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martedì 26 maggio 2015

GIUSEPPE TERRAGNI A ROMA. Mostra e convegno, venerdì 29 maggio

GIUSEPPE TERRAGNI A ROMA
Con Antonio Carminati, Cesare Cattaneo, Pietro Lingeri, Ernesto Saliva, Luigi Vietti e la collaborazione di Marcello Nizzoli, Mario Radice e Mario Sironi.

A cura di Flavio Mangione e Luca Ribichini

Apertura venerdì 29 maggio 2015 ore 11
Conferenza Stampa ore 14

29 maggio – 16 settembre 2015 - Casa dell'Architettura di Roma

Sedi collegate: Archivio Centrale dello Stato e Archivio Capitolino

Nelle sedi collegate sarà possibile consultare il materiale originale dei progetti per il Palazzo dei Congressi e la Mostra della Rivoluzione Fascista (ACS) e del Danteum (AC)

Mostra itinerante
18 settembre – 18 dicembre 2015 (Archivio Centrale dello Stato)
20 settembre – 20 ottobre 2015 (University of Miami – School of Architecture)
15 maggio – 15 luglio 2016 (Bauhaus – Dessau-Berlino – Germania)

La mostra ha come principale obiettivo la rilettura critica dell'opera di Giuseppe Terragni prendendo in esame i progetti che l'architetto comasco ha realizzato per la città di Roma. Le opere romane permettono di inquadrare con efficacia la complessa figura dell'architetto, che sposò con determinazione la battaglia per l'avanguardia architettonica italiana, pur confrontandosi con l'esigenza di andare incontro sia alle istanze di tradizione volute dal fascismo, sia alla personale volontà di coniugare il linguaggio Razionale con un indefinito spirito mediterraneo.

Il progetto vuole inoltre mettere in luce il rapporto tra Terragni e i sui collaboratori, in particolare gli artisti (Marcello Nizzoli, Mario Radice e Mario Sironi), che hanno avuto un ruolo importante nell'elaborazione dei progetti architettonici, attraverso una serie di schizzi ed elaborati grafici rinvenuti grazie al prezioso sostegno dei principali istituti archivistici.

La ricerca nasce da un'idea di Flavio Mangione accolta da Luca Ribichini e sviluppata insieme a partire dal 2010 all'interno di un Laboratorio di Laurea della Facoltà di Architettura di Roma La Sapienza, svolto in collaborazione con la fondazione CE.S.A.R. (Centro Studi Architettura Razionalista) e i maggiori istituti archivistici pubblici e privati. In questa fase sono stati studiati sette dei dieci progetti presi in esame.

Vista la qualità del materiale prodotto, capace di fornire un nuovo sguardo sulla città di Roma e in particolare sui grandi concorsi, Il Comitato Tecnico Scientifico della Casa dell'Architettura ha deciso di completare le ricerche per permettere di realizzare una mostra che potesse essere accolta nei principali centri museali in Italia e all'estero, partendo da un'esposizione alla Casa dell'Architettura di Roma.


Per ogni progetto è stato realizzato un modello digitale e un video partendo dai grafici originali e dalle foto d'epoca dei plastici di concorso. Il modello permette di illustrare la spazialità interna dell'opera e il suo inserimento foto-realistico nel contesto urbano, misurando l'efficacia delle scelte compositive e materiche adottate all'epoca. 

Per ogni opera è stato prodotto un regesto completo di tutto il materiale di archivio esistente. Una parte cospicua di questo materiale risulta inedita o addirittura completamente sconosciuta. Sono stati realizzati inoltre: grafici con piante, prospetti e sezioni che è possibile consultare sovrapponendoli agli originali per evidenziare incongruenze e integrazioni; prospettive fotorealistiche e spaccati prospettici; video con inserimento del modello  nel contesto.

Il materiale messo a disposizione dagli archivi (Archivio Centrale dello Stato, Archivio Capitolino, Archivio Cattaneo, Mart di Trento e Rovereto, Csac di Parma, Fondazione Giuseppe Terragni, Archivio Mario Sironi, Archivio Andrea Sironi-Straußwald, Fondo Giorgio Ciucci) va ad arricchire uno straordinario e suggestivo materiale grafico e video. 

La ricostruzione dei progetti romani si pone all'avanguardia nel panorama delle ricerche effettuate a livello internazionale su Terragni e i suoi colleghi. L'intero progetto è stato svolto in collaborazione con la Fondazione CE.S.A.R. (Centro Studi Architettura Razionalista), il Dipartimento di Storia, disegno e restauro dell'architettura – La Sapienza e la Società Dante Alighieri.

Hanno collaborato: (Gruppo stabile di ricerca) Marta Bracci, Alessandro Campo, Paolo Camponeschi, Marco Capobianchi, Giovanni Esposito, Francesco Fattori, Alessandra Malandrucco, Stefania Marino, Giorgia Vernareccio, Attilio Terragni. (Gruppo di lavoro) Francesca Aita, Marina Allegrini, Stefano Austini, Lia Cacciatore, Loris Cavazzi, Marco Giovanni De Angelis, Anna Doufur Montuori, Domenico Ferrara, Giuseppe Gori  Savellini, Gabriele Milelli. (Collaborazioni) Chiara Ciucci Giuliani, Antonella Mariani.

Si ringraziano: Giorgio Ciucci per aver messo a disposizione la sua biblioteca e il suo materiale d'archivio; Mario Luzi per aver collaborato alla promozione dell'evento; Roberta Lubich per il coordinamento logistico con Eur S.p.A.

Un ringraziamento particolare va al personale dell'Ordine degli Architetti di Roma e Provincia e della Società Acquario Romano che, con la loro pazienza e professionalità, hanno agevolato la realizzazione dell'evento.


Scheda tecnica
Titolo mostra: Giuseppe Terragni a Roma
A cura di: Flavio Mangione
Opening: venerdì 29 maggio 2015
Durata mostra: 29 maggio – 16 settembre
Luogo: Casa dell'Architettura di Roma, Piazza Manfredo Fanti, 4, Roma
Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 18

Giornate di studio
29 maggio (Casa dell'Architettura) - Apertura
10 giugno (Dante Alighieri)
18 giugno (Casa dell'Architettura)
8 settembre (Aula Magna della Facoltà di Architettura - La Sapienza)
18 settembre (Archivio Centrale dello Stato)
20 ottobre (Aula Magna della Sapienza)

I “LUOGHI COMUNI” DI ZINO IN MOSTRA A MILANO

Il parcheggio multipiano di via Gorizia diventa Museo: arriva l'arte provocatoria e riflessiva di Zino, noto per il suo lavoro fatto di immagini "sgranate" e "destrutturate".


Guerriglieri arabi e soldati cinesi, la carica erotica di donne provocanti e la violenza di un torero che sta per infilzare il toro, dittatori africani e giocatori di polo inglesi. L'arte di Luigi Franchi, in arte Zino, riflette sul "luogo comune" della società contemporanea e lo mette in discussione attraverso una rappresentazione "destrutturata". 

Ad alcuni dei suoi lavori viene infatti dedicata una grande mostra personale, che aprirà i battenti il 4 giugno in un luogo davvero unico: il parcheggio multipiano di Via Gorizia a Milano, che per l'occasione si trasforma in Museo. 

Molto affascinante e suggestivo il luogo espositivo, dunque, per ospitare oltre 20 opere del giovane autore forte di molti successi a livello internazionale.

I temi trattati nella mostra faranno discutere: la ricerca di Zino si muove intorno al concetto di estetica dell'oggetto e della comunicazione visiva. La possibilità di riprodurre un'immagine destrutturata, sgranata, offre all'osservatore anche un momento di riflessione sull'immagine stessa, e inevitabilmente, sul suo significato semantico. Invita, in altri termini, l'avventore a interrogarsi su ciò che sta guardando e sul suo significato. 

«La maggior parte delle definizioni di Luogo Comune – dice l'artista - pone l'accento sugli aspetti di ipersemplificazione e impermeabilità all'analisi, sicché le persone tendono a crearsi opinioni che prescindono dalla valutazione del singolo caso. È il moderno alfabeto comunicativo che fa della velocità e della generalità l'attuale oceano a cui affidare i propri messaggi».

La mostra, curata da Maria Letizia Paiato con Raffaele Quattrone, sarà visitabile fino al 6 giugno e avrà contenuti interettivi e multimediali, fruibili dal pubblico scaricando l'app AURASMA. Il progetto, infatti, contiene in sé una sperimentazione artistica applicata attraverso la realtà aumentata.
Un'esposizione che ha tutti i caratteri dell'eccezionalità, dunque, che sarebbe un peccato perdere.


Info:
info@yoruba.it| www.yoruba.it
zinolab@gmail.com | www.zinos.org

Progetto a cura di:
Maria Letizia Paiato | YORUBA

Sede:
Lombarda Parking, Via Gorizia 14, 20144 Milano

inaugurazione:
giovedì 4 giugno 2015 dalle 18.00

Orari:
venerdì 5 e sabato 6 giugno dalle 17.00 alle 20.00

lunedì 25 maggio 2015

LE ARCHITETTURE DELLO SPIRITO Dipinti di Paolo Abelli – Sculture di Salvatore Fiori CASTELLO DI AGLIÈ (TO) SERRA VERDE, 30 maggio – 15 giugno 2015


LE ARCHITETTURE DELLO SPIRITO
Il paesaggio, memoria e immagini
Dipinti di Paolo Abelli

Sculture di Salvatore Fiori

CASTELLO DI AGLIÈ (TO)
SERRA VERDE, 30 maggio – 15 giugno 2015


La Serra Verde del castello di Agliè accoglie dal 30 maggio al 15 giugno una mostra di quattordici dipinti di Paolo Abelli e di nove sculture di Salvatore Fiori.

Il tema del paesaggio è rappresentato attraverso una inattesa visione artistica, uno stato d'animo raccontato da due artisti architetti che espongono le loro opere nell'incantevole cornice architettonica del castello di Agliè.

Con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Piemonte, del Comune di Agliè, dell'Ordine architetti Novara e VCO, del Gruppo architetti Canavese e Valle d'Aosta e con il contributo di Concessionaria BMW Autocrocetta e di Mansur Tappeti d'Oriente

Le opere dei due autori, entrambi novaresi, nascono dalla loro riflessione sul paesaggio, dal loro forte coinvolgimento emotivo nel desiderio di carpirne l'essenza, per conseguirne un principio che sia strumento spirituale e scientifico nello sviluppo della pratica architettonica.

Nei dipinti di Abelli la ricerca pittorica – nella matrice informale, in cui il ricordo e la memoria si trasformano in visioni dell'anima – tende a mescolarsi con brani di razionalità architettonica, suggeriti dalla necessità inconscia di trovarsi in perfetta armonia con il paesaggio.

Le sculture in ferro e acciaio di Fiori, nella loro minimale e austera connotazione, si pongono in dialogo con l'esuberante ricchezza cromatica dei dipinti, ispirandosi a intenti liberatori e metamorfici, per configurare forme che paiono sgorgare dal paesaggio, a volte quasi arcaici reperti provenienti da scavi archeologici.

I dipinti (come riflessi delle acque nella pianura) e le sculture (come alberi e vegetazione) si pongono gli uni a confronto e in dialogo con gli altri, evocando il controcanto di una melodia corale (il paesaggio) e interrogando gli spettatori su quale interpretazione intendano elaborare, nella propria memoria, delle immagini della natura e delle opere dell'uomo che nella natura si inseriscono, a volte armonicamente, a volte ostilmente.

Il castello di Agliè, che è parte del sito UNESCO Patrimonio dell'Umanità delle Residenze Sabaude, risale nel suo nucleo originario al Medioevo. Dopo che i Savoia lo acquistarono, nel 1763, prese il via un grandioso progetto di riqualificazione dell'architetto Birago di Borgaro, che chiamò importanti artisti quali i fratelli Ignazio e Filippo Collino per la statuaria delle fontane e lo stuccatore luganese Giuseppe Bolina per gli apparati decorativi.

Durante la dominazione napoleonica, il castello fu trasformato in ricovero per poveri e il parco venne lottizzato e venduto a privati. Dal 1823 rientrò nei possedimenti reali e due anni più tardi ebbe inizio l'ultimo intervento sugli appartamenti, affidato dal re Carlo Felice a Michele Borda di Saluzzo. L'edificio, con trecento stanze, un vasto salone da ballo interamente affrescato, la quadreria e una preziosa collezione di reperti archeologici, è circondato da un giardino all'inglese, uno all'italiana e da un parco con alberi secolari progettato da Xavier Kurten tra il 1830 e il 1840.

La mostra LE ARCHITETTURE DELLO SPIRITO sarà inaugurata sabato 30 maggio alle ore 17.00, nella Serra Verde del castello di Agliè
Interverrà Lisa Accurti, direttrice del castello
La mostra, corredata di un catalogo con immagini fotografiche delle opere esposte
e testi di Lisa Accurti, Paolo Abelli, Salvatore Fiori, Francesca Pensa, Valter Bacchella,
sarà aperta nei giorni di venerdì, sabato e domenica dalle ore 9.00 alle ore 19.30.
Realizzata con il patrocinio di Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Piemonte, Comune di Agliè, Ordine degli Architetti P.P.C.delle provincie di Novara e VCO, Gruppo Architetti Canavese & Valle d'Aosta e il contributo di Autocrocetta Spa e Mansur tappeti d'oriente.
Castello di Agliè
piazza Castello 1, Agliè (To), tel. 0124 330102
PER INFORMAZIONI SULLA MOSTRA: tel. 347 2225068

Testo introduttivo al catalogo
Le architetture dello spirito
dipinti di Paolo Abelli – sculture di Salvatore Fiori
La scelta di ospitare ancora una volta, presso i giardini del castello di Agliè e le loro pertinenze, autori che operano nel loro processo creativo guardando intensamente alla realtà fisica e territoriale che li circonda, filtrandola attraverso le personali intuizioni dell'anima, costituisce naturale conferma della vocazione della residenza sabauda a costituire ideale cornice di sperimentazioni artistiche frutto della volontà di tradurre in materia, ancorché in segno astratto, l'incontro tra uomo e natura.

Volontà che ha sempre animato la produzione degli artisti dalle origini della civiltà, in un'ambiziosa sfida volta ora all'imitazione, ora al superamento della natura stessa, così come l'architettura scaturisce inevitabilmente dalla necessità di creare un'interfaccia "controllata", un filtro di mediazione tra l'essere umano e l'ambiente esterno naturale, ove "natura" è madre e matrigna al contempo.

Natura vagheggiata cui si consente di penetrare negli ambienti in via ideale, a mezzo della pittura, come nelle serre dipinte di Agliè, o in forma sostanziale, come nella serra verde, ove architettura e vegetazione sono inscindibili.

Se cambiano i termini lessicali e formali-figurativi con cui gli artisti contemporanei interpretano questa ricerca, non cambia la fonte di ispirazione, né il rapporto tra soggetto e oggetto, e tale condivisione di sentire costituisce l'elemento di familiarità che rende così agevole e fluido accogliere in seno a una residenza aulica antica una produzione artistica apparentemente estranea e potenzialmente conflittuale – se non nociva – per il contesto in cui si colloca.

All'opposto, il felice effetto sinergico e di reciproco potenziamento e valorizzazione è già stato ampiamente convalidato nell'ambito delle Rassegne Internazionali Biennali di Scultura Contemporanea, ospitate in castello in anni recenti (2002, 2004, 2006), in cui le opere, installazioni spesso colossali, sono state in gran parte inserite e fuse nel paesaggio del parco e del giardino, o negli spazi più aperti (e filtranti con l'esterno), che chiusi, delle serre, creando nuovi scorci, nuove visuali e nuove occasioni di stupore.

In quel caso il rapporto tra scultura e natura è stato vagliato da autori diversi per intenzioni, interrogativi e radici, entro la larga "forbice" del goethiano «L'arte è arte in quanto non è natura» e del suggestivo e provocatorio «Beaux arbres – beaux arts» di Norman de Vries.

In questo caso, la sfida è tra artista "puro" e artista "architetto", che più che opporre in contrappasso la loro produzione dialogano commentando reciprocamente l'altrui opera, in duetto.

Per quel che ci riguarda, ancora una volta si rinnova, con grande soddisfazione, un'esperienza culturale profondamente e sentitamente radicata nei vissuti recenti del castello.

                                                                                                          Lisa Accurti
                                                                                                   direttrice del castello di Agliè
Salvatore Fiori
Nato a Carpignano Sesia (No) nel 1949. Ha frequentato il Liceo artistico e l'Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, diplomandosi nel 1973; si è poi laureato in architettura al Politecnico di Milano.
Ha insegnato per quasi trent'anni al Liceo artistico di Brera e per quattro all'Accademia di Belle Arti Europea ACME, a Milano. Prevalente è la sua attività artistica, ma ha svolto anche attività professionale nel campo della conservazione dei beni culturali e architettonici; si è dedicato alla progettazione di elementi di arredo e ha svolto ricerca nel campo della storia dell'architettura pubblicando numerosi libri, cataloghi e saggi.
La sua prima partecipazione a una mostra collettiva risale al 1971; la prima mostra personale al 1977. In più di quarant'anni di attività artistica è stato presente in circa centoventi mostre collettive, in Italia e all'estero; trentadue sono state le esposizioni personali. Inizialmente si è orientato verso la pittura iperrealista, utilizzando la tecnica dell'aerografo su "politoile". Esaurita questa esperienza, dal 1989-90 nella sua poetica si è volto a una grammatica plastica contraddistinta prima dall'uso del ferro verniciato di nero, poi dall'utilizzo di acciaio inox e cor-ten, a volte integrati con elementi lignei o litici. Ha realizzato numerose opere pubbliche: RISOrgere, collocata a Vercelli in piazza Medaglie d'Oro; il Monumento al Partigiano, a Carpignano Sesia (NO) nel Parco della Rimembranza; Architettura di un ricordo, a Bertonico (LO) nel municipio, ecc.

Le mostre personali più significative:
Palazzo Centori, Vercelli, 1988; Vulcano ultra Minerva, cortile del Broletto, Novara, 1995; 1990-2000, Sculture, abbazia dei Santi Nazario e Celso, San Nazzaro Sesia, 2000; Sculture nel parco, Fondazione Villa Palazzola, Stresa, 2006; Quando la scultura è monumentale, Centro culturale Torre Strozzi, Perugia (loc. Parlesca), 2008; Un ferreo Percorso, fossato del Castello Visconteo, Pavia, 2009; Sculture e installazioni, ex monastero di San Domenico, Lodi, 2013.

Le mostre collettive più significative:
Biennale dei giovani, Centro Sociale, Novara, 1971; Centre Felicien Rops, Namür, 1977; Quadro Giovani 79, Galleria San Fedele, Milano, 1979; Itinerari Pisani, Palazzo Lanfranchi, Pisa, 1989; Premio Internazionale Novum Comum, Galleria Solenghi, Como, 1989; Mostra Internazionale di scultura all'aperto, Fondazione Pagani, Legnano, 1991; Gypsos, Museo Diocesano, Ariano Irpino, 1996; La via della croce, Molin Camillo, Masserano, 1999; Prima Biennale della scultura in ferro, Torre Strozzi di Parlesca, Perugia, 2000; Verità e poesia della forma, Museo d'arte "V. Mele", Leuca, 2004; 40 artisti in Lomellina, Castello di Sartirana, Sartirana 2006; Magenta e il suo Rosso, Palazzo Brocca, Magenta, 2009; Biennale M'Arte Duemilaundici, Montegemoli, 2011; Slowart in Boschetto, Gualdo Tadino, 2012; Venature XXV, Centrul Artelor Vizuale, Bucarest, 2013.

In campo architettonico Fiori ha realizzato innumerevoli schede di vincolo monumentale per la Soprintendenza ai Beni Architettonici del Piemonte, ha collaborato con rilievi di reperti, di scavo e ipotesi ricostruttive di siti, con la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte, della Lombardia, della Campania, con l'Università Statale di Milano, con l'Università Federico II di Napoli, con i Musei Civici di Novara. Ha collaborato alla redazione del progetto generale di restauro della chiesa di San Pietro nel ricetto di Carpignano: ha eseguito anche progetti parziali di conservazione e il progetto di restauro di un affresco, inoltre ha collaborato con la EDITEC di Firenze nella realizzazione delle indagini termografiche. Ha eseguito progetti di restauro, conservazione e riuso di edifici privati sottoposti a vincolo monumentale, a Carpignano, e a vincolo paesistico, in Puglia. Ha collaborato con il comune di Carpignano nella progettazione dei nuovi interventi conservativi dell'Edificio del Torchio e ha ideato l'ipotesi progettuale di sua riconversione a Museo Storico-Etnografico, ora adottata dal comune.

Paolo Abelli
www.paoloabelli.it
Architetto, nato vicino a Novara nel 1956.
Formazione artistica conseguita presso il Liceo artistico "Amedeo Modigliani" di Novara. Laurea in architettura conseguita presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia.
Dal 1975 al 1980 frequenta l'ambiente dell'Accademia delle Belle Arti di Ca' Foscari, a Venezia, dove segue le lezioni del maestro Emilio Vedova.
L'ambiente culturale, il fascino della città, l'acqua e le sue mutazioni rivivono nell'anima e nelle espressioni propositive dell'esistenza pittorica e professionale. Abelli vive e lavora nel luogo di origine, immerso nella campagna novarese, svolgendo entrambe le discipline, artistica e professionale. Pur praticando il mestiere dell'architetto, attività che svolge maggiormente, in campo edilizio, storico e compositivo, partecipa a mostre d'arte esponendo in manifestazioni collettive e personali in città e località delle province limitrofe.

Le principali mostre di pittura:
Mostra di opere pittoriche negli spazi degli ex magazzini della Fabrica Lapidea della basilica di San Gaudenzio, Novara, novembre 2000.
Personale delle opere presso l'antico Cantinone del Palazzo Porta, Landiona, luglio 2001.
Personale delle opere presso l'auditorium municipale di Robbio Lomellina, giugno 2003.
Esposizione di opere nella mostra collettiva "Il sale della terra", sala dell'auditorium dell'antica chiesa di Santa Chiara, Vercelli, settembre 2003.
Personale delle opere presso il Centro Culturale d'Arte La Canonica, Novara, giugno 2004.
Esposizione al Concorso Nazionale di Pittura e Scultura "Città di Novara", Centro "La Riseria", Novara, ottobre 2004.
Esposizione di opere nella mostra collettiva "Dialogo tra città", sala dell'auditorium dell'antica chiesa di Santa Chiara, Vercelli, maggio 2007.
Esposizione di opere nella mostra collettiva "La spiritualità nell'arte", Arengo del Broletto, Novara, gennaio 2009.
Esposizione di opere nella mostra collettiva "La favola nell'arte", sale espositive del castello di Casale Monferrato, gennaio 2011.
Esposizione di opere nella mostra collettiva "La musica nell'arte", sale espositive del castello di Casale Monferrato, settembre 2013.

In campo architettonico collabora e progetta importanti opere di recupero e restauro del museo etnografico di Oleggio.
Recupero del torchio di Carpignano Sesia.
Restauro della pieve di San Pietro, dell'XI secolo, a Casalvolone.
Progettazione e costruzione della nuova chiesa di San Rocco a Novara.
Ristrutturazione della casa di riposo delle suore di San Vincenzo De Paoli a Bugnate di Gozzano e di Villa Regina a Vanzone di Macugnaga.
Progettazione e ristrutturazione delle scuole elementari di Oleggio e delle scuole tecniche "Leonardo da Vinci" di Borgomanero.
Progettazione e direzione lavori di opere pubbliche di edilizia sociale in comuni delle province di Novara e Vercelli.

sabato 23 maggio 2015

Evoluzioni del pensiero. Personale di Andrea Rizzardi Recchia. Milano, dal 4 al 18 giugno 2015

Evoluzioni del pensiero. Personale di Andrea Rizzardi Recchia




Dal 4 al 18 giugno 2015

Vernissage giovedì 4 giugno ore 18





E' in arrivo a Milano l'esposizione personale di Andrea Rizzardi Recchia "Evoluzioni del pensiero", che mostrerà la poliedrica produzione artistica dell'architetto veronese.



Il progetto espositivo intende rivelare e far conoscere i risultati delle ricerche artistiche di un autore  contemporaneo particolarmente apprezzato dai celebri critici Vittorio Sgarbi e Paolo Levi.



Nella galleria Sabrina Falzone, teatro delle nuove tendenze dell'arte in Europa, i visitatori potranno ammirare i dipinti di Andrea Rizzardi Recchia non senza stupori per un corpus di circa una trentina di opere. Realizzate con i materiali più inediti e le tecniche più aggiornate, le creazioni dell'artista veneto indagano l'universo della geometria e i nuovi orizzonti della mente.



Le suggestioni di questi scenari intellettuali condurranno i fruitori ad un percorso artistico fondato su due assi portanti della ricerca visiva di Rizzardi Recchia: alterità e innovazione. 

Nello specifico, da un lato le nuove modalità tecnico-stilistiche, congiuntamente all'impiego di elementi materici alternativi, dall'altro gli esiti quantomai originali fanno sì che l'essere umano si evolva in pensieri ed espressioni.



Nell'esposizione personale "Evoluzioni del pensiero" il concetto evolutivo si manifesta al di là delle indagini formali, oltre i moduli ricorrenti del cerchio e della linea. 

L'architetto, infatti, ricorre al linguaggio geometrico e intellettuale per esprimere con enfasi le traiettorie sinaptiche, dedicando particolare attenzione al tema della "gabbia". 


Il recondito desiderio di libertà si apre a nuovi luoghi dell'inconscio, dove il pensiero umano si evolve. La mostra sarà visitabile durante l'Expo dal 4 al 18 giugno 2015 nel Salone Bernini.







Galleria Spazio Museale Sabrina Falzone


Via Giorgio Pallavicino 29


20145 Milano - Italy



Orari di apertura: mart-ven h.16-19; sabato h.10-12


Chiuso lunedì e festivi



Ingresso gratuito



www.galleriasabrinafalzone.com

venerdì 22 maggio 2015

Col ferro e col fuoco. Personale di Michele Di Leo. Simultanea Spazi d'Arte. Firenze, dal 27 maggio al 4 giugno. Opening mercoledì 27 maggio ore 17.30


Simultanea Spazi d'Arte

Michele Di Leo

Col ferro e col fuoco

27 maggio - 4 giugno 2015

Opening mercoledì 27 ore 17.30

Mostra a cura di Alvaro Spagnesi


Il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia
della coscienza. L'esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall'uomo per costruire un mondo che abbia un significato.

(Mircea Eliade, Congresso di Storia delle religioni, Boston, 1968)



Dal 27 maggio al 4 giugno Simultanea Spazi d'Arte, realtà curatoriale ideata e gestita dalle storiche e critiche d'arte Roberta Fiorini e Daniela Pronestì, presenta la mostra personale dell'artista pugliese Michele Di Leo dal titolo Col ferro e col fuoco, che dopo la tappa fiorentina si sposterà nei prossimi mesi a Dresda e a Praga. L'inagurazione si terrà mercoledì 27 maggio alle 17.30.  

Il tema delle opere è di grande attualità e riguarda il ruolo delle religioni e il rapporto con il sacro nel mondo globalizzato.

Come scrive il curatore Alvaro Spagnesi nel testo introduttivo alla mostra, l'arte di Michele Di Leo si manifesta in modo perentorio e improvviso come una tempesta che non sembra lasciare scampo, uno tsunami devastante fatto di colori e materia che si fondono e s'aggregano incessantemente in un farsi e disfarsi dell'esistente fisico e metafisico.

Le sue opere - prosegue il curatore - sono cromaticamente dominate dai quattro colori individuati dall'artista per simboleggiare metaforicamente Padre, Figlio , Spirito Santo e Uomo presentato, quest'ultimo, come dice lo stesso Di Leo, "sotto forma, materia dell'entità spirituale globale".
Ora il discorso continua e si fa ancora più urgente l'esigenza di affrontare il nodo sul concetto di "sacro" alla luce delle recenti contrapposizioni belliche e terroristiche deflagranti in tutto il mondo in nome di allucinanti posizioni pseudo-religiose che travolgono ogni fremito di umanità.
La personale dell'artista Di Leo si preannuncia come un percorso affascinante volto ad annullare, ed allo stesso tempo ad esaltare, le convergenze fra i popoli nel segno di un rinnovato umanesimo.
La riflessione su tale situazione lo porta a concentrarsi sui simboli delle tre grandi religioni monoteiste: usando croce, mezza luna, e stella ebraica, sono state composte tutte le opere di questa mostra. Compaiono spesso tre cuori allusivi alla Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo), e la simbologia del Pesce, in evocazione dei miracoli qui rivolto a sfamare il bisogno di pace fra gli uomini. L''occhio supremo di Dio come quello del grande fratello che osserva per poi giudicare tutte le azioni dell'uomo. Ma i cuori tornano anche come simboli di amore e perdono per azioni sbagliate compiute dagli uomini.

Rispetto alle opere del passato, quelle in mostra a Firenze presentano una visione nuova e permeata di speranza. Partito, qualche tempo fa, da riflessioni in cui tutto era serrato nel dolore smodato della morte - scrive Spagnesi -, in cui "Il buco dei sogni" sembrava contemperare il colore roboante e la sordità degli scuri in un contesto astratto in irto di punte e linee e plaghe triangolari, oggi Di Leo si apre alla speranza di una utopica fusione di amore che permetta di superare proprio la morte quale unico effetto della lotta tra popoli e individui dalle diverse ideologie o/e religioni.

La mostra resterà aperta al pubblico fino al 4 giugno dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00.


Michele Di Leo nasce a Bari nel 1955; studia al Liceo artistico (sezione accademia) e all'Accademia di Belle Arti di Bari (sezione pittura) e successivamente consegue la Laurea Specialistica in "Arti visive e discipline dello spettacolo" e si specializza in "Pedagogie e Didattica di carattere clinico" ed in "Psicologia delle Comunicazioni sociali". Abilitato in Discipline Pittoriche, Disegno e Storia dell'Arte, Pittura Decorativa e Scenografica, attualmente è titolare della cattedra di "Discipline Pittoriche" presso il Liceo Artistico Statale "G.De Nittis" di Bari.
Le sue opere risultano presenti in diverse collezioni pubbliche e private in Italia ed all'estero. Si sono occupati di lui diversi quotidiani e trasmissioni televisive.
Opera in Cassano delle Murge in via Di Ceglie n˚ 13.


Simultanea - Spazi d'Arte 
Spazio curatoriale, Ass. artistico - culturale, via San Zanobi 45 rosso, Firenze
Fb: Simultanea Spazi d'Arte e Simultanea Spazi d'Arte (Official English and Spanish)

Profilo Twitter, Instagram e Tumblr: Simultanea Spazi d'Arte
Sito web: simultanespazidarte.blogspot.com 
contatti: simultaneaspazidarte@gmail.com

giovedì 21 maggio 2015

Mostra antologica dedicata a “Vincenzo Colucci. 1898 - 1970" (22 - 31 maggio 2015) - Vernissage Venerdì 22 maggio ore 18.30

Dal 22 al 31 maggio, a Palazzo Margutta, un'antologica rende omaggio
a Vincenzo Colucci, esponente di spicco della pittura napoletana

In esposizione al civico 55 della via dell'arte, un'ampia raccolta di opere che rappresenta un interessante spaccato della sua feconda attività lavorativa. Grazie alla mostra il pubblico potrà conoscere a pieno un artista appassionato, dotato di un naturale temperamento pittorico 


Roma, 21 maggio 2015 - Dal 22 al 31 maggio, la Galleria "Il Mondo dell'Arte" ospita nella storica sede di Palazzo Margutta (Via Margutta, 55) una mostra antologica dal titolo "Vincenzo Colucci. 1898 – 1970" dedicata a un artista dalla personalità tanto straordinaria ed eccezionale quanto affascinante, dotato di una educazione estetica unica, ma soprattutto "in possesso di una libera concezione degli schemi compositivi, quale può ritrovarsi soltanto in un pittore che ha della realtà un'idea poetica totalitaria", come scrive Carlo Carrà.

Capace di avvicinarsi a luoghi, cose e persone dosando sapientemente il cuore dell'uomo e l'occhio del pittore, Colucci è dotato di un talento innato e naturale, caratterizzato da una significativa capacità espressiva e comunicativa, e arricchito da un margine di invenzione spontanea e casuale, da una tecnica immediata e virtuosa, da una notevole vivacità cromatica, da una semplicità e da una solidità della costruzione che gli regalano il lusso di non dover ripudiare neanche l'uso di una tavolozza fatta di colori elementari.

A lasciar traccia sull'autentica vocazione di questo pittore prolifico, geniale e raffinato al tempo stesso, incapace di dipingere sotto i dettami di una scuola, gli artisti della tradizione napoletana, Utrillo, i paesaggisti lagunari del Settecento, diversi pittori neo-impressionisti (da Parquet a De Pisis, da Dufy a Van Dongen) ma anche Cezanne e Morandi o le grandi firme del filone della pittura intimistica e decadente, che ha il suo più geniale esponente in Mario Mafai. Che siano vedute, marine, ritratti o nature morte, realizzate quasi sempre con la tecnica dell'olio su tela o su legno, egli dimostra "di perseguire un principio d'arte che, se non può dirsi avanguardiero nel senso corrente della parola, mira alla salvezza ed omogeneità pittorica, il che conta anche di più, se la pittura deve essere quella che fu sempre nelle buone epoche della storia", come scrive ancora Carlo Carrà. 

Sicuro analizzatore del paesaggio, Vincenzo Colucci ritorna da ogni viaggio con un grosso carico di dipinti: la Liguria, la Toscana, Napoli, Roma ma anche la Francia, l'Inghilterra, il Belgio, l'Olanda, la Svizzera, la Tripolitania e ancora l'America e il Giappone.

A costituire i temi dominanti l'intera sua produzione sono, però, soprattutto Venezia e Ischia: la prima amata per la sua intima essenza di vita; la seconda osservata con goethiana serenità, evitando la facile commozione della nostalgia sentimentale verso il mondo della sua infanzia. E' proprio con la presa di contatto con il paesaggio lagunare che arriva la svolta decisiva nella sua pittura: è allora che il colore si schiarisce, gli orizzonti si allargano, prendendo profondità, la luce diventa protagonista del quadro e il taglio si raffina.

Nell'esposizione con la quale la nipote Annamaria Petti ha scelto di rendergli omaggio un'ampia raccolta di opere pittoriche caratterizzate da un solido impianto tonale, studiato sulla scia dei pittori della generazione precedente alla sua, all'interno del quale, a seconda dei momenti, la pennellata è più leggera o tenace mentre il cromatismo più chiaro, delicato e vivace, arriva ad assumere toni più grevi.

Tutti questi lavori offrono al pubblico la possibilità di ammirare uno spaccato importante della vasta e ricca attività di quest'esponente di spicco della scuola napoletana, generando un percorso che dagli esordi arriva fino alla piena maturità artistica e testimonia la poliedricità di tematiche che caratterizza questo pittore: paesaggi e vedute marine, in cui l'artista riesce a trasportare i suoi stati d'animo, ritratti e figure umane, nature morte e fiori, genere nel quale più chiaramente si colgono i caratteri della sua sensibilità e in cui la verve di Colucci ha modo di esprimersi con maggiore libertà.

A curare la mostra, che ripercorre attraverso un'ampia raccolta dei suoi lavori e alcune preziose testimonianze sia la sua carriera artistica che le fasi più significative della sua vita, il Maestro Elvino Echeoni e Remo Panacchia, soci fondatori de "Il Mondo dell'Arte", che da anni propone, nella sede espositiva di Via Margutta, Maestri che hanno portato l'arte italiana nel mondo. All'allestimento ha contribuito anche il gallerista Adriano Chiusuri.
L'appuntamento per il vernissage è fissato per venerdì 22 maggio 2015 dalle 18.30 alle 21.30.

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Nasce a Ischia nel 1898, dove il padre Giuseppe, sbarcato per una gita e affascinato dalla bellezza del luogo, decide di fermarsi, rinunciando al lavoro di scenografo al teatro San Carlo di Napoli. Terzo di cinque figli, Vincenzo è irrequieto, ribelle e insofferente alle costrizioni tanto da essere ritirato dalla scuola. I suoi unici momenti di tranquillità sono quelli in cui, da autodidatta, con un gessetto o un carboncino si ferma a dipingere velieri, pescatori e altre scene di vita isolana o dà libero sfogo al suo estro imbrattando qualsiasi superficie gli offra questa possibilità. Intuendo il talento autentico del figlio, il padre decide di assecondarne l'inclinazione all'arte e gli regala un'attrezzatura completa da pittore. Ha inizio così l'affannosa ricerca dei "motivi" che lo porta a percorrere instancabilmente strade impervie e spiagge dell'isola. E' tra i suoi villeggianti che il giovane artista incontra Giuseppe Casciaro. Alla partenza del Maestro da Ischia, Colucci si trasferisce a Napoli, dove inizia a frequentare la scuola serale di nudo e a vendere i suoi quadri. Risalgono ad allora l'amicizia con Luigi Crisconio e le prime esposizioni insieme ai più noti pittori napoletani, che gli consentono di affermarsi come uno dei più promettenti artisti della nuova generazione.

Non ancora ventenne Colucci viene chiamato alle armi. Nonostante la guerra, trova il tempo di dipingere. Dopo il congedo, riprende a pieno il lavoro e trasforma la sua casa-studio in un luogo di ritrovo per amatori d'arte, giornalisti, letterati, uomini di teatro e critici, tra cui Di Giacomo, Ferdinando Russo, Ernesto Murolo. Inizia intanto un girovagare per il mondo: Francia, Inghilterra, Belgio, Olanda, Svizzera, Tripolitania, America e Giappone, ma anche luoghi più vicini come la Liguria, la Toscana, Roma e Venezia. E' nella città lagunare che decide di partecipare all'impresa fiumana divenendo il pittore ufficiale della Repubblica del Carnaro. L'avventura di Fiume fu un gesto da esteta, un modo per entrare nella leggenda e lasciò nell'artista – così come nel fratello Eduardo, anche lui pittore -  strascichi dannunziani, come accogliere gli ospiti nei "Vittoriali privati" o compiere gesti bonariamente teatrali. Tratto dannunziano del carattere di Vincenzo fu la galanteria, la costante adorazione per la bellezza muliebre, la disponibilità per improvvisi e travolgenti amori. Nel 1931 conosce Aureliana Maestripieri, che diviene poi sua moglie.

Il rapporto con questa donna dura e volitiva non fu mai facile e i due vissero quasi sempre separati fino alla morte di lei, avvenuta nel 1971. Intanto nel 1929, alla Galleria Vanessa di Napoli, si tiene la prima grande mostra personale dedicata a Vincenzo Colucci. Nel 1934 apre a Ischia una bottega d'arte, la prima iniziativa del genere che sia stata presa nell'isola, che ospitò mostre di artisti italiani e stranieri di notevole levatura. Contemporaneamente alla galleria, entrambi i fratelli Colucci aprono le rispettive case ad amici illustri: da Toscanini a Montale, da Comisso a Visconti e ancora Jean Anouilh, De Chirico, Campigli, Eduardo e Peppino De Filippo, De Sica, Comencini, oltre che alla colonia di artisti tedeschi che hanno avuto un ruolo di primo piano nei movimenti artistici europei (da Hans Purmann a Rudolf Levi, Warner Gilles, Karly Sohn-Rethel, Kurt Kraemer). Sempre nello stesso anno Vincenzo è a Tripoli, con altri artisti italiani, per lavorare in preparazione della mostra coloniale che si tenne l'anno successivo al Maschio Angioino e che fu una delle esposizioni più qualificate che siano state allestite a Napoli nel corso del ventennio. A metà degli anni '30 mise uno studio a Roma, in Via Margutta.

Tuttavia, non sapendo stare senza dipingere, trasporta ovunque con sé il cavalletto viaggiante. Nel 1939 torna in Libia per preparare una personale che avrebbe dovuto inserirsi nel quadro delle manifestazioni della Triennale d'Oltremare e che non fu mai inaugurata. Due anni dopo ebbe la nomina a titolare della cattedra di figura disegnata al Liceo artistico di Palermo e quasi contemporaneamente fu richiamato alle armi come illustratore di azioni belliche e imbarcato sulle navi della marina militare. Tra una spedizione e l'altra Colucci tornò a Ischia dove aveva iniziato a costruire il suo "Villaggio", un piccolo complesso architettonico da lui ideato e realizzato, fermamente contrastato dalle autorità locali e nazionali. Dal 1948 in poi Colucci riprese i suoi viaggi, tornando a lavorare nei luoghi a lui più cari: dalla Francia al Belgio, dall'Olanda all'Inghilterra, dalla Svizzera alle tante regioni italiane che più lo ispiravano. Compì anche negli anni '70 i suoi grandi viaggi intercontinentali: Giappone, India, Africa e America. Poi nel 1968, avvertendo i primi sintomi di quel male che lo avrebbe ucciso, tornò a Ischia. Dopo un intervento chirurgico, riprese il lavoro. Morì il 2 ottobre 1970.

Di lui hanno detto: "La pittura di Vincenzo Colucci può dirsi quasi sempre improntata con naturali attitudini a concetti di serietà di una evidenza persuasiva. In particolar modo le attitudini realizzatrici del Colucci si rivelano attraverso l'uso del colore e nelle morbidezze dei rapporti tonali. Ma se è nella colorazione che il Colucci ha meglio progredito e dove egli trova la sua maggior ragione d'essere distinto, non mancano neanche i fermenti di una volontà stimolata verso la costruzione del quadro. Questo è il punto centrale che bisogna mettere davanti alla valutazione di questa pittura, la quale, pur connettendosi ad un concetto naturalistico, cerca non di meno di superarlo. Dire qui in qual grado egli riesca a superare quello che noi definiamo col termine di naturalismo, sarebbe un lungo discorso. A noi, del resto, basta un richiamo sommario, per quel tanto che può servire alla nostra asserzione, su quei dipinti, tra i molti raccolti, che può rispecchiano la sua accennata tendenza, e cito "Paesaggio a Villa Borghese", "Paesaggio toscano" e "Studio all'aria aperta – fiori" che mi sembrano i più significativi. Basterà riconoscere i dati particolari che si riscontrano in queste tre tele per ammettere che vi è in questo artista il possesso di una libera concezione degli schemi compositivi, quale può ritrovarsi soltanto in un pittore che ha della realtà un'idea poetica totalitaria. Nessun intoppo oggettivo raffredda quindi la visione dell'artista che, con spontaneità, prospetta soluzioni inaspettate. Nessun intoppo oggettivo raffredda quindi la visione che l'indole artistica di Colucci potrebbe assumere nelle successive esperienze. Noi volevamo soltanto far chiaro in quello che abbiamo trovato in queste sue tele, nelle quali, ancorché non sempre selezionate con rigore unitario, definite in uno stile scevro di incertezze, sono il prodotto di un temperamento pittorico nativo, e per ciò stesso, apprezzabile. In più, il Colucci mostra di perseguire un principio d'arte che, se non può dirsi avanguardiero nel senso corrente della parola, mira alla salvezza ed omogeneità pittorica, il che conta anche di più, se la pittura deve essere quella che fu sempre nelle buone epoche della storia". (Carlo Carrà)

"….Certi suoi paesaggi potrebbero richiamare alla mente le prose liriche dei poeti impressionisti; quelle, ad esempio, di un Soffici dell'Arlecchino, dove è possibile avvertire la felicità dei suoni  e dei colori; e potrebbero altresì far pensare a De Pisis delle vedute veneziane; per quanto uno spirito settecentesco di eleganza e di delicata poesia sia del tutto proprio della natura di Vincenzo Colucci. Per il quale il dipingere è un bisogno o per essere più esatti una felicità. Niente drammi. Niente problemi più o meno astrusi da risolvere. La sua pittura cresce e si sviluppa all'aria aperta come le piante tra tristezza di nuvole e festosità di sole. Non conosce meditazioni; e nemmeno elucubrazioni. E' un dono dell'istinto. E' una forza dei sensi e della fantasia. Colucci, anche se lo proponesse, non potrebbe mai dipingere secondo i dettami di una scuola o di una tendenza. Sceglie le parole nel famoso vocabolario della natura, e dà ad esse sempre un significato nuovo. Tutte queste considerazioni sulla sua arte faceva sin dal 1934, anno del nostro incontro ed inizio della nostra amicizia. Vincenzo Colucci nella storia della pittura italiana sarà considerato un «enfant prodige»". (Piero Girace)

"Colucci sa innanzitutto interpretare il paesaggio. La luminosità solare,piena, lievemente stanca di Ischia, dei centro del golfo di Napoli, dove ci sono mare e cielo protagonisti, si accompagna con certe vedute liguri più tenui, più trasparenti, primaverili: nuova conquista sono le nevi invernali di Cortina d'Ampezzo. L'olio si maschera quasi da acquerello nei panorami e nei particolari umidi o, a volte, polverosi di Villa Borghese. La Toscana, la Lombardia, Venezia, con altrettanta esattezza, sono rappresentate documentariamente: ma è una esattezza, ma è un documento di indole assolutamente pittorica. La verità ambientale non è tanto perseguita per mezzo dei particolari, di facili richiami folcloristici, di trovare 'contenutistiche', quanto nell'accezione immediata di quello che è il colore dell'uno o dell'altro paese: in ciò Colucci può considerarsi 'cosmopolita'…" (Ruggero Orlando) 




Galleria Il Mondo dell'Arte "Palazzo Margutta" (www.ilmondodellarte.com) - Via Margutta, 55 Roma
Mostra personale: Mostra antologica di Vincenzo Colucci
Vernissage cocktail venerdì 22 maggio 2015, ore 18.30 - 21.30.
La mostra si protrarrà fino al 31 maggio 2015: dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00 (aperto domenica dalle 10,30 alle 19,00 – chiuso lunedì mattina).

Mostra di STEFANO BERGAMO a Rivodutri Ddal 30 maggio al 2 giugno 2015

Dal 30 maggio al 2 giugno 2015 il Comune di Rivodutri ospita presso la Sala Consiliare, piazza Municipio 9, la mostra dell'artista salentino STEFANO BERGAMO, a cura di Barbara Pavan.


Questo evento costituisce il primo passo verso la realizzazione del progetto di un percorso permanente di arte contemporanea a cielo aperto sul territorio di Rivodutri di cui Bergamo sarà uno degli artisti partecipanti. 


L'inaugurazione della mostra sabato 30 maggio, a partire dalle ore 17, coinciderà con la presentazione al pubblico della prima fase del progetto che prenderà il via a partire dal 20 settembre 2015.


La mostra, che raccoglie numerosi lavori degli ultimi anni, introduce il visitatore nel mondo pop di Bergamo, consentendo una visione d'insieme del percorso artistico ed esistenziale dell'artista.


Le strade, ora intasate di fittissimo traffico, ora segnate dal transito delle sue automobiline di cui non si intuiscono che le tracce del passaggio, frammenti di un viaggio che non è dato sapere se ancora in corso o se già arrivato al termine, sono la metafora attraverso cui Bergamo racconta l'avventura della vita: nel suo universo di automobiline colorate, alfabeto dei percorsi umani, relazionali ed esistenziali, si alternano il caos ed il silenzio, la velocità ed il lento fluire del traffico, il modellino nuovo fiammante ma anche il cimitero di automobili. 


Nello spazio di una tela, l'artista si interroga sul significato ed il mistero della vita e della morte, senza abbandonare mai la cifra stilistica ed ironica che lo contraddistingue.


Sarà lo stesso Bergamo a presentare BeSt WIP la sua proposta per l'opera murale di Rivodutri domenica 31 maggio 2015, dalle 16 alle 20, incontrando il pubblico nell'ambito della mostra.


Stefano Bergamo è nato a Leverano (Le) nel 1970. E' laureato in Economia con Master in Gestione del Patrimonio Artistico. Tra le mostre recenti segnaliamo: Piacenza, Galleria Studio C, Tanto è solo un gioco, a cura di Luciano Carini, personale; Bologna, Spazio S.Giorgio, Neopop.art, a cura di Giorgia Sarti, catalogo, collettiva; Rieti, Studio7 Arte Contemporanea, The lucky ONE, a cura di Barbara Pavan e Francesco Santaniello, collettiva; Bologna, Spazio S.Giorgio, StreetView, a cura di Giorgia Sarti, catalogo, collettiva; Todi (Pg), Palazzo Landi Corradi, ONE PLANET, patrocinio di Ministero della Gioventù, Regione Umbria, Comune di Todi, collettiva, catalogo; Locarno (Svizzera), 36Mazal Contemporary, DOWNTOWN, catalogo, collettiva.



Scheda tecnica:

Titolo:                                                  BeSt WIP
Artista                                                 Stefano Bergamo
A cura di Barbara Pavan
Date:                                                   30 maggio – 2 giugno 2015                                         
Inaugurazione                                      sabato 30 maggio 2015 ore 17
Incontro con l'artista                             domenica 31 maggio 2015 ore 16-20                           
Sede espositiva:                                  Comune di Rivodutri
Sala Consiliare
Piazza Municipio 9 – Rivodutri (Ri)
orari:                                                   sabato ore 17-20; domenica ore 11-13 e 16-20;
lunedì e martedì su appuntamento al mob.320.4571689
Info:                                                    mob.320.4571689; email: studio7artecont@gmail.com
Ufficio stampa:                                      studio7
Evento promosso e patrocinato da Comune di Rivodutri
Ingresso libero.

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