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martedì 13 novembre 2018

Milano - I grandi capolavori del vedutismo Veneziano in mostra dal 21 novembre al 4 dicembre

L'incanto del vedutismo. Il '700 a Venezia
36 dipinti, che costituiscono il meglio del vedutismo veneziano, in mostra, ingresso libero, a Milano, per due settimane.
Un unicum a livello internazionale, un'occasione straordinaria per ammirare una delle collezioni più ricche, complete e inedite del 'secolo d'oro' veneziano.

Guardi, Canaletto, Carlevarijs, Bellotto, Jacopo e Michele Marieschi. E poi James, Fabris, Zanin, Carlo e Giovanni Grubacs, il Maestro di Langmatt, Richter… sono alcuni dei nomi che compongono con le loro opere una panoramica davvero unica del vedutismo veneziano più suggestivo e straordinario del Settecento, dei suoi scorci, dei suoi giochi di colore, delle sue atmosfere incantate.
Si tratta di opere di eccezionale interesse, che in molti casi escono dal circuito chiuso dei 'salotti buoni' per la prima volta, per aprirsi al pubblico, dal 21 novembre al 4 dicembre.

Ad aprire le porte, e i caveau, due cultori della materia, protagonisti dello scenario e del mercato artistico internazionale: Ernesto Trivoli, collezionista e nome di spicco nel mondo delle case d'asta internazionali - il cui studio ospita anche la mostra -, e Cesare Lampronti gallerista che, da anni, dal cuore di Londra, osserva, assimila e propone le tendenze del mondo dell'arte.
La mostra è un unicum a livello internazionale, perché non investe un solo pittore, ma fornisce una panoramica complessa che va dal Settecento all'Ottocento con un cospicuo numero di opere.
Capolavori che narrano la meraviglia e l'incanto infinito della città lagunare.

la mostra
L'incanto del vedutismo. Il '700 a Venezia
21 novembre – 4 dicembre 2018
lun.-ven., 10.00-19.00
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ingresso: libero
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sede
Studio Trivoli, via P. Cossa 1, 20122 Milano
Info mostra: Trivoli, 333.270 97 30
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dipinti di:

Antonio Joli
Bernardo Bellotto
Bernardo Canal
Carlo Grubacs
Francesco Albotto
Francesco Guardi
Francesco Tironi
Francesco Zanin
Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto
Giovanni Battista Cimaroli
Giovanni Grubacs
Giovanni Richter
Giuseppe Bernardino Bison
Jacopo Fabris
Jacopo Marieschi
Joseph Heintz
Luca Carlevarijs
Maestro della Fondazione Langmatt
Michele Marieschi
Vincenzo Chilone
William James


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domenica 11 novembre 2018

Una mostra di MERDA


Dal 11 ottobre 2018 fino al 15 gennaio 2019 il nuovo spazio per l’Arte Bianco Contemporaneo presenta


M.E.R. d.A. Manifesti Elettorali Rettificati da Asporto 





personale di Pino Boresta

Gli acronimi e le rettifiche sono elementi che caratterizzano l’arte di Boresta e in quest’occasione il titolo spiega integralmente il contenuto della mostra dove saranno esposti i manifesti elettorali strappati dai muri o presi dalle scorte degli “attacchini” nei periodi delle elezioni. Ripercorreremo così le tappe del nostro recente passato politico con slogan elettorali, facce conosciute o meno note, rettificati dall’artista per mezzo delle smorfie del suo viso in varie dimensioni e colori. 
Pino Boresta ha conservato nel suo immenso ma ordinato archivio oltre ad una serie infinita di sue opere rettificate anche moltissimi manifesti elettorali che coprono il periodo a cavallo del millennio, dalla fine degli anni ‘90 fino al 2014 circa.
Con le sue foto deformate da smorfie, esattamente nove, ha tappezzato manifesti, segnali stradali, contatori della luce di ogni città nelle quali è stato e proprio per queste azioni è considerato uno dei primi street artist della scena artistica italiana (Enciclopedia Treccani).
Le sue smorfie rettificano l’oggetto su cui è incollato l’adesivo, dando una connotazione comica all’immagine rettificata. La sua arte non è ironica, non è derisoria o canzonatoria. L’ironia implica riflessioni colte, il canzonare è mettere alla berlina, la comicità invece pone in luce l’aspetto buffo ma giocoso del soggetto prescelto.   Le smorfie del Boresta esprimono, infatti, il desiderio di leggerezza, di gioco, il bisogno di vivere senza prendere le cose troppo sul serio ed esattamente all’insegna della levità che ha affrontato anche i suoi momenti più bui (SOS sfratto, progetto crowdfunding per lo sfratto che minacciava la sua abitazione).
Il Boresta ha trasformato la sua vita in un’opera d’arte, ha dato scopo alla sua esistenza trasformando ogni avvenimento da affrontare in azione artistica. La sua è un’arte destabilizzante che affonda le sue origini nei Situazionisti, come lui stesso ci riferisce in alcune interviste. Il suo essere situazionista differisce per molti versi dalla corrente artistica cui fa eco. La sua arte pur rivelando una forte spinta rivoluzionaria, non è politica. Curiosamente in questa mostra la politica è soltanto un mezzo per utilizzare i suoi strumenti di comunicazione: i manifesti elettorali.
Questo è il motivo che principalmente lo differenzia dai Situazionisti storici, ad esempio il pittore danese Asger Jorn, esponente di spicco di questo movimento, con le sue “modifiche” sui quadri kitsch finalizza il suo lavoro alla riflessione critica del pensiero artistico e mira al superamento delle avanguardie storiche, rivestendo una funzione sia politica sia sociale, preludio del “68.
Il nostro artista invece non vuole dare nessun impulso al cambiamento sociale. È egli stesso che cambia in continuazione, come la sua mente corre veloce al successivo avvenimento, le sue opere si adeguano a questo meccanismo. Proprio per questo egli cataloga e archivia tutto le sue attività, per non perdere di vista ciò che ha generato questo flusso inesauribile di gesti e riflessioni. Un continuo fluire che mette perennemente in discussione le logiche delle sue azioni artistiche.
Il suo rammarico per non essere riconosciuto dalle autorevoli voci del mondo dell’Arte, potrebbe dare adito a credere che sia un eterno perdente in cerca di fama, ma il successo non l’ha mai veramente interessato e proprio su questo ha ulteriormente giocato.
La pulsione a soddisfare il suo bisogno di ricerca lo porta a utilizzare la sua vanità per ulteriori azioni artistiche (Blitz Io Vivrò conferenza alla Biennale) relegandola a un ruolo marginale, questa esigenza gli permette di riconoscere quanto la sua affermazione e l’approvazione del pubblico possa allontanarlo dal suo interesse primario.
L’immagine che Pino Boresta dà di se stesso è di un burlone, di un giullare in cerca di gloria, e non è facile riconoscere le sue due facce che si lacerano tra il riconoscimento totale e gratificante dell’establishment e la rincorsa all’indagine artistica come svisceramento del potere rivoluzionario dell’arte, in linea con i più osservanti situazionisti come Guy Debord.


Rossella Alessandrucci (gallerista di Bianco Contemporaneo)

sito:
http://www.biancocontemporaneo.it/






































venerdì 9 novembre 2018

Meeting of Ryosuke Cohen Pontassieve, Italia 2018

MARATONA PERFORMANCE @ MACRO: Andrea Bianconi, Taking a direction

MARATONA PERFORMANCE
a cura di Paolo Angelosanto

"Taking a direction"

Sabato 10 Novembre, ore 18:20
MACRO- MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA ROMA

 

Bianconi si esibirà nella performance live "Taking a direction": l'artista gonfierà

palloncini neri che, una volta lasciati andare, sgonfiandosi, voleranno nello spazio della galleria seguendo direzioni imprevedibili. "È una mia riflessione sull'imprevedibilità della vita e anche delle nostre scelte" afferma Bianconi. "È come se i palloncini fossero tante frecce e "Taking a direction" è la tensione verso ciò che immaginiamo, ma non conosciamo. L'imprevedibilità è sorpresa, è voglia di scoperta, di confronto, di meraviglia".

 

Andrea Bianconi (Arzignano, 1974) vive e lavora tra Brooklyn (NY) e Vicenza. Ha recentemente esposto con una mostra personale al MSK Museum of Fine Arts di Ghent (Belgio), e ha partecipato alla 5° Biennale di Mosca con una public performance tra la Piazza Rossa, il Cremlino e il Manege.

Bianconi ha realizzato numerose public art performances come Summer Night Series, Union Square NYC; Italian Cultural Institute, NYC; Postcard People, Hudson Valley Center for Contemporary Art (HVCCA), NY; The Chinese Umbrella

Hat Project (Part I), Wujiang Rd West Nanjing Rd, Shanghai, China e (Part II), Piazza San Marco, Venezia.

Nel 2016 Silvana Editoriale ha pubblicato la monografia sui 10 anni di performance dell'artista "Andrea Bianconi Performance 2006-2016". Nel 2018 è stato l'unico artista invitato a partecipare al WEF, World Economic Forum di Davos in Svizzera con una performance per risvegliare nei grandi del mondo la consapevolezza globale sull'ecocidio, sui cambiamenti climatici e sulla responsabilità verso il nostro pianeta.

Una settimana di performance, dal 6 all'11 di Novembre presso il MACRO ASILO

Museo d'Arte Contemporanea Roma, gli artisti: Andrea Bianconi, Bruno Camargo, Eleonora Chiesa, Giammarco Cugusi, Andrea Marcaccio, Francesca Romana Pinzari, Sarah Revoltella, Anton Roca, Mauro Romito,

Giorgia De Santi, Maria Jole Serreli, Natasa Korosec, si mostreranno in sequenza di azioni live a distanza di mezz'ora, al primo piano nello spazio Ambiente 1 #.

Maratona Performance vuole porre simbolicamente l'accento e soprattutto far riflettere sul ruolo dell'artista performativo in Italia oggi.

Apre la rassegna, La nascita di Rivoluzione di Sarah Revoltella, una performance

in progress con prove aperte martedi, mercoledi e giovedi, con gli attori-performer: Anna Piscopo, Angelo Grandi, Fausto Baroncelli, Michelangelo Zardini, Alessandro Vantini, Nicolà Hendrik, Annachiara Canario, Carlotta Galmarini, Davide D'Eramo.

A seguire, una staffetta di azioni live, in cui gli artisti si misureranno attraverso una serie di pratiche differenti, dove il corpo dell'artista è sempre protagonista.

 


MACRO- MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA 

ingresso libero.

Immagine: Andrea Bianconi, I WING, 2017



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Milano, imprenditori e professionisti che hanno scelto l'Alto Adige diventano mostra d'arte

Al centro dell'allestimento volti e parole di chi ha scelto questa terra per vivere e lavorare

TRE LINGUE, OTTO STORIE, CENTINAIA DI REGALI. 

L'ALTO ADIGE CHE ATTRAE TALENTI SI SDOPPIA NELLA MOSTRA-EVENTO DI MILANO. 

Dal 10 al 23 dicembre Dream Factory ospita Talents - «Come and take a piece of us» di Tarin Gartner e Malou ReedorfUn'esposizione interattiva tra foto in double exposure e dongreen da portare a casa. Petra Seppi, Business Location di IDMAlto Adige: «Il nostro meraviglioso territorio raccontato in modo non convenzionale» 

 

 

Milano, 9/11/2018 – «Il futuro dell'Alto Adige è anche il mio». «South Tyrol's future is also my future». «Die Zukunft Südtirolsist auch die meine». Tre lingue, otto storie, centinaia di doni raccontano l'Alto Adige che si mostra a Milano, dal 10 al 23 dicembre 2018, nella Dream Factory Gallery di Corso Garibaldi 117, così come non aveva mai fatto primaMerito dell'esposizioneTalents - «Come and take a piece of us» voluta da IDM Südtirol - Alto Adige firmata dalle artiste Tarin Gartner eMalou Reedorf.

 

Accomunate dall'amore per l'arte e per l'Alto Adige, terra che le ha accolte e che ne ha valorizzato i rispettivi talenti, Gartner e Reedorf hanno unito le forze artistiche per la mostra-evento che dà voce a chi è altoatesino per nascita e a chi lo è diventato nel tempo. Il tutto attraverso due distinti percorsi«Talents» e «Come and take a piece of us». Il primo racconta otto talenti arrivati in Alto Adige: le loro storie sono descritte in un collage fotograficocon la particolare tecnica della double exposure che intrecciaassieme volti e paesaggi, frammenti di arredo urbano e attimi di vita in generale. Ogni immagine è accompagnata da una frase che esprime la passione che ogni singolo talento nutre per la terra che lo ospita.

 

Il secondo allestimento è invece costruito sulla metafora del «dono». All'interno di cassette in legno per la frutta vengonoincartati con della carta particolare creata con gli scarti delle mele, simbolo del cuore green della provincia, oggetti che centinaia dialtoatesini hanno scelto per farsi conoscere da chi, in quella stessa terra, è invece arrivatoIl risultato è una sorta di «bucketlist» altoatesina composta da messaggi, consigli, suggerimenti: un maso da visitare, una cantina da provare, una cima da scalare. E ogni visitatore dell'esposizione potrà poi portare con sé uno di questi doni, leggendolo come il regalo che gli «insider» fanno agli «outsider». 

 

«La mostra nasce per il desiderio di far conoscere l'Alto Adige in maniera non convenzionale» commenta Petra Seppi, responsabile del reparto Business Location di IDM Südtirol - Alto Adige«Parliamo di un territorio cerniera che ha da sempre cucito il Nord con il Sud dell'Europa e che oggi più che mai rappresenta un luogo multiculturale, in cui innovazione e tradizione si contaminano vicendevolmente, creando l'hubperfetto per far crescere aspirazioni professionali e di vita. E quale modo migliore per raccontare tutto questo al mondo se non attraverso l'arte? Grazie alle bravissime artiste Tarin Gartner e Malou Reedorf stimoleremo la curiosità di tante persone, invitandole a scoprirci attraverso i volti e le passioni di chi già lo ha fatto, scegliendo l'Alto Adige come sua nuova casa».

 

«L'arte provoca sempre una reazione in chi la riceve – dichiara l'artista e ideatrice del concept Tarin Gartner -, noi vogliamo stuzzicare la curiosità di chi ancora non conosce l'Alto Adige, presentando il territorio attraverso le parole, i messaggi, i volti di chi lo vive quotidianamente. E grazie alla straordinaria potenza dell'arte, tra il fascino di una foto e l'intimità di un regalo, questo incontro potrà essere meno formale e più immediato. Per questo abbiamo scelto la metafora del "dono", espressione dello spirito di apertura e condivisione che si respira in questa magica provincia».

 

«Quando ci si trasferisce, ci si mette in gioco completamente» spiega la fotografa Malou Reedorf. «Dall'incontro con la cultura del luogo che ci ospita traiamo nuovi stimoli e suggestioni cheentrano a far parte di noi. Dall'unione di più elementi nasce qualcosa di unico e irripetibile. Esattamente ciò che abbiamo inteso rappresentare con la tecnica utilizzata per le foto: chi arriva in Alto Adige, territorio multiculturale e plurilingue, diventa una persona nuova, pur non rinunciando mai ad esserse stesso».

 

 

 

Tarin Gartnerartista contemporanea affermata in Italia e in Europa e docente di ebraico, è nata a Gerusalemme, ma da oltre 20 anni vive in Italia dove si è diplomata con lode all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, per poi spostarsi, dal 2013, in Alto Adige. Con la sua arte, fatta di fotografie, disegni, sculture e istallazioni, racconta conflitti interni ed esterni, a partire dal più cruento, discusso e irrisolto, israelo-palestinese. Con un obiettivo: entrare profondamente in contatto con il mondo, abbattendone ogni barriera.

 

Malou Reedorffotografa, make up artist ed esperta di business management, nel 2015 eletta "Fotografa dell'anno" in Danimarca, suo Paese d'origine, è in Italia dal 2014 e dal 2018 lavora in Alto Adige. Segno inconfondibile del suo stile sono i trucchi, vivaci, irriverenti, quasi onirici, con cui squarcia il velo degli stereotipi, raccontando il mondo che la circonda non come appare nella realtà, ma come vorrebbe che fosse. Tra i suoi soggetti preferiti: le donne che fotografa facendone emergere in maniera graffiante le personalità.

 



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sabato 3 novembre 2018

Mostra AUTO CHE PASSIONE Interazione fra grafica e design

Conferenza pubblica
venerdì 9 novembre 2018, ore 20.30
di Mike Robinson, Design Director
Car Design, tra passato e futuro

presso lo Spazio Officina
Via Dante Alighieri 4 (accanto al m.a.x. museo)
ingresso gratuito
fino a esaurimento dei posti disponibili

Mostra

AUTO CHE PASSIONE!
Interazione fra grafica e design
orari di venerdì 9 novembre 2018
10.00–12.00
14.00–18.00
fino alle 18.00 ingresso al m.a.x. museo a pagamento
dalle 21.30 alle 22.30 (a conferenza terminata) ingresso al m.a.x. museo

Ticket integrato

Visita guidata alla mostra e Spettacolo al Cinema Teatro
sabato 10 novembre 2018, ore 18.00 
visita guidata e aperitivo, hall m.a.x. museo

sabato 10 novembre 2018, ore 20.30
spettacolo Nel segno del toro. La vita, il mito, la storia di Ferruccio Lamborghini.
di e con Lorenzo Guandalini
con la partecipazione di Chiara Bolognesi e Sara Devecchi

presso il Cinema Teatro di Chiasso
Ticket integrato acquistabile al m.a.x. museo e al Cinema Teatro in orario di apertura cassa
CHF 20.– spettacolo + ingesso al museo e aperitivo

Giornate di approfondimento con l'associazione amici del m.a.x. museo
sabato 17 novembre 2018, Milano
visita guidata alla Pietà Rondanini, Castello Sforzesco
pranzo libero 
presentazione pubblica del catalogo della mostra a BookCity, Milano 
nella Sala Bertarelli, Castello Sforzesco
In pullman privato, iscrizione obbligatoria amici@maxmuseo.ch

sabato 24 novembre 2018, Torino
visita guidata alla Pinacoteca Agnelli e al Lingotto 
pranzo tipico torinese
visita guidata al Museo Nazionale dell'Automobile Centro Documentazione,
mostra stabile e mostra temporanea
aperitivo in centro città
In pullman privato, iscrizione obbligatoria amici@maxmuseo.ch

Laboratorio didattico
mercoledì 12 dicembre 2018
Bolidi fiammanti
Un laboratorio dove i partecipanti potranno ambientare le loro automobili, farle sfilare sotto gli occhi dei curiosi e creare cartoline, locandine e manifesti legati alle corse automobilistiche del passato ma anche del futuro.
Iscrizione obbligatoria eventi@maxmuseo.ch

AUTO CHE PASSIONE!
Interazione fra grafica e design
fino a domenica 27 gennaio 2019

martedì–domenica
10.00–12.00
14.00–18.00
lunedì chiuso

Giuseppe Riccobaldi, Fiat. La nuova Balilla, 1937, manifesto, cromolitografia, 140,2 x 101 cm, Courtesy Galleria L'Image, Alassio

BRUNO MUNARI. I colori della luce alla Fondazione Plart fino al 20 marzo 2019, Napoli

Image

BRUNO MUNARI. I colori della luce

 


a cura di Miroslava Hajek e Marcello Francolini

 

  

FONDAZIONE PLART

Via Giuseppe Martucci 48, Napoli

Image

Bruno Munari, Vetrini a luce polarizzata, 1953, materiali vari, Courtesy Miroslava Hajek

© Bruno Munari, Tutti i diritti riservati alla Maurizio Corraini s.r.l.

 

30 novembre 2018 - 20 marzo 2019

 

Mostra organizzata dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee in collaborazione con la Fondazione Plart, nell'ambito dell'edizione 2018 di Progetto XXI.


La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, in collaborazione con la Fondazione Plartnell'ambito dell'edizione 2018 di Progetto XXI, presenta la mostra BRUNO MUNARI. I colori della luce, a cura di Miroslava Hajek e Marcello Francolini, realizzata presso il Museo Plart (Via Giuseppe Martucci 48, Napoli).

 

Progetto XXI è la piattaforma attraverso la quale la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee si propone, dal 2012, di esplorare la produzione artistica emergente, nella sua realizzazione teorico-pratica, e di analizzare l'eredità delle pratiche artistiche più seminali degli ultimi decenni, nella loro esemplare proposta metodologica. Il progetto intende così contribuire alla produzione e alla diffusione di narrazioni e storiografie alternative del contemporaneo e alla definizione di un sistema regionale delle arti contemporanee, basato sulla collaborazione e l'interscambio fra istituzioni pubbliche e private operanti in Regione Campania.

 

In particolare, la collaborazione con Fondazione Plart ha permesso di ampliare i pubblici di riferimento e di approfondire nuove linee di ricerca, esplorando le relazioni in costante aggiornamento fra arte, architettura e design con l'obiettivo di creare le premesse per progetti museali in grado di abbracciare l'ampio spettro di queste relazioni. Oltre ad avviare, con una pluralità di soggetti di eccellenza, una riflessione sistematica sulle tematiche del restauro nelle arti contemporanee e a supportare, quindi, l'affermazione delle nuove professionalità ad esse connesse.


Bruno Munari (Milano, 1907-1998), designer, scrittore e uno dei massimi protagonisti dell'arte programmata e cinetica, è autore di una ricerca multiforme che, al di là di ogni categorizzazione, definisce la figura di un intellettuale che ha interpretato le sfide estetiche del Novecento italiano, esplorando la relazione fra le discipline e l'interscambio fra il concetto di opera e quello di prodotto, fra forma e funzione.


La mostra presentata al Plart analizza un aspetto in particolare e uno specifico corpo di lavori di Munari, le Proiezioni a luce fissa e le Proiezioni a luce polarizzata realizzate negli anni Cinquanta del secolo scorso, con cui porta a compimento la sua ricerca volta a conquistare una nuova spazialità oltre la realtà bidimensionale dell'opera. L'artista, esplorando la nozione di dipingere con la luce, arriva dapprima, nel 1950, al processo di smaterializzazione dell'arte attraverso l'uso di proiezioni di diapositive intitolate Proiezioni Dirette: composizioni con materiali organici, pellicole trasparenti e colorate in plastica, pittura, retini, fili di cotone fermati fra due vetrini. Questi piccoli collage erano proiettati al chiuso e all'aperto, sulle facciate di edifici, dando una sensazione di monumentalità e conquista di un'inedita spazialità, tridimensionale e pervasiva, dell'opera. Nasce così la "pittura proiettata" di Munari che, progredendo nelle sue indagini, giunge al suo culmine nel 1953, quando scopre e mette a punto per la prima volta il modo in cui scomporre lo spettro di luce attraverso una lente Polaroid. Utilizzando, infatti, un filtro polarizzato movibile applicato a un proiettore per diapositive, Munari ottiene le Proiezioni Polarizzate con cui compie l'utopia futurista di una pittura dinamica e in continuo divenire.

 

Le proiezioni dirette e quelle polarizzate sono presentate per la prima volta nel 1953 a Milano nello studio di architettura B24, che allora era uno spazio per le esposizioni del MAC-Movimento per l'arte concreta, e poi nel 1955 al MoMA di New York con il titolo di Munari's Slides, nell'ambito di una mostra personale. Successivamente saranno presentate nel 1955 alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma ed infine a Tokyo, Stoccolma, Anversa, Zurigo, Amsterdam.

 

Questa parte peculiare della complessa e variegata produzione artistica di Bruno Munari sarà per la prima volta presentata a Napoli, a seguito della ricerca condotta dalla Fondazione Plart, che ha svolto un accurato lavoro scientifico di digitalizzazione dei vetrini che saranno proiettati in specifici ambienti della mostra. Trattandosi di opere risalenti a oltre cinquant'anni fa (Proiezioni Dirette, 1950; Proiezioni Polarizzate, 1953), il lavoro di digitalizzazione si è reso necessario anche per la conservazione di queste opere, vista la loro precaria costituzione materiale. Inoltre, la digitalizzazione consente di portare alla conoscenza del pubblico un particolare aspetto del lavoro di Munari rimasto sconosciuto per molto tempo, colmando, altresì, i vuoti e le mancanze presenti nella ricostruzione non solo di alcuni aspetti della sua ricerca ma più in generale della storia dell'arte contemporanea, soprattutto nel rapporto arte-tecnologia. Infatti, il lavoro di Munari che sarà presentato in mostra ha inciso in modo determinante sui successivi sviluppi dell'Arte cinetica in Francia e dell'Arte programmata in Italia. In più, gli ambienti realizzati per mezzo di proiezione diretta o di proiezione polarizzata hanno anticipato in modo assolutamente seminale soluzioni proprie delle video-installazioni multimediali e, di conseguenza, delle più recenti metodologie e linee di ricerca dell'arte interattiva, come il Mapping e la Kinect-Art

 

Il percorso espositivo del Plart è arricchito dalla presenza di alcune opere esemplificative di quella ricerca che condurrà Munari, già a partire dagli anni Trenta e Quaranta, ad evolvere in senso ambientale l'opera: Macchina Inutile (1934), Tavola Tattile (1938), Macchina Aritmica (1947), sono opere che dichiarano una volontà di uscita dalla bidimensionalità, che raggiungerà il suo culmine nell'ideazione di Concavo-Convesso (1947). Punto di luce, un dipinto olio su masonite del 1942 rivela in nuce le ricerche formali a cui Munari arriverà proprio con le proiezioni dirette e polarizzate, nelle quali, tra l'altro, è presente una ricerca di sensibilizzazione, in senso artistico e visuale, delle materie plastiche colorate che sono usate per trasparenza. Nelle Proiezioni Dirette, infatti, la plastica è impiegata a seconda del suo colore, per essere investita dalla luce. mentre nelle Proiezioni Polarizzate la plastica è il mezzo per estrarre il colore dalla luce. Munari fonde così, materia e luce producendo opere il cui messaggio finale oltrepassa la fisicità dell'opera. La presenza in mostra di opere come Flexy, multipli realizzati in plastica a partire dagli anni Sessanta, e Fossile del 2000 (1959), in cui componenti elettroniche e materiali metallici sono immersi in pezzi di plexiglass di forma irregolare e bruciato, dichiarano il continuo interesse di Munari nei confronti delle materie plastiche che diventano, con il tempo, elementi fondamentali nella comunicazione visiva in quanto determinano effetti cromatici variabili.

 

Nei mesi successivi all'inaugurazione sarà pubblicato il catalogo della mostra con prestigiosi interventi che inquadreranno criticamente gli aspetti principali ed essenziali dell'esposizione.

 


La mostra è realizzata e finanziata integralmente con fondi POC 2014-20 (PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTARE) Regione Campania

 

 

 

INFORMAZIONI UTILI

 


TITOLO DELLA MOSTRA: BRUNO MUNARI. I colori della luce

PROMOSSO DA: Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee in collaborazione conFondazione Plart

A CURA DI: Miroslava Hajek, Marcello Francolini

SEDE ESPOSITIVA: Fondazione Plart, via Giuseppe Martucci 48, Napoli, Italia

TEL E INFO: 081-19565703

COSTI INGRESSO: Gratuito per la mostra

 


 

INAUGURAZIONE: 29 novembre 2018 ore 19:00

DATE DI APERTURA: 29 novembre 2018 - 20 marzo 2019

ORARI DI APERTURA: da martedì a venerdì ore 10.00 - 13.00 / ore 15.00 - 18.00. Sabato ore 10.00 - 13.00

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