estrazioni, libere letture dell'IO da Gadda, Beckett e Pessoa"
di Sara Giglio.
Cordiali saluti
Michele Mereu
Sabato 15 dicembre 2012 sarà inaugurata alla galleria Koinè di Scicli la mostra "nero luce" di Salvatore Difranco, a cura di Giovanni Scucces e Bartolo Piccione.
Il giovane artista siciliano, di Comiso, presenta una quindicina di disegni a matita su carta caratterizzati da "linee frenetiche e taglienti" che delineano figure umane e paesaggi. La grande capacità tecnica gli permette di "rendere luminoso ciò che per antonomasia è la negazione della luce, il nero appunto".
Volti, talvolta scarni e privi d'identità, atemporali e quasi eterei, si alternano - scrive il curatore Giovanni Scucces nella sua presentazione in catalogo - a ritratti dalle linee più distese, "tarate", in cui l'adesione al soggetto è scrupolosa, in alcuni casi sorprendente, segno tangibile di un percorso evolutivo e di ricerca in pieno svolgimento.
Negli scenari campestri, invece, "potrebbero essere ravveduti l'influenza e il richiamo esercitati dal proprio luogo d'origine", in opposizione alle visuali architettoniche ove "scorgere la grande voglia di evasione da una piccola realtà come quella iblea, a favore dell'ambiente cosmopolita di una grande metropoli, figurata dalle baracche ai margini di periferia e ancor più dai palazzoni così tanto simili ai parallelepipedi da lui disegnati". Si tratta di "rappresentazioni visionarie di luoghi privi del genius loci, senza identità".
La mostra rimarrà allestita fino al 15 febbraio e potrà essere visitata dal martedì al venerdì dalle ore 17.30 alle 20.30, sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle ore 17.30 alle 20.30.
Biografia
Salvatore Difranco è nato a Comiso nel 1988. Ha compiuto gli studi all'Istituto Statale d'Arte della sua città natale e successivamente all'Accademia di Belle Arti "Mediterranea" di Ragusa. Attualmente frequenta il biennio specialistico in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2009 è vincitore della sezione Grafica Accademia del Premio Arte Mondadori. Nel 2010 si aggiudica il Premio Internazionale Biennale d'Arte di Asolo, nella sezione pittura. E' autore del manifesto del Donnafugata Film Fest 2011. Vive fra Comiso e Roma.
Angelo Baccanico con "Blu e Fuochi"
a "Evaluna", Napoli
a cura di Maurizio Vitiello.
Nell'accogliente e centralissimo spazio, diretto con passione da Lia Polcari, di "Evaluna", Piazza Bellini, 72 - 80138 Napoli (tel. 081.29.23.72) sabato 15 dicembre 2012, alle ore 18.30, sarà inaugurata, nell'ambito degli eventi de "La Notte Bianca" a Napoli, la mostra, curata dal critico d'arte Maurizio Vitiello, intitolata "Blu e Fuochi", con opere recenti dell'artista Angelo Baccanico. Vengono proposte recenti pitture di un'espressività in cui si rincorrono motivi certi di un'inquietudine contemporanea. Sino a sabato 5 gennaio 2013; orario 19-24.
Breve bioscheda
Angelo Baccanico è nato a Boscoreale (Napoli) il 16 settembre 1940, vive e opera a Napoli al Centro Direzionale. Ha seguito gli studi a Napoli e ha insegnato materie artistiche. Ha partecipato a rassegne e a collettive, sino a "Mattinarte, centocinquanta loghi d'artista per Il Mattino" al PAN, dal 1° al 30 dicembre 2012, mostra accompagnata da un testo critico di Achille Bonito Oliva. Ha realizzato varie personali in tutt'Italia e all'estero. Alcune delle sue opere sono in collezioni private italiane ed estere. Hanno scritto e/o commentato: Monzurrò, Piero Girace, Guido Della Martora, Genny Bruzzano, Domenico dell'Era, Guido Pavese, Bruno De Stefano, Pino Cotarelli, Nando Romeo, Maurizio Vitiello, Davide Guzzardi, Daniele De Luca, Pietro Mignogna, Nicoletta Belli, Paola de Ciuceis e altri.
Scheda della mostra "Blu e Fuochi", a cura di Maurizio Vitiello.
Angelo Baccanico è diretto, senza mediazioni.
Nella sua pittura si rincorrono ombre in fuga, quasi smaterializzazioni di silhouettes, accennate con tagli rapidi di occhi e di sguardi in un paesaggio, per metà mitico e per metà gioiosamente epico, su cui vola una mano divina a difendere il terreno, il territorio, il bene comune e una sorgente di fuoco attende lontano il suo momento per poter far sentire la sua voce confusa tra vomitanti ruggiti e bagliori accecanti, se mai dovesse un giorno risvegliarsi il vulcano; il Vesuvio, che si staglia tra griglie blu, per il momento, raccoglie il respiro di febbricitanti ritmi e di tacite frenesie.
Angelo Baccanico imposta la redazione delle sue opere con variegati impasti cromatici, talvolta accesi.
Il "focus" dell'azione pittorica di Angelo Baccanico cerca di estroflettere immagini forti; è emblematico il dipinto "Vesuvio in gabbia" in cui viene esaltata la rete blu sulla montagna blu, da cui fuoriescono frammentate cromie rosse.
L'artista assegna il suo stile a una personalissima scala di colori e il suo itinerario pittorico, sostanziato da suggestioni e visioni simboliste, nelle quali si percepiscono accadimenti possibili o prossimi futuri tracciati da figure semioniriche, da ombre danzanti e da presenze variegate, raccoglie e assembla, seguendo palpitanti e calde visioni, un esercizio cadenzato di tocchi e di determinazioni di sostegno.
La pittura di Angelo Baccanico snoda sequenze e inquadrature di un universo raccolto da risposte di uno specchio intimo, che guarda anche al mondo, alla nostra terra toccata dalla mani dell'uomo, al nostro territorio sfregiato, al nostro orizzonte futuro.
Le fratte stesure, premiate da rossi infuocati, da blu notte o da blu di prussia, aprono nuove frontiere di un percorso sensibile, che intende curare l'assoluto divenire con coniugazioni cromatiche certe e rifilare campi leggendari dell'origine per meglio intendere i profili del futuro, ma non solo.
Maurizio Vitiello
Napoli, Dicembre 2012
"PENTAMORFOSI" #5: DAVIDE DALL'OSSO
CLAUDIO ASSANDRI, FRANCESCO BOTTAI, DAVIDE DALL'OSSO, ROBERTO FERRI, PIERA SCOGNAMIGLIO
A cura di Simone Schiavetta
Presentazione di Carlotta Monteverde
Organizzazione e comunicazione Takeawaygallery
Testi critici di: Maria Arcidiacono, Viana Conti, Maurizio Scaparro, Vittorio Sgarbi, Claudio Strinati
La rassegna Pentamorfosi, dedicata al linguaggio figurativo contemporaneo, che ha visto già esporre le opere di Claudio Assandri, Francesco Bottai, Roberto Ferri e Piera Scognamiglio, giunge a conclusione, con la presentazione dell'ultimo lavoro in calendario, Gocce di Davide Dall'Osso, in mostra presso la Galleria Opera Unica dall'11 al 22 dicembre.
Scrive Viana Conti nel testo critico in catalogo «sicuramente l'artista, pur avendo mantenuto del tutto inalterata la sua ricerca personale-artistica, sulla spiritualità dell'uomo contemporaneo, ha trasformato, invertendolo, il proprio processo creativo. Mentre nei suoi primi anni di ricerca la materia era finalizzata alla parte finale dell'espressione della ricerca stessa, oggi i materiali plastici che utilizza nella fusione, sono lo stimolo principale della sua realizzazione. Il suo attuale lavoro sui policarbonati verte sulla possibilità/impossibilità di arrivare, attraverso la fusione, ad un grado zero della materia, alla ricerca di un vuoto dal quale il processo creativo possa rigenerarsi. Un vuoto impossibile di materia umana, che lasci soltanto un movimento nell'aria, un fremito attraverso la pelle di chi per un attimo si sofferma, come un ricordo improvviso che non si riesce a mettere a fuoco perché già passato, come essere per una parentesi di tempo di nuovo spirito».
Info:
mostra di pittura e scultura
PENTAMORFOSI: Claudio Assandri, Francesco Bottai, Davide Dall'Osso, Roberto Ferri, Piera Scognamiglio
CLAUDIO ASSANDRI, testo critico di Claudio Strinati: 13 - 22 Ottobre
ROBERTO FERRI, testo critico di Vittorio Sgarbi: 27 Ottobre - 8 Novembre
PIERA SCOGNAMIGLIO, testo critico di Maria Arcidiacono: 10 - 22 Novembre
FRANCESCO BOTTAI, testo critico di Maurizio Scaparro: 24 Novembre - 9 Dicembre
DAVIDE DALL' OSSO, testo critico di Viana Conti: 11 - 22 Dicembre
INAUGURAZIONE: martedì 11 dicembre ore 18.30
Dall'11 al 22 dicembre 2012
Galleria Opera Unica
Via della Reginella 26, Roma - 06.68809645
L'opera è visibile 24 ore su 24
Contatti: takeawaygallery@gmail.com
Siamo lieti di invitarLa all’incontro
GLI ITALIANI DELL’ALTROVE: L’ITALIA DEGLI ARBËRESHË
che si terrà presso
ISTITUTO CENTRALE PER LA DEMOETNOANTROPOLOGIA,
Museo nazionale delle Arti e Tradizioni popolari,
Piazza Guglielmo Marconi 8 – Roma
Roma 6 dicembre 2012 - ore 10.00-18.30
In Italia sono riconosciute dodici Minoranze Linguistiche Storiche, ovvero etnie di lingua non italiana, che, nel corso della storia si sono variamente stanziate e integrate sul territorio nazionale fino a diventare una parte essenziale della nostra complessiva identità di italiani.
Il progetto “Gli Italiani dell’Altrove” vuole contribuire a mettere in luce la realtà storica e contemporanea delle Minoranze Linguistiche Storiche d’Italia, con il loro peculiare patrimonio culturale immateriale.
In particolare,s’intende richiamare l’esperienza storica condivisa di accoglienza e integrazione, ma anche di conservazione dell’identità di “altri” che vengono da “altrove”, senza dimenticare l’attualità del tema dell’immigrazione del nostro Paese.
Si è deciso di iniziare con gli Arbëreshe, in considerazione del fatto che quest’anno si celebra il centenario dell’indipendenza albanese, festeggiamenti cui partecipa anche l’Italia.
La prospettiva adottata cerca di considerare gli aspetti storico-scientifici ed etno-antropologici del patrimonio culturale immateriale delle Minoranze Linguistiche Storiche, in un’ottica centrata sulla contemporaneità.
Il contesto istituzionale (il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari e l’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia) nel quale si propone il progetto testimonia l’attenzione che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali attraverso le sue strutture specialistiche, dedica alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale.
È fra l’altro tuttora in corso la discussione politica su importanti scelte in materia di tutela e riconoscimento e sugli strumenti legislativi messi a disposizione delle Minoranze per continuare ad esistere con vigore e significatività.
Le storie di immigrazione e integrazione di cui le Minoranze Linguistiche Storiche in Italia sono testimonianza vivente, rappresentano una parte consolidata del loro patrimonio culturale immateriale e riguardano il tema attualissimo del rapporto fra diverse etnie e culture che, appartenendo ad un’unica nazione, cercano costantemente di trovare un equilibrio di convivenza.
In allegato la locandina e la brochure dell’evento
PROGRAMMA
PARTE I - ore 10.00-12.30
Introduzione
Present. Gli Italiani dell’Altrove: storia di un progetto
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Arch. Antonia Pasqua Recchia, Segretario Generale del MiBAC
Dott.ssa Daniela Porro, Direttore dell'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Dott.ssa Emilia De Simoni, Coordinatore Scientifico del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari
Coffee break 11.00-11.15
Finestra sul pomeriggio
Carmine Abate vincitore del Premio Campiello 2012
Da Hora alla Collina del vento e ritorno: la ricerca dell’identità di uno scrittore
Luoghi e identità: la dialettica partire-restare
Prof. Vito Teti, Università della Calabria, Direttore del Dipartimento di Filologia
Buffet 12.30-14.00 - I sapori tipici della cucina Arbëreshe
Il cuoco Franco Nicoletti, ristorante Agorà di Civita (CS), racconta e propone i sapori tipici della cucina Arbëreshe
PARTE II - ore 14.00-18.30
Gli Arbëreshë - Tavola rotonda
Festa - Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, dott.ssa Luciana Mariotti, Etnoantropologa
Musica - dott.ssa Roberta Tucci, Etnoantropologa ed etnomusicologa
Lingua - Università della Calabria, prof. Francesco Altimari, Direttore del Dipartimento di Linguistica
Testimonianza - dott. Astrit Cani, Scrittore e traduttore albanese
Coffee break 16.00-16.15
Gli Arbëreshë - Il Racconto ore 16.30-18.00
Le stagioni di Hora (Mondadori 2012) di Carmine Abate
Reading letterario con musica arbëreshë
Letture di Carmine Abate, Musica e canti di Francesco Mazza
Dialogherà con l’autore il prof. Francesco Altimari
Brochure: http://www.idea.mat.beniculturali.it/images/stories/EventiNews/2012/documenti/arbereshebrochure.pdf
Locandina: http://www.idea.mat.beniculturali.it/images/stories/EventiNews/2012/documenti/arbereshelocandina.pdf
* * *
Coordinamento organizzativo: Emilia De Simoni
Coordinamento tecnico: Stefano Sestili
Segreteria di comunicazione web: Laura Ciliberti, Francesca Montuori
Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia - Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari
Direttore (interim): Daniela Porro - Piazza Guglielmo Marconi 8/10 - Roma EUR
Telefono: 06/5926148-06/5910709 - Fax: 06/5911848 - mail: ic-d@beniculturali.it
www.idea.mat.beniculturali.it - https://www.facebook.com/ICDEA - https://twitter.com/MuseoTradizioni
Trasporti: Metro Linea B (EUR Fermi) - Autobus 30 Express, 170, 671, 703, 707, 714, 762, 765, 791
Il Comune di Soresina e l'Associazione Leone Lodi
con il sostegno
della Provincia di Cremona e della Fondazione Cariplo
presentano la mostra
Leone Lodi. I segreti dello scultore
a cura di Chiara Gatti
8 dicembre 2012 – 17 marzo 2013
Sala del Podestà, Sale Comunali
Palazzo del Podestà, Soresina (CR)
Il Comune di Soresina festeggia i suoi cinquant'anni di storia con una grande mostra dedicata allo scultore Leone Lodi (1900-1974), un maestro dell'arte del Novecento, nato nell'antico centro cittadino.
Dopo l'importante retrospettiva dedicatagli nel 2006 nelle sedi della Triennale e di Palazzo Isimbardi a Milano e al Museo Civico di Crema, Leone Lodi torna nella sua città natale, che ancora oggi ospita il suo studio-laboratorio, con una mostra realizzata in collaborazione con l'Associazione Leone Lodi e allestita nelle antiche sale espositive del Palazzo del Podestà.
La mostra, a cura di Chiara Gatti, offre una panoramica di circa quaranta lavori, fra gessi, marmi e bronzi, alcuni inediti, realizzati dagli esordi all'ultima fase dell'attività del maestro, che unitamente a un nucleo di disegni scelti nel ricchissimo patrimonio del suo archivio svelano per piccole tappe cronologiche evoluzioni, eredità, temi, ricerche tecniche e sperimentazioni espressive, che hanno segnato le differenti fasi della sua produzione.
Il suo talento di scultore monumentale, capace di concepire immagini di grandi dimensioni come parte vitale dello spazio urbano, gli assicurò la simpatia di molti architetti, come Agnoldomenico Pica, Marcello Piacentini, Paolo Mezzanotte, Giuseppe Pagano, Giulio Minoletti, Eugenio Faludi, oltre alla stima del collega Mario Sironi, che coordinò, insieme a Ponti, i cantieri delle Triennali a partire dal '33 e che trovò in lui un collaboratore importante.
Le opere di Lodi, perfette nello studio dei materiali, delle patine e delle tonalità delle pietre, dialogano a meraviglia con gli elementi della costruzione, le superfici, i rivestimenti, in linea con l'idea – nata in seno al Bauhaus – di un'armonia ideale fra architettura, scultura e pittura. La stessa che si ritrova, per esempio, negli altorilievi con i quattro elementi, collocati nel 1930 alla base delle colonne del Palazzo della Borsa; o nei rilievi della Torre dei venti, meglio nota come la Torre dell'autostrada all'uscita di Bergamo; o, ancora, in altri altorilievi, come quelli modellati per L'Università Luigi Bocconi e di cui, in mostra, si possono ammirare oggi alcuni gessi preparatori.
La sensibilità di Leone Lodi per i toni della materia, naturali, oppure ottenuti con sapienti processi di colorazione e patinatura, gli permise di creare episodi, figure e brani immersi in una vena di eternità, ereditata dalla poesia di Adolfo Wildt e in sintonia con la riflessione di Arturo Martini. Questa vicinanza con tali maestri del Novecento, rappresenta un importante capitolo indagato dalla mostra. Dallo studio delle pose dei singoli personaggi, figure sacre o mitiche, ritratti o nudi algidi, emerge infatti la sua attitudine nel relazionarsi costantemente con lo spazio, in termini assoluti.
La mostra di Soresina è la prima tappa di un percorso che mira a valorizzare la figura del maestro attraverso una mappa di visita alle opere distillate nel territorio, ma soprattutto, grazie all'importante progetto, in fase di definizione da parte del Comune di Soresina, di un museo monografico dedicato all'opera di Leone Lodi allestito nel centro storico della città, dove confluirà una scelta dei suoi lavori e la documentazione d'archivio.
Completa il percorso espositivo, una sezione documentaria ricca di foto d'epoca e un video realizzato appositamente per l'antologica che, partendo dagli ambienti del suo studio a Soresina, racconta la fortuna del maestro ricercato per commissioni pubbliche in tutta Italia. In concomitanza con questa grande retrospettiva, sono stati predisposti da Ada Ceola e Daniela Lodi alcuni laboratori didattici e percorsi guidati alla scoperta dei temi, ma soprattutto dei materiali, dei colori, delle tecniche segrete della scultura di Lodi.
Biografia
Leone Lodi nasce a Soresina il 14 ottobre del 1900. Trascorre parte della sua infanzia a Biasca nel Canton Ticino, paese d'origine della madre, e a nove anni viene affidato a dei cugini di Soresina, che lo avviano alla professione di scalpellino. Giovanissimo, nel 1914, inizia a esercitare a Milano dove continua la sua attività di artigiano decoratore, frequentando i corsi serali dell'Accademia di Brera e quelli della Scuola Superiore d'Arte Applicata del Castello Sforzesco. Negli stessi anni comincia a farsi conoscere come riproduttore e sbozzatore presso gli atelier d'importanti scultori milanesi, primo fra tutti Adolfo Wildt, alla cui memoria rimane sempre affezionato. L'avvicinamento al Novecento italiano, movimento guidato da Margherita Sarfatti, sfocia nel 1929 nella partecipazione alla Seconda Mostra del gruppo allestita al Palazzo della Permanente di Milano con il Busto di Agnoldomenico Pica. Il culmine della sua attività è segnato dalla statuaria monumentale per il palazzo della Borsa di Paolo Mezzanotte (1930-1931), oltre che dalla collaborazione con Mario Sironi in occasione della V Esposizione triennale di arti decorative di Milano del 1933 e ancora dallo scambio dialettico con l'architetto Agnoldomenico Pica per il concorso per le porte del duomo di Orvieto e per il monumento a Giuseppe Grandi a Milano. Nel 1937, con il bassorilievo per l'Exposition Universelle di Parigi, inaugura uno stile più originale che nasce da una rivisitazione personale della scultura classica. Fanno parte di questa fase il monumento ai caduti di Bergamo, oggi distrutto, i rilievi per la sede del "gruppo rionale Fabio Filzi", per il nuovo Palazzo di Giustizia progettato da Marcello Piacentini (1938) e per la nuova sede dell'Università Bocconi di Milano di Giuseppe Pagano (1940). Nel 1943, a seguito della perdita della casa e dello studio di Milano a causa dei bombardamenti, Lodi si trasferisce a Soresina, suo paese natale, dove continua a operare realizzando i monumenti ai caduti di molte città del cremonese, il progetto della facciata del Cimitero di Soresina e la serie di sculture per il Teatro Manzoni di Milano. Muore il 13 settembre 1974 a Soresina.
LEONE LODI (1900-1974) I segreti dello scultore
a cura di Chiara Gatti
8 dicembre 2012 – 17 marzo 2013
Sala del Podestà, Sale Comunali – Palazzo del Podestà
Via Matteotti 4, Soresina (CR)
Orari: SALA MOSTRE sabato e festivi 10 - 12 e 15 – 19, venerdì 16 – 19, Natale 16 – 19,
lunedì chiuso; martedì, mercoledì e giovedì a disposizione per gruppi, previa prenotazione nei
giorni feriali dalle 9 alle 12 al numero 0374349414, referente Daniela Corda; STUDIO di Via
Verdi 8, sabato 10-12 e 15-19, altri giorni su prenotazione.
Ingresso gratuito
UFFICIO STAMPA ANTEA
Il CorrieredelWeb.it è un periodico telematico nato sul finire dell’Anno Duemila su iniziativa di Andrea Pietrarota, sociologo della comunicazione, public reporter e giornalista pubblicista, insignito dell’onorificenza del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.
Il magazine non ha fini di lucro e i contenuti vengono prodotti al di fuori delle tradizionali Industrie dell'Editoria o dell'Intrattenimento, coinvolgendo ogni settore della Società dell'Informazione, fino a giungere agli stessi utilizzatori di Internet, che così divengono contemporaneamente produttori e fruitori delle informazioni diffuse in Rete.
Da qui l’ambizione ad essere una piena espressione dell'Art. 21 della Costituzione Italiana.
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