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lunedì 7 marzo 2016

A Symphony of Seasons / mostra personale di Devdatta Padekar/ Florence Dance Center / 13 marzo - 5 aprile


Etoile Toy/ Visual Arts Florence
Rassegna di Arti Visive promossa dal Florence Dance Center diretto da Marga Nativo e Keith Ferrone e realizzata in collaborazione con Daniela Pronestì

 A Symphony of Seasons
Mostra personale di Devdatta Padekar            
A cura di Daniela Pronestì

Dal 13 marzo al 5 aprile 2016
Inaugurazione / Opening domenica 13 marzo ore 18.00
Florence Dance Center /Via Borgo Stella 23 r (Piazza del Carmine) Firenze

Performance a cura di FloDance Corps
coreografia di Keith Ferrone

Rassegna realizzata in collaborazione con:
La Toscana - rivista mensile di arte e cultura generale
Incontri con l'Arte - rubrica di approfondimento culturale a cura di Fabrizio Borghini
Associazione Toscana Cultura


Domenica 13 marzo alle ore 18.o0 in via Borgo Stella 23 r a Firenze si apre il quarto appuntamento della rassegna di arti visive Etoile Toy/ Visual Art Florence promossa dal Florence Dance Center di Marga Nativo e Keith Ferrone e realizzata in collaborazione con la curatrice e storica dell'arte Daniela Pronestì per l'edizione 2015/2016. La rassegna, ideata da Mario Mariotti nel 1987, presenta un carattere di assoluta originalità rispetto ad altre realtà espositive fiorentine. Scopo della rassegna è indagare il rapporto tra immaginazione creativa ed espressione corporea, trasformando ogni inaugurazione in un evento che coniuga arte e danza in una performance pensata e realizzata in armonia con le opere esposte.  Un "cross over" linguistico che si avvicina al concetto di "opera d'arte totale" e che interpreta la natura ibrida di molte esperienze artistiche contemporanee.  Ospiti della rassegna, da ottobre 2015 a maggio 2016, artisti di diversa nazionalità che insieme offriranno un'interessante panoramica sulle numerose declinazioni dell'arte del nostro tempo.

Il quarto appuntamento della rassegna ospita l'artista indiano Devdatta Padekar in mostra con il progetto intitolato A Symphony of Seasons.

Si tratta di un progetto che l'artista indiano ha realizzato nell'arco di due anni visitando le regioni alpine di cinque nazioni (Italia, Svizzera, Germania, Austria e Francia) con lo scopo di trasferire nella pittura la bellezza incontaminata di questi paesaggi. La scelta del titolo mette in luce un aspetto centrale nell'opera di Devdatta: l'armonia e il ritmo presenti nelle forme naturali e nella musicalità dei colori. 

Il suo sguardo si posa sul paesaggio con l'intento di catturare l'atmosfera dei luoghi, le voci della natura che parlano al cuore dell'artista. Uno sguardo che non abbraccia tutto il visibile ma si concentra soltanto su alcuni particolari, privilegiando punti di vista insoliti e scorci che invitano l'osservatore ad entrare nella rappresentazione pittorica. E' il caso di opere come A serene day e Sun-kissed pik, in cui la visione da "sotto in sù" fa sì che il paesaggio incomba sullo spettatore, facendolo sentire parte integrante dello scenario naturale che sta osservando. 

In altri casi, invece, la visione "a volo di uccello" (Autumn vineyards) comunica un senso di vertigine che amplifica l'ampiezza della scena, e l'impressione è che lo sguardo possa in questo caso dominare il paesaggio, dal primo piano fino all'orizzonte. Quando la rappresentazione si sviluppa frontalmente, lo sguardo accoglie la totalità del paesaggio, potendo così posarsi sui diversi aspetti che ne fanno parte. Come sempre nella sua pittura, anche in questo caso la resa cromatica individua dei toni dominanti, che, senza tradire la verità del dato oggettivo, si propongono di interpretare le emozioni che nascono dall'incontro tra l'artista e lo spettacolo naturale. "La natura - spiega Devdatta - per me è movimento ed energia; per questa ragione, non m'interessa documentare o descrivere puntalmente ciò che osservo ma catturare le emozioni che la visione della natura suscita nella mia interiorità". 

Il risultato sono immagini dal forte potere evocativo che trasferiscono nella pittura l'anima dei luoghi. Il ritmo che muove gli eventi naturali entra nel colore e lo rende "sinfonico", musicale, facendolo diventare un tramite per superare i vincoli della realtà visibile e dare forma alla sostanza invisibile dei sentimenti. Le opere in mostra denotano, infatti, l'intenzione di sospendere l'immagine sul crinale che divide realtà e astrazione, oggettività e soggettività della visione, a tal punto che in diversi casi il colore si affranca da ogni finalità descrittiva per farsi trascrizione immediata e diretta di uno stato d'animo, di una condizione interiore. Per Devdatta "sentire" la realtà è più importante che rappresentarla puntualmente, ed è su questo passaggio dall'esteriorità all'interiorità della visione che si fonda la sua ricerca pittorica. 

Anche il soggetto raffigurato appare secondario rispetto al bisogno di abbandonarsi alla magia della luce e del colore, che regolano le "mutazioni" del paesaggio al variare delle stagioni. La luce bianca e le tinte fredde dell'inverno, i verdi intensi e i cieli azzurri della primavera, il rosso infuocato del sole estivo: è nella continua metamorfosi degli effetti luministici e cromatici della natura che l'artista indiano sente nascere l'emozione che scuote nel profondo la sua interiorità. Un'emozione che non sovrasta il paesaggio, ma lo vivifica, rendendo appieno il senso della possibile unità tra uomo e natura. 

Devdatta Padekar (1978) vive a Bombay, in India. La sua formazione artistica è avvenuta inizialmente nel suo paese d'origine, per poi proseguire in Europa, tra Londra e Firenze. Dopo diversi progetti dedicati alla figura umana, e in particolare al tema delle ballerine, ha esteso il suo interesse anche al paesaggio naturale, realizzando una prima serie intitolata Deer Trails Sweden.  Le tecniche che predilige sono il pastello e la pittura ad olio: il primo gli consente di mantenere intatta la spontaneità della visione, fermando sulla carta l'immediatezza di un gesto, l'espressione di un volto, lo scatto ritmico di una figura. Alla pittura ad olio è legata, invece, una visione più meditata del soggetto, spesso avvalendosi di uno studio realizzato precedentemente a pastello. Ha esposto in personale a Mumbai, Nuova Delhi, Firenze e Bangalore ed è stato insignito di diversi premi internazionali sia in Europa che in India e in America. Alcune sue opere sono inserite nella raccolta della National Gallery of Modern Art di Mumbai e fanno parte di diverse collezioni private indiane ed europee.

www.devdattapadekar.com



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Mostra SULLA CROCE | 18 MARZO - 29 MAGGIO 2016 | SPAZIO -1. COLLEZIONE GIANCARLO E DANNA OLGIATI, LUGANO


Sulla Croce 
18 marzo – 29 maggio 2016 
Spazio -1. Collezione Giancarlo e Danna Olgiati 

A cura di Danna Olgiati 

Con il Patrocinio del Vicariato di Roma 
in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia e della Conoscenza 

Conferenza stampa: venerdì 18 marzo, ore 11:00 
Inaugurazione: venerdì 18 marzo 2016, ore 18:00 


Con la mostra realizzata con il Patrocinio del Vicariato di Roma in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia e della Conoscenza, la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati presenta presso lo Spazio -1 un allestimento tematico dedicato alla Croce, simbolo universale della sofferenza. Una selezione di opere, provenienti dalla Collezione Olgiati, da prestiti museali e da altre collezioni private, che spaziano dal Seicento ai giorni nostri, attraverso le quali indagare la complessità e il mistero del simbolo della Croce nell'arte. 


Documentata fin dall'antichità più remota la Croce è, tra le figure geometriche, il terzo simbolo  ondamentale (dopo il cerchio e il quadrato). Nel Cristianesimo ha successivamente assunto diverse raffigurazioni e significati: il Crocefisso, il Cristo, il Verbo, la Seconda Persona della Trinità. Tramite un approccio dichiaratamente laico e, al contempo, rispettoso della dimensione del Sacro, l'esposizione propone opere di artisti che, in diverse epoche, con diverse attitudini filosofico-religiose e differenti linguaggi, hanno affrontato il tema della sofferenza umana. 

Le opere selezionate per la mostra – dipinti, fotografie, bassorilievi e sculture – attraversano tutto il '900 fino ai giorni nostri, con due presenze radicate in un passato influenzato differentemente dalla dottrina cattolica, quello del primo seicento bolognese e quello ticinese di un secolo più tardi. Il pregevole dipinto del pittore ticinese Giovanni Orelli Gesù dormiente sulla Croce (1742 ca.) ci introduce ad un'iconografia molto peculiare, un Bambin Gesù addormentato come deposto delicatamente sulla Croce, un evidente memento mori dove la drammaticità dell'evento è resa ancor più delicata dal candido incarnato. Tale sofferta immagine fa da contraltare al San Sebastiano alla colonna del pittore bolognese Ludovico Carracci databile ai primissimi anni del '600. Un dipinto che ci mostra il martire nella sua iconografia classica, prevalentemente concentrata, sul supplizio delle frecce cui il martire venne sottoposto. 

Procedendo nel percorso espositivo, un prezioso ambiente vede al suo interno dialogare quattro importanti opere di due maestri del '900, Medardo Rosso e Lucio Fontana. Del primo è presente in mostra il Bambino ebreo (1915), struggente e sconsolata testa di bimbo che più di un ritratto ci appare come uno stato d'animo. 
Di Lucio Fontana, forse l'artista più originale e complesso del XX secolo, vengono presentate quattro opere, i bassorilievi in terracotta L'ascensione (1950-55), Deposizione (1956) e il Cristo (1959) e la scultura in ceramica Testa di fanciullo, di circa dieci anni precedente e datata 1948, nella quale il senso del sacro viene alluso in un ritratto di bimbo, estraneo ad ogni tematica religiosa, ma non per questo meno commovente e perfettamente abbinato al Bambino ebreo di Medardo. 

A parete e in dialogo con le sculture di Fontana e Rosso una Crocefissione di Alberto Burri, combustione plastica di piccolo formato che restituisce nella sua bidimensionale trasparenza lacerata e soggetta a combustione, tutta la drammaticità dell'atto della Crocefissione. 
Un piccolo oggetto ci pone invece di fronte ad un artista, Yves Klein, la cui religiosità, nella sua breve e intensa carriera, ha segnato l'intera opera: lo straordinario Ex voto a Santa Rita da Cascia (1961), frutto dei pellegrinaggi dell'artista francese al santuario della santa dei casi impossibili. 
La mostra continua al di là di ogni distinzione cronologica con i due bronzi di Marino Marini il Giocoliere (1946) e il Prigioniero (1943). Sono gli anni del rifugio in Svizzera a Locarno, e nelle opere di questo periodo, l'artista ha inteso esprimere il ridicolo dell'esaltazione di un uomo che vuol comandare. L'umanità ha paura e l'artista la manifesta in opere come queste, dove la materia va a rompere le proporzioni e a prendere campo, infliggendo alle forme una tensione inaspettata. Marino stesso definisce le opere di questo periodo architetture di un'enorme tragedia
Ecco allora il Lying Man (Uomo sdraiato, 2014) della scultrice tedesca Paloma Varga Weisz. Pur realizzato a cinque secoli di distanza, esso dialoga idealmente con il martirio di San Sebastiano del Carracci, nudo e trafitto da frecce. 
Il percorso si chiude con tre artisti del presente: Adrian Paci, Jannis Kounellis e Roberto Ciaccio. Dell'artista albanese Adrian Paci è presente la recente serie fotografica Via Crucis (2011). Jannis Kounellis e Roberto Ciaccio hanno elaborato il simbolo della Croce secondo personalissimi codici astratti. 

La mostra è accompagnata da un magazine di approfondimento a cura di Alberto Salvatori con contributi speciali di Remo Bodei, Luigi Fassi e Giovanni Leghissa. 



MASI Lugano
Esposizioni in corso

Alexandr Rodcenko
LAC, dal 27.02 al 08.05.2016

La collezione
Nuove consonanze. Opere dalle collezioni del museo
LAC, dal 27.02.2016 al 26.02.2017

Roberto Donetta – Fotografo
Palazzo Reali, fino al 20.03.2016 (Ala Est)



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11/03 "I ritmi del colore, la danza delle forme": le opere di Ghilardi in mostra a Bergamo

I ritmi del colore, la danza delle forme

Dal 12 marzo al 3 aprile, presso la ex chiesa della Maddalena di Bergamo, una mostra dedicata a Paolo Ghilardi


Bergamo, 7 marzo 2016 - La Fondazione Credito Bergamasco organizza – con il patrocinio del Comune di Bergamo e con la collaborazione di GAMeC – una mostra dedicata a Paolo Ghilardi: I ritmi del colore, la danza delle forme

L'esposizione approfondisce il percorso esistenziale ed artistico di Paolo Ghilardi attraverso una selezione di dipinti e sculture realizzati dagli anni Sessanta agli anni Novanta, periodo corrispondente al quarantennio centrale della sua attività.

Artista curioso e aggiornato, sempre attento alle diverse manifestazioni della creatività umana, i suoi interessi sono sconfinati nella musica, nel design, nell'architettura, nell'urbanistica. 

Dopo alcune esperienze vicine alle tendenze della Nuova Figurazione, alla fine degli anni Sessanta Ghilardi rompe completamente anche gli ultimi rapporti che lo legavano all'arte mimetica per iniziare una personale ricerca nel campo dell'astrattismo e dimostrando notevole apertura verso ciò che parallelamente si produceva a livello internazionale. 

Dai quadrati concentrici, alle rette modulate, ai nastri multiformi, le geometrie colorate di Paolo Ghilardi si scandiscono sulle superfici come in una danza, a volte febbrile e sincopata, a volte sinuosa e leggiadra.

Abile sperimentatore di materiali diversi, Ghilardi ha approfondito con rigore gli studi sulla geometria percettiva e, attraverso significativi interventi di arte ambientale, ha rinnovato con freschezza e libertà il concetto classico di opera d'arte.

"L'esposizione – sostiene Angelo Piazzoli, curatore della mostra insieme a Paola Silvia Ubiali – rappresenta l'omaggio della Fondazione Creberg a un artista che ha saputo stare al passo con i tempi recependo in modo personale i venti di novità che soffiavano in Europa nella seconda metà del Novecento e rispondendo agli stimoli con una ricerca sempre intelligente e coerente (peraltro esposta nelle gallerie più aggiornate e sperimentali)."

"Essa costituisce altresì – prosegue il Segretario Generale della Fondazione Credito Bergamasco – l'occasione per ricordare un vero Civis bergomensis, un Cittadino che ha lasciato un notevole contributo a Bergamo, sia come insegnante – prima al Liceo Artistico Statale e poi all'Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara – sia come consulente del Comune per il Piano del colore della città dall'inizio degli anni Ottanta fino al 2005, impegnandosi ripetutamente nel recupero di decori antichi. Tematiche delicate, che hanno investito tutto il discorso dell'arredo urbano e sulle quali Ghilardi è intervenuto con il garbo di un vero e proprio maestro del colore, mettendo in campo la propria personale capacità di far "danzare le forme sul ritmo del colore."


Sede e orari 
Bergamo, ex chiesa della Maddalena
Via Sant'Alessandro, 39d 
12 marzo – 3 aprile 2016
Orari:
da martedì a domenica,  dalle ore 15.30 alle ore 19.30 
Ingresso libero 
Catalogo in distribuzione gratuita in mostra

Evento inaugurale: venerdì 11 marzo, ore 18.00
Organizzazione Fondazione Credito Bergamasco (Bergamo) con il patrocinio del Comune di Bergamo e con la collaborazione di GAMeC
Curatori: Angelo Piazzoli - Paola Silvia Ubiali





Per informazioni: www.fondazionecreberg.it

La Fondazione Creberg è on line su Facebook con la pagina "Fondazione Credito Bergamasco"
https://www.facebook.com/pages/Fondazione-Credito-Bergamasco/1544952805763131?fref=ts



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domenica 6 marzo 2016

Urban Art Maps




Un articolo di Egidio Emiliano Bianco 

pubblicato il 12 dicembre su D'ARSmag 

qui il link:

 http://www.darsmagazine.it/urban-art-maps-i-9-luoghi-di-roma-parte-i/#.VtuRSn3hCt-

Photo by Rita Restifo








Urban Art Maps: i 9 luoghi di Roma (parte 1)

Luoghi spaziali, fisici, ideali, tematici (e non comuni) dell’arte urbana nella Capitale.




1. Piazza Augusto Imperatore o i pionieri
Anche a Roma, come in altri capitali europee, c’è chi sceglie di confrontarsi con la strada ben prima dell’arrivo dei graffiti americani. La ricerca artistica di Fausto Delle Chiaie è tutt’uno con ciò che gravita nello spazio pubblico; pur realizzando opere che formalmente esulano un diretto confronto, l’atteggiamento è il medesimo che opera alla base della Street art: i suoi lavori prendono forma e vivono unicamente nella relazione con i vari elementi presenti nell’ambiente esterno. Dal 1989 lo scenario urbano di Piazza Augusto Imperatore, al cospetto dell’Ara Pacis e del mausoleo imperiale, è il suo unico atelier creativo e insieme luogo espositivo. L’azione, la gratuità e la temporaneità sono peculiarità delle sue “infrazioni” (Manifesto Infrazionista – 1986) nei musei e negli spazi pubblici che, datate 1984, anticipano le incursioni non autorizzate di Banksy di oltre un ventennio.



Fausto Delle Chiaie, photo by Dan Masa, 2013. Licenza Creative Commons BY-SA 2.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/
Fausto Delle Chiaie, photo by Dan Masa, 2013. Licenza Creative Commons BY-SA 2.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/

Tempi precorsi anche nel lavoro urbano di Pino Boresta, noto in particolare per le cosiddette “smorfie adesive”, sticker che ritraggono ghigni e boccacce sul volto dell’artista. Le prime applicazioni in città risalgono alla fine del 1993, data in cui lo sticker artistico, medium del tutto sconosciuto alle vie di Roma, inizia a emergere nel contesto delle attività di arte urbana grazie a figure chiave d’oltreoceano quali Shepard Fairey e i writer newyorkesi Cost Revs. Gli adesivi di Boresta propongono, mediante la ricerca di interazione con i passanti, una riflessione sull’ingerenza pubblicitaria nello spazio pubblico, rispetto alla quale si pongono come risposta e al tempo stesso alternativa. In altri lavori degli anni Novanta la pratica di détournement evidenzia lo sbocco del pensiero situazionista nell’intervento artistico stradale, relazione che forgia i geni della Street art di cui Pino Boresta è sicuro e pioneristico interprete.

Photo by Rita Restifo

2. La Galleria Colonna o la storia del Writing romano
Attraversando il passaggio pedonale sotto i binari nei pressi di Piazza della Radio, intitolato alla memoria di Massimo “Crash Kid” Colonna, si passa da alcune delle più significative pieghe di quasi trent’anni di pittura urbana, una porzione del Sancta Sanctorum di un ideale tempio romano consacrato al Dio Graffito.



Gojo ( in memoria di Crash Kid), The Jam2, photo by Oscar Giampaoli, 2015
Gojo ( in memoria di Crash Kid), The Jam2, photo by Oscar Giampaoli, 2015

Scavando alle fondamenta dell’edificio emerge la funzione portante di un’altra Galleria Colonna (dal 2003 Galleria Alberto Sordi), quella storica, adiacente all’omonima piazza. In questo luogo -oggi salotto buono lungo Via del Corso – nel cammino degli anni Ottanta si fa la storia dell’hip hop italiano sull’onda d’urto degli scratch di Ice One e dei sensazionali headspindi Crash. Al tempo il b-boying si vive a tutto tondo e nello scambio tra discipline risulta centrale il ruolo di Napal Naps, uno dei grandi senatori romani del Writing, allora in città configurabile solo dalle immagini dei libri e dei film americani – nonostante qualcuno ne avesse avuto un contatto più diretto già a partire dal 1979, visitando la mostra di Lee Quiñones eFreddy 5 Five alla Galleria La Medusa, appuntamento di avanguardia per tutto il movimento europeo.
Dalla L.T.A. (Licensed to Art) di Crash e Naps la storia del Writing romano si allunga e si articola su molteplici binari e crocevia, producendo vicende multiformi e particolari. Un aggrovigliato filo di Arianna che nell’arduo compito di risoluzione si tradisce esteticamente nella relativa linearità della lettera, non piuttosto annodata e frammentata, come nel wildstyle, bensì sciolta in forme più ampie, mantenendo un buon grado di leggibilità anche per l’occhio meno esperto.
3. La linea B della metro o la New York de’Noantri
Roma è una delle città in cui un pannello dipinto su un treno può durare di più al mondo: un trenino a tre vagoni transitante sulla Via Casilina e dipinto nel 1997 da Yess Seme della TUW, poi nel 1999 e nel 2000 da altri writer romani, è stato avvistato nel 2014 con i tutti i pezzi ancora integri dopo più di quindici anni.
Tali primati sono raggiungibili grazie a una sorveglianza poco efficace accompagnata da interventi di pulitura episodici, elementi che hanno fatto e continuano a fare del sistema dei trasporti urbani e locali su rotaia un obiettivo marcato in rosso nelle mappe di decine e decine di crew provenienti da ogni angolo del globo. La parabola romana dello “spray su metallo” ha inizio nei primi anni Novanta con Napal Naps e Crash Kid, tra i primi writer locali a graffiare i vagoni della Roma-Lido, poi seguiti daStand e da tutti gli altri autori del treno miliare del 9 settembre 1992.

Alla fine degli anni Novanta Roma brucia nel suo ventre di ferro sotto i colori della moltitudine di pannelli dipinti ogni notte, una selva di lettere nella quale prendono vita le sorprendenti creature bio-zoomorfe dipinte da Bol, vento di freschezza nell’ambiente. Una delle rotte più seguite porta alla yard di Magliana, la più grande di tutta l’Urbe, recinto per intere generazioni di writer capitolini. Magliana significa anche e soprattutto il regno di Howen/Poison, “King of Blue, dal disegno limpido e ancheggiante, emblema stesso della pittura romana su treno all’alba del nuovo millennio.
In 25 anni di bombing la metro della capitale, le sue vetture, le sue yard, i suoi lay up, trasudano memorie da condividere, sulle tracce delle piste più calde che da sempre viaggiano in ragione degli eventi. Oggi a mostrarsi più dipinti sono i vecchi treni della B e della Lido, dove talvolta lo spazio è saturo e la sensazione di ritrovarsi improvvisamente catapultati nella New York della fine degli anni Settanta è forte e insieme affascinante.
To be continued…
Egidio Emiliano Bianco

sabato 5 marzo 2016

CACC centro arte cultura cittadella: I DONT'T LIKE MY SIZE / VISIONI - vernice 12 marzo 2016

I DONT'T LIKE MY SIZE / VISIONI


inaugurazione 12 marzo 2016 ore 18.00


ingresso libero



Il Cacc, centro di arte e cultura di Cittadella, Padova, inaugura sabato 12 marzo a partire dalle 18.00 un duplice evento aperto al pubblico: "I don't like my size", la personale dell'artista Andrea Tagliapietra e "Visioni" la collettiva degli artisti Franz Chi, Anastasia Moro, Eleonora Reffo, Fausto Trevisan, Turbokrapfen e Giovanni Osar Urso.


Il progetto, a cura dell'artista e curatrice Adolfina De Stefani, sarà presentato da Franco Tagliapietra, docente di storia contemporanea all'Accademia di Brera.



Le esposizioni sono la prosecuzione della collettiva svoltasi sempre al Cacc gli scorsi ottobre novembre 2015. 

Nella mostra "Oggi è tutto molto strano. Alice nelle magiche meraviglie e i suoi perché" si erano fatti convergere una pluralità di autori sulla riflessione artistica focalizzata al mondo immaginario del capolavoro di Lewis Carroll. 

In quell'occasione, una giuria aveva premiato come vincitore Andrea Tagliapietra segnalando altresì tutti i 6 artisti coinvolti nella collettiva "Visioni".



Parallelamente alla vernice di sabato 12 marzo, si svolgeranno la performance "I don't like my size" degli artisti Andrea Tagliapietra Mariarosa Vio e, dalle ore 21.00, la performance audio / video " Failures/ Successes" di BNTMRC77 con il music performer Manuel Cecchinato Posadas.



Nella sua esposizione site specific, Andrea Tagliapietra, seguendo la sua distintiva cifra stilistica e concettuale, indaga l'essere umano nella sua profondità psichica. 

Percependo ed evidenziando quel disagio, spesso occultato da formalità e apparenza. 

Nel caso specifico, Tagliapietra cortocircuita l'esteriorità svelando invece la non appartenenza – mentale, psichica, desiderante – all'involucro-corpo.


"Siamo costretti a vivere una vita che ha una taglia diversa, troppo grande o troppo piccola, in cui non ci si sente a proprio agio - spiega la curatrice De Stefani – a partire da queste riflessioni Tagliapietra dà prova di grande capacità nel saper transitare facilmente dalla pittura al video alla performance, dimostrando di essere artista consapevole, in grado di riflettere sui grandi temi dell'esistenza, a partire dell'inadeguatezza del proprio io al rapporto tra il sé e l'altro da sé". 

Questo fil rouge avvolge anche la performance dallo stesso titolo e che vede coinvolto Tagliapietra con l'artista Mariarosa Vio. 

Qui il rapporto con l'alterità ( io/io; io/altro) fa scattare dinamiche di sopraffazione e dominio, destinate però a un ritorno ciclico, in alternanza.



La performance audio/video che chiuderà la vernice di sabato 12 marzo al Cacc vede invece coinvolto BNTMARC77, un giovane e talentuoso vjay, precursore e sperimentatore nell'arte di accostare le sonorità alle immagini. 

Questa performance titola, tradotta "Successo o fallimento" ed è legata all'incontro artistico che avverrà per la prima volta il 12 marzo tra BNTMRC77 ed il music performer  Manuel Cecchinato Posadas. 
Da qui l'ipotesi a cui allude il titolo.



"Visioni" riunisce invece una pluralità di voci riunite sotto l'egida della curatrice. 

Voci distinte ma dialoganti non solo in seno allo spazio del Centro, ma verso la direzione del contemporaneo. 

Si parte dalla più giovane Eleonora Reffo, legata a una produzione bidimensionale e narrativa di cui va evidenziata senz'altro l'abilità del segno. 

Per arrivare alle operazioni, anch'esse bidimensionali, di Turbokrapfen (Paolo Danese): interventi dall'alto tasso di concettualità, legate alla contaminazione di generi creativi. 

In esposizione le conturbanti fotografie di Giovanni Oscar Urso; i giochi metalinguistici e concettuali di Fausto Trevisan; le sculture di ibridi umanoidi dai volti bionico-meccanici di Franz Chi. 

Fino alle installazioni di Anastasia Moro che esprimono una ricerca di grande intensità emotiva: espansiva nelle forme e introspettiva nei concetti.


Durante il periodo espositivo saranno organizzate alcuni eventi collaterali: mercoledì 16 marzo 2016 alle ore 21.00 si terrà un laboratorio con interventi artistici su un prototipo creato dall'artista Franz Chi. 

Domenica 20 marzo 2016 alle ore 17.00 si avrà la performance interattiva di Giovanni Oscar Urso e alle ore 21.00 "Tales from the 5D Ultraverse", performance/conferenza di Turbokrapfen. 

Martedì 22 marzo 2016 alle ore 21.00 serata a sorpresa con creazione live dell'artista Fausto Trevisan e alle ore 22.00 la performance "La pittura interpreta la musica" di Eleonora Reffo. 

Mentre mercoledì 30 marzo 2016 alle ore 21.00 si terrà "MONNA LISA" performance interattiva con Anastasia Moro a cura di Adolfina De Stefani.




L'esposizione resterà aperta al pubblico dal 12 al 31 marzo 2016 con orario:  mercoledì,  giovedì, venerdì e domenica dalle 14.00 alle 22.00; sabato dalle 14.00 alle 24.00.







+39 349 8682155

adolfinadestefani.blogspot.it





CACC|ARTE CULTURA CITTADELLA | via Borgo Padova 170 |35013 CITTADELLA |PADOVA

www.cacc.it

“Apollo e Dafne”, opere di Giovanni Robustelli in mostra nella Galleria Soquadro di Ragusa




Ragusa, 5/3/2016 -  Dal 19 marzo al 9 aprile la Galleria Soquadro in via Napoleone Colajanni 9 ospiterà una mostra personale di Giovanni Robustelli dal titolo "Apollo e Dafne" a cura di Susanna Occhipinti e Giuseppe Lo Magno (vernissage sabato 19 ore 19.00; visite: da lunedì a sabato, ore 9.30-13.00 e 16.30-20.00).

La mostra è organizzata in collaborazione con la Galleria Lo Magno di Modica.

L'artista rilegge il mito eterno di Apollo e Dafne che ha attraversato la storia dell'arte occidentale dall'antichità ai nostri giorni, affascinando e ispirando poeti, pittori e scultori.

I temi dell'amore non corrisposto e irraggiungibile per il dio greco, la metamorfosi finale della ninfa in fronde e foglie di alloro, l'universo di simboli e significati sottesi all'alchimia degli opposti (odio - amore, uomo - dio, sostanza-cambiamento) trovano nei suoi acquerelli un equilibrio compositivo di forme e colori, di levità e materia, di creatività e tradizione.

«Robustelli - scrive Anna Terranova nel testo critico della mostra - sceglie la fuga, disperata per entrambi, per la preda e per il cacciatore, e l'affida quasi totalmente all'acquarello. Non c'è una narrazione degli eventi quanto momenti diversi della corsa trafelata, dei pensieri che si sprigionano dalle teste dei due e che si trasformano a loro volta in altro, inebriando e colorando i luoghi che Apollo e Dafne attraversano. Da quelle bocche aperte sentiamo urlare parole d'amore dell'uno e di paura dell'altra, oltre al respiro affannoso della corsa: è l'azione, emotiva e fisica, che li avvolge, li travolge, li trasforma perché, trafitti entrambi dalla freccia, mutano sempre, anche da fermi, sciogliendosi in emozioni».

Giovanni Robustelli (Vittoria, 1980) pittore, illustratore, sperimentatore, si è formato artisticamente a Comiso e a Genova, collaborando con gallerie d'arte, curatori e critici tra la città della Lanterna e Milano.

Tra le sue mostre più recenti, l'omaggio a Carmelo Bene ("Il più cretino", Modica, 2015) e la rilettura della Medea di Pasolini ("Il sogno di Medea",Napoli 2015).


Info e contatti
Galleria d'arte Soquadro
Via Napoleone Colajanni 9, Ragusa
cell: 339 384 9867
mail: soquadroragusa@gmail.com
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venerdì 4 marzo 2016

Personale di pittura e scultura di Patrizia Macchia




INAFFERRABILI SILENZI

di Patrizia Macchia

a cura di Tiziano Giurin

Personale di pittura e scultura


5 – 19 marzo 2016

Inaugurazione: sabato 5 marzo 2016, ore 19.00

La mostra sarà visitabile tutti i giorni (fino al 19 marzo) dalle ore 10.30 alle ore 18.30

Ingresso libero.


I prestigiosi spazi della Galleria Art&Co di Lecce ospitano, a partire da sabato 5 marzo, la personale di pittura e scultura "Inafferrabili Silenzi" dell'artista salentina Patrizia Macchia, a cura di Tiziano Giurin. Opere di grande formato mostrano un grande lavoro di ricerca e tecnica innovativa che si distingue nel nuovo linguaggio dell'Arte Contemporanea. Una nuova e suggestiva interpretazione in "Inafferrabili Silenzi" come visioni del non-niente.
 
Scrive l'artista: "Nell'essere in Arte mi appare DIODEA, matrice di un eterno dividere che si ri-vela attraverso la potenza dei segni. DIODEA è pura "luminosa, divina energia vibrazionale.

Un farsi e disfarsi di un discorrere auto riflettente, un canto d'aurora d'amore che contempla l'eterno presente dell'essere, a cui attinge l'operato di vari artefici che non creano ma proiettano frammenti d'ombre del "già esistente" e li presentano al mondo come "frutti dell'albero della sapienza": visioni del non niente. DIODEA è evocazione dellinafferrabile".

Patrizia Macchia vive la sua tendenza costruttiva dell'arte, dopo aver guardato alla scultura di Picasso e a quella di Julio Gonzales principalmente, portandosi verso quell'immaginario salentino fatto di poesia della natura con riflessi toccanti di versi che da Bodini a Comi fluttuano in questo ambiguo simbolismo oscillante tra suggerimenti mistici, l'essere il nulla esistenziale, le mitologie e la fatalità.

Costruisce scenari, totem, idealità e mitologie con materiali poveri, ramificazioni di fico d'india, panni di seta, terracotta, rame, pietre varie, tutto si innesta in una ricerca della materia prima che si configura poeticamente per stabilire un paragone metaforico con certi elementi del mondo naturale, tanto che la logica compositiva si trasfigura in libera visione i cui raffinati effetti superano la stessa efficacia decorativa.

Solide e strutturate le composizioni della Macchia integrano l'ipotesi post-informale che valgono a un ritorno alla natura, alle origini, alla leggenda del buon selvaggio, a un'immagine nuova metamorfosata capace di significare la genialità dell'artista salentina.

Il suo lavoro artistico possiede una autentica qualità esplosiva fatta di gesti e grafismi dinamici, di tensioni e rotture interiori, di radice neoplasticista, di vitalità organica e viscerale che trasuda di passioni, offrendo lo slittamento linguistico ed estetico tra la sottomissione formale e la spoglia poetica del vuoto. E questi oggetti sorgivi e spontanei che raccontano il mondo e la natura sono ormai un focolaio vitale della sua personale spontaneità.


Breve Biografia

Patrizia Macchia nasce a Lequile nel 1964. Specializzata in arredamento e design, collabora in diversi studi di architettura. Nel corso degli anni concentra i suoi studi da autodidatta nel campo della ricerca artistica, dipingendo e sperimentando il modellato artistico con l'utilizzo della creta.Nel 2010 si dedica allo studio di materiali naturali e all'incisione di fogli di rame creando nuovi codici espressivi. Solo negli ultimi anni utilizza prevalentemente cartone controcollato che scalfisce e colora.




INAFFERRABILI SILENZI di Patrizia Macchia | 5 – 19 marzo 2016 | a cura di Tiziano Giurin – Direttore Mirella Coricciati | inaugurazione sabato 5 marzo, ore 19.00

Art&Co Gallerie Lecce | via S. Nahi 27/29 | info: 339 1581453 | orari: 10.00 – 13.00 / 16.00 – 18.00 | ingresso libero

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