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mercoledì 20 aprile 2016

ANTONIO MENEGHETTI in mostra al Vittoriano > dal 20 maggio, Complesso del Vittoriano - Ala Brasini, Roma




2003, Palazzo Pianoforte (ispirato la sagoma dello strumento musicale), presso il Centro Convegni FOIL a Marudo (Lo) – Italia, Crediti fotografici: Andrea Guermani e Barbara Bernabei
1981, Scultura in ferro policromo verniciatura in polveri, 122x78 cm, Crediti fotografici: Andrea Guermani e Barbara Bernabei



Antonio Meneghetti (1936 - 2013) è stato un profondo amante della vita in tutti i suoi aspetti, un raffinato osservatore del mondo e della natura umana. 

I suoi quadri sono caratterizzati da astratte pennellate di colore e sgocciolature di pittura mentre al centro degli oggetti di design c'è l'uomo: tutta la sua opera è caratterizzata da un'infinita varietà che si rifà alle poliedriche percezioni e ai molteplici punti di vista del soggetto. Egli stesso dirà della sua arte: "si tratta di cogliere tra due colori il loro denominatore universale, la trascendentalità, il punto di equilibrio luce dove tutti si armonizzano".

Apre a Roma il 20 maggio, presso il Complesso del Vittoriano - Ala Brasini la mostra dedicata ad Antonio Meneghetti.

La mostra, prodotta dalla Fondazione Meneghetti, è la prima tappa di un percorso che vuole valorizzare e fare conoscere nel mondo l'opera unica e preziosa dell'artista anche attraverso la sua prima completa monografia edita da GLI ORI - Editori Contemporanei che sarà presentata in occasione della mostra.

La mostra curata da Ermanno Tedeschi porta a Roma oltre cento opere del maestro tra dipinti, sculture, oggetti di design e gioielli, ospitati in prestigiosi musei e sedi istituzionali in diverse parti d'Italia e del mondo - come la Rocca Paolina di Perugia, Castel dell'Ovo a Napoli, Palazzo della Civiltà a Roma, le Corderie dell'Arsenale e Palazzo Ducale a Venezia oltre che a San Pietroburgo, Brasilia e Pechino - che, insieme ad alcune videoproiezione, rappresentano uno spaccato importante dell'immensa e poliedrica produzione di Meneghetti.

Guido Curto, critico d'arte e Direttore di Palazzo Madama a Torino, scrive: "Antonio Meneghetti è stato un uomo geniale, generoso e gioioso. Questo aspetto della sua forte personalità lo ritroviamo nel suo fare artistico. L'arte per lui è stata soprattutto pittura, ma anche lavorazione del vetro e scultura, messa in atto dopo avere studiato e conosciuto da vicino la grande storia dell'arte italiana, soprattutto a Roma. Nel periodo in cui Meneghetti fu in Seminario, mentre compiva studi storici, teologici e filosofici iniziava giovanissimo a confrontarsi con gli Antichi Maestri e con la musica, anche se a vedere le sue opere risulta subito chiaro che lui non ha maniere da perseguire o stili del passato da inseguire".

I temi trattati nell'opera di Meneghetti sono diversi e vanno dal figurativo al minimale, di cui i bianchi e i neri sono quadri essenziali e assoluti e ne rappresentano la massima espressione. Nelle sculture di Meneghetti il vuoto è fondamentale e il più delle volte è lo spazio più corposo che richiama il protagonismo del bianco sulla tela. Lo spazio puro è il luogo circoscritto dal segno visibile e dal segno della sua mente.

I materiali usati nelle sue opere vanno dalla ceramica al vetro, dal ferro al bronzo. Al centro degli oggetti di design c'è sempre l'uomo, caratterizzato da una varietà infinita che si rifà alle poliedriche percezioni e ai molteplici punti di vista del soggetto.

La moda e la progettazione architettonica sono altri due mondi in cui il Maestro ha lasciato un segno tangibile. Una significativa testimonianza del suo lavoro è evidente a Lizori, borgo medioevale tra Spoleto e Assisi dove ha vissuto dal 1976 iniziandone il recupero. Questo luogo magico si è trasformato nel corso degli anni in un centro di riferimento della cultura artistica e scientifica internazionale, così come il centro di Marudo nel Lodigiano.

In occasione della mostra, Pamela Bernabei, presidente della Fondazione Meneghetti, ha voluto ricordare con la pubblicazione di un libro di circa 400 pagine, edito da GLI ORI - Editori Contemporanei, le opere e l'immenso lavoro che Antonio Meneghetti ha realizzato nella sua vita in tutte le forme in cui si presenta l'arte.



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Il Ca' Pisani Hotel di Venezia presenta "Birmania/Myanmar. Nel fiume della lentezza" di Yussof Knauss. Presentazione del bellissimo volume illustrato e mostra fotografica fino al 22 maggio 2016

Burma/Myanmar. Im Fluss der Langsamkeit by Yussof Knauss
[Birmania/Myanmar. Nel fiume della lentezza]


Presentazione del volume illustrato e inaugurazione della mostra fotografica
Ca' Pisani Hotel, Venezia.

Giovedì 21 aprile 2016 alle ore 18 il Ca' Pisani Hotel di Venezia ospita la presentazione del volume illustrato"Burma/Myanmar. Im Fluss der Langsamkeit" ("Birmania/Myanmar. Nel fiume della lentezza" – "In the river of slowness"), pubblicato dal fotografo tedescoYussof Knauss, vincitore del premio "I migliori libri tedeschi" nel 2015. 

Contemporaneamente verrà inaugurata la mostra fotografica di alcune delle fotografie più significative di Yussof Knaussaperta al pubblico dal 22 aprile al 22 maggio 2016. 

Il fotografo, nelle sue opere, mette in luce la Birmania, un paese del sud-est asiatico che per tanti anni è stato praticamente segregato dal mondo esterno. Ora, il mondo scopre la Birmania e la Birmania scopre il mondo. 

Il paese, lentamente si apre a processi di riforma economica e riveste un ruolo sempre più importante sulla rotta del turismo. Un risveglio che comporta lenti mutamenti. Le fotografie realizzate dall'artista rappresentano il delicato avvicinarsi a un paese e ai suoi abitanti.

Nel Myanmar, profondamente radicato nel buddismo, il viaggiatore incontra ovunque pagode dorate, stupa, templi e monasteri.

Ammira le sgargianti vesti rosse di monaci e monache, trova mercati brulicanti di vita e di colore e scopre un artigianato artistico di inaudita bellezza. Il Myanmar è anche un paese dei grandi fiumi e degli ampi panorami. 

Le fotografie di Yussof Knauss mostrano il volto mistico, incantevole ma forse anche passeggero di questo paese. 

I viaggi alla scoperta del paese ci conducono lungo le sue vitali vie di comunicazione: i fiumiAyeyarwady, Chindwin, Thanlwin che sfociano tutti placidamente nel Mare delle Andamane. Così, la lentezza dei fiumi diviene il cuore di una densa storia illustrata che non è, né vuol essere una guida turistica.

La mostra fotografica mette in luce le fotografie più belle realizzate da Yussof Knauss.





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martedì 19 aprile 2016

Artvera's Gallery. Monte Verità: Expressionist Utopia

Monte Verità
Expressionist Utopia

Artvera's Gallery Geneva announces major exhibition
15 April ‒ 30 July 2016

Press Release

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Official opening 14 April 2016 by
Sofia Komarova
, Artvera's Director, Geneva.
Angelica Jawlensky Bianconi, Director Alexej Von Jawlensky-Archivio, Locarno.
Andreas Schwab, Curator of the Fondazione Monte Verità, Ascona.
Norbert Servos, Author and Choreographer, DanceLab, Berlin.

 
Performance 14 April 2016
by El Circulo Eterno:
Hommage to Harald Kreutzberg
Choreography: Norbert Servos and Jorge Morro.
In Collaboration with the Centro de Danza Canal Madrid and Mime Centrum Berlin.
El Circulo Eterno is a dialogue between the body's memory of the past and the present.

Exhibition Theme

Founded in the early 20th century as an alternative vegetarian colony, Monte Verità quickly became a cradle of European counterculture as prominent artists, anarchists, philosophers and dancers settled there.
Key themes apparent in the exhibited works are Dance, Nature and the Human Body as forms of expression of artistic and spiritual freedom. An important part of the exhibition will be dedicated to three movements that were integral to the philosophical foundations of Monte Verità: Lebensreform ("life reform") which emerged at the end of the nineteenth, beginning of the twentieth century, Freikörperkultur (free body culture) and dance.
The exhibition highlights how the iconography of European artists in the first quarter of the twentieth century was influenced by the way of life on Monte Verità.

Arthur Segal (1875–1944)
Bergdorf
1916
oil on canvas
88 x 70 cm  34.65 x 27.56 in



Artists Exhibited
Max Beckmann, Wladimir Burliuk, Vladimir Davidovich Baranov-Rossiné, André Derain, Erich Heckel, Alexey von Jawlensky Ernst Ludwig Kirchner, Paul Klee, August Macke, Edvard Munch, Otto Mueller, Max Pechstein, Karl Schmidt-Rottluff, Marianne von Werefkin, Georg Tappert et Arthur Segal.

 


Exhibition Catalogue
Bilingual Edition French/ English, colour illustrations, 143 pages.
Published by Artvera's Gallery

Authors : Sofia Komarova-Bolshanina, Andreas Schwab, Harald Szeemann, Gabrielle Dufour-Kowalska, Angelika Jawlensky Bianconi, Stefan Rindlisbacher, Norbert Servos, Denise Marroquin and Flaminia Scauso.



"This meticulously researched exhibition
is an opportunity to celebrate an exceptional artistic centre, which,
in its own way, shaped the rich cultural
landscape of the early 20th century.
It shows how artists explored
the idyllic image of Switzerland as an earthly paradise as well as
the intellectual and artistic scene
that developed around Monte Verità."


Sofia Komarova,
Director of Artvera's Gallery.
 

About Artvera's

Artvera's is a Geneva-based art gallery specializing in European and Russians masters of modern art. Since opening its doors in 2007, Artvera's programme has been distinguished by its museum-like approach. All exhibitions are accompanied by meticulously researched and thoroughly illustrated catalogues, produced by Artvera's, in collaboration with leading art scholars and experts. Due to the gallery's access to significant art collections, the gallery exhibits exceptional works by celebrated modern artists, including Bonnard, Derain, Goncharova, Jawlensky, Pechstein, Schmidt-Rottluff, Signac, Sisley and Vlaminck. To complement the stable of 20th Century Modern masters, Artvera's also showcases noteworthy nationally and internationally established and emerging contemporary artists. The 5,400 square foot gallery, divided into six exhibition rooms, occupies a lovingly restored medieval building in the heart of the old town. The gallery is led by director Sofia Komarova. Schooled in St. Petersburg and Geneva, Komarova possesses a vast wealth of knowledge and a wide range of expertise in acquisition and appraisal.
Galerie Artvera's
Rue Etienne-Dumont 1
1204 Geneva, Switzerland
+41 (0)22 311 05 53
www.artveras.com
Monday to Friday 9:30 - 18:00 /
Saturday 11:00 - 17h:00




Galleria Antonio Colombo | giovedì 21 aprile dalle 18.30 - conversazione con Arduino Cantafora e Alessandro Mendini, Franco Raggi e Ivan Quaroni


ARDUINO CANTAFORA  |  ALESSANDRO MENDINI
COSE, CASE, CITTA’

a cura di Ivan Quaroni
            

Antonio Colombo Arte Contemporanea è lieta di presentare Cose, Case, Città, doppia personale di Arduino Cantafora e Alessandro Mendini, a cura di Ivan Quaroni. La mostra raccoglie opere di vari periodi, che incarnano aspetti diversi, e perfino contrapposti, della cultura visiva postmoderna al confine tra arte e architettura.
Entrambi architetti, artisti e scrittori, ma anche raffinati intellettuali, Alessandro Mendini e Arduino Cantafora si cimentano, attraverso le loro opere, in un serrato confronto di stili, linguaggi e ossessioni antitetiche.
Due anime del Postmoderno, quella post-avanguardista, neofuturista di Mendini e quella anacronista, retrospettiva, classica di Cantafora, il primo guarda avanti, inventa i concetti di "Cosmesi Universale" e il "Design Pittorico", il secondo torna al mestiere, al rapporto con la realtà ottica. Due anime, la neomoderna e la classica che hanno convissuto nel Postmodernismo, così come fecero la Transavanguardia, gli Anacronisti, i Citazionisti e i Nuovi Nuovi, incarnando i vari aspetti di una medesima attitudine verso il ripescaggio e il ripensamento della storia dell’arte.

In mostra, di Arduino Cantafora saranno esposti alcuni dipinti di vedute di città silenti della serie Domenica Pomeriggio accanto alle composizioni complesse dei Teatri di Città, e ad una selezione di opere più piccole dedicate a scorci di interni. Alessandro Mendini, invece, esporrà opere su tavola e tela, dipinte con una speciale vernice alla nitro, alcuni oggetti e prototipi oltre che una serie di disegni degli ultimi anni. Le sue opere saranno inserite in un wallpainting policromo site specific.

Allievo e collaboratore di Aldo Rossi fino al 1978, ma con un background che affonda le radici nell’interesse scientifico per una lucida e razionale riproduzione realistica, Arduino Cantafora ha dipinto opere in cui non solo l’architettura urbana, ma anche gli interni domestici, gli oggetti e i luoghi sono descritti con un impressionante rigore e una straordinaria acribia tecnica.
Architetto, insegnante e scrittore – tra i suoi scritti vale la pena ricordare almeno Quindici stanze per una casa, pubblicato da Einaudi – Arduino Cantafora è autore di una pittura pulita, otticamente esatta, spesso imbevuta di umori mercuriali e malinconici. I suoi dipinti, che spaziano dalle vedute urbane alle allegorie architettoniche, dagli interni borghesi alle vecchie locomotive a vapore,mostrano che alla base del suo modus pingendi c’è sempre un profondo interesse umanistico per lo studio morfologico delle forme.

Influenzato da Caravaggio e dalla pittura lombarda del Cinque e Seicento, ma anche dal Divisionismo, dal Purismo e dalla Metafisica, il linguaggio figurativo di Arduino Cantafora si configura come l’esito di un personalissimo percorso memoriale, che parte da una sentita adesione al dato ottico per ricostruire l’identità storica individuale e collettiva. Un’attitudine, questa, che ha poi tradotto in una pratica didattica al Politecnico di Losanna e all’Accademia di Architettura di Mendrisio, dove ha affrontato i diversi temi legati al problema della rappresentazione. 

Ho sempre sperato, durante gli anni di insegnamento”, ha confessato l’artista, “di riuscire a contribuire al piacere di vedere le cose, allo stupore della visione come fattore di libertà inalienabile individuale, che nel sapere cogliere lungo l’arco del giorno e delle stagioni il rincorrersi della luce, possa incontrare la sempre identica a se stessa gioia dell’essere”.

Architetto, designer, teorico e scrittore, Alessandro Mendini ha passato l’infanzia in una casa borghese disegnata da Piero Portaluppi, circondato dalle opere dei maggiori artisti italiani del Novecento collezionate dai suoi parenti. A questo imprinting visivo, fondamentale per la sua formazione, si è unita poi una vivace passione per il disegno. Dopo la laurea in architettura, inizia a lavorare allo Studio Nizzoli, ma nel 1970 lascia la progettazione per dirigere le riviste “Casabella”, “Modo” e “Domus”, attraverso cui diffonde le sue idee di rinnovamento nel design. Alla fine degli anni Settanta entra nello Studio Alchimia, il gruppo di design radicale che negli anni Ottanta riscrive le regole della progettazione in senso anti-funzionalista, puntando sulla produzione di oggetti di puro piacere, prototipi, mobili, ambienti, installazioni e arredi ispirati all’estetica kitsch e all’arte popolare.
Nel design come nell’architettura, Mendini affronta il progetto come arte e l’arte come progetto, creando curiose contaminazioni tra pittura e architettura e inventando concetti provocatori come “Design Pittorico”, “Artigianato Informatico” e “Architettura Ermafrodita”.
Seguendo una logica paradossale, infatti, Mendini trasferisce in pittura l’approccio ideativo del design e dell’architettura, mentre infonde in questi ultimi l’impulso emozionale dell’arte. “Data l’insufficienza del progetto a fronteggiare il mondo”, scrive nel 1986, “esso viene sostituito dal dipinto, che diventa un’opera senza principio, senza fine e senza giustificazione, una formalistica rete di stilemi e riferimenti visivi, simile al frangersi di un’onda”.
I suoi oggetti, così come i suoi dipinti sono contrassegnati dall’invenzione di un personale alfabeto di forme astratte, modellate sulla reinterpretazione dei linguaggi delle avanguardie moderniste e futuriste. Nei disegni, affiora, invece, l’anima più ironica e poetica di Mendini, incline alla creazione di racconti visivi sospesi tra il bozzetto e il progetto, eternamente in bilico tra il bisogno di costruire e il desiderio di sognare.




La mostra inaugura mercoledì 6 aprile alle ore 18.30
e resterà aperta fino al 19 maggio 2016
da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 – sabato dalle 15.00 alle 19.00
aperture speciali per la settimana del Salone del Mobile:
da martedì 12 aprile a venerdì 15 aprile dalle 11.00 alle 20.00,
sabato 16 e domenica 17 aprile dalle 13.00 alle 19.00

Giovedì 21 aprile alle ore 18.30
conversazione con gli artisti, Franco Raggi, Antonio Colombo e il curatore Ivan Quaroni




ARDUINO CANTAFORA, nato a Milano nel 1945. Vive e lavora a Losanna, Svizzera.
Architetto, professore di architettura alla Scuola Politecnica Federale di Losanna e all’Accademia di Architettura di Mendrisio è uno tra i pochi italiani a essere stati invitati come “Visiting Professor” alla Yale University. 
La carriera di Cantafora ha pochi paragoni per l’eccellenza dei risultati conseguiti.
Un elenco solo parziale comprende mostre personali alla Triennale di Milano, nel 1973 con il grande pannello "Città analoga", che divenne il manifesto di una nuova tendenza che recuperava gli elementi del razionalismo e dell'architettura europea del Novecento, e nuovamente nelle edizioni del 1980 e 1984. Nel 1980 partecipa alla Biennale di Venezia, sia nella sezione Architettura che in quella di Arti Visive, nel 1982 all’Alcazar di Siviglia, nel 1984 alla Martin Gropius Bau di Berlino, nel 1990 a Palazzo Reale di Milano e nel 1994 al Centro Pompidou di Parigi.
L’attività di Cantafora comprende anche numerose scenografie per la Scala e per altri prestigiosi teatri, una serie di pubblicazioni sul tema dell’architettura e dell’insegnamento e alcuni scritti di pura narrativa pubblicati da Einaudi.
Nel 2003 ha vinto il premio di pittura Michetti.
Il riconoscimento internazionale della qualità del suo lavoro è anche ben testimoniato dalla recente acquisizione da parte del Museo Nazionale d'Arte Moderna (MNAM) del Centre Pompidou di Parigi di una sessantina di opere per la collezione permanente.


ALESSANDRO MENDINI, è nato nel 1931 a Milano, dove vive e lavora.
Laureatosi architetto, è stato fatto membro onorario della Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme. Gli è stato attribuito il Compasso d'oro per il design (1979 - 1981 - 2014), è "Chevalier des Arts et des Lettres" in Francia, ha ricevuto l'onorificenza dell'Architectural League di New York e la Laurea Honoris Causa al Politecnico di Milano e all'École Normale Supérieure de Cachan in Francia.
E' professore onorario alla Accademic Council of Guangzhou Academy of fine Arts in Cina. Nel 2015 gli è stato conferito l’European Prize for Architecture 2014 a Chicago, la Laurea Honoris Causa dall’Accademia di Belle Arti di Wroclaw in Polonia e dall’Università KMU- Kookmin University di Seoul in Corea, ed è divenuto Mestre de Design al FAD di Barcellona in Spagna. Ha diretto in successione le riviste "Casabella" (1970-1976), "Modo" (1977-1981) e "Domus"(1980- 1985; 2010- 2011). E’ tra i fondatori della Global Tools e di Domus Academy.
Collabora con compagnie internazionali ed é consulente di varie industrie in Europa e nell'Estremo Oriente, per l'impostazione dei loro problemi di immagine e di design. Suoi lavori si trovano in vari musei e collezioni private. Nel 1989 ha aperto assieme al fratello, architetto Francesco Mendini, l’Atelier Mendini a Milano, progettando importanti edifici, realizzati in Italia e all’estero (Uffici Alessi, Museo di Groningen, Torre di Hiroshima, Metropolitana di Napoli…).
Sono ora in uscita una raccolta dei suoi scritti (“Scritti di domenica”) curata da Loredana Parmesani, edita da Postmedia books e una ampia monografia (“Codice Mendini”) a cura di Fulvio Irace, pubblicata da Mondadori Electa.

MORELATO alla mostra "UNCOMMON PLACES - an accelerationist easthetics" 2016


(Luoghi non comuni_un'accellerazione estetica)





L'azienda MORELATO partecipa come partner tecnico alla mostra "UNCOMMON PLACES – an accelerationist easthetics" (Luoghi non comuni_un'accellerazione estetica): un progetto di Manon Comerio, a cura di Camilla Boemio aperta dal 15 aprile al 15 maggio 2016, presso Palazzo da Schio in Via Capitano G. Sella 4 a Schio (Vicenza).

 


dal 15 aprile al 15 maggio 2016

c/o Palazzo da Schio – Via Capitano G. Sella 4 a Schio (Vicenza)



L'azienda MORELATO partecipa come partner tecnico alla mostra "UNCOMMON PLACES – an accelerationist easthetics" (Luoghi non comuni_un'accellerazione estetica): un progetto di Manon Comerio, a cura di Camilla Boemio aperta dal 15 aprile al 15 maggio 2016, presso Palazzo da Schio in Via Capitano G. Sella 4 a Schio (Vicenza).



"La mostra vuole indagare il paesaggio naturale e quello urbano in un'altra dimensione, che è quella dell'immaginario in uno stato di accelerazione estetica." Scenari diversi raccontati attraverso la narrazione di lavori poliedrici visitabili dal pubblico da martedì a venerdì dalle 10:00 alle 18:00, mentre sabato e domenica dalle 10:00 alle 19:00.



Il progetto raccoglie opere fotografiche di otto grandi artisti: Luca Campigotto, Olaf Otto Becker, Davide Bramante, Jiuliane Eirich, Andrea Glavani, Hiroyouki Masuyama, Regine Peterson e Alvaro Sanchez-Montañes. Un'esposizione d'arte contemporanea che si sviluppa su un'area espositiva di 700 MQ all'interno del meraviglioso Palazzo da Schio, un edificio in stile neoclassico appena restaurato nel centro di Schio.



MORELATO aveva già collaborato con Manon Comerio, curatrice di progetti artistici ed eventi espositivi, in occasione della 55esima Esposizione Internazionale d'Arte – la Biennale di Venezia. Proprio nel 2013 l'azienda aveva infatti sostenuto la partecipazione dell'artista Michele Manzini alla mostra "Personal Structures", presso il prestigioso Palazzo Bembo nelle vicinanze del ponte di Rialto sul Canal Grande.



Morelato con la propria Fondazione Aldo Morelato da sempre promuove e favorisce la cultura e l'arte in tutte le forme, ciascuna fonte inesauribile di ispirazione e perfezione.


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