COCO GORDON
“Timeless,
Senzatempo”
La natura tra performance e Exploding Books
di
Sandro Bongiani
Opere 1958-2020
a cura di Sandro Bongiani
Dal 15 giugno al 28 agosto 2020
"Continuo a
potenziare me stessa in quanto donna che sta invecchiando per rendere visibili
profonde ricerche culturali, e per creare un impatto sull'etica di
pensiero/comportamento e sull'integrazione mente-corpo-spirito della nostra
struttura moderna" . Coco Gordon / SuperSkyWoman
Coco Gordon, di origini italiane è tra le più significative
artiste " intermediali" americane. Ha radici nel movimento
"Fluxus". Al centro dei suoi molteplici lavori si colloca
l'intenzione di creare consapevolezza nei confronti dei problemi ecologici e
sociali del nostro mondo. Coco Gordon, inizia il suo percorso artistico
nel 1958 con delle opere come “Constructivism Apree’
Da Da”, oil
painting, una sorta di elementi plastici
e costruttivisti, visti dall’alto come
un paesaggio, E’ del 1961 il
disegno “My hair holds up the city, Coco Charcoal” (I miei capelli
reggono la città), in queste prime opere
possiamo intravvedere gli sviluppi
futuri della sua personale ricerca artistica. Tra gli anni 1969 e il 1981
arrivano le sperimentazioni grafiche
poetiche dove la scrittura e l’assemblaggio delle materiali acquistano un ruolo
rilevante come ad esempio, l’opera realizzata nel 1982 a
Cavriago nel laboratorio di Rosanna Chiessi, “Paper Jewels on
tulle" Tendaggio, 4
Bon Bon”, utilizzando carta fatta a mano, tulle e altri materiali. Il 1982 è anche l’anno delle prime
performances come “So Tired Coco
Action, e libro", “D.O.A. Doing
(Dead on Arrival) con Gordon sotto un pianoforte che ogni due minuti
cambiava i vestiti, oppure, la performance a New York di Coco Gordon con
Helmut Becker dal titolo “Skin Piece” Helmut Becker & Coco action del 1986. Ha intrecciato rapporti di
collaborazione con artisti come Ray Johnson e Alison Knowles, e per le sue
attività intermediali e le performances possono essere associate al lavoro di
altri artisti del gruppo “Fluxus”, in particolare a Joseph Beuys, Yoko Ono,
Carolee Schneemann, e Geoff Hendricks legate assieme all'idea che tutto è arte.
Già dalle prime opere
del 1958 è visibile l’interesse specifico riguardo la natura che sarà tema
centrale verso i problemi ambientali e sociali. C'e una foto Cibachrome del
1985 dal titolo "earth", ("Terra") e stata scattata per
documentare una performance dell'artista all'interno di una situazione
naturale, distesa, nuda, in un piccolo giardino. Sta in posizione supina, il
busto coperto di carote appena tolte dalla terra. corpo come scrittura legata
all'esperienza universale. Con la pratica della performance, l’artista dimostra
la sua stretta vicinanza ai processi naturali e esprime il desiderio di creare
un cambiamento radicale “di
consapevolezza” della nostra dipendenza dal consumismo e dalla quotidiana
economia di sfruttamento. Pertanto, il suo fare arte e la sua pratica nella
natura sono attività compatibili che legate assieme operano per modificare la
consapevolezza collettiva e ritrovare un'esperienza
primaria legata alla natura. Nel 1992 arriveranno le performances come “Finding
Food”, o “Seeking Water” con Coco Gordon che per un mese vive su un
albero, procurandosi il cibo nella foresta a Pender Island in Canada. L’anno
successivo (1993), si ritrova a Capri, invitata da Rosanna Chiessi dell’ Archivio Pari &
Dispari di Reggio Emilia a fare la performances “Lun'acqua come me Capri
- dopo il nome della villa Malaparte”, "Casa Come Me", alla Casa
Malaparte. Il 2003 e anche l’opera
“Cuscini a Sognare per 6”,- cuscini attaccati insieme per fare suoni
e sognare”, e poi, nel 2005, “Root” una
performance con carta fatta a mano messa attorno a una radice di albero ed
esposta a Napoli.
Infine,
è del 2020 la mostra personale di Coco
Gordon a
Venezia alla Galleria Visioni Altre, dal titolo.
“Fresh Cuts - Tagli Freschi”, una sorta di omaggio ad amici/artisti del
movimento Fluxus, con una serie di libri e riviste presentati secondo una
originale ri-lettura trasversale. Le prime opere
di libri tagliati risalgono al 1963, come quello dedicato a Daniel Spoerri, “ Tagli Freschi per Daniel
Spoerri, Fluxus L’Optique Moderne” in cui per la prima volta utilizza un
catalogo di Daniel Spoerri per tagliarlo e creare nuovi spazi
inesplorati. Dalle pagine visive create tra il 1969 e il 1979 nel successivo
decennio arrivano le opere in formato libro d’artista come quella realizzata
nel 1987 “Intimate
#1”, small italian Opera, e poi, dal 2018 a oggi le ultime originali opere in
cui ri-taglia e ri-costruisce l’oggetto trasformandolo in un insolito
libro-oggetto, rivisitato per una
lettura complessa e alternativa. Tagli come spazi da aprire, per procedere
oltre la lettura della pagina. Non una lettura condizionata dalla cronologia,
ma da un percorso più personale in cui il lettore può scegliere di vedere da
una zona all’altra del libro-oggetto le pagine che preferisce diventando parte
attiva del viaggio. Perché di viaggi si
tratta, con aperture e plurime finestre di lettura che ogni volta si riaprono a
diverse nuove riflessioni. Quindi, non semplici e consueti Book cut ma libri
tagliati ed “esplosi” che hanno bisogno dell’intervento del fruitore per essere
osservati. Nel percorso di lettura
dell’opera non c’è un inizio e neanche una fine, ma un susseguirsi di momenti
visivi che modificano la lettura del libro. E’ come decidere al momento cosa
fare, in un insieme complesso. L’aspetto interessante di queste opere è far percepire dei tagli che esplodendo
si trasformano e si
estendono su un piano a creare pagine stratificate. Il taglio è azione,
apre e crea nuovi spazi, accoglie luoghi
ancora inesplorati e nascosti, modificando la forma originale del libro e
trovando una diversa identità per una lettura avventurosa dell’oggetto”.
Nella mostra del 2020 Fresh Cut, a Venezia i libri diventano
anche i tasti di un pianoforte rosso, scheletrico, “esploso”, immaginato
dall'artista come parte dell’installazione per una particolare performance
in cui l’artista taglia il
vestito di Barbara Cappello, come fa da diverso tempo con i libri d’artista, affidandosi alla lama per permettere
di aprire squarci di tessuto e nuovi
pensieri. Un intervento, quindi parallelo, seppur in un altro
piano del linguaggio, in cui la stessa Barbara Cappello diventa una sorta Book
cut dell’evento, che per l’occasione scrive: “affidarsi alla
lama per permettere di aprire brecce e pertugi, affinché la sostanza prenda
corpo nella visione esterna, così da riordinare il caos costretto dietro il
velo del tessuto che relaziona gli esseri” – aggiungendo - “il taglio apre e crea uno spazio nuovo, un luogo ancora inesplorato che
si presta al riempimento di quel vuoto apparente con la visione prospettica
tridimensionale. Prima una forma, dopo più forme, che mutano a seconda del
movimento. E' il moto che genera la percezione della forma tridimensionale, la
quale assume altre forme a seconda di come si sposta, danza, salta o
semplicemente ruota. La staticità, invero trasposta da uno stato all'altro su
un piano unicamente dimensionale, ove concede solo la visione panoramica con un
orizzonte definito. Giustappunto la lama tagliente si muove in direzioni
precise, ma multiple. Tra Coco e me, c'è stato un dialogo molto sottile,
riguardo l'ascolto reciproco l'una dell'altra. Se lei seguiva i miei movimenti,
io conducevo i suoi e viceversa. Tutto è comparso dal nostro dialogo, senza un
progetto, il resto è sola azione performativa”.
Le
azioni dei tagli sul libro come nella performance a Venezia sono atti similari
in una unità d’intenti in cui tagliare, aprire, rendere visibile le variazioni
per poi condividerle sinteticamente in una diversa dimensione tra mente-corpo-spirito e tra
azione, arte e vita. Sandro Bongiani