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sabato 23 maggio 2015

Evoluzioni del pensiero. Personale di Andrea Rizzardi Recchia. Milano, dal 4 al 18 giugno 2015

Evoluzioni del pensiero. Personale di Andrea Rizzardi Recchia




Dal 4 al 18 giugno 2015

Vernissage giovedì 4 giugno ore 18





E' in arrivo a Milano l'esposizione personale di Andrea Rizzardi Recchia "Evoluzioni del pensiero", che mostrerà la poliedrica produzione artistica dell'architetto veronese.



Il progetto espositivo intende rivelare e far conoscere i risultati delle ricerche artistiche di un autore  contemporaneo particolarmente apprezzato dai celebri critici Vittorio Sgarbi e Paolo Levi.



Nella galleria Sabrina Falzone, teatro delle nuove tendenze dell'arte in Europa, i visitatori potranno ammirare i dipinti di Andrea Rizzardi Recchia non senza stupori per un corpus di circa una trentina di opere. Realizzate con i materiali più inediti e le tecniche più aggiornate, le creazioni dell'artista veneto indagano l'universo della geometria e i nuovi orizzonti della mente.



Le suggestioni di questi scenari intellettuali condurranno i fruitori ad un percorso artistico fondato su due assi portanti della ricerca visiva di Rizzardi Recchia: alterità e innovazione. 

Nello specifico, da un lato le nuove modalità tecnico-stilistiche, congiuntamente all'impiego di elementi materici alternativi, dall'altro gli esiti quantomai originali fanno sì che l'essere umano si evolva in pensieri ed espressioni.



Nell'esposizione personale "Evoluzioni del pensiero" il concetto evolutivo si manifesta al di là delle indagini formali, oltre i moduli ricorrenti del cerchio e della linea. 

L'architetto, infatti, ricorre al linguaggio geometrico e intellettuale per esprimere con enfasi le traiettorie sinaptiche, dedicando particolare attenzione al tema della "gabbia". 


Il recondito desiderio di libertà si apre a nuovi luoghi dell'inconscio, dove il pensiero umano si evolve. La mostra sarà visitabile durante l'Expo dal 4 al 18 giugno 2015 nel Salone Bernini.







Galleria Spazio Museale Sabrina Falzone


Via Giorgio Pallavicino 29


20145 Milano - Italy



Orari di apertura: mart-ven h.16-19; sabato h.10-12


Chiuso lunedì e festivi



Ingresso gratuito



www.galleriasabrinafalzone.com

venerdì 22 maggio 2015

Col ferro e col fuoco. Personale di Michele Di Leo. Simultanea Spazi d'Arte. Firenze, dal 27 maggio al 4 giugno. Opening mercoledì 27 maggio ore 17.30


Simultanea Spazi d'Arte

Michele Di Leo

Col ferro e col fuoco

27 maggio - 4 giugno 2015

Opening mercoledì 27 ore 17.30

Mostra a cura di Alvaro Spagnesi


Il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia
della coscienza. L'esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall'uomo per costruire un mondo che abbia un significato.

(Mircea Eliade, Congresso di Storia delle religioni, Boston, 1968)



Dal 27 maggio al 4 giugno Simultanea Spazi d'Arte, realtà curatoriale ideata e gestita dalle storiche e critiche d'arte Roberta Fiorini e Daniela Pronestì, presenta la mostra personale dell'artista pugliese Michele Di Leo dal titolo Col ferro e col fuoco, che dopo la tappa fiorentina si sposterà nei prossimi mesi a Dresda e a Praga. L'inagurazione si terrà mercoledì 27 maggio alle 17.30.  

Il tema delle opere è di grande attualità e riguarda il ruolo delle religioni e il rapporto con il sacro nel mondo globalizzato.

Come scrive il curatore Alvaro Spagnesi nel testo introduttivo alla mostra, l'arte di Michele Di Leo si manifesta in modo perentorio e improvviso come una tempesta che non sembra lasciare scampo, uno tsunami devastante fatto di colori e materia che si fondono e s'aggregano incessantemente in un farsi e disfarsi dell'esistente fisico e metafisico.

Le sue opere - prosegue il curatore - sono cromaticamente dominate dai quattro colori individuati dall'artista per simboleggiare metaforicamente Padre, Figlio , Spirito Santo e Uomo presentato, quest'ultimo, come dice lo stesso Di Leo, "sotto forma, materia dell'entità spirituale globale".
Ora il discorso continua e si fa ancora più urgente l'esigenza di affrontare il nodo sul concetto di "sacro" alla luce delle recenti contrapposizioni belliche e terroristiche deflagranti in tutto il mondo in nome di allucinanti posizioni pseudo-religiose che travolgono ogni fremito di umanità.
La personale dell'artista Di Leo si preannuncia come un percorso affascinante volto ad annullare, ed allo stesso tempo ad esaltare, le convergenze fra i popoli nel segno di un rinnovato umanesimo.
La riflessione su tale situazione lo porta a concentrarsi sui simboli delle tre grandi religioni monoteiste: usando croce, mezza luna, e stella ebraica, sono state composte tutte le opere di questa mostra. Compaiono spesso tre cuori allusivi alla Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo), e la simbologia del Pesce, in evocazione dei miracoli qui rivolto a sfamare il bisogno di pace fra gli uomini. L''occhio supremo di Dio come quello del grande fratello che osserva per poi giudicare tutte le azioni dell'uomo. Ma i cuori tornano anche come simboli di amore e perdono per azioni sbagliate compiute dagli uomini.

Rispetto alle opere del passato, quelle in mostra a Firenze presentano una visione nuova e permeata di speranza. Partito, qualche tempo fa, da riflessioni in cui tutto era serrato nel dolore smodato della morte - scrive Spagnesi -, in cui "Il buco dei sogni" sembrava contemperare il colore roboante e la sordità degli scuri in un contesto astratto in irto di punte e linee e plaghe triangolari, oggi Di Leo si apre alla speranza di una utopica fusione di amore che permetta di superare proprio la morte quale unico effetto della lotta tra popoli e individui dalle diverse ideologie o/e religioni.

La mostra resterà aperta al pubblico fino al 4 giugno dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00.


Michele Di Leo nasce a Bari nel 1955; studia al Liceo artistico (sezione accademia) e all'Accademia di Belle Arti di Bari (sezione pittura) e successivamente consegue la Laurea Specialistica in "Arti visive e discipline dello spettacolo" e si specializza in "Pedagogie e Didattica di carattere clinico" ed in "Psicologia delle Comunicazioni sociali". Abilitato in Discipline Pittoriche, Disegno e Storia dell'Arte, Pittura Decorativa e Scenografica, attualmente è titolare della cattedra di "Discipline Pittoriche" presso il Liceo Artistico Statale "G.De Nittis" di Bari.
Le sue opere risultano presenti in diverse collezioni pubbliche e private in Italia ed all'estero. Si sono occupati di lui diversi quotidiani e trasmissioni televisive.
Opera in Cassano delle Murge in via Di Ceglie n˚ 13.


Simultanea - Spazi d'Arte 
Spazio curatoriale, Ass. artistico - culturale, via San Zanobi 45 rosso, Firenze
Fb: Simultanea Spazi d'Arte e Simultanea Spazi d'Arte (Official English and Spanish)

Profilo Twitter, Instagram e Tumblr: Simultanea Spazi d'Arte
Sito web: simultanespazidarte.blogspot.com 
contatti: simultaneaspazidarte@gmail.com

giovedì 21 maggio 2015

Mostra antologica dedicata a “Vincenzo Colucci. 1898 - 1970" (22 - 31 maggio 2015) - Vernissage Venerdì 22 maggio ore 18.30

Dal 22 al 31 maggio, a Palazzo Margutta, un'antologica rende omaggio
a Vincenzo Colucci, esponente di spicco della pittura napoletana

In esposizione al civico 55 della via dell'arte, un'ampia raccolta di opere che rappresenta un interessante spaccato della sua feconda attività lavorativa. Grazie alla mostra il pubblico potrà conoscere a pieno un artista appassionato, dotato di un naturale temperamento pittorico 


Roma, 21 maggio 2015 - Dal 22 al 31 maggio, la Galleria "Il Mondo dell'Arte" ospita nella storica sede di Palazzo Margutta (Via Margutta, 55) una mostra antologica dal titolo "Vincenzo Colucci. 1898 – 1970" dedicata a un artista dalla personalità tanto straordinaria ed eccezionale quanto affascinante, dotato di una educazione estetica unica, ma soprattutto "in possesso di una libera concezione degli schemi compositivi, quale può ritrovarsi soltanto in un pittore che ha della realtà un'idea poetica totalitaria", come scrive Carlo Carrà.

Capace di avvicinarsi a luoghi, cose e persone dosando sapientemente il cuore dell'uomo e l'occhio del pittore, Colucci è dotato di un talento innato e naturale, caratterizzato da una significativa capacità espressiva e comunicativa, e arricchito da un margine di invenzione spontanea e casuale, da una tecnica immediata e virtuosa, da una notevole vivacità cromatica, da una semplicità e da una solidità della costruzione che gli regalano il lusso di non dover ripudiare neanche l'uso di una tavolozza fatta di colori elementari.

A lasciar traccia sull'autentica vocazione di questo pittore prolifico, geniale e raffinato al tempo stesso, incapace di dipingere sotto i dettami di una scuola, gli artisti della tradizione napoletana, Utrillo, i paesaggisti lagunari del Settecento, diversi pittori neo-impressionisti (da Parquet a De Pisis, da Dufy a Van Dongen) ma anche Cezanne e Morandi o le grandi firme del filone della pittura intimistica e decadente, che ha il suo più geniale esponente in Mario Mafai. Che siano vedute, marine, ritratti o nature morte, realizzate quasi sempre con la tecnica dell'olio su tela o su legno, egli dimostra "di perseguire un principio d'arte che, se non può dirsi avanguardiero nel senso corrente della parola, mira alla salvezza ed omogeneità pittorica, il che conta anche di più, se la pittura deve essere quella che fu sempre nelle buone epoche della storia", come scrive ancora Carlo Carrà. 

Sicuro analizzatore del paesaggio, Vincenzo Colucci ritorna da ogni viaggio con un grosso carico di dipinti: la Liguria, la Toscana, Napoli, Roma ma anche la Francia, l'Inghilterra, il Belgio, l'Olanda, la Svizzera, la Tripolitania e ancora l'America e il Giappone.

A costituire i temi dominanti l'intera sua produzione sono, però, soprattutto Venezia e Ischia: la prima amata per la sua intima essenza di vita; la seconda osservata con goethiana serenità, evitando la facile commozione della nostalgia sentimentale verso il mondo della sua infanzia. E' proprio con la presa di contatto con il paesaggio lagunare che arriva la svolta decisiva nella sua pittura: è allora che il colore si schiarisce, gli orizzonti si allargano, prendendo profondità, la luce diventa protagonista del quadro e il taglio si raffina.

Nell'esposizione con la quale la nipote Annamaria Petti ha scelto di rendergli omaggio un'ampia raccolta di opere pittoriche caratterizzate da un solido impianto tonale, studiato sulla scia dei pittori della generazione precedente alla sua, all'interno del quale, a seconda dei momenti, la pennellata è più leggera o tenace mentre il cromatismo più chiaro, delicato e vivace, arriva ad assumere toni più grevi.

Tutti questi lavori offrono al pubblico la possibilità di ammirare uno spaccato importante della vasta e ricca attività di quest'esponente di spicco della scuola napoletana, generando un percorso che dagli esordi arriva fino alla piena maturità artistica e testimonia la poliedricità di tematiche che caratterizza questo pittore: paesaggi e vedute marine, in cui l'artista riesce a trasportare i suoi stati d'animo, ritratti e figure umane, nature morte e fiori, genere nel quale più chiaramente si colgono i caratteri della sua sensibilità e in cui la verve di Colucci ha modo di esprimersi con maggiore libertà.

A curare la mostra, che ripercorre attraverso un'ampia raccolta dei suoi lavori e alcune preziose testimonianze sia la sua carriera artistica che le fasi più significative della sua vita, il Maestro Elvino Echeoni e Remo Panacchia, soci fondatori de "Il Mondo dell'Arte", che da anni propone, nella sede espositiva di Via Margutta, Maestri che hanno portato l'arte italiana nel mondo. All'allestimento ha contribuito anche il gallerista Adriano Chiusuri.
L'appuntamento per il vernissage è fissato per venerdì 22 maggio 2015 dalle 18.30 alle 21.30.

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Nasce a Ischia nel 1898, dove il padre Giuseppe, sbarcato per una gita e affascinato dalla bellezza del luogo, decide di fermarsi, rinunciando al lavoro di scenografo al teatro San Carlo di Napoli. Terzo di cinque figli, Vincenzo è irrequieto, ribelle e insofferente alle costrizioni tanto da essere ritirato dalla scuola. I suoi unici momenti di tranquillità sono quelli in cui, da autodidatta, con un gessetto o un carboncino si ferma a dipingere velieri, pescatori e altre scene di vita isolana o dà libero sfogo al suo estro imbrattando qualsiasi superficie gli offra questa possibilità. Intuendo il talento autentico del figlio, il padre decide di assecondarne l'inclinazione all'arte e gli regala un'attrezzatura completa da pittore. Ha inizio così l'affannosa ricerca dei "motivi" che lo porta a percorrere instancabilmente strade impervie e spiagge dell'isola. E' tra i suoi villeggianti che il giovane artista incontra Giuseppe Casciaro. Alla partenza del Maestro da Ischia, Colucci si trasferisce a Napoli, dove inizia a frequentare la scuola serale di nudo e a vendere i suoi quadri. Risalgono ad allora l'amicizia con Luigi Crisconio e le prime esposizioni insieme ai più noti pittori napoletani, che gli consentono di affermarsi come uno dei più promettenti artisti della nuova generazione.

Non ancora ventenne Colucci viene chiamato alle armi. Nonostante la guerra, trova il tempo di dipingere. Dopo il congedo, riprende a pieno il lavoro e trasforma la sua casa-studio in un luogo di ritrovo per amatori d'arte, giornalisti, letterati, uomini di teatro e critici, tra cui Di Giacomo, Ferdinando Russo, Ernesto Murolo. Inizia intanto un girovagare per il mondo: Francia, Inghilterra, Belgio, Olanda, Svizzera, Tripolitania, America e Giappone, ma anche luoghi più vicini come la Liguria, la Toscana, Roma e Venezia. E' nella città lagunare che decide di partecipare all'impresa fiumana divenendo il pittore ufficiale della Repubblica del Carnaro. L'avventura di Fiume fu un gesto da esteta, un modo per entrare nella leggenda e lasciò nell'artista – così come nel fratello Eduardo, anche lui pittore -  strascichi dannunziani, come accogliere gli ospiti nei "Vittoriali privati" o compiere gesti bonariamente teatrali. Tratto dannunziano del carattere di Vincenzo fu la galanteria, la costante adorazione per la bellezza muliebre, la disponibilità per improvvisi e travolgenti amori. Nel 1931 conosce Aureliana Maestripieri, che diviene poi sua moglie.

Il rapporto con questa donna dura e volitiva non fu mai facile e i due vissero quasi sempre separati fino alla morte di lei, avvenuta nel 1971. Intanto nel 1929, alla Galleria Vanessa di Napoli, si tiene la prima grande mostra personale dedicata a Vincenzo Colucci. Nel 1934 apre a Ischia una bottega d'arte, la prima iniziativa del genere che sia stata presa nell'isola, che ospitò mostre di artisti italiani e stranieri di notevole levatura. Contemporaneamente alla galleria, entrambi i fratelli Colucci aprono le rispettive case ad amici illustri: da Toscanini a Montale, da Comisso a Visconti e ancora Jean Anouilh, De Chirico, Campigli, Eduardo e Peppino De Filippo, De Sica, Comencini, oltre che alla colonia di artisti tedeschi che hanno avuto un ruolo di primo piano nei movimenti artistici europei (da Hans Purmann a Rudolf Levi, Warner Gilles, Karly Sohn-Rethel, Kurt Kraemer). Sempre nello stesso anno Vincenzo è a Tripoli, con altri artisti italiani, per lavorare in preparazione della mostra coloniale che si tenne l'anno successivo al Maschio Angioino e che fu una delle esposizioni più qualificate che siano state allestite a Napoli nel corso del ventennio. A metà degli anni '30 mise uno studio a Roma, in Via Margutta.

Tuttavia, non sapendo stare senza dipingere, trasporta ovunque con sé il cavalletto viaggiante. Nel 1939 torna in Libia per preparare una personale che avrebbe dovuto inserirsi nel quadro delle manifestazioni della Triennale d'Oltremare e che non fu mai inaugurata. Due anni dopo ebbe la nomina a titolare della cattedra di figura disegnata al Liceo artistico di Palermo e quasi contemporaneamente fu richiamato alle armi come illustratore di azioni belliche e imbarcato sulle navi della marina militare. Tra una spedizione e l'altra Colucci tornò a Ischia dove aveva iniziato a costruire il suo "Villaggio", un piccolo complesso architettonico da lui ideato e realizzato, fermamente contrastato dalle autorità locali e nazionali. Dal 1948 in poi Colucci riprese i suoi viaggi, tornando a lavorare nei luoghi a lui più cari: dalla Francia al Belgio, dall'Olanda all'Inghilterra, dalla Svizzera alle tante regioni italiane che più lo ispiravano. Compì anche negli anni '70 i suoi grandi viaggi intercontinentali: Giappone, India, Africa e America. Poi nel 1968, avvertendo i primi sintomi di quel male che lo avrebbe ucciso, tornò a Ischia. Dopo un intervento chirurgico, riprese il lavoro. Morì il 2 ottobre 1970.

Di lui hanno detto: "La pittura di Vincenzo Colucci può dirsi quasi sempre improntata con naturali attitudini a concetti di serietà di una evidenza persuasiva. In particolar modo le attitudini realizzatrici del Colucci si rivelano attraverso l'uso del colore e nelle morbidezze dei rapporti tonali. Ma se è nella colorazione che il Colucci ha meglio progredito e dove egli trova la sua maggior ragione d'essere distinto, non mancano neanche i fermenti di una volontà stimolata verso la costruzione del quadro. Questo è il punto centrale che bisogna mettere davanti alla valutazione di questa pittura, la quale, pur connettendosi ad un concetto naturalistico, cerca non di meno di superarlo. Dire qui in qual grado egli riesca a superare quello che noi definiamo col termine di naturalismo, sarebbe un lungo discorso. A noi, del resto, basta un richiamo sommario, per quel tanto che può servire alla nostra asserzione, su quei dipinti, tra i molti raccolti, che può rispecchiano la sua accennata tendenza, e cito "Paesaggio a Villa Borghese", "Paesaggio toscano" e "Studio all'aria aperta – fiori" che mi sembrano i più significativi. Basterà riconoscere i dati particolari che si riscontrano in queste tre tele per ammettere che vi è in questo artista il possesso di una libera concezione degli schemi compositivi, quale può ritrovarsi soltanto in un pittore che ha della realtà un'idea poetica totalitaria. Nessun intoppo oggettivo raffredda quindi la visione dell'artista che, con spontaneità, prospetta soluzioni inaspettate. Nessun intoppo oggettivo raffredda quindi la visione che l'indole artistica di Colucci potrebbe assumere nelle successive esperienze. Noi volevamo soltanto far chiaro in quello che abbiamo trovato in queste sue tele, nelle quali, ancorché non sempre selezionate con rigore unitario, definite in uno stile scevro di incertezze, sono il prodotto di un temperamento pittorico nativo, e per ciò stesso, apprezzabile. In più, il Colucci mostra di perseguire un principio d'arte che, se non può dirsi avanguardiero nel senso corrente della parola, mira alla salvezza ed omogeneità pittorica, il che conta anche di più, se la pittura deve essere quella che fu sempre nelle buone epoche della storia". (Carlo Carrà)

"….Certi suoi paesaggi potrebbero richiamare alla mente le prose liriche dei poeti impressionisti; quelle, ad esempio, di un Soffici dell'Arlecchino, dove è possibile avvertire la felicità dei suoni  e dei colori; e potrebbero altresì far pensare a De Pisis delle vedute veneziane; per quanto uno spirito settecentesco di eleganza e di delicata poesia sia del tutto proprio della natura di Vincenzo Colucci. Per il quale il dipingere è un bisogno o per essere più esatti una felicità. Niente drammi. Niente problemi più o meno astrusi da risolvere. La sua pittura cresce e si sviluppa all'aria aperta come le piante tra tristezza di nuvole e festosità di sole. Non conosce meditazioni; e nemmeno elucubrazioni. E' un dono dell'istinto. E' una forza dei sensi e della fantasia. Colucci, anche se lo proponesse, non potrebbe mai dipingere secondo i dettami di una scuola o di una tendenza. Sceglie le parole nel famoso vocabolario della natura, e dà ad esse sempre un significato nuovo. Tutte queste considerazioni sulla sua arte faceva sin dal 1934, anno del nostro incontro ed inizio della nostra amicizia. Vincenzo Colucci nella storia della pittura italiana sarà considerato un «enfant prodige»". (Piero Girace)

"Colucci sa innanzitutto interpretare il paesaggio. La luminosità solare,piena, lievemente stanca di Ischia, dei centro del golfo di Napoli, dove ci sono mare e cielo protagonisti, si accompagna con certe vedute liguri più tenui, più trasparenti, primaverili: nuova conquista sono le nevi invernali di Cortina d'Ampezzo. L'olio si maschera quasi da acquerello nei panorami e nei particolari umidi o, a volte, polverosi di Villa Borghese. La Toscana, la Lombardia, Venezia, con altrettanta esattezza, sono rappresentate documentariamente: ma è una esattezza, ma è un documento di indole assolutamente pittorica. La verità ambientale non è tanto perseguita per mezzo dei particolari, di facili richiami folcloristici, di trovare 'contenutistiche', quanto nell'accezione immediata di quello che è il colore dell'uno o dell'altro paese: in ciò Colucci può considerarsi 'cosmopolita'…" (Ruggero Orlando) 




Galleria Il Mondo dell'Arte "Palazzo Margutta" (www.ilmondodellarte.com) - Via Margutta, 55 Roma
Mostra personale: Mostra antologica di Vincenzo Colucci
Vernissage cocktail venerdì 22 maggio 2015, ore 18.30 - 21.30.
La mostra si protrarrà fino al 31 maggio 2015: dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00 (aperto domenica dalle 10,30 alle 19,00 – chiuso lunedì mattina).

Mostra di STEFANO BERGAMO a Rivodutri Ddal 30 maggio al 2 giugno 2015

Dal 30 maggio al 2 giugno 2015 il Comune di Rivodutri ospita presso la Sala Consiliare, piazza Municipio 9, la mostra dell'artista salentino STEFANO BERGAMO, a cura di Barbara Pavan.


Questo evento costituisce il primo passo verso la realizzazione del progetto di un percorso permanente di arte contemporanea a cielo aperto sul territorio di Rivodutri di cui Bergamo sarà uno degli artisti partecipanti. 


L'inaugurazione della mostra sabato 30 maggio, a partire dalle ore 17, coinciderà con la presentazione al pubblico della prima fase del progetto che prenderà il via a partire dal 20 settembre 2015.


La mostra, che raccoglie numerosi lavori degli ultimi anni, introduce il visitatore nel mondo pop di Bergamo, consentendo una visione d'insieme del percorso artistico ed esistenziale dell'artista.


Le strade, ora intasate di fittissimo traffico, ora segnate dal transito delle sue automobiline di cui non si intuiscono che le tracce del passaggio, frammenti di un viaggio che non è dato sapere se ancora in corso o se già arrivato al termine, sono la metafora attraverso cui Bergamo racconta l'avventura della vita: nel suo universo di automobiline colorate, alfabeto dei percorsi umani, relazionali ed esistenziali, si alternano il caos ed il silenzio, la velocità ed il lento fluire del traffico, il modellino nuovo fiammante ma anche il cimitero di automobili. 


Nello spazio di una tela, l'artista si interroga sul significato ed il mistero della vita e della morte, senza abbandonare mai la cifra stilistica ed ironica che lo contraddistingue.


Sarà lo stesso Bergamo a presentare BeSt WIP la sua proposta per l'opera murale di Rivodutri domenica 31 maggio 2015, dalle 16 alle 20, incontrando il pubblico nell'ambito della mostra.


Stefano Bergamo è nato a Leverano (Le) nel 1970. E' laureato in Economia con Master in Gestione del Patrimonio Artistico. Tra le mostre recenti segnaliamo: Piacenza, Galleria Studio C, Tanto è solo un gioco, a cura di Luciano Carini, personale; Bologna, Spazio S.Giorgio, Neopop.art, a cura di Giorgia Sarti, catalogo, collettiva; Rieti, Studio7 Arte Contemporanea, The lucky ONE, a cura di Barbara Pavan e Francesco Santaniello, collettiva; Bologna, Spazio S.Giorgio, StreetView, a cura di Giorgia Sarti, catalogo, collettiva; Todi (Pg), Palazzo Landi Corradi, ONE PLANET, patrocinio di Ministero della Gioventù, Regione Umbria, Comune di Todi, collettiva, catalogo; Locarno (Svizzera), 36Mazal Contemporary, DOWNTOWN, catalogo, collettiva.



Scheda tecnica:

Titolo:                                                  BeSt WIP
Artista                                                 Stefano Bergamo
A cura di Barbara Pavan
Date:                                                   30 maggio – 2 giugno 2015                                         
Inaugurazione                                      sabato 30 maggio 2015 ore 17
Incontro con l'artista                             domenica 31 maggio 2015 ore 16-20                           
Sede espositiva:                                  Comune di Rivodutri
Sala Consiliare
Piazza Municipio 9 – Rivodutri (Ri)
orari:                                                   sabato ore 17-20; domenica ore 11-13 e 16-20;
lunedì e martedì su appuntamento al mob.320.4571689
Info:                                                    mob.320.4571689; email: studio7artecont@gmail.com
Ufficio stampa:                                      studio7
Evento promosso e patrocinato da Comune di Rivodutri
Ingresso libero.

lunedì 18 maggio 2015

Nadia Spagnolo. Mostra al Cittadino 52 artisti per 52 settimane

RASSEGNA | Mostra al Cittadino 52 artisti per 52 settimane
Nadia Spagnolo| giovedì 21 maggio

Nuovo appuntamento, giovedì 21 maggio, al  Caffè Cittadino di Lecce. La rassegna "Mostra al Cittadino – 52 artisti per 52 settimane", a cura di Monica Taveri e Sandro Pedone, presenta le opere di Nadia Spagnolo.

L'artista, che  vive a Lecce, fin da bambina si appassiona all'arte nelle sue varie forme: danza, musica, canto e disegno. Prosegue la sua vita dedicandosi ad altri studi, prettamente economici, tralasciando l'arte per alcuni anni. Attualmente studentessa del corso di Laurea Magistrale di Gestione delle attività turistiche e culturali, si avvicina da autodidatta alla pittura nel 2013, ispirata a Van Gogh e ad altri post-impressionisti.

Il titolo della sua mostra è "Rinascita nell'Infinito", dedicata alla rinascita interiore, secondo cui non è possibile vivere nella Felicità, nella Libertà e nella Luce Infinita se non si attraversa il Dolore, la Notte Infinita e il Buio dell'anima. La notte e il giorno sono come il bene e il male, come lo yin e lo yang due parti  complementari della vita. Non si deve aver paura dei periodi bui che capitano nella vita di ognuno di noi, è necessario attraversarli,  affrontarli e interpretarli, perché ogni evento, positivo o negativo, ha un significato ben preciso che accade per aiutarci a realizzare i nostri sogni.

Le  raffinate  ed eleganti sale dello storico Caffè offrono ospitalità a tutti quegli artisti che abbracciano l'idea di poter esporre in un luogo alternativo ed innovativo, aderendo all'iniziativa che con grande entusiasmo ha coinvolto Marco e Dasy, giovani e intraprendenti imprenditori leccesi.

Un modo oggi molto diffuso di avvicinare un pubblico, sempre più attento ed esigente, all'arte contemporanea portandola fuori dalle gallerie, dai musei, dai luoghi istituzionali ed inserendola in luoghi di aggregazione quali possono essere i locali della città, che trasformano il momento dell'aperitivo in possibilità di ammirare una mostra, favorendone lo scambio di pareri, riflessioni e impressioni.

Un appuntamento atteso, quello del giovedì al Caffè Cittadino, che dà la possibilità di scoprire ed ammirare l'arte contemporanea e conoscere personalmente gli artisti ospiti,  il tutto in un ambiente ricercato, elegante e coinvolgente. Un'occasione di aggregazione e, al tempo stesso, di avvicinamento alla produzione artistica in tutte le sue forme. Ogni settimana un artista diverso propone i suoi lavori, insieme alla produzione artistica di Mario Catalano, che fa da fil rouge per tutti gli appuntamenti della manifestazione.


L'esposizione è aperta al pubblico con ingresso libero, a partire dalle ore 19.00.
Per info: monicataveri@gmail.co | tel 320 9654542

Mostra "Surrealtà e leggerezza", la condizione umana attraverso il corpo femminile a Roma dal 21 maggio



A Roma le donne tra arte, surrealtà e leggerezza.

Il corpo femminile protagonista 
nella mostra di Maria Silvia Castrati. 

 "Surrealtà e leggerezza"

Dal 21 maggio al 2 giugno 
presso la galleria Michelangelo


Verrà inaugurata giovedì 21 maggio alle ore 19 presso la galleria Michelangelo di via Giovanni Giraud 6 a Roma, la mostra  "Surrealtà e leggerezza" che porta la firma dell'artista Maria Silvia Castrati.

Quaranta opere frutto di dieci anni di lavoro e di una lunga riflessione sull'essenza della condizione umana anche oltre ciò che è visibile agli occhi. 


La mostra che rimarrà aperta fino a martedì 2 giugno è un'occasione per conoscere da vicino il talento di questa straordinaria artista abilissima con acquerelli e acrilici ma parsimoniosa nell'uso del colore. 

Un'elegante alternanza di contrasti, fra nero e bianco, interrotta solo da un uso del rosso, affascinante ed emozionate, e dal blu spesso rappresentativo di ciò che è metafisico e spirituale. 

In molte opere di Maria Silvia Castrati protagonista è il corpo femminile: fisicità ed emozione in un tutto unico che stupisce e cattura l'attenzione di chi guarda.

"Silvia è un'artista molto brava  
- afferma Fabio Cozzi, gallerista - con una personalità forte e un suo linguaggio specifico: caratteristiche estremamente importanti soprattutto in quest'epoca dove le forme espressive tendono all'omologazione. Le sensazioni provocate dalle sue opere,  parlando di surrealismo, sono infinite e quindi diverse per ciascuno. E' un'artista gioiosa e nello stesso tempo malinconica. Sono sicuro che la mostra potrà piacere ad un pubblico giovane che vuole investire acquistando lavori di qualità al giusto prezzo ma anche collezionisti importanti, clienti della Galleria, invitati la sera dell'inaugurazione".


L'artista
Maria Silvia Castrati vive e lavora a Civitavecchia, dove è nata nel 1970. Si è laureata in Architettura all'Università di Roma La Sapienza. 

Espone acquerelli e acrilici in mostre personali e collettive; propone i suoi lavori attraverso installazioni che allestisce personalmente con l'ausilio di video, luci e basi musicali.


Informazioni sulla mostra
 

artista: MARIA SILVIA CASTRATI
 

titolo: SURREALTA' E LEGGEREZZA
 

luogo: Galleria Michelangelo, Via G. Giraud, 6 Roma
 

date: dal 21 maggio 2015 al 2 giugno 2015
 

orari: 15;30 19;30 tutti i giorni, domenica chiuso
ingresso libero

Rocks and Shots | Henry Ruggeri 23 maggio - Inaugurazione AND Gallery

Rocks and shots - Opening 23 Maggio - Scatti di Henry Ruggeri - AND Gallery

Rock and Shots
Frammenti ed immagini di vita on the road
scatti di Henry Ruggeri
OPENING - sabato 23 Maggio ore 18,30

Una mostra itinerante, un viaggio tra lo straordinario mondo della musica e delle band che hanno dato un contributo inestimabile agli ultimi decenni del rock e delle sue sfumature. Attraverso una selezione di oltre 20 scatti, ma anche di memorabilia (poster, autografi, locandine...) i visitatori rivivranno live e backstage di personaggi che sono ancora oggi leggenda. 

Rolling Stones, Lou Redd, Pearl Jam, Bruce Springsteen ma anche Skunk Anansie, Green Day, Metallica, Slash e molti altri musicisti, autori di brani celeberrimi e di live storici, animeranno le pareti della galleria e porteranno in città un'occasione unica per gli amanti della sfera musicale.

Sabato 23 maggio dalle ore 18.30 sarà presente anche Henry Ruggeri che ci racconterà curiosità ed aneddoti sui grandi della musica e sarà a disposizione per interviste.

La mostra fotografica sarà fruibile al pubblico fino al 20 giugno presso la AND Gallery di Via Lorenzo Il Magnifico, 97 - Roma.




Rocks and shots | Henry Ruggeri
OPENING sabato 23 Maggio
Orario estivo:
Lun-Sab
16:00 - 20:00

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