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lunedì 24 febbraio 2020

Roma, presentazione del volume di Luigi Mazzella / Elogio del pensiero libero


Elogio del pensiero libero


DI LUIGI MAZZELLA



Editore: Avagliano
Data di Pubblicazione: febbraio 2020
EAN: 9788883094187
ISBN: 8883094182


La  presentazione del libro “Elogio del Pensiero Libero” 
di Luigi Mazzella
Lunedì 24 febbraio alle ore 16,30 presso l’AULA TURINA DELLA CORTE DEI CONTI, a Roma, Via Antonio Baiamonti, 6 sarà presentato l’ultimo libro del professor Luigi Mazzella “Elogio del Pensiero Libero” edito da Avagliano.


La presentazione del volume  "Elogio del pensiero libero" di Luigi Mazzella



Luigi Mazzella, nato a Roma, scrittore e giornalista, Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale, Avvocato Generale dello Stato emerito, Ex Ministro per la Funzione Pubblica e grande saggista  sarà presente all’incontro per parlare del suo ultimo lavoro. 
Lo scrittore Nino D’Antonio nella sua recente recensione al libro si chiede a quale genere  potrebbe appartenere tale trattazione.  Il riferimento più immediato è il saggio, tenuto conto del sapere, della dottrina, della cultura storica e filosofica di cui il testo si nutre maggiormente. Tuttavia, se consideriamo la trattazione degli argomenti e una costante contaminazione di idee che ti affascina e nel contempo ti fa riflettere, risulta una lettura scorrevole, lucida, di alta qualità letteraria e umanistica. Da ciò scaturisce la qualità  narrativa e l’indagine accorta sul pensiero libero, dall’antica Grecia all’Umanesimo fino  alla nostra civiltà occidentale con una voglia del lettore e un desiderio continuo a proseguire la lettura, per  conoscere le conclusioni finali che fa questo importante scrittore.
 La ricerca di un pensiero libero 
Secondo l’autore, l’esigenza di avere un “pensiero libero” come bisogno concreto,  non nasce da un anelito astratto ad avere una situazione “ottimale”, ma da un bisogno “drammaticamente” concreto e più specificamente politico. Se “politica” è fare al meglio l’interesse della “polis” (vale a dire di una comunità organizzata su un territorio circoscritto che ha propri usi, costumi, abitudini, consuetudini di vita e specifiche leggi dirette a regolare una pacifica e ordinata convivenza civile) l’interesse precipuo dei governati è che le persone elette e incaricate di curare la res publica  abbiano la mente sgombera da preconcetti e pregiudizi di qualsiasi natura e possano applicare nella ricerca delle soluzioni dei problemi della collettività la razionalità e la logica che sono espressione unicamente di un pensiero libero. Se ciò non avviene, il “Malgoverno”, magistralmente dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo pubblico di Siena è del tutto inevitabile. E ciò  anche se non è strettamente necessario attribuirlo in modo fideistico a opera del Diavolo. Anche le Teocrazie producono inevitabilmente  metodi di governo non dettati, certamente, dal bisogno di aiuto dei governati ma piuttosto all’esigenza di operare per la maggiore gloria di un Dio sulla Terra. Sono, in altre parole, forme palesi di “Malgoverno” che tengono poco conto della “polis” dei viventi e si preoccupano molto, invece, di un’astrazione non provata e non dimostrabile che condiziona il pensiero umano, sino a condurlo nel vicolo cieco dell’irrazionalità. In conseguenza, i connotati del governo giusto, equanime su tutto e nei confronti di tutti si smarriscono e sono sostituiti dalla parzialità faziosa, sia pur dettata da un preteso nobile istinto di fratellanza religiosa. Ma il “Malgoverno” s’instaura anche quando a orientare i governanti in luogo del fideismo religioso è il fanatismo ideologico a ostacolare o tentare di condizionare l’esercizio del pensiero libero. Anche il Dualismo  filosofico, come quello di Platone e dell’infinita sequela dei Post-Platonici fino agli Idealisti tedeschi post-hegeliani, introducendo un elemento di fantasia non provato né dimostrabile (come il Mondo Iperuranio che nessun telescopio può mai scorgere, l’Idea Universale, “chioccia” attenta a non perdere il contatto con i tanti Io particolari disseminati sul Pianeta,  i giochi astratti e invisibili della mente  che giocano a rimpiattino tra tesi, antitesi e sintesi e via dicendo) allontana i responsabili della res publica dagli interessi concreti della gente che sono hinc et nunc e hanno bisogno di azioni mirate a risolverli con immediatezza e non di certo di utopie mirate o alla gloria del magma astratto della Patria o al benessere dell’intera Umanità, entità ugualmente impalpabile e vaga. Ho avvertito il bisogno di tessere, nel mio libro, l’Elogio del pensiero libero  non per scrivere un’opera filosofica, sociologica o letteraria (come pure è stato detto da un recensore) ma per indurre, “sperabilmente” i miei connazionali a puntare, con acutezza e perspicacia, uno sguardo libero e non fuorviato da pluridecennale militanza o simpatia partitica,  sulla vera “politica” quella che si propone e dà mostra di volere curare gli interessi concreti e reali della polis. Il mio libro è un invito a liberarsi dai paraocchi della fede (che predica amore universale in teoria e alimenta guerre sia pure sante nella pratica quotidiana) o dell’ideologia (che esalta il buonismo diffuso a trecentosessanta gradi o l’entità astratta della Nazione, l’una e l’altra al solo fine di occupare poltrone e cadreghini). Governare non significa servire gli interessi di padroni stranieri (che nel Risorgimento furono inglesi e francesi contro l’impero austro-ungarico, oggi sono gli gnomi di Wall Street e della City contro la ripresa industriale negli Stati - membri dell’Unione Europea), ma quelli della nostra polis che non è l’ecumene terrestre… ma l’Italia con i suoi pregi e i suoi difetti; e comunque l’Italia! Italy first! (Sì, come America e Great Britain). D'altronde, empiristi, pragmatici, concreti, efficienti,  prima degli Statunitensi e degli Inglesi furono i Romani della Repubblica!  Nel mio libro ho voluto ricordarlo! 
APPROFONDIMENTO:

DENTRO  L’OPERA  DI  AMBROGIO  LORENZETTI:
L’elogio del pensiero libero, gli effetti del buono  e cattivo governo, della  giustizia e del benessere visto con l’occhio curioso  e sottile del grande artista senese  Ambrogio Lorenzetti  (1285/90 –1348).

Da sempre i popoli hanno avuto governanti che hanno dato a loro la prosperità e il benessere, soprattutto quando erano animati da buoni propositi e si interessavano del bene comune, oppure, che hanno costretto i propri cittadini a dolorosi momenti della storia, inique, guerre, povertà, soprusi e inganni quando erano spinti da accorti  interessi personali, familiari o di parte. Un artista e il cantore della città purificata che ha rappresentato magnificamente il Buono e il Cattivo Governo, è stato Ambrogio Lorenzetti, con un'opera densa di momenti   simbolici, allegorici, e di grande significato e  raffinata bellezza.
Ambrogio Lorenzetti, artista che dai Commentari di Lorenzo Ghiberti risulta essere stato, oltre che grande pittore, acuto filosofo, è universalmente celebre per gli affreschi del Palazzo pubblico di piazza del Campo a Siena. Le Allegorie, la descrizione degli effetti che sul Buono e sul Cattivo Governo possono avere le idee dominanti in un Paese meritano una riflessione. Non si fa fatica, infatti, a indovinare che per il Mal  Governo l’Italia gli abbia offerto molto materiale (la Iustitia  legata, svilita, senza manto, scettro e corona: la bilancia spezzata in due; la Tirannide strabica, zannuta e, come il diavolo, cornuta, la zampa artigliata e via dicendo); riesce, invece, più difficile immaginare da quale Paese l’artista abbia tratto ispirazione per descrivere e affrescare le scene del Buon Governo.  Secondo l’autore Luigi Mazzella è pensabile che “il Lorenzetti abbia immaginato per il suo luogo di Bengodi, la polisgreca e la res publica Romana, quella antecedente all’immigrazione ebraica, cristiana e all’egemonia del pensiero platonico (e post). In quei luoghi, prevaleva ancora una visione monistica della realtà, priva delle fantasie e fumisterie del dualismo religioso e filosofico, basata  sull’individualismo concreto e non sull’universalismo astratto delle Idee che prendono il posto delle cose”.  In fondo, - confessa l’autore -  tutti gli idealismi mascherano la realtà e rendono soprattutto la lotta politica più aspra e conflittuale per la carica di odio che è connessa a ogni “diversità”  di opinioni, manifestata dagli esseri umani.
L’opera:
L'Allegoria è un ciclo di affreschi eseguiti da questo grande artista della pittura medievale, presente nel Palazzo Pubblico di Siena e databile al 1338-1339. Gli affreschi si trovano nella Sala del Consiglio dei Nove, detta anche Sala della Pace.


Ambrogio Lorenzetti,  grande interprete della stagione della pittura senese del 300, fratello di Pietro,  raggiunse  tra il 1280 – 1285, nel campo della pittura significativi risultati molto diversi rispetto all’opera di Giotto  o di Giovanni Pisano che trattavano l’arte con un crudo realismo drammatico. Ambrogio, saggio filosofo e convinto seguace di Simone Martini  e  Duccio Buoninsegna  seguì le orme di questi due importanti interpreti senesi, con un’attenzione particolare  per la vita politica e sociale. Alla prospettiva fiorentina contrappose la preziosa decorazione   con  la delicata e sinuosa linea di contorno senese. Un grande risultato pittorico è visibile nel ciclo del Buon Governo e del Cattivo Governo, una serie di grandi affreschi presenti nella Sala dei Nove a Siena, con la parete di sinistra, delicata all’Allegoria del Buon Governo e, in quella di destra  con gli Effetti del Buon Governo in città e in campagna. Questi affreschi sono stati realizzati da Ambrogio tra il 1938 e il 1939, dopo la morte di Giotto (1937) e subito dopo la partenza di Simone Martini ad Avignone. Il ciclo di immagini rappresentate si snoda tra tre pareti del salone di rappresentanza. In quella minore è rappresentata l’Allegoria del Buon Governo, mentre nelle pareti lunghe, nella prima, sono rappresentati gli effetti del Buon Governo in città  e in campagna e nella seconda parete  le allegorie e gli effetti  del Cattivo Governo in città e in campagna.

Nella maestosa Allegoria da favola incantata carica di aspirazione e ottimismo vi è un complesso intreccio di figure allegoriche che Ambrogio ha ripreso dalle teorie filosofiche di San Tommaso d’Aquino. In tale visione  è dipinto il Buon Governo  rappresentato da un vecchio saggio con corona, scettro e scudo. Seduto in trono  con sotto le figure alate di Fede, Speranza e Carità. Alla sua destra siedono la Temperanza e la Giustizia rappresentata in una dimensione quasi identica al gran saggio che tiene una bilancia, simbolo dell’alta sapienza.  Più sotto, vi è una sfilata di 24 consiglieri della città che reggono due cordoni che la concordia porge a loro. I due cordoni stanno a indicare come ogni cittadino debba essere legato all’altro da convinta volontà di giustizia.  In questo modo il potere celebra se stesso e la propria potenza politica facendosi rappresentare come un governo saggio a cui tutti devono concorrere nel rispetto delle leggi divine e degli uomini. Nella grandiosa allegoria sugli effetti del Buon Governo in città e in campagna, tuttavia,  Ambrogio Lorenzetti riesce  a liberare dalle maglie e dalle costrizioni simboliche rappresentazioni di insolita spontaneità  e bellezza. L’affresco lungo 14 metri, rappresenta la città di Siena, quasi una  istantanea immediata che documenta in tempo reale  la vita  sociale di quel tempo. E’ la prima volta che nella pittura medievale  il paesaggio acquista un ruolo paritario a confronto con le figure rappresentate. Non più fondi oro di ascendenza bizantina e figure grandi e piccole a seconda l’importanza del personaggio rappresentato ma  tutte considerate dello stesso valore. Il paesaggio, così,  diventa  il soggetto principale al pari delle figure rappresentate,  con interessanti descrizioni di vita; il lavoro dei campi, le chiese, le torri in muratura e i grandi palazzi merlati descrivono magistralmente  gli effetti positivi del Buon Governo, con i muratori, i mercanti, gli artigiani e gli abitanti senesi che fiduciosi riempiono la  città.  Tali effetti positivi si avvertono anche fuori le mura cittadine con una operatività, un ottimismo  e una sicurezza presente tra gli abitanti.
LA  RIFLESSIONE:
Quello che ci vuol far comprendere Ambrogio Lorenzetti in questo ciclo pittorico che ci può essere un Buon Governo se ogni cittadino dimostra nella collaborazione di essere legato all’altro nel bene generale della collettività, non come purtroppo succede oggi, in un perenne conflitto d’interessi personali, finanziari e di potere che di fatto annichiliscono e riducono al collasso  la speranza di un futuro migliore. Tutt'intorno a noi, oggi, permangono una catasta  di relitti e di idee negative personificate  egregiamente  tanti secoli fa da Ambrogio Lorenzetti nella rappresentazione del Cattivo Governo, come per esempio nell'allusione della pena di morte presente nella didascalia in altro di un ’affresco,  oppure,  la scena di una  figura di un uomo seduto in trono con le corna che calpesta la Giustizia. Quasi tutte le figure principali rappresentate sono circondate da presenze allegoriche di Crudeltà, Perfidia, Frode, Ira, Discordia, Guerra, Tirannide, Avarizia,  Vanagloria e scene  tremendamente drammatiche di violenza, assassinii, saccheggi e distruzioni.  Proprio  la cronaca puntuale  ed esatta degli eventi distruttivi che viviamo ogni giorno intorno a noi!!!     Sandro  Bongiani



Video:


Ambrogio Lorenzetti,  L'allegoria del buon governo Palazzo Pubblico frescos: Allegory and effect of good and bad government.   

Durata del video  10:17      https://youtu.be/jk3wNadYA7k


 
 L’intervista di Moondo all’autore di Elogio del Pensiero Libero.
“Elogio del pensiero libero” ultimo libro del Prof. Mazzella: intervista all’autore: 
https://moondo.info/elogio-del-pensiero-libero-ultimo-libro-del-prof-mazzella-intervista-allautore/

domenica 23 febbraio 2020

Luigi Mazzella / Le falsità pericolose di questa società



Luigi Mazzella / Le falsità pericolose di questa società
Fake off. Le falsità pericolose

Luigi Mazzella, personaggio di grande cultura e scrittore geniale con un humus  teorico capace di spaziare con lo stesso impegno e maestria dal saggio politico e sociale al romanzo e alla cinematografia.  Questo ultimo lavoro non è un semplice romanzo descrittivo ma qualcosa di più complesso che fa affidamento anche alla riflessione spesso supportata da una acuta analisi sociale. Lo testimonia  magnificamente una serie di…



Fake off. Le falsità pericolose

Editore: Avagliano
Collana: I tornesi
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 26 settembre 2019
Pagine: 227 p., Brossura
euro 16,15
EAN: 9788883094040


Veronica Serafian, statunitense di origini armene, vive gran parte dell'anno a Roma, dove presiede e dirige un circolo culturale finanziato da un gruppo industriale-editoriale nordamericano, sospettato, da alcuni-giornalisti della Capitale, di essere vicino alla CIA, oltre che alle centrali finanziarie dell'Occidente. La mission di Veronica, divenuta quella del Circolo, è la battaglia al fake che monta nella società contemporanea. Con analisi, dibattiti e tavole rotonde la falsità è denunciata in tutte le sue manifestazioni: fake news, fake art, fake truth, fake charity.  

Il romanzo di Luigi Mazzella è, in parte, un monologo interiore di Veronica che spiega la sua visione del mondo; in parte, un dialogo con Cristiana, l'amica del cuore della protagonista, intessuto di conversazioni su tutti gli aspetti sociali e politici più attuali; in parte una ricerca senza speranza di Jennifer, un'amica amata ma perduta. È anche il racconto del fake wedding di Lizbeth, la figlia di Veronica, nella stupenda cornice del Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano. Veronica esprime concetti che rappresentano un ritorno all'idea di matrimonio libero degli antichi romani. "È. (soprattutto), un fake che si deve ritenere in e non off come gli altri inganni cui ci sta abituando la nostra epoca".





L'autore Luigi Mazzella presenta alla Feltrinelli di Caserta il suo nuovo saggio 
dal titolo " ELOGIO DEL PENSIERO LIBERO" Avagliano Editore, con la presenza dello scrittore napoletano Nino  D'Antonio.



Luigi Mazzella, personaggio di grande cultura e scrittore geniale con un humus  teorico capace di spaziare con lo stesso impegno e qualità dal saggio politico e sociale al romanzo e alla cinematografia.  Questo ultimo lavoro non è un semplice romanzo descrittivo ma qualcosa di più complesso che fa affidamento anche alla riflessione spesso supportata da una acuta analisi sociale. Lo testimonia  magnificamente una serie di opere scritte nel corso di diversi decenni da questo importante autore italiano che spaziano nei vari campi d’indagine. Quello che si evidenzia in questo ultimo romanzo è la trattazione critica del diffuso uso della persuasione, l’utilizzo della falsità  e dell’inganno orchestrato in tutte le sue manifestazioni: fake news, fake art, fake truth e fake charity,  che di fatto diventa tema centrale di questo romanzo. La fake news è un fenomeno abbastanza recente, tuttavia,  sono da sempre esistite le “bufale” orchestrate dall’uomo per alterare a proprio piacimento i fatti concreti del reale. Nel villaggio globale di oggi, ormai, tutto viene recepito in tempo reale, le informazioni  arrivano facilmente a condizionare le coscienze senza avere più la capacità critica e il tempo necessario di analizzarle.  Un po’ è colpa  anche di una scuola  sterile e monolitica  ridotta ad un  meschino livellamento culturale gestito con intelligenza dalla politica al fine di addomesticare l’individuo sociale ad un ruolo subalterno al potere. Quest'altro problema richiederebbe un approfondimento a parte, che tuttavia,  Mazzella sta svolgendo in due  altri nuovi saggi in preparazione,   (“Tutti promossi a fine-anno”  e “L’albero dell’ignoranza”).  Di fatto,  facendo riferimento al problema delle fake news, il confine tra vero e falso è divenuto sempre più labile e possibile, tanto che ormai si utilizza il termine “post-verità” (dall’inglese post-truth), a un modo di trattare l’informazione a proprio piacimento al fine di plasmare  e manipolare l’opinione pubblica attraverso la paura e l’emozione provvisoria  delle persone. Di conseguenza, con l’uso sconsiderato e onnivoro dei media,  la televisione, internet e soprattutto i social che condizionano la grande massa,  la verità  viene sostituita di colpo da una “diversa verità dei fatti” che ha finito per divenire sofisticata tecnica del convincimento e delle Pubbliche Relazioni. Una “scienza della manipolazione” che riesce a influenzare con facilità comportamenti e modi di essere, purtroppo, questo avviene ogni giorno tra i diversi gruppi antagonisti del sociale e della politica  per controllare, indirizzare e manipolare l’opinione pubblica, per convogliare il consenso, creare una minaccia ma anche   semplicemente etichettare coloro che risultano figure “alternative” e non in linea con le indicazioni imposte dal potere, inventando apposite “fake news” che li possano screditare pubblicamente agli occhi della  collettività. In questo travaglio confuso di socialità, di idee contraffatte e rottamate, la fabbrica organizzata delle illusioni, delle menzogne e del “pensiero unico” orienta egoisticamente il gusto, le scelte e la vita intera dei cittadini  uccidendo definitivamente la verità ormai costretta e ridotta a simulacro e a semplice farsa del reale.     Sandro Bongiani


                                                                                                                

  



Luigi  Mazzella è autore anche di altri importanti volumi  di saggistica contemporanea, come per esempio,   il saggio  socio-politico trattato nel volume  “Il decennio nero degli Italiani”- Avagliano 2018,  Europa crash” (Armando Curcio editore) ed “Europa mia” (Avagliano), fino a trattare il saggio cinematografico come  nel “50 film da rivedere, per riflettere ancora” – Ist. Cult. Mezz. 2018”, oppure,  “Federico Fellini, il visionario realista” – Ist. Cult. Mezz. 2018,  fino a opere di raffinata  narrativa come “La complicità del perdono” – Marsilio 2016 e “Vissi d’arte” – Avagliano – 2018, “Elogio del pensiero libero” (ed. Genesi editore).






Luigi Mazzella / Biografia    https://moondo.info/author/luigi-mazzella/

venerdì 21 febbraio 2020

Le altre opere. Artisti che collezionano artisti






Le altre opere. Artisti che collezionano artisti
Una grande rassegna di artisti contemporanei
che si confrontano con cinque Musei di Roma

dal 27 febbraio al 27 settembre 2020
Museo Carlo Bilotti, Museo Pietro Canonica, Museo di Roma in Trastevere,
Galleria d’Arte Moderna e Museo Napoleonico


Roma, 12 febbraio 2020 – Da febbraio a settembre 2020 la città di Roma ospiterà un progetto espositivo pilota al quale hanno aderito 86 artisti che si alterneranno in cinque Musei civici, secondo una rigorosa divisione per ordine alfabetico e con la prospettiva di realizzare una prima rassegna dedicata all’arte presente oggi nella capitale. Un dialogo innovativo che consentirà di apprezzare le scelte artistiche degli autori che hanno la possibilità di interagire con le opere da loro amate e collezionate nelle prestigiose realtà museali capitoline. Ma sarà anche un modo per conoscere e capire i “gusti” e i “piaceri dell’arte” dei singoli artisti attraverso le loro scelte collezionistiche. Collezionare arte del resto è sempre un piacere, il piacere appunto di possedere un’opera per poterla ancor più apprezzare nel tempo, soprattutto se il collezionista è a sua volta un artista “possessore” di opere di altri artisti che in qualche modo hanno influito sul proprio percorso stilistico e di vita.

La mostra “Le altre opere. Artisti che collezionano artisti è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con Hidalgo, Associazione Culturale per la promozione delle Arti Visive e Dreamingvideo. Progetto e ideazione di Lucilla Catania e Daniela Perego; cura scientifica di Lucilla Catania, Claudio Crescentini, Daniela Perego e Federica Pirani; coordinamento tecnico-scientifico di Arianna Angelelli, Laura Panarese, Ileana Pansino, Roberta Perfetti e Carla Scicchitano. Con il supporto tecnico e organizzativo di: Associazione Culturale TRAleVOLTE, Artiamo group, Zètema Progetto Cultura.

Si tratta di un confronto diretto fra artisti, stili, linguaggi del XX e XXI secolo, iniziato nel 2018 grazie a un notevole impegno organizzativo e portato a termine nel 2020. 550 opere esposte in 5 musei del sistema Musei Civici: Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, Museo Pietro Canonica a Villa Borghese, Museo di Roma in Trastevere, Galleria d’Arte Moderna e Museo Napoleonico.

Prima tappa il Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, dal 27 febbraio al 29 marzo 2020, con: Ak2deru, Giovanni Albanese, Alessio Ancillai, Sonia Andresano, Paolo Angelosanto, Andrea Aquilanti, Gianni Asdrubali, Ali Assaf, Paolo Assenza, Laura Barbarini, Sara Basta, Angelo Bellobono, Jacopo Benci, Simone Bertugno, Arianna Bonamore, Pino Boresta, Martha Boyden e Aurelio Bulzatti.

A seguire, Museo Pietro Canonica a Villa Borghese, dal 6 marzo al 19 aprile 2020: Oreste Casalini, Tommaso Cascella, Gea Casolaro, Massimo Catalani, Lucilla Catania, Auro e Celso Ceccobelli, Bruno Ceccobelli e Francesco Cervelli.

Museo di Roma in Trastevere, dal 13 marzo al 19 aprile 2020: Primarosa Cesarini Sforza, Silvia Codignola, Marco Colazzo, Giulia Del Papa, Gianni Dessì, Alberto Di Fabio, Mauro Di Silvestre, Davide Dormino, Stefania Fabrizi, Mariana Ferratto, Emanuela Fiorelli, Ileana Florescu, Stefano Fontebasso De Martino, Ines Fontenla e Pietro Fortuna.

Galleria d’Arte Moderna, dall’8 aprile al 3 giugno 2020: Licia Galizia, Paola Gandolfi, Silvia Giambrone, Luca Grechi, H.H. Lim, Francesco Impellizzeri, Myriam Laplante, Donatella Landi, Giancarlo Limoni, Massimo Livadiotti, Adele Lotito, Serafino Maiorano, Roberta Maola, Gian Maria Mazzei, Vittorio Messina, Daniela Monaci, Matteo Montani, Veronica Montanino, Gianfranco Notargiacomo, Luca Padroni, Claudio Palmieri, Laura Palmieri, Marina Paris, Daniela Perego, Alessandro Piangiamore, Giuseppe Pietroniro, Roberto Pietrosanti, Alfredo Pirri, Gioacchino Pontrelli, Claudia Quintieri, Paolo Radi, Renzogallo, Fiorella Rizzo, Pietro Ruffo e Massimo Ruiu.

Museo Napoleonico, dal 19 giugno al 27 settembre 2020: Guendalina Salini, Giuseppe Salvatori, Sandro Sanna, Vincenzo Scolamiero, Donatella Spaziani, Silvia Stucky, Alberto Timossi, Francesca Tulli, Edith Urban e Fiorenzo Zaffina.

INFO

Mostra

Le altre opere. Artisti che collezionano artisti
Dove
Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, Museo Pietro Canonica a Villa Borghese, Museo di Roma in Trastevere, Galleria d’Arte Moderna e Museo Napoleonico
Quando
Dal 27 febbraio al 27 settembre 2020




Promossa da


In collaborazione con


Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali 

Hidalgo, Associazione Culturale per la promozione delle Arti Visive e Dreamingvideo

A cura di





Con il supporto tecnico
e organizzativo di
Progetto e ideazione di Lucilla Catania e Daniela Perego; cura scientifica di Lucilla Catania, Claudio Crescentini, Daniela Perego e Federica Pirani; coordinamento tecnico-scientifico di Arianna Angelelli, Laura Panarese, Ileana Pansino, Roberta Perfetti e Carla Scicchitano.

Associazione Culturale TRAleVOLTE, Artiamo group, Zètema Progetto Cultura

Info

060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 19.00);

venerdì 31 gennaio 2020

Massimiliano Vacca – Sulle orme del Mascheraio - Lineadarte via San Paolo ai Tribunali 31, Napoli - invito con preghiera di diffusione

Massimiliano Vacca – Sulle orme del Mascheraio

 

 

Sabato presso 8 febbraio 2020, presso Lineadarte Officina Creativa, in Via San Paolo 31, inaugura la mostra di Massimiliano Vacca, artista plastico, "Sulle Orme del Mascheraio".

Le maschere ci guideranno in un percorso magico dove ogni spettatore potrà riscoprirsi protagonista di una primigenia. "Non è l'uomo a rivelare la maschera, ma il contrario."*

Durante la serata sarà presentata la perfomance di e con Massimiliano Vacca e Simonetta Boscu, uniti dalla doppia linea quella della vita e quella dell'arte.

Ê lo stesso autore a presentarci l'azione performativa:

"Questa performance nasce da un'esigenza artistica sociale. Dimostrare come il rapporto in una coppia possa tramutarsi e finire in violenza.

Ho chiesto a Simona se fosse stata d'accordo a realizzare una performance assieme e lei ha accettato la sfida.

Abbiamo voluto trattare l'argomento con l'utilizzo delle maschere per evidenziare le diverse personalità nascoste nell'uomo. Ciascuno di noi e' afflitto in misura più o meno accentuata da un conflitto tra ciò che siamo e ciò che ci piacerebbe essere e di solito c'è una parte di noi che ci disturba e fa si che le due immagini stonino, quella è la nostra parte d'ombra , chiamata il lato oscuro.

Diffidenza , conoscenza, innamoramento e poi si fanno strada desideri ossessivi e fantasie oscure per lasciare il posto alla violenza lasciando la propria vittima esanime."

 

* "La realizzazione di maschere elaborate in chiave visionaria ci introduce nel mondo dei miti, nell'universo fiabesco delle leggende auree, nel secolo ancestrale che mescola elementi di cultura primitiva, visione onirica e residui di tracce esoteriche ove si tenta di risolvere il problema del rapporto esistente tra sogno e rappresentazione, nel tentativo di esternare proiezioni interiori. Attraverso il calco espressivo come procedimento tecnico, l'Artista rappresenta il costante desiderio dell'uomo a dominare e plasmare la materia mediante l'atto creativo."

Pepe de Sadel

DIETRO LE MASCHERE L'IRONIA DI UN UOMO…

Nel seguire il percorso di una spirale immaginifica in cui si incontrano finzione e verità, riti ancestrali ed evocazioni, angosce ed allegria, scopriremo che il suo punto di partenza è raffigurato da un semplice manufatto racchiuso negli anfratti della memoria storica : la maschera.

Da sempre la ritroviamo nei riti propiziatori e iniziatici, nonché in contesti teatrali e carnevaleschi, assumendo di volta in volta accezioni comprensibilmente molteplici. La capacità di esorcizzare, propiziare spaventare e ironizzare, segue modi,tempi e regole ispirate dal suo uso specifico.

Forgiare una maschera significa plasmare un' idea, ed è cosi che l'artista Massimiliano Vacca realizza pezzi unici che vogliono essere "costrutti" satirici, fantasiosi, giocosi, talvolta irriverenti, tesi a comunicare una forte carica emotiva.

Curate nei dettagli e abbellite con inserti atti a rifinirle, le sue maschere riproducono volti umani, animali e figure fantastiche lasciando ampio spazio di immaginazione all'osservatore il quale si imbatte con l'esteriorizzazione familiare, irreale e demoniaca, in un assoluto contesto atemporale .

E'il das il materiale di base utilizzato per la loro realizzazione, una scelta nata inizialmente per caso ma successivamente sposata appieno in quanto si rivela di facile lavorazione permettendo varie ed estrose progettazioni; a far da corollario poi la combinazione di sostanze di origine naturale quali caffè, cipolla, cavolo solo per citarne alcune, con le quali sperimenta nuove tecniche di colorazione.

L'uso di un composto così semplice di regola impiegato soprattutto per fini ludici, rimarca lo stesso carattere giocoso dell'artista intento a dare un'impronta leggera alla propria creazione, la quale non sempre cela un preciso significato portante o un'ideologia manifesta.

Ognuna di esse possiede un titolo che le identifica, frutto della vivace fantasia dell'artista che ne tratteggia lo spirito ironico e burlesco. Contraddistinte da una fisiognomica rimarcata, le rughe dei volti sono volutamente estremizzate al fine di rimarcarne l'umanità, capaci nello stesso tempo di catturare l'attenzione anche di un occhio indifferente e distratto improvvisamente colpito dalle espressioni minuziose.

Inventiva e originalità si aprono a differenti percezioni in una continua e innovativa rielaborazione.

Ciascuna è forma ed emozione da condividere, e, benché non vi sia di regola un filo conduttore che le accomuna, né la predilezione verso precise tematiche, esse spaziano facilmente da personaggi fittizi e irreali ai miti, alle leggende isolane, fino ad arrivare al rimando ai protagonisti della nostra epoca

Tali creazioni offrono al fruitore la possibilità di essere indossate allo scopo di riconoscerne la valenza intrinseca unita alla possibilità di immedesimarsi in svariate personalizzazioni. Figlie dell'umorismo e della vitalità del Mascheraio, suscitano sorrisi e curiosità associando il piacere visivo alla funzione comunicativa.

Tra sogno e rappresentazione rivive così l'infinito viaggio tra realtà parallele…



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