lunga esistenza ottimismo e gioia di vivere - risplendono ancora.


Marc Chagall, Coppia di amanti e fiori, 1949. Litografia a colori, 64,9x48,1 cm. Dono di Ida Chagall, Parigi. Chagall ® by SIAE 2015





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venerdì 16 ottobre 2015

comON mostra "LAB" fino al 25 ottobre

Sarà aperta fino al 25 ottobre a Como, presso lo Spazio Culturale Antonio Ratti (ex Chiesa di S. Francesco), la mostra frutto del progetto scuole di comON 2015, dove sono esposti i lavori degli studenti delle scuole superiori locali e quelli delle più importanti università italiane del design e della moda, frutto della loro creatività – tema di comON 2015 – e della loro voglia di inventare, sperimentare, sovvertire gli schemi e innovare i materiali.

La mostra, che si intitola "LAB. Vorrei un parco labirinto grande centinaia di km dal quale non si possa uscire", racconta due fasi ben distinte della nostra vita: infanzia e adolescenza, considerate massima espressione dell'individualità e dell'aggregazione in contrapposizione.

Questi due "mondi" sono rappresentati con un percorso a labirinto, che richiama la complessità, pur strutturata, di queste fasi della vita.

La navata centrale vede l'esposizione dei progetti delle università di stile (Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como, NABA Nuova Accademia di Belle Arti, Istituto Marangoni, FIT in Milan - Politecnico e IED Moda Milano), a cui è stato chiesto di ispirarsi al mondo dell'adolescenza e, attraverso un linguaggio creativo, ideare outfit, con particolare declinazione verso il mondo sportswear, ed accessori che rispondano al meglio alle esigenze dei "teen" e che rappresentino la follia e l'esagerazione tipiche di questa fase di transizione tra l'infanzia e l'età adulta. 

Le opere sono filtrate attraverso delle tende a filo, modulate da linee gialle che a pavimento aumentano la compenetrazione dello spazio e la disgregazione dello stesso.

Nell'abside – strutturata come due grandi videogiochi – sono posizionati i giochi realizzati dalle scuole medie superiori di Como (ISIS di Setificio Paolo Carcano, IIS Da Vinci-Ripamonti Moda, Casnati Liceo Artistico di Como, ENAIP di Cantù): ad esse è stato chiesto di ispirarsi al mondo dell'infanzia e, attraverso una creatività intuitiva, realizzare toys soffici e textile ispirati a forme antropomorfe.

Tra la navata principale e l'abside sono invece esposti accessori, ispirati al mondo dell'infanzia ma destinati ad un pubblico adolescente, come borse, shopping bag, buste, pin.

Gli studenti delle scuole che hanno aderito al progetto sono stati seguiti nel corso dell'anno scolastico da tutor messi a disposizione da comON, con incontri informativi e preparatori, revisioni, incontri, e confronti.

I referenti del Progetto Scuole di comON, Federico Colombo (Penn Italia srl), Cristina Zanfrini (Zanfrini srl) e Paola Moretti (Tintoria Moretti srl) sono entusiasti dei risultati ottenuti: "E' stata un'esperienza davvero stimolante anche per noi – commentano -. I giovani delle scuole sono pieni di risorse, di idee, di freschezza e ci hanno contagiato con il loro entusiasmo e la loro creatività. E' stato decisamente interessante per noi poter seguire il loro intero processo creativo, dalle idee iniziali allo sviluppo e alla realizzazione del prodotto finale".

comON, è un progetto promosso da Unindustria Como con lo scopo di avvicinare i giovani creativi alle eccellenze produttive di tessile e design presenti nel territorio di Como.

Il concept e l'allestimento della mostra sono curati da Monica Sampietro.

Le aziende che hanno fornito i materiali per la realizzazione delle creazioni in mostra e per gli allestimenti: A.M. Taborelli srl, Penn Italia srl, Tintoria Moretti srl, Ume srl.

La mostra rimarrà aperta fino al 25 ottobre con i seguenti orari: 10.30 - 13.15 i giorni feriali, 10.30 - 18.30 il sabato, 10.30 -17.30 la domenica.

Ingresso libero.


www.comon-co.it


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Volti oltre di Alessandra Alma Masi | 24/10-25/11 | Bologna, Galleria B4

VOLTI OLTRE
Dipinti di
Alessandra Alma Masi
 
Inaugurazione sabato 24 ottobre 2015 alle ore 18.00.
GALLERIA B4, Via Vinazzetti 4/b (zona universitaria) BOLOGNA.
La mostra rimarrà aperta fino a mercoledì 25 novembre 2015 dalle 17.00 alle 20.00 dal martedì al sabato, oppure su appuntamento.
Info: Lodovico Pignatti, 333-2223810, info@galleriab4.it www.galleriab4.it
  
"Volti oltre" porta l'osservatore oltre la fisionomia, dentro i piccoli particolari, verso uno sguardo libero da barriere di forma. Il segno, la pasta, la densità del colore costruiscono impulsivamente i tratti spingendosi oltre. L'assenza del progetto mette in luce il timone in mano al colore, al segno che talvolta è prepotente; i toni e la luce sono accesi ma più spesso freddi e indagano la parte oscura di ogni soggetto. Per nulla interessati a scorgere un sorriso ma piuttosto il tormento, la smorfia, il sonno, il pensiero che pesa nel dubbio, il fascino del difetto, la follia nascosta. Lame di luce come strappi su strati di apparenze malcelate da dove pian piano si scorge e prevale il volto nudo.
L'artista, ancora incapace di produrre un autoritratto, indaga chi la circonda, trovando cosi parte di sé.

Alessandra Alma Masi, nasce a Bologna nel 1970. Fin da bambina è attratta dai volti della gente e ne traccia le fisionomie a matita. Coltiva la passione per il disegno lasciandovi però il solo spazio del diletto. Parallelamente ha una grande passione per il cinema ed è attratta dalla "pasta fotografica" della pellicola e dal rumore della macchina da presa. In breve entra in collaborazione con varie case di produzione cinematografiche e intraprende la carriera di organizzatrice di set, attività che la vedrà coinvolta a 360° per la maggior parte del suo tempo. In questo ambito acquisisce sicurezza e versatilità e ha occasione di viaggiare il mondo. Vive a Milano per qualche tempo costruendo ottime relazioni professionali ma poi rientra a Bologna, considerandola un'ottima base da dove partire e dove tornare. Lavora in pubblicità, nel cinema, nei documentari e per la televisione. A Londra, durante le riprese di un videoclip vede un murales che le stimola il desiderio di riprender mano alla sua prima passione. Per fortuite circostanze professionali si trova alle prese con un certo numero di tele e colori ad olio, frutto di un esoso acquisto di scenografie. Recapitate a fine lavoro presso il suo appartamento di Bologna, coglie l'occasione per confrontarsi con la pittura ad olio. Realizza su tela il murales londinese. Incoraggiata dai risultati e dal piacere di dipingere, si lancia nella realizzazione del suo primo ritratto. Durante questa realizzazione tocca corde lasciate sopite e che la spingeranno a continuare a dipingere. Procede volutamente da autodidatta nella realizzazione di ritratti da fotografie che essa stessa scatta di nascosto ad amici o ritrae soggetti che stima o che non vuole dimenticare come Vittorio Arrigoni, Enzo Baldoni, Don Gallo, Pepe Mujica, Pier Vittorio Tondelli, Ho Chi Min. Personaggi noti che hanno in sé un forte senso estetico come la Regina Elisabetta II di Inghilterra e Anna Piaggi. Coglie ogni occasione per dipingere anche se non lascia la produzione cinematografica. Chiede collaborazione al suo compagno fotografo per scattare le foto dei soggetti che vuole ritrarre. Le foto rubate le danno molto in termini d'immediatezza espressiva ma hanno di rado una luce ideale. Grazie a questa collaborazione il suo lavoro cresce e si riempie di nuovi stimoli. Non avendo realizzato numerosi ritratti dal vero, crea un filmato fitto di volti di persone che posano in primo piano. Si abbandonano davanti all'obiettivo come se questo fosse l'artista intenta a ritrarli. Immobili. La ripresa coglie pian piano i loro volti e va oltre, lentamente le barriere cadono e svelano cosa c'è al di là dei loro occhi, dentro le loro espressioni più intime, dentro i piccoli particolari che rendono unico il volto di ogni individuo. Indaga così quella parte che ancora manca al suo lavoro. Il rapporto diretto col soggetto ritratto. Lo ha indagato fin qui attraverso la fotografia, fissando l'attimo. In questo video unisce le due strade, due strade indispensabili da percorrere. Attualmente vive tra Bologna e Marrakech con il figlio e il compagno. In mostra alcuni ritratti realizzati in otto anni di lavoro e il video.

Foto: " Liz "  75 x 100  olio su carta da pacchi


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Grande mostra EGITTO. SPLENDORE MILLENARIO. Dal 16 ottobre 2015 al 17 luglio 2016 al Museo Civico Archeologico di Bologna


Gruppo statuario di Maya e Meryt. Statua della coppia
 Calcare, 158x94x120. XVIII dinastia, regni di Tutankhamon (1333 – 1323 a.C.) e Horemheb (1319 – 1292 a.C.). 
Rijksmuseum van Ouheden, Leiden
Egitto. Splendore millenario

a cura di Paola Giovetti e Daniela Picchi
16 ottobre 2015 - 17 luglio 2016
Museo Civico Archeologico, Bologna
 
 
Da ottobre Bologna diventa la capitale dell'Egitto antico.
Dal 16 ottobre 2015 al 17 luglio 2016 il Museo Civico Archeologico ospita Egitto. Splendore Millenario. La mostra, con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, è prodotta da Comune di Bologna | Istituzione Bologna Musei | Museo Civico Archeologico e da Arthemisia Group e curata da Paola Giovetti, responsabile del Museo e Daniela Picchi, curatore della sezione egiziana.

Sotto le due torri rivive lo splendore di una civiltà millenaria e unica che da sempre affascina tutto il mondo: l'Egitto delle Piramidi, dei Faraoni, degli dei potenti e multiformi, ma anche l'Egitto delle scoperte sensazionali, dell'archeologia avvincente, del collezionismo più appassionato, dello studio più rigoroso. Il racconto di oltre quattro millenni di storia dell'Antico Egitto attraverso più di 500 opere d'inestimabile bellezza.

La mostra Egitto, che apre al Museo Civico Archeologico di Bologna, non è solo un'esposizione di fortissimo impatto visivo e scientifico, ma è anche un'operazione che non ha precedenti nel panorama internazionale: la collezione egiziana del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda - una delle prime dieci al mondo - e quella di Bologna - tra le prime in Italia per numero, qualità e stato conservativo dei suoi oggetti, si uniranno integrandosi in un percorso espositivo di circa 1.700 metri quadrati di arte e storia.

Saranno 500 i reperti,
databili dal Periodo Predinastico all'Epoca Romana, che dall'Olanda giungeranno al museo bolognese.

E assieme ai capolavori di Leiden e Bologna, la mostra ospiterà importanti prestiti del Museo Egizio di Torino e del Museo Egizio di Firenze, all'insegna di un network che vede coinvolte le principali realtà museali italiane.

Per la prima volta saranno esposti l'uno accanto all'altro i capolavori delle due collezioni, opere quali: la Stele di Aku (XII-XIII Dinastia, 1976-1648 a.C.), il "maggiordomo della divina offerta" la cui preghiera racconta l'esistenza ultraterrena del defunto in un mondo tripartito tra cielo, terra e oltretomba; gli ori attribuiti al generale Djehuty, che condusse vittoriose le truppe egiziane nel Vicino Oriente per il faraone Thutmose III (1479-1425 a.C.), il grande conquistatore; le statue di Maya, Sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon, e Meryt, cantrice di Amon, (XVIII dinastia, regni di Tutankhamon-Horemheb, 1333-1292 a.C.), massimi capolavori del Museo Nazionale di Antichità di Leiden, che lasceranno per la prima volta l'Olanda; e infine, tra i numerosi oggetti che testimoniano il raffinatissimo stile di vita degli Egiziani più facoltosi, un Manico di specchio (1292 a.C.) dalle sembianze di una eternamente giovane fanciulla che tiene un uccellino in mano.


Infine, per la prima volta dopo 200 anni dalla riscoperta a Saqqara della sua tomba, la mostra offre l'occasione unica e irripetibile di vedere ricongiunti i più importanti rilievi di Horemheb, comandante in capo dell'esercito egiziano al tempo di Tutankhamon e poi ultimo sovrano della XVIII dinastia, dal 1319 al 1292 a.C., che Leiden, Bologna e Firenze posseggono.

Una storia plurimillenaria - quella di una civiltà unica - svelata in una grande mostra che riunisce capolavori dal mondo e che racconta di Piramidi e di Faraoni, di grandi condottieri e sacerdoti, di dei e divinità, di personaggi che fecero il passato dell'Egitto e che grazie a scoperte, archeologia e collezionismo non smette mai di incantare, rivelarsi, incuriosire, affascinare e ammaliare generazione dopo generazione.
LE SETTE SEZIONI DELLA MOSTRA

Il predinastico e l'Età arcaica - alle origini della storia
Il passaggio dalla materia grezza alla forma, dalla tradizione orale a quella scritta, dalla preistoria alla storia, rappresenta il momento fondante della civiltà egiziana. La collezione di Leiden è ricchissima di materiali che documentano il ruolo centrale della natura in questa lunga evoluzione culturale e artistica. Molti di questi oggetti, di assoluta modernità stilistica, apriranno l'itinerario espositivo, tra cui un vaso del Periodo Naqada IID (dal nome di un sito dell'Alto Egitto e databile al 3375-3325 a.C.) decorato con struzzi, colline e acque. La scena raffigurata su questo vaso ci riporta a un Egitto caratterizzato da un paesaggio rigoglioso che i cambiamenti climatici hanno poi trasformato nel tempo. Struzzi, qui dipinti in rosso, assieme a elefanti, coccodrilli, rinoceronti e altri animali selvatici erano allora una presenza abituale del territorio nilotico.

L'Antico regno - un modello politico-religioso destinato al
successo e le sue fragilità
Il periodo storico dell'Antico Regno (dalla III alla VI dinastia, indicativamente compreso tra il 2700 e il 2192 a.C.) è noto per le piramidi e per il consolidarsi di una burocrazia che ha al suo vertice un sovrano assoluto, considerato un dio in terra e signore di tutto l'Egitto. Questo senso dello Stato e le sue regole terrene e ultraterrene, molto elitarie, sono ben documentati negli oggetti provenienti da contesto funerario di cui la collezione olandese è particolarmente ricca, tra cui una tavola per offerte in calcite (alabastro). L'offerta al defunto era parte fondamentale del rituale funerario per assicurare una vita oltre la morte. La particolarità di questa tavola appartenuta a un alto funzionario di stato di nome Defdj è data dalla forma circolare, insolita, e dal ripetersi del concetto di offerta come indicato dal testo scritto, dal vasellame scolpito in visione zenitale e, soprattutto, dalla raffigurazione centrale che corrisponde al geroglifico hotep (offerta), ovvero una tavola su cui poggia un pane.

Il Medio Regno - il dio Osiri e una nuova prospettiva di vita ultraterrena
La fine dell'Antico Regno e il periodo di disgregazione politica che ne segue determinano grandi cambiamenti nella società egiziana, che riconosce al singolo individuo una maggiore responsabilità del proprio destino, anche ultraterreno. Ogni egiziano, in grado di farsi costruire una tomba con adeguato corredo funerario, può ora aspirare a una vita eterna. Il dio Osiri, signore dell'oltretomba, diviene la divinità più popolare del Paese. Dal suo tempio ad Abido, uno dei più importanti luoghi di culto dell'Egitto, provengono molte stele ora a Leiden e a Bologna. Tra cui quella di Aku, maggiordomo della divina offerta che dedica questa stele a Min-Hor-Nekhet, la forma del dio itifallico Min adorata nella città di Abido. La preghiera che Aku rivolge al dio racconta di un'esistenza ultraterrena in un mondo concepito come tripartito: in cielo dove il defunto si trasfigura in stella, in terra dove la sepoltura è luogo fondamentale del passaggio dalla vita alla morte e in oltretomba dove Osiride concede al defunto la vita eterna.

Dal Medio al Nuovo Regno - il controllo del territorio in patria e all'estero
La sconfitta degli Hyksos, "i principi dei paesi stranieri" che invadono e governano l'Egitto settentrionale per alcune generazioni, dà origine al Nuovo Regno. Una politica estera molto aggressiva arricchisce il Paese che vive uno dei periodi di maggiore splendore. La classe sociale dei professionisti della guerra si afferma sino al punto da raggiungere il vertice dello stato e dare origine ad alcune dinastie regnanti. La ricchezza e il prestigio di questi militari si concretizzano anche nella produzione di oggetti raffinati, quali gli ori attribuiti a Djehuty, generale del faraone Tuthmosi III. L'arte orafa egiziana ci ha lasciato in eredità gioielli di grande pregio artistico e valore economico, come un elemento di pettorale presente in mostra. Questo monile, attribuito alla tomba del generale Djehuty, l'uomo al quale il sovrano Thutmosi III affidò il controllo delle terre straniere, ne rappresenta un raffinato esempio. Figurato a fiore di loto blu, simbolo di rinascita e rigenerazione, doveva fungere da elemento centrale di un elaborato pettorale a numerosi fili. Il cartiglio inciso sul lato posteriore suggerisce che il gioiello sia stato donato da Thutmosi III in persona.

La necropoli di Saqqara nel Nuovo Regno
I Musei di Leiden e di Bologna possono essere considerati "gemelli" perché conservano due nuclei importanti di antichità provenienti da Saqqara, una delle necropoli della città di Menfi. Durante il Nuovo Regno questa antica capitale dell'Egitto tornò a essere un centro strategico per la politica espansionistica dei sovrani di XVIII Dinastia. Lo dimostrano le monumentali sepolture degli alti funzionari di stato che vi ricoprirono incarichi amministrativi, religiosi e militari, tra le quali le tombe del Sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon Maya e di sua moglie Meryt, cantrice di Amon, e di Horemheb, comandante in capo dell'esercito e principe ereditario di Tutankhamon.
Le statue di Maya e di sua moglie Meryt arrivarono in Olanda nel 1829 con la collezione di Giovanni d'Anastasi. Solo molti anni dopo, nel 1986, una missione archeologica anglo-olandese individuò la tomba di provenienza a sud-est della piramide di Djoser a Saqqara. Queste statue, che rappresentano i massimi capolavori egiziani del Museo Nazionale di Antichità di Leiden, lasceranno per la prima volta il Museo olandese per essere esposte in mostra.
Va ricordato che l'obiettivo dell'Egypt Exploration Society di Londra e del Museo Nazionale di Antichità di Leiden quando intrapresero gli scavi a sud-est della piramide a gradoni di Djoser nel 1975, era quello di individuare la tomba di Maya e di Meryt. Grande fu la sorpresa nello scoprire, invece, la sepoltura del generale Horemheb che concluse una strepitosa carriera politica divenendo ultimo sovrano di XVIII Dinastia. La sua tomba, che ha una struttura a tempio, è caratterizzata da un ingresso a pilone, tre grandi corti e tre cappelle di culto che affacciano sulla corte a peristilio più interna. Da quest'ultima proviene la gran parte dei rilievi conservati a Leiden e a Bologna, che raccontano le più importanti imprese militari di Horemheb condotte contro Asiatici, Libici e Nubiani, le popolazioni confinanti con l'Egitto.

Il Nuovo Regno - il benessere dopo la conquista
Arredi raffinati, strumenti musicali, giochi da tavolo, gioielli: sono solo alcuni dei beni di lusso che testimoniano il benessere diffusosi in Egitto a seguito della politica espansionistica dei sovrani del Nuovo Regno. Grazie ai raffinati oggetti sarà possibile rivivere momenti di vita quotidiana, immaginando di essere all'interno di un palazzo regale o nella dimora di qualche alto funzionario. Come per il manico di specchio qui presente costituito dal corpo aggraziato e sensuale di una fanciulla, che tiene in mano un piccolo uccellino.

L'Egitto del primo millennio
L'Egitto del primo millennio a.C. è caratterizzato da una sempre più evidente debolezza del potere centrale a favore dei governatori locali che si attribuiscono il ruolo di dinasti regnanti. La perdita di unità politica e territoriale indebolisce la capacità di difesa dei confini del Paese, che è conquistato a più riprese da Nubiani, Assiri e Persiani. Centri forti di potere rimangono i templi, che gestiscono una parte importante dell'economia e la trasmissione del sapere, svolgendo un ruolo d'intermediazione politica tra potere regnante e popolazione devota. Molti dei capolavori in mostra appartengono a corredi funerari di sacerdoti e provengono da importanti aree templari. Tra questi il sarcofago di Peftjauneith che, nell'insieme di cassa e coperchio, riproduce le sembianze del dio Osiri, avvolto in un sudario di lino e con il volto verde che evoca il concetto di rinascita. La raffinata decorazione di questo sarcofago conferma l'alto rango in ambito templare del suo proprietario, sovrintendente ai possedimenti di un tempio del Basso Egitto. In particolare va segnalata la scena interna alla cassa che mostra la dea del cielo Nut inghiottire ogni sera (a Occidente) il disco del sole per poi partorirlo ogni mattina (a Oriente).
La conquista dell'Egitto da parte di Alessandro Magno nel 332 a.C. chiude la fase "faraonica" della storia egiziana. Con i suoi successori, i Tolemei, ha inizio la dominazione greca del Paese che avrà come ultima sovrana la famosa Cleopatra VII.

Il dorato declino del Paese continuerà per molti altri secoli, oltre la conquista romana del 31 a.C., sino alla dominazione araba nel VI secolo dopo Cristo.

Il dialogo tra antico e nuovo, locale e straniero, che contraddistingue l'epoca greca-romana, permette ancora il raggiungimento di elevati livelli artistici, come testimoniano i celebri ritratti del Fayum, di cui il Museo di Leiden conserva pregevoli esemplari presenti in mostra.

Sponsor della mostra Generali Italia, special partner Ricola, partner dell'iniziativa Trenitalia.
Sponsor tecnico UNA Hotels & Resorts.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.
Catalogo edito da Skira.



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giovedì 15 ottobre 2015

Mostra "Marginalismo" al Castello di Otranto dal 18 al 31 ottobre 2015

COMUNE DI OTRANTO
 PROVINCIA DI LECCE

MARGINALISMO
Opere di Annalisa Fulvi, Maria Luce Musca, Lorenzo Polimeno

Dal 18 al 31 ottobre 2015  
al Castello di Otranto


Dopo la piccola appendice espositiva del 2014 all'interno della biennale di Martano Syncronicart-2, domenica 18 ottobre 2015, alle ore 18.00, nella splendida cornice del Castello Aragonese di Otranto, si svolgerà il vernissage della prima mostra del Marginalismo, movimento pittorico fondato nel Salento e basato sul pensiero artistico-letterario di Lorenzo Polimeno. 

Il movimento è sostenuto teoricamente dai critici e curatori della rassegna Carmelo Cipriani e Raffaele Gemma, firmatari in Palazzo Baldi a Galatina del Manifesto del Marginalismo, assieme allo stesso Polimeno e alle artiste Maria Luce Musca e Annalisa Fulvi.

Il movimento promuove l'immagine di un mondo policentrico, composto da centri paritetici e non subordinati, in cui è riconosciuto il ruolo delle periferie nella determinazione di linee di ricerca originali e autonome. 

I tre artisti firmatari si muovono all'interno del Movimento mantenendo ognuno la propria individualità, configurando il marginalismo in termini non solo geografici ma anche iconici, collocandosi sul crinale tra figurazione e astrazione. 

La mostra, visibile fino al 31 ottobre, si avvale del patrocinio e del sostegno della Regione Puglia - Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo e del patrocinio del Comune di Otranto e della Provincia di Lecce.

Al momento inaugurale, domenica 18 ottobre alle ore 18.00, interverranno, in presenza degli artisti coinvolti, il Sindaco di Otranto Luciano Cariddi, l'Assessore alla Cultura Lavinia Puzzovio, i curatori della mostra Carmelo Cipriani e Raffaele Gemma.
Al termine l'esposizione sarà ospitata in altre sedi istituzionali nel Salento ed in tutta la regione.
Accompagnerà la rassegna un libro sul movimento del Marginalismo, edito da Edizioni Esperidi, contenente gli scritti teorici e le opere degli artisti.


Vernissage: domenica 18 ottobre 2015 alle ore 18.00
Permanenza: fino al 31 ottobre 2015
Orari di apertura: tutti i giorni ore 10.00-13.00   15.00-19.00
Catalogo/Libro: volume edito da Edizioni Esperidi con foto a colori delle opere e testi di Carmelo Cipriani, Raffaele Gemma, Lorenzo Polimeno
Ingresso: per l'entrata al castello e la visita di tutte le mostre ospitate è previsto dal Comune il pagamento di un ticket d'ingresso (per info www.comune.otranto.le.it - Ufficio informazione e accoglienza turistica (Tel. 0836 801436)
www.comune.otranto.le.it

Otranto, 15 ottobre 2015

mercoledì 14 ottobre 2015

Agroalimentare: al via a Napoli mostra interattiva "Magna", una "EXPO" partenopea | FOTO e VIDEO

Complesso Monumentale San Domenico Maggiore, Napoli 14 ottobre – 10 gennaio 2016


NAPOLI, 14 ottobre 2015. Per la prima volta in Italia e in occasione dell'EXPO 2015 una straordinaria mostra interattiva che affronta il tema dell'agricoltura e della gastronomia napoletana dal punto di vista storico, scientifico e sociale svelandone tutti i segreti dall'origine al piatto finito. MAGNA (acronimo che sta per Mostra Agroalimentare Napoletana), ideata e curata dall'architetto Marco Capasso, prodotta dall'Associazione "Guviden – I semi dell'amore", realizzata in collaborazione con il Comune di Napoli, narra la storia e le caratteristiche scientifiche e sociali di una delle cucine più famose al mondo. Il Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore a Napoli (Vico San Domenico Maggiore, 18), ospiterà dal 14 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016 una rassegna sulla cucina più antica al Mondo.

TARGET. Una mostra per tutti: per i bambini e per i ragazzi che potranno giocare con gli exhibit interattivi; per gli studenti, che troveranno le informazioni scientifiche più aggiornate, con un ampio ventaglio di approfondimenti; per gli insegnanti, che incontreranno chiavi di lettura inaspettate e intrecci interdisciplinari; per gli appassionati di cucina, che soddisferanno la propria curiosità vedendo l'argomento sotto nuove prospettive, per i golosi che potranno assaggiare i migliori prodotti del nostro territorio e per chiunque sia curioso di conoscere la relazione che intercorre tra quel che siamo e quel che mangiamo oltre a capire l'importanza mondiale della cucina partenopea.

HIGHLITS. Guardare ascoltare, toccare, annusare e assaggiare. Una mostra gioiosa che coniuga un elevato profilo scientifico con i piaceri del piatto. Un approccio multidisciplinare: agronomi, agricoltori, genetisti, antropologi, chimici, sociologi, cuochi e gastronomi, tutti uniti per costruire una descrizione accurata di un argomento che viene troppo spesso trattato superficialmente. Una grande componente didattica, con chiavi di lettura inaspettate e intrecci interdisciplinari; la buona cucina che si unisce al rigore scientifico grazie al coinvolgimento delle Università e dei laboratori di ricerca di tutto il territorio campano.

CONCEPTS. Parlare di cibo oggi vuol dire parlare di scienza e di piacere, di natura e di cultura, di tecnologia e di tradizioni ma parlare di cibo oggi vuole anche dire guardare lontano, fare previsioni e investimenti per riuscire a conciliare la necessità di sfamare un numero sempre crescente di persone e la tutela del pianeta che le ospita. 
Per poter parlare di cibo oggi è importante capire come l'uomo ha modificato la natura per nutrirsi, con gli alimenti e le tecniche per coltivarli, conservarli e cucinarli. È, insomma, necessario usare le conoscenze degli agronomi, degli agricoltori, dei genetisti, degli antropologi, dei chimici, dei sociologi, dei cuochi e dei gastronomi per riuscire a rendere la complessità di un argomento che viene troppo spesso trattato superficialmente.

NON SOLO CIBO. È stato allestito un ricchissimo calendario di eventi. Dai weekend degustativi alle serate musicali. Dalle presentazioni di libri ai convegni ed agli incontri culinari. Fino alle mostre personali di grandi artisti contemporanei che si occupano di "food" come Tatafiore e Dalisi.

IL CURATORE. «Il percorso multimediale di Magna – spiega l'architetto Marco Capasso, ideatore e curatore di Magna - parte dalla terra arriva alla tavola. Abbiamo cercato, infatti, di seguire i passaggi che portano le eccellenze della nostra regione dalla terra fino al piatto, alla ricerca del segreto riposto nei sapori della tradizione napoletana. Non abbiamo avuto e non abbiamo la pretesa di essere stati esaustivi, tutt'altro, riteniamo che MAGNA sia al momento solo un punto di partenza e uno spazio da costruire dialogando con il territorio affinché Napoli abbia il suo padiglione. 
Quale altra cucina, infatti, meriterebbe di stare al fianco di quelle più importanti del mondo per testimoniare come con semplici materie prime sia possibile nutrire il pianeta? La nostra idea è stata quella di costruire una casa per il genio culinario del popolo partenopeo. Non solo storia degli alimenti e scienza dei prodotti ma anche filosofia dei piatti, perché riteniamo che nella cucina di un popolo si rifletta la sua più intima essenza».

GUVIDEN. «L'Associazione con questa mostra – ha dichiarato Vicenzo de Notaris, presidente Guviden - intende ricollegarsi idealmente ad uno dei temi centrali dell'EXPO 2015, gli squilibri alimentari, che vedono ancora oggi un contrasto stridente tra chi è obeso e chi muore di fame, tra una parte della popolazione mondiale che vive nell'abbondanza, sprecando risorse alimentari, ed un'altra che non riesce a soddisfare neanche i propri fabbisogni alimentare di base, spesso purtroppo fino alle estreme conseguenze. 
Ma l'obiettivo finale travalica i meri aiuti alimentari fini a se stessi,  proponendosi d'impiantare nelle aree svantaggiate "i semi dell' Amore", che producono frutti duraturi nel tempo, fornendo i mezzi ed il know how per realizzare in loco alcuni prodotti tipici napoletani, primo tra tutti la pizza, vero emblema culinario della città».

IL COMUNE DI NAPOLI. «Il tema dell'agricoltura, della gastronomia, della cultura alimentare napoletana, ci dice questa esposizione realizzata con tanta cura nella splendida sede del Convento di San Domenico Maggiore – così l'assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Nino Daniele, durante l'inaugurazione della Mostra –, ha tante facce di straordinario interesse: dalla più semplice "igiene alimentare", illuminando i segreti di una cucina genuina e salutare, alla riscoperta di una cultura e di una tradizione dello stare insieme, attraverso la preparazione e la condivisione del cibo, fino alla valorizzazione di questo patrimonio di conoscenze e di tecniche come un piccolo tesoro da offrire ad altri. 
E penso anche ai tanti turisti, che affollano come mai, in questi mesi le nostre strade, attirati a Napoli dalla bellezza dei panorami e dalla ricchezza dei beni culturali, ma che possono trovare, con la pizza e i maccheroni ed oltre la pizza e i maccheroni, in una ricchissima, antica ed originale tradizione alimentare una ragione in più di interesse e di curiosità. 
Non posso non sottolineare che questa "idea felice", inserendosi sulla traccia segnata dall'Expò, la approfondisce e la sviluppa con un segno del tutto originale e ci aiuta a conoscere, a riconoscere, i tratti unici di una cultura popolare talmente ricca ed affascinante che non spetterà mai di stupirci. E di donarci sapienza per l'arte di vivere».

ORARI: tutti i giorni dalle 10 alle 19. Eventi dalle 20 alle 24.
PREZZI: intero 7; ridotto € 5.

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