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sabato 22 giugno 2019

Libri in Cerca d'Autore

Libri in Cerca d'Autore di Pino Boresta























Per chi non l'ha visti, per chi non è andato e per chi in questi giorni inseguiva una sua chimera. Vi informo che al Macro Asilo continua la caccia a libro, anzi la caccia al tesoro, e durerà tutto il mese di giugno, per cui venite al Macro Asilo, aprite gli occhi e non tornerete a casa a mani vuote.

#SALE DEL MUSEO
1 > 30 giugno 2019
Libri con la copertina rettificata.
Libri con nuove e inaspettate istruzioni d’uso all’interno.
Libri che diventano opere d’arte.
Libri abbandonati all’interno del museo.
Libri che chiunque trova può portare via.
Libri che hanno bisogno di voi per maturare un nuovo significato.

Info su progetto:
https://www.museomacro.it/progetto/pino-boresta-l-c-a-libri-in-cerca-dautore

https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/fiere/2017/11/l-c-a-a-17-libri-in-cerca-di-autore-loperazione-clandestina-di-pino-boresta-ad-artissima-2017/

http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=7652&IDCategoria=204




























Volete sapere cos'è il progetto “L.C.A. - Libri in Cerca d’Autore” venite venerdì 30 novembre alle ore 18:00 alla galleria Bianco Contemporaneo e tutti i vostri dubbi/enigmi si dissiperanno o potrebbero addirittura moltiplicarsi, ma non è questo il bello dell'arte contemporanea?

Comunque giusto come antipasto proverò a fornirvi qui qualche indicazione ed eguaglianza:

- Se è vero che chiunque, acquistati un readymades, diventa l'autore di quell'opera. Questo succede sicuramente con un libroincercadautore, perché sei tu a deciderlo.

- Se è vero che i "readymades" costituiscono ormai "arte" assodata, i "Libri in Cerca d’Autore" giocano un gioco complesso e clandestino, spingendo l'arte concettuale fino ai suoi limiti.

L.C.A. = Mettere in discussione lo status di firma "unica" dell'artista nella cultura fluida di massa di oggi.
L.C.A. = Una forma di de-personalizzazione dell’artista.
L.C.A. = Propone a chiunque di diventare artista.
L.C.A. = Strategia linguistica.

- Quando Pino Boresta non sarà più, se mai è stato qualcosa, i personaggi che saranno intervenuti su L.C.A. saranno ancora in circolazione, molto probabilmente nei circuiti dell'arte contemporanea.

venerdì 10 maggio 2019

Pavilion Lautania Virtual Valley / Personale di Shozo Shimamoto - Guglielmo Achille Cavellini - Ryosuke Cohen



Pavilion Lautania Virtual Valley / Spazio Ophen Virtual Art Museum

Shozo Shimamoto - Guglielmo Achille Cavellini - Ryosuke  Cohen 

                                                                                                                 
IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances




Tre proposte  internazionali indipendenti con un testo di Sandro  Bongiani presentate in contemporanea con la 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019 e in  occasione del decennale dello Spazio Ophen Virtual Art Gallery.                                                

Inaugurazione lunedì 13 maggio 2019 ore 18:30
                                                                                  
13 maggio - 24 agosto 2019
                                                                                                          

Lunedì 13 maggio alle ore 18.30 lo  Spazio Ophen Virtual Art Museum è lieta di inaugurare IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances, tre personali dedicate a tre artisti di confine “marginal attivi” presentati negli spazi del Pavilion Lautania in contemporanea con la  58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019. Le rispettive mostre sono accompagnate da un testo critico di Sandro Bongiani e sono visitabili fino al 24 agosto 2019.

Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 58° Biennale di Venezia 2019, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e collaterale presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”  a Shozo Shimamoto, Guglielmo Achille Cavellini e Ryosuke Cohen  che riassumono compiutamente il lavoro di una ricerca marginal-attiva   che inizia tra gli anni 50 e 60’  con Shozo Shimamoto, G. Achille. Cavellini, fino al lavoro recente  svolto dal giapponese Ryosuke Cohen. In linea con il tema generale May You Live In Interesting Times”  della 58th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2019 che indaga sugli aspetti precari della nostra esistenza attuale, con una lettura della realtà osservata da più punti di vista, fra modi diversi di interpretare il mondo. Per questo evento internazionale vengono presentati 24 opere ciascuno dei tre artisti, in  tre sale personali diverse, proponendo le performances, le opere Bottle crash, gli interventi Head body e le proiezioni sulla testa di Shozo Shimamoto, considerata dall’artista del gruppo Gutai la più piccola galleria al mondo, il ciclo dei lavori Pop degli anni 60’, i Carboni e le Casse che contengono opere distrutte create tra la fine degli anni 60 e i primi anni del 70’ di Guglielmo Achille Cavellini e il lavoro dell’artista Ryosuke Cohen, ancora attivo, che presenta una serie di Brain Cell e diversi Fractal Portrait Project realizzati in questi ultimi anni fino ai lavori recenti del 2019 in oltre 33 anni di continua e assidua ricerca. Le opere  ancora poco conosciute al grande pubblico dei tre artisti nascono dal bisogno  di collocarsi al di là di un confine, in un’area di ricerca “marginale” capace di definire  e porsi in forma alternativa alle ricerche ripetitive prodotte dal sistema ufficiale dell’arte. Un’invenzione giocata a tutto campo su   “universi possibili”, intesa come il luogo privilegiato per rilevare nuove ipotesi di lavoro  che nella dimensione creativa e mentale suggeriscono  nuove possibilità di ricerca, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. Permane in loro la proposta convincente di  una ricerca volutamente di confine  in un particolare campo di azione  svolto tra performance, scrittura e rappresentazione, come  spartiacque al  modo  omologato e spesso monotono proposto dal sistema istituzionale dell’arte. 

Si ringrazia l’Associazione Shozo Shimamoto di Napoli, l’Archivio Guglielmo Achille Cavellini di Brescia, l’Archivio Ryosuke Cohen di Ashiya - Hyogo (Giappone), la Collezione Bongiani Art Museum di Salerno e diversi altri archivi pubblici e privati per aver concesso le opere e aver permesso la realizzazione di questo importante evento internazionale.   



                                   Pavilion Lautania / Spazio Ophen Virtual Art Museum                                                                                                            
Via S. Calenda, 105/D – Salerno (Italy). Tel/Fax 089 5648159

e-mail:  bongianimuseum@gmail.com    
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00 


BIOGRAFIA

SHOZO SHIMAMOTO

Osaka 1928 - 2013, Japan

Shozo Shimamoto nasce ad Osaka, in Giappone, nel 1928. Co-fondatore del gruppo Gutai, insieme a Jiro Yoshihara, è stato uno degli artisti più sperimentatori del secondo dopoguerra. Il Gutai, primo movimento artistico radicale del Giappone, si sviluppa sul finire degli anni Cinquanta quasi in contemporanea all’arte informale europea e americana, con l’intento di rinnovare la tradizione artistica giapponese. Le prime sperimentazioni artistiche, gli Ana (Buchi), risalenti aalla fine degli anni quaranta, consistono in una serie di fogli di carta coperti da uno strato bianco di colore, su cui strofina il proprio corpo fino a creare degli squarci. Dopo aver frequentato assiduamente lo studio di Yoshihara, decide, insieme col maestro, di fondare il gruppo Gutai – Movimento d’Arte Concreta, nel 1954 A questi primi esperimenti segue Cannon Work, in cui colore è sparato sulla tela attraverso un piccolo cannone, opera che costituisce l’inizio del percorso dedicato alla liberazione casuale dell’espressività della materia. Da lì a poco Shimamoto sviluppa la tecnica del bottle crash, una pratica consistente nel lanciare bottiglie piene di colore sulla tela. L’opera diviene il risultato di un processo di relazione tra gesto e materia, tra azione e colore, il cui leitmotiv è la casualità e l’artista è attore e interprete di un’azione performativa che viene condivisa con il pubblico, testimone e completamento dello scenario di colore costruito dall’artista. Nel 1972, con la morte di Yoshihara, Shimamoto s’interessa alla Mail Art, pratica d’avanguardia che consta di invii di lettere, cartoline, buste e simili, innalzati al grado di artisticità da manipolazioni ad hoc e recapitati a uno o a più destinatari tramite posta. Shimamoto ne sviluppa una concezione personale: la sua testa rasata diviene il mezzo su cui scrivere, dipingere o apporre oggetti. Nel 1987 viene invitato dal Museo di Dallas a celebrare il centenario della nascita di Duchamp, per il quale proietta messaggi di pace e spezzoni di film sulla sua testa. Negli anni Novanta recupera la tecnica del Bottle Crash, riempiendola di nuovi significati, e realizza una serie di performances in America e in tutta Europa. Nel 2004 realizza una performance in elicottero come anticipazione della successiva Biennale di Venezia del 2005. Nel maggio 2006 la Fondazione Morra di Napoli ospita una performance “Un’arma per la Pace”, nella storica Piazza Dante, in cui l’artista giapponese getta una sfera piena di colori su una tela, sollevato dal braccio di una gru e accompagnato al pianoforte da Charlemagne Palestine.  Muore ad Osaka nel 2013.


BIOGRAFIA

GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI

Brescia 1914 -1990

Nasce a Brescia nel 1914 in una famiglia di commercianti, alla cui attività collaborerà per gran parte della sua esistenza, assicurandosi un’autonomia economica che sarà condizione essenziale per la sua indipendenza artistica. Dopo alcune prove di iniziazione al disegno e sporadici tentativi pittorici interrompe quello che sembra un desiderio innato per convogliare tutta la sua capacità espressiva in un progetto collezionistico che lo vedrà giungere ai vertici internazionali raccogliendo e promuovendo le opere degli artisti suoi contemporanei impegnati in una ricerca informale-astratta. Riprende nei primi anni Sessanta un’attività personale sentendosi pronto a ripartire dall’esperienza fatta come collezionista per cercare una propria autonomia di linguaggio. Già da allora prova a coniugare il lavoro di altri autori in un processo di appropriazione che porterà avanti durante tutta la sua attività artistica. Parte dall’esperienza pittorico informale che modula attraverso un segno autonomo che sottolinea la scrittura autobiografica e coinvolge elementi della sua realtà personale. Nel 1965 usa gli oggetti della sua attività quotidiana unendoli a sfondi di scarto industriale in una sorta di autobiografia oggettuale. Vengono poi le cassette che contengono le sue opere precedenti soggette ad una sistematica autodistruzione e gli omaggi ad autori che rappresentano la storia dell’arte in forma di francobollo celebrativo o di ricostruzione fantastica delle loro opere più famose in cui inizia a rapportare se stesso. Dal 1968 produce i carboni bruciati con cui estende i due concetti di distruzione e celebrazione in un lavoro sistematico ed accurato su di una buona fetta della storia dell’arte. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” attraverso il quale prende forma una ramificata elaborazione concettuale che lo porta ad esporre se stesso al centro della propria opera in una specie di combattimento ideale con il sistema artistico di cui si fa analitico destrutturatore. Questo concetto da allora sarà il motore del suo lavoro che prenderà le forme più varie ed articolate, da una proliferante ed ossessiva riscrittura della propria biografia sulla realtà circostante alla formulazione delle “mostre a domicilio”, libri opera che lo condurranno al centro di un circuito mailartistico internazionale di cui fu uno dei più celebrati esponenti. Muore a Brescia nel 1990, fino all’ultimo al lavoro secondo una personale concezione del rapporto tra arte e vita di cui fu uno strenuo paladino. 

BIOGRAFIA

RYOSUKE  COHEN

Osaka 1948, vive e opera in Japan

Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone. Il nome della famiglia è Kouen  ma su consiglio di Byron Black, ha adottato  il nome  inglese  'Cohen' come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà.  Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri  e icone contemporanee  così com’è la sua firma, la lettera "C". L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento  Dada e Fluxus,  in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai  condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più interessante nel network internazionale.  Dopo Ray Johnson e  Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere mercificata. Lo fa  proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con  migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi.  Un lavoro che raccoglie  ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un'unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre  tre decenni.  Nell’agosto 2001 ha iniziato in Italia  il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei  vari Meeting   svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.  Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio,  che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza insieme  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e  appassionatamente coinvolti nella  creazione dell’opera,   rifiutando l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è forse il più  interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione capillare dell’arte marginale. In oltre 33 anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance  e incontri  in diverse aree geografiche del  mondo. Vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.

 


sabato 6 aprile 2019

Stefano Picarazzi presenta “La più piccola mostra della Milano Design Week 2019”

Stefano Picarazzi presenta
"La più piccola mostra della Milano Design Week 2019"

L'artista vuole riflettere sul tema della spettacolarizzazione delle arti, attraverso un'opera site-specific "a misura d'uomo"

 

Milano, 5 aprile 2019 – La più piccola mostra della Milano Design Week 2019 sbarca al Fuorisalone: da lunedì 8 a domenica 14 aprileproprio alle porte del Brera Design Districtall'angolo fra Via San Marco e Via Castelfidardo - troverà spazio "Fresh Hell MDW - #TheSmallestExhibitionOfMDW"lnuova mostra di Stefano Picarazziche si ispira alle icone POP del passato rilette in chiave moderna e impreziosite dall'uso della foglia d'oro. 

 

La città di Milano, con un palinsesto di oltre 1.200 eventiper una settimana intera sarà invasa da eventi, installazioni, vernissage, concerti, mostre e tanto altro ancora in un clima di euforia collettiva. Proprio in questo contesto si inserisce "La più piccola mostra della Milano Design Week", chevuole far riflettere sul tema della spettacolarizzazione delle arti e restituire, a chi lo desidera, una dimensione 'a misura d'uomo', intima e personale, un momento di quiete tra la miriade di appuntamenti da non perdere.

#TheSmallestExhibitionOfMDW sarà visitabile gratuitamente, 24 ore su 24, da lunedì 8 a domenica 14 aprile 2019.


La più piccola mostra della Milano Design Week 2019 sbarca al Fuorisalone: da lunedì 8 a domenica 14 aprile, proprio alle porte del Brera Design District - all'angolo fra Via San Marco e Via Castelfidardo - troverà spazio "Fresh Hell MDW - #TheSmallestExhibitionOfMDW", la nuova mostra di Stefano Picarazzi, che si ispira alle icone POP del passato rilette in chiave moderna e impreziosite dall'uso della foglia d'oro. 

La città di Milano, con un palinsesto di oltre 1.200 eventi, per una settimana intera sarà invasa da eventi, installazioni, vernissage, concerti, mostre e tanto altro ancora in un clima di euforia collettiva. Proprio in questo contesto si inserisce "La più piccola mostra della Milano Design Week 2019", che vuole far riflettere sul tema della spettacolarizzazione delle arti e restituire, a chi lo desidera, una dimensione "a misura d'uomo", intima e personale, un momento di quiete tra la miriade di appuntamenti da non perdere.

#TheSmallestExhibitionOfMDW sarà visitabile gratuitamente, 24 ore su 24, da lunedì 8 a domenica 14 aprile 2019.

 

 

"Fresh Hell MDW - #TheSmallestExhibitionOfMDW"

di Stefano Picarazzi

Dove: all'angolo fra Via San Marco e Via Castelfidardo - Milano

Date: dall'8 al 14 aprile 2019

Orari: la mostra è visitabile gratuitamente 24 ore su 24




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www.CorrieredelWeb.it

giovedì 28 marzo 2019

Aurora Maletik. Uno si distrae al bivio...


A cura Takeawaygallery
Testo critico di Massimo Bignardi
Presentazione Barbara Martusciello

Vernissage giovedì 4 aprile 2019 ore 19.00

Una ricerca fotografica orientata a favorire “l’idea del vedere fine a se stesso”, persiste nelle esperienza in corso o, almeno, si dà come linea preminente. È quanto segnalava, già dagli anni settanta, Susan Sontang riflettendo sulla fotografia, estendendo l’analisi al rapporto tra realtà e immagine nella società contemporanea, come chiarisce il sottotitolo, del suo ben noto saggio Sulla fotografia. Tale rilievo investe un concetto più ampio, toccando aspetti che chiamano in causa l’esercizio del vedere, alla luce oggi del ruolo che le immagini hanno nei sistemi della comunicazione, alla capacità che esse mostrano nel rapido e perentorio rinnovarsi delle tecnologie digitali. Eppure quella che genericamente è indicata come fotografia ‘artistica’ ha fatto maggiore presa da quando si è passati dall’analogico al digitale, aprendo lo sguardo ad un ventaglio di esperienze che hanno risposto a quanto affermava Alfred Stieglitz: “La fotografia è la mia passione, la ricerca della verità la mia ossessione”.
Tale esercizio della fotografia connota il registro che tiene insieme i diversi momenti, dettati dalle esperienze condotte in questi anni da Aurora Maletik. Esse seguono un fil rouge narrativo, teso tra il paesaggio, dalla Maletik non riconosciuto come scena, bensì luogo di un dialogo corale con la natura che incornicia Matera con le sue tufacee architetture, fatte affiorate dalla Gravina e la costruzione di un’immagine che si presta a varcare la soglia della visione percettiva del reale e spingersi oltre, in un reale che non può essere condiviso. Uno specchio messo su da Aurora Maletik con cura, disposto, come lei stessa fa intendere dal titolo dato a questa mostra, ove le strade si separano, ossia al bivio. La fotografia si fa specchio e le sovrapposizioni, i costruiti giochi di riflessi intrecciati tra loro, gli sguardi che si allungano sul paesaggio, dichiarano la necessità di Aurora di riconoscere una dimensione interiore, obbligando, avrebbe detto Barthes, lo spettatore a domandarsi chi è effettivamente la figura messa lì in posa, se non è essa il riflesso (direi metafora?) dell’identità dell’artista.
È questo, infatti, un dato evidente che balza all’occhio, seguendo il percorso di immagini qui proposto, dal quale appare chiaro il desiderio dell’artista di tenere insieme la duplicità di uno sguardo che spazia tra interni ed esterni. Il mirino della macchina si muove, cioè, tra una dimensione intimista, ove mette a fuoco una sorta di narrazione che coglie, senza nascondere un certo voyeurismo, figure femminili in interni sfumati, celati da effetti tecnici, da vere e proprie messe in posa e inquadrature che spaziano sul paesaggio. Più che la visione dello skyline della Matera dei nostri giorni, l’attenzione è rivolta ad un luogo direi metafisico, ove i gesti, le figure spostano la loro presenza dalla realtà dello spazio a quella di un luogo mentale, appunto metafisico.
Le sue ‘donne’ conservano, appena accennati, sia i tratti delle menadi, le baccanti dei riti dionisiaci, sia, paradossalmente, quelli delle donne che accompagnano il lamento funebre. Un fotogramma segna il bivio effettivo: ritrae una giovane donna vestita di nero, con gli occhiali scuri e il velo anch’esso nero che sale le scale; in secondo piano la Matera che ascende dai sassi.
Massimo Bignardi

Info:
Dal 4 aprile al 12 maggio 2019
Tutti i giorni dalle 15.00 alle 23.00
Le Tartarughe Eat & Drink
Piazza Mattei 7/8 Roma

Patrocinata da:
Municipio Roma I Centro
Matera Capitale Europea della Cultura 2019
Matera 2019 Open Future

Sponsor:  Diplomatico, Aliani Cantine, Castello di Ramazzano, Basepizza

Contatti
tel: 06 64760520
email: takeawaygallery@gmail.com
https://www.facebook.com/events/851157948562811/
Ingresso gratuito

lunedì 4 marzo 2019

Pino Boresta | Face to face



Face to face. Brevi #performance su richiesta di Pino Boresta

mercoledì 16 dicembre | Black Room MACRO ASILO

venerdì 22 febbraio 2019

A Torino nella splendida location di Palazzo Saluzzo Paesana I LOVE ITALY, la mostra itinerante che promuove i talenti italiani


Dopo il successo avuto in diverse città quali Roma, Venezia e Firenze, la mostra itinerante I Love Italy, partita da Milano nel 2017 con lo scopo di promuovere gli artisti italiani e il made in Italy, prosegue il suo viaggio giungendo a Torino in una location di straordinaria bellezza quale Palazzo Saluzzo Paesana. 

Curata e ideata dallo storico e critico d arte Francesca Callipari, la mostra vedrà in questa occasione la collaborazione dell'Associazione Kouros di Lucca con il patrocinio del comune di Torino, di Lucca e del Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi.

I love Italy nasce come reazione spontanea all’immobilismo e all’insoddisfazione che caratterizzano da tempo il nostro Paese e che ci conducono sempre più a guardare oltre i confini come se l’Italia e di conseguenza l’arte italiana non avessero più nulla da dire… 

Obiettivo di questo evento sarà dunque quello di dimostrare come in realtà l'arte italiana sia sempre più viva e ricca di novità e quanto sia importante avviare al più presto una profonda riflessione sul potere dell’arte quale mezzo attraverso cui attuare una rinascita culturale, economica e sociale.   
Come già avvenuto nelle precedenti tappe,  anche per la tappa torinese sono stati selezionati 23 artisti di vario genere, offrendo un’esposizione estremamente variegata, ove scenari surreali ed onirici si accosteranno ad opere dai tratti più realistici, fino ad arrivare a composizioni astratte e concettuali. 
  
Nel corso del 2019 il progetto andrà a toccare altre città italiane, spingendosi anche all’estero dove sono già state attivate delle collaborazioni con gallerie e circoli d’arte allo scopo di promuovere gli artisti emergenti presenti sul nostro territorio ed attuare al tempo stesso un dialogo tra artisti italiani e stranieri che nelle diverse tappe potranno confrontarsi, influenzarsi ed attivare eventualmente delle collaborazioni. 

In mostra le opere di: 

Adina Ungureanu, Alfredo Saviola, Denise Filippetta, Francesca Ghidini, Francesca Scesa, Francesca Sorrentino, Gabriele Giacchino, Giampiero Murgia, Giuseppina Barbanotti, Giusi Bergandi, Luciano Tigani, Majla Chindamo, 
Manuela Chittolina, Maria Gabriella Cilento, Maria Grazia Zanetti, Maria Rosaria Iacobucci, Maria Strangio, Mina Mevoli, Roberta Del Conte, Rosa Liotto, Rosy Mantovani, Silvia Radici, Vittorina Castellano






Dal 8 AL 12 MARZO 2019 
VERNISSAGE: VENERDI' 8 MARZO ORE 18.00 
LUOGO: PALAZZO SALUZZO PAESANA , Via della Consolata 1bis Torino 
CURATORE: Francesca Callipari  
COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito  
TELEFONO PER INFORMAZIONI: 348 8023037 
ORARI APERTURA: tutti i giorni dalle ore 15 alle 20 
E-MAIL INFO: francycall@hotmail.it 




venerdì 8 febbraio 2019

BPB - Blob Pino Boresta

           Blob Pino Boresta di Ignazio Fabio Mazzola | MACRO ASILO                   


Dopo le sue brevi performance su richiesta, questa volta sempre al Marco Asilo nella sala cinema alle 17:00 di sabato 9 febbraio 2019 verrà proiettato il video “BPB Pino Boresta” del regista/artista Ignazio Fabio Mazzola. Presentazione di Roberto Lacarbonara e Nicola Zito.



                                                                   

                                                                      Qui Trailer:


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