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martedì 9 ottobre 2012
DEBORAH DANCY: Dear Giotto
Acrylic & Gouache on Paper
16 ottobre – 24 novembre, 2012
Inaugurazione: Martedì 16 Ottobre ore 18
www.deborahdancy.com
La SACI Gallery in Via Sant’Antonino, 11, Firenze, è lieta di presentare una mostra di arte di Deborah Dancy.
Dear Giotto è una collezione di opere su carta che ho creato durante la mia residenza a Firenze tra Settembre ed Ottobre 2012. Il titolo è un omaggio ad un’artista capace di trascendere il tempo e la storia, mentre la mostra rappresenta una meditazione sull’astrazione di colori, memoria ed immobilità.
Scrive William Gass nel volume On Being Blue, A Philosophical Inquiry “Ḕ la pallida e profonda infinità del cielo, durante certi mezzogiorni talmente intensa che la brillantezza si sfalda come un affresco. Poi al tramonto, è il modo in cui il colore si diffonde tra noi, non come rugiada ma come polvere nell’atto di posarsi…”
Secondo Deborah Dancy, “La mia mostra racconta di colori tutt’ora vibranti in affreschi antichi, di impalcature immaginarie che raggiungono altezze impressionanti per sostenere sia l’artista che il suo assistente; di scorci di colore tra edifici illuminati dal sole mentre attraversavo la città e del luccicante verde di cipressi distanti sulle colline circostanti. Il peso della storia e l’architettura delle forme hanno illuminato la mia consapevolezza. Queste opere sono i miei messaggi al Caro Giotto.”
Deborah Dancy è un’astrattista che ha ottenuto la propria Laurea in Belle Arti presso la Illinois Weslyan University nel 1973, il proprio MS in incisione presso la Illinois State University nel 1976, ed il proprio Master in pittura presso la Illinois State University nel 1979. Deborah Dancy fa parte della facoltà del Dipartimento di Arte e Storia dell’Arte dell’Università del Connecticut sin dal 1981. La sua carriera professionale è contrassegnata da numerosi premi e riconoscimenti, tra cui: una Fellowship presso la John Simon Guggenheim Foundation, una Borsa di Studio presso la Connecticut Commission of the Arts, una Borsa di Studio per Artisti Individuali presso la New England Foundation for the Arts/NEA, il premio Nexus Press Artist Book Project, la Borsa di Studio Visual Studies Artist Book Project Residency, la William Randolph Hearst Fellowship presso The American Antiquarian Society, l’appartenenza al YADDO, la Borsa di Ricerca del Rettore dell’Università del Connecticut, la Residenza presso la Women’s Studio Workshop, oltre ad una nomination per l’assegnazione del Connecticut Book Award per illustratori.
Le sue opere sono state esibite in numerose gallerie e in molti musei, quali: Wright State University, Purdue University, The Rye Arts Center, Liz Harris Gallery, LewAllen Contemporary, The Fuller Museum, The Housatonic Museum, The Mattatuck Museum, The College of Saint Rose, The University of Rhode Island, Hobart and William Smith Colleges, The Spencer Museum, Mobius, The Mead Art Museum e The DeCordova Museum. Suoi lavori fanno parte di numerose collezioni permanenti, tra cui: The Boston Museum of Fine Arts, The Birmingham Museum of Art, The Baltimore Museum of Art, The Montgomery Museum of Art, The Spencer Museum of Art, The Hunter Museum of Art, Vanderbilt University, Grinnell College, Oberlin College Museum of Art, Davidson Art Center, The Detroit Museum of Art, Wesleyan University, Hallmark, General Electric Company, Chemical Bank, Capri Capital, The Bellagio Hotel, e l’Ambasciata degli Stati Uniti in Camerun. La sua produzione artistica è gestita da: Sears-Peyton Gallery, New York; G.R.N’Namdi Gallery, Chicago; e da Charles Young Fine Prints and Drawings, Portland. Al momento l’artista vive e lavora a Storrs, CT.
La SACI Gallery è aperta dal Lunedì al Venerdì ore 9-17, sabato e domenica ore 13-19. Ingresso gratuito.
SACI Gallery
Via Sant’Antonino, 11
50123 Firenze
www.saci-florence.edu
lunedì 8 ottobre 2012
Mostra Monica Taveri Sulla pelle del colore
COMUNICATO STAMPA
Sulla pelle del colore | mostra di pittura | 14-21 ottobre 2012 | di Monica Taveri
Si inaugura domenica 14 ottobre, presso la Scaramuzza Arte Contemporanea di Lecce, la personale di pittura SULLA PELLE DEL COLORE di Monica Taveri. Questa volta, non più nelle vesti di gallerista ma di artista, la leccese Monica Taveri, presenterà le sue opere, frutto di sperimentazione e ricerca degli ultimi anni. Passione per l'arte coltivata nel tempo fin da giovanissima e per la prima volta esposta al pubblico in una personale. Quindici tele di medio e grande formato dove la pittura sembra incisa sulla pietra antica, i graffiti tagliano la sabbia e dal fondo informale il colore diviene pelle facendo affiorare figure che emergono in un contrasto affascinante di luci e ombre. Superfici ruvide, create da alchemiche misture di gesso, polveri di marmo, ossidi e sabbie colorate, sulle quali le macchie di colore del tutto casuali diventano pretesto per immagini di volti persi nella memoria e che sembrano attraversarle. Scrive di lei l'amico artista Maurizio Muscettola: "Non urlano i suoi colori, bisbigliano parole terrose, quasi spente; ma in quel quasi c'è la differenza di tutto un universo interiore. Non sono muti quei volti e se la nostra percezione non va oltre il silenzio, forse è perché non siamo ancora in grado di ascoltare un sussurro o forse, semplicemente, perché non conosciamo Monica."
La mostra sarà visitabile fino al 21 ottobre.
SCARAMUZZA ARTE CONTEMPORANEA | via Libertini 70 – Lecce | orari galleria: tutti i giorni 18.00 – 20.30 | info:monicataveri@gmail.com | mob. 320 9654542
Museo del Novecento | 5x10 con MARCO BELPOLITI | Giovedì 18 ottobre, ore 19.00 - Sala Fontana
5x10 – Cinque parole per raccontare un decennio, il 1970
Continua, un giovedì al mese in Sala Fontana, il ciclo 5x10 – Le parole del Novecento, organizzato in collaborazione con la rivista online Doppiozero.com e ideato e prodotto da Storyville.
Cinque parole per raccontare dieci anni è un gioco che facciamo con studiosi ed esperti che raccontano le parole che, secondo ognuno di loro, hanno caratterizzato i decenni del Novecento. Ogni studioso racconta un decennio del secolo, una volta al mese, per dieci volte.
I video di tutti gli incontri sono disponibili sul sito www.doppiozero.com, al pubblico il divertimento di interpretare le parole scelte, di trovarne di nuove, di confutarle: spazio libero ai commenti.
Giovedì 18 ottobre, ore 19.00 - Sala Fontana, Museo del Novecento
Marco Belpoliti parlerà di:
UTOPIA | POTERE | LUCCIOLE | SACRIFICIO | TRAGEDIA
Marco Belpoliti è scrittore e saggista e insegna all'Università di Bergamo. Tra i suoi ultimi libri: Il corpo del Capo (Guanda 2009), Senza vergogna (Guanda 2009), Pasolini in salsa piccante (Guanda 2010), La canottiera di Bossi (Guanda 2012); dirige con Elio Grazioli la rivista Riga, con Stefano Chiodi il progetto editoriale non-profit doppiozero.com
domenica 7 ottobre 2012
evento performativo e mostra di fotografia
La Galleria Frammenti D’Arte presenta, nell’ambito della mostra “Works” del fotografo Massimo Capellani, la proiezione di due performance di arte contemporanea
"Fogli 2.0" e "In-tensioni reciproche".
Sabato 13 ottobre dalle ore 18 alle 20:30 in Via Paola 23,Roma
massimo cappellani
WORKS _ 2010-2012
di silvia sfrecola romani
“Arte nata da un raggio e da un veleno”
Arrigo Boito
Sebbene frutto dell’immenso sforzo tecnologico ottocentesco, la vera natura della fotografia è sempre rimasta ambigua ed ineffabile, prodigiosamente sospesa tra arte e magia, scienza ed alchimia. Il fotografo, checché se ne dica, non ha mai perso l’aurea di “magicien”, di stregone, di veggente capace di individuare l’attimo prima che accada.
“Una fotografia” – per dirla con Diane Arbus– “è un segreto intorno a un segreto”: questo è il terreno, l’area di caccia su cui si muove felinamente Massimo Cappellani. Come il custode indifferente di un Luna Park di periferia, Massimo ti invita a entrare in una delle sue personalissime stanze degli specchi.
Ma, una volta dentro, dovrai cavartela da solo, accettando di collocarti là dove lui decide e diventare una di quelle due persone indispensabili per una fotografia. Confrontarsi con l’ambiguità della visione, l’apparenza delle cose e l’ambivalenza delle proprie certezze: è lì che Massimo ti conduce, verso luoghi misteriosamente evidenti, dove la realtà si rifrange sulle pagine dei quotidiani (Fogli, 2011) e si infrange su centinaia di sottili elastici in trazione (In-tensioni reciproche, 2012). L’esistenza non è che luce che passa attraverso prismi sensibili, subendo deviazioni, spezzando le traiettorie originarie, costruendo angoli di incidenza inaspettati e scoprendo prospettive insolite, in un interminabile gioco di rimandi e resistenze, di andare e venire, di prima e dopo, di al di là ed al di qua.
“Possiamo sì rappresentare uno stato di cose che vada contro le leggi della fisica, ma non uno che vada contro le leggi della geometria” Ludwig Wittgenstein
Dal 2010 Massimo va alla ricerca di quegli scarti – nel senso di variazioni - che ombre, persone, fatti, condizioni operano sullo e nello spazio, compromettendone l’identità, l’ordine dei rapporti, la struttura organica. Lavoro precario (2011) è un reticolo geometrico indifferenziato, una scacchiera rettangolare su cui allenare le proprie capacità combinatorie ma anche – il titolo è illuminante – un sistema di vivere-lavorare-esistere secondo modalità di organizzazione contemporanee in contesti sociali e logistici che conducono, inevitabilmente, ad alterazioni psico-motorie degli individui: in tal senso, la precarietà sembra più legata ad uno stato esistenziale che non ad una condizione lavorativa. Modificare lo spazio di partenza non è mai stato così facile se bastano un paio di piedi sospesi in primissimo piano (Geometrie variabili 03, 2010) per avviare lo scarto, individuando uno spazio altro, parallelo, alternativo, una estensione rispetto al luogo in cui si svolge l’azione o, piuttosto, una delle azioni. Nella serie Human Rights, inquadrature ardite, prospettive dall’alto (DAI-Diritto all’ideologia, 2012) ed isolamento delle figure (Nuovo Angelus Novusix, 2010) inseguono l’obiettivo di “muovere il pensiero”. Si genera così un punto di vista inconsueto, alternativo ma possibile, che conduce a ri-misurare la scena, a ri-leggerla e soprattutto a ri-pensarla in termini non solo spaziali ma anche interpretativi, formali, simbolici e, su tutto, visivi.
"La televisione ha portato l'omicidio nelle case, il posto con cui l'omicidio ha più attinenza" Alfred Hitchcock
In Seven (2010-12) la collaborazione con Caterina Di Rienzo, splendida interprete e coautrice del progetto, sfocia in una serie di scatti che sarebbero probabilmente piaciuti ad Alfred Hitchcock: le linee affilate che sezionano lo spazio scandendolo in orizzontali e verticali, i bianchi e i neri assoluti, le ombre nette e la luce attentamente dosata per rendere la materia
ora gelida ora incandescente, sempre e comunque misteriosa ma palpabile e reale. Su tutto, la costruzione della scena, a metà tra sogno e miraggio, incubo e visione: spostamento, condensazione, ambivalenza ed identificazione, meccanismi freudiani di censura onirica – ed innegabilmente capisaldi del lavoro del regista di Psyco – qui però non sfociano in angoscia ma piuttosto in riflessione, penosa e tagliente ad un tempo, in cui il simbolo gioca con l’ironia e la drammaticità con la lucidità della logica. L’oggetto ”televisione”, che ha preso il posto non solo del focolare domestico intorno al quale si riuniva la famiglia, ma di amico, confidente, compagno, fedele ed infido consigliere, ammaliante e seducente serpe in seno, insostituibile prolungamento protesico fisico-emotivo, diventa perfetto interprete ed esegeta contemporaneo dei vitia: l’ira, l’invidia, l’accidia, la superbia, l’avarizia, la gola, la lussuria sono gli splendidi “abiti del male” che Caterina indossa o piuttosto che indossano Caterina, attorcigliandosi su ogni possibilità di difesa, soffocando ogni qualsivoglia capacità di reazione, in un gioco solipsistico di auto-celebrazione, tristemente ed inevitabilmente autoreferenziale.
“Meraviglie senza fine saltano fuori da semplici regole, se queste sono ripetute all’infinito” Benoit Mandelbrotxii
Massimo Cappellani - non va dimenticato – è un matematico. Le sue fotografie sono prima di tutto luoghi geometrici le cui coordinate soddisfano un’unica equazione: la visione è conoscenza e la conoscenza è visione. Ecco perché il suo metodo – prima che la sua fotografia – non può che essere analogico ovvero prediligere la chiarezza e la tonalità della pellicola (più vicina alla percezione visiva umana) alla luminanza del sensore digitale. Dove andrà il lavoro di Massimo? Quale dimensione potrebbe essere al centro delle sue future ricerche? Da Escher a Mobius, da Mandelbrot a Michele Emmer fino a Steve Jobs, sono in tanti ad aver celebrato le nozze tra arte e matematica, filosofia e geometria, logica e meraviglia, tecnologia ed emozioni. Certo è singolare notare come il linguaggio, non riuscendo a tenere il passo della scienza, sia costretto a ricorrere ad una terminologia di natura diametralmente opposta: così i fotoni sono particelle “miracolo” che come “fantasmi” possono passare attraverso un muro e “basterebbero pochi bit quantistici per creare un computer quasi magico” D’altronde se già Pitagora affidava ai numeri il compito di tenere unito l’universo ….
sabato 6 ottobre 2012
PENTAMORFOSI: Claudio Assandri, Francesco Bottai, Davide Dall’Osso, Roberto Ferri, Piera Scognamiglio
COMUNICATO STAMPA
"PENTAMORFOSI"
CLAUDIO ASSANDRI, FRANCESCO BOTTAI, DAVIDE DALL'OSSO, ROBERTO FERRI, PIERA SCOGNAMIGLIO
A cura di Simone Schiavetta
Presentazione di Carlotta Monteverde
Organizzazione e comunicazione Takeawaygallery
Testi critici di: Maria Arcidiacono, Viana Conti, Maurizio Scaparro, Vittorio Sgarbi, Claudio Strinati
Pentamorfosi, cinque diverse maniere di declinare la forma: Claudio Assandri, Francesco Bottai, Davide Dall'Osso, Roberto Ferri, Piera Scognamiglio; una rassegna mirata, dedicata al linguaggio figurativo contemporaneo, che si propone di approfondire e mettere a confronto il lavoro di questi cinque artisti, scelti come emblematici di una sensibilità tutta nuova, la cui ricerca pone le proprie fondamenta nel recupero e rinnovato valore della rappresentazione, intesa sia come ricostruzione che come reinterpretazione. Le opere, una ciascuno, si alterneranno di due settimane in due settimane, dal 13 ottobre al 22 dicembre, nello spazio/vetrina della Galleria Opera Unica, in via della Reginella a Roma.
Dissimili e distanti per tecniche e materiali utilizzati, risultati espressivi e poetica, nei dipinti e nelle sculture degli autori in questione si possono rintracciare punti di tangenza e contatto, frutto di una progettualità comune, che riesce a mettere in relazione e creare connessioni tra approcci tanto lontani. La forte estetizzazione, la teatralità del gesto, la riscoperta di un'armonia ed un equilibrio compositivo, nonché una risolta dicotomia tra tradizione ed innovazione ed un uso della figura come fine e fondamento, avvicinano soluzioni in apparenza discordi, risposte parallele ad una necessità di revisione del linguaggio figurativo nel profondo.
Inaugura la rassegna Claudio Assandri, con una introduzione di Claudio Strinati.
"La scultura di Assandri si chiama Lava ed è effettivamente in pietra lavica. Su intervento dell' artista, con un abile marchingegno, da essa escono fiamme che testimoniano dell'origine stessa di quella materia. Una testa che brucia può produrre reazioni diverse in chi osserva il singolare fenomeno, anche perché la testa in se stessa è modellata con l'energia e la sobrietà che si addicono piuttosto alla forma classica, che normalmente è pura, bianca e intoccabile. E questo culto della classicità c'è veramente nel nostro artista che modella da par suo anche il marmo e che calibra la struttura dell'immagine su principi antichi di equilibrio, armonia, stabilità. Ma il fuoco quando invade la testa provoca invece una sensazione di squilibrio, di disarmonia, di instabilità. Le due anime ci sono veramente in lui: un estro libero e bizzarro e una regolarità maestosa. E' indubbio, peraltro, che una curiosa inquietudine promani sempre dalle elaborazioni di questo artista che spazia anche nel campo della pittura e che colpisce a fondo chiamando a sé l'osservatore dell'opera fino a costringerci quasi a seguirlo con la perentoria energia della sincerità e della felicità creativa. Arde di passione ma collocandosi nello spazio con la fermezza imperturbabile di chi sente di avere la situazione sotto controllo, quale che sia".
Claudio Strinati
Info:
mostra di pittura e scultura
PENTAMORFOSI: Claudio Assandri, Francesco Bottai, Davide Dall'Osso, Roberto Ferri, Piera Scognamiglio
CLAUDIO ASSANDRI, testo critico di Claudio Strinati: 13 - 22 Ottobre
ROBERTO FERRI, testo critico di Vittorio Sgarbi: 27 Ottobre - 8 Novembre
PIERA SCOGNAMIGLIO, testo critico di Maria Arcidiacono: 10 - 22 Novembre
FRANCESCO BOTTAI, testo critico di Maurizio Scaparro: 24 Novembre - 9 Dicembre
DAVIDE DALL' OSSO, testo critico di Viana Conti: 11 - 22 Dicembre
INAUGURAZIONE: sabato 13 ottobre ore 18.30
Dal 13 al 22 ottobre 2012
Galleria Opera Unica
Via della Reginella 26, Roma - 06.68809645
L'opera è visibile 24 ore su 24
Contatti: takeawaygallery@gmail.com
martedì 2 ottobre 2012
INVITO A PALAZZO 2012 ALLA FONDAZIONE CARICHIETI
lunedì 1 ottobre 2012
OTTAVA EDIZIONE GIORNATA DEL CONTEMPORANEO A PALAZZO DE' MAYO
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