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lunedì 15 novembre 2010

CARLO FAYER 1940-2010 I luoghi dello sguardo e della mente | Cremona – Centro Culturale di San Vitale, Crema – Fondazione San Domenico


Carlo Fayer 1940-2010

I luoghi dello sguardo e della mente

a cura di Paolo Campiglio e Chiara Gatti

biografia di Claudio Toscani

progetto di allestimento di Gianni Macalli

10 - 26 dicembre 2010

Inaugurazioni:

venerdì 10 dicembre 2010 ore 18.00, Cremona – Centro Culturale di San Vitale

sabato 11 dicembre 2010 ore 18.00, Crema – Fondazione San Domenico

La mostra antologica "Carlo Fayer 1940-2010. I luoghi dello sguardo e della mente", presentata in concomitanza presso gli spazi del Centro San Vitale a Cremona e della Fondazione San Domenico a Crema, rappresenta la prima grande retrospettiva dedicata all'artista, attivo a livello nazionale ed internazionale già negli anni cruciali del dopoguerra. L'esposizione, patrocinata dalla Regione Lombardia, Provincia di Cremona e Comune di Crema, ripercorre attraverso 70 opere, fra dipinti, sculture e ceramiche, la sua intensa attività, articolandosi in diverse sezioni tematiche che riassumono accuratamente le tappe creative di una eclettica produzione.

La poetica pittorica di Carlo Fayer (Ripalta Cremasca, 1924), caratterizzata da una costante attenzione all'uomo e al paesaggio, da un iniziale naturalismo – volutamente disincantato e gravido delle reminiscenze intimiste ed espressioniste del movimento di Corrente – evolve presto verso una contemplazione cromatica e materica che trova nella luce la sua più alta espressione. Ma proprio da questo perenne contatto con la natura e dai suoi numerosi viaggi all'estero deriva la successiva e drastica riduzione luministica.

Toni scuri, terrigni che, uniti ad una maggiore attenzione figurativa, lo portano a soluzioni in linea con i modi del realismo esistenziale milanese, Ferroni in testa, dove la figura umana appare ridotta a puro elemento filiforme e cromatico. Nascono in questi anni i cicli dedicati agli "argini" del Po: vedute tendenzialmente monocrome, in cui prevalgono riverberi atmosferici e intonazioni argentee, definite puntualmente da Giorgio Mascherpa «grigio/argento/perla/ocra», a tratti sabbiose, volte a sintetizzare cielo, terra e acqua in un'unica esperienza estetica.

Parallelamente, alla fine degli anni Sessanta, Fayer si accosta alla terracotta e alla ceramica d'artista, dove la sua riflessione – dominata dagli stessi timbri naturali, dati dai valori della materia stessa, della creta, della terraglia – traduce le visioni padane in atmosfere più intime, dove i motivi ricorrenti dei "muri", delle stanze, degli "armadietti della memoria", citazione personalissima della coeva produzione di Melotti, si alternano a ricerche più astratte e informali, in cui il gesto libero di agire sulla materia lavorata a pollice, con istinto e rapidità, tradisce un insegnamento iniziale di Marino nelle forme scheggiate dal sapore arcaico tipiche del ciclo dei "frammenti", ripreso più tardi nei muri popolati di figure prigioniere e, allo stesso tempo, nascenti.

La mostra sarà anche occasione per far luce su una fase inedita e un po' trascurata dalla critica della ricerca del maestro che, nei primi anni Settanta si allontana progressivamente dalla realtà sconfinando in una vera e propria fase di sperimentazione inevitabilmente vicina a certe ricerche cinetiche e concettuali di quegli anni e legata alle vicende del gruppo di artisti del Cenobio di Milano.

Negli anni Ottanta matura anche pittoricamente la sua poetica del "muro": il muro non inteso come mera superficie architettonica, bensì come manufatto dell'uomo, la cui "texture" – sbrecciata o smontata – diviene una surreale ossessione dove è solo lo sguardo il vero soggetto delle sue meditazioni. Muri e finestre, coagulandosi con la figura umana, ormai parte integrante della stessa materia, diventano i motivi dominanti di questo periodo.

Nell'ultimo decennio del secolo si avvicina invece all'arte della "filatelia", da cui prende vita un particolare ciclo pittorico incentrato sul linguaggio postale e sull'immagine del francobollo. Un viaggio "à rebours" nella propria storia, ma anche nella storia dei segni, degli alfabeti e delle più comuni e popolari immagini della comunicazione che hanno illustrato il Novecento.

Ancora, nell'ambito della ricerca plastica, la mostra non tarderà a documentare una fase di produzione recente, legata soprattutto all'attività svolta presso le storiche ceramiche Ibis di Cunardo, crocevia di maestri, da Fontana a Burri, da Baj a Milani, dove Fayer ha realizzato una serie significativa di grandi steli, citazione classica dell'iconografia del totem cara alla scultura moderna.

Da non dimenticare infine la ricchissima produzione dell'artista nella sfera dell'arte sacra, cui s'è dedicato sin dagli esordi della sua carriera, come documentano le numerose partecipazioni ai migliori premi nazionali d'arte sacra, oltre a commissioni di arte pubblica e monumentali, fra vetrate, cicli d'affreschi e cicli di bassorilievi come quello per l'abside (con le storie evangeliche) della Collegiata di Offanengo o la Via Crucis ideata per il convento delle Suore Canossiane di Crema.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Silvana Editoriale. Il volume, a cura di Paolo Campiglio e Chiara Gatti, è concepito come pubblicazione monografica con un'ampia ricostruzione biografica a cura di Claudio Toscani e apparati di Valentina Sanfelici.

Orari d'apertura:

lunedì – domenica 10.00-12.00 / 16.00-19.00

Per Informazioni:

Tel. 037385418

www.teatrosandomenico.it

domenica 14 novembre 2010

Spazio Misael presenta la collettiva d'Arte Contemporanea "Sentiero Segreto"

Spazio Misael - Vicenza

è lieto di presentare

"Sentiero Segreto"

Mostra a cura di Angelo Cruciani

Artisti:

Marco Rea, Dorian Rex, Manuel Scrima, Katzo,

Antonia Trevisan, Andrea Martinucci

Videoperformance by Santasangre

Designer:

Pasquale Marino, Chez Clò, Ricrea, Andile Dyalvane, Dyane Harper Light Designer:

Heath Nash, I Felt Like it

dal 10 dicembre 2010 al 2 febbraio 2011

"SENTIERO SEGRETO" è la proposta che lo Spazio Misael presenta nel periodo PreNatalizio, in chiusura di un 2010 di grandi soddisfazioni per la Nuova Realtà Culturale Vicentina: una mostra d'arte contemporanea che raccoglie una rosa di sensibilità delicate, una crew di artisti che si vuole definire "figli del cristallo e della porcellana", perché preziosi e fragili.

Marco Rea, Dorian Rex, Manuel Scrima, Katzo, Antonia Trevisan e Andrea Martinucci sono gli artisti che si raccontano attraverso un percorso espositivo che disegna un sentiero invisibile a cui lo spettatore può accedere per partecipare a un gioco fatto di domande che non hanno risposta: le opere nel loro succedersi le une alle altre indicano quelle mete che spesso la ragione rifiuta.

Gli artisti svelano il percorso segreto verso la propria coscienza: è la sensibilità a segnalare il sentiero che porta alla consapevolezza di se stessi.

Il Sentiero Segreto è ciò che lo spettatore è invitato a scoprire, non per tutti ha la stessa meta, ma la strada da percorrere è la stessa e gli artisti ci chiedono di sondare le profondità del nostro corpo e trovarla.

Tra le Solitudini divine di Dorian Rex e le misteriose creature Pseudoumane di Marco Rea, passando attraverso le vibrazioni dei Santasangre fino alle soavi inquadrature di Manuel Scrima, il viaggio si perde nei meandri di Andrea Martinucci per poi risvegliarsi nelle cosmiche terre di Antonia Trevisan.

Tra le ombre e le sfumature, in quel luogo dove si perdono i limiti e si compenetrano le dimensioni, si apre un sentiero emozionale che ci rapisce dalla realtà; nell'immaginifico che si nasconde tra i pensieri quotidiani, la nostra essenza ci guida verso le vere sorgenti della vita.

I Designer scelti ad accompagnare l'esposizione: Pasquale Marino, talentuoso creativo che sperimenta attraverso il vestire un animo senza confini e Chez Clò, divina presenza che attraverso il magico mondo dei minerali trasforma l'energia dei cristalli in Poesia.

Le Installazioni di Luce dei Designer Heath Nash e I Felt Like it arrivano in esclusiva direttamente dall'ultimo Salone del Mobile di Milano.

In anteprima a Vicenza anche le ceramiche dei due raffinati artigiani SudAfricani Andile Daylvane e Diane Harper che da anni evolvono l'antica arte che lega la terra al sole.

Il Progetto Misael è un laboratorio sperimentale che vede giovani creativi mettere la loro maestria al servizio di quegli spettatori affamati di bellezza e costantemente alla ricerca di emozioni lontane dalle sovrastrutture della società contemporanea.

Vicenza, Shangai e Cape Town sono le tre sedi del progetto Misael, sedi dalle quali viene importata ed esportata la creatività giovanile con l'obiettivo di creare un fervido movimento che si nutra di interscambi culturali.

" Sentiero Segreto "

Mostra a cura di Angelo Cruciani

Spazio Misael – Vicenza

dal 10 dicembre 2010 al 2 febbraio 2011

Vernissage: venerdì, 10 dicembre 2010 dalle ore 18:00 alle ore 22:00

Ingresso libero

Indirizzo: Galleria Porti, Corso Palladio – 36100 – Vicenza

Orario: mar – sab 10-13 16-19:30

Info: Monica (Resp. Misael Vicenza) tel: 0444294950 - ph: 345 4302297

Sito web: www.misael.eu

Mail: MisaelProject@gmail.com

Ufficio Stampa: Flavia Lanza – flavialanza6@gmail.com ; 340_9245760


MOSTRA PERSONALE DI CHRISTIAN ZANOTTO "GOD O'CLOCK - HORLOGERIE EXQUISE - GOD IS WEARING A ROLEX"

God O'Clock
HORLOGERIE EXQUISE
God Is Wearing A Rolex

Mostra personale di CHRISTIAN ZANOTTO

Fotografia su cristallo, arte digitale, video

A cura di Alberto Mattia Martini

FAMIGLIA MARGINI

Galleria d'Arte Contemporanea - Milano

dal 25 Novembre 2010 al 20 gennaio 2011

con il Patrocinio della Provincia di Milano

I lavori presentati da Christian Zanotto in galleria Famiglia Margini sono inediti, frutto di anni di ricerca ininterrotta e segreta, condotta per portare avanti un'indagine sulle possibilità creative situate tra la fisicità e l'immaterialità, per aprire nuove soglie alchemiche che siano lo specchio nero del contemporaneo: varchi da attraversare ,come Alice, per intraprendere un viaggio inusuale attraverso un universo normalmente velato, ma onnipresente ed eterno. Stimolando la dimensione intima della nostra psiche col fine di portarci innanzi il senso dell'ambiguità', l'artista ci invita a cercare una nuova chiave con cui guardare agli interrogativi più profondi sulla natura della nostra esistenza, senza più perderci negli alienanti automatismi scanditi dalla rotazione dell'orologio a croce uncinata.

Il titolo della mostra ,"GOD O' CLOCK - Horlogerie Exquise - God Is Wearing A Rolex", propone, attraverso giochi di parole l'idea di un Dio che sta bleffando sulla fine dei tempi.

Il Rolex, sinonimo di orologio di suprema qualità, l'"orologio d'oro" per eccellenza, indossato al polso di Dio diviene simbolo del prestigio di chi del tempo e' padrone, perché ne decide l'esistenza ed il termine.

Un'intelligenza sadicamente costruita usando come materia prima le paure e le speranze dell'uomo, detiene un marchingegno squisito creato per mostrare l'inafferrabile, congeniato per il controllo totale della mente dell'organo sociale. Tale entità ci si mostra oggi indicandoci nuove strade di un itinerario aperto ad una cangiante mutabilità: un viaggio per spostare altrove la linea d'orizzonte, momento dopo momento, percorrendo vie marginali e gettando nuovi ponti tra estremi apparentemente incolmabili.

L'arte di Christian Zanotto e' continuamente tesa a mettere in atto la congiunzione degli opposti. Un azzardo sul filo del rasoio. Nelle sue opere follia e razionalità si completano, così come l'amore per il giusto e per il falso, l'estetica e l'anestetico.

Inediti virtuosismi e ambiguità tecniche appaiono mediante il filtro mistificante dell'arte e spingono a chiedersi quale sia la vera origine delle cose. In mancanza di una risposta certa, l'uomo continua a perdersi e ritrovarsi nello specchio di un meccanismo di ingranaggi spirituali, ove il terrore si miscela al piacere, nel sublimare insieme Eros e Psiche.

Una bellezza dal fascino estremo, al di la' dello specchio vive nelle grandi pale in cristallo dell'esposizione "HORLOGERIE EXQUISE".

Le figure, collocate in una dimensione immateriale e luminosa, attingono all'immaginario del sacro, del religioso, del mitologico: personaggi possenti ed alati, ieratiche "sacerdotesse", entità dal corpo perfetto, femminee e mascoline al tempo stesso, ci si presentano, quadro dopo quadro, nella loro nudità o adornate da un elaborato abbigliamento ricco di preziosi dettagli.

Accanto alla loro, ecco poi la presenza di complesse macchine metalliche e dorate, sorta di troni, mezzi di locomozione o combattimento, impressionanti costruzioni dall'oscura funzione dotate di svariati ingranaggi.

I video ci donano delle ali di cera per volare in un percorso d'introspezione verso la conoscenza della natura dell'universo, ogni certezza si scioglie fra imput consci ed inconsci, nel trip di un turbinio di luci, suoni, parole e colori.

L'"Olimpo" di Christian Zanotto è generato da costruzioni di luce nel mondo virtuale, interlacciato fra vari software, come in una realtà parallela che ci è riportata per mezzo della tecnica inedita del trasferimento di immagini digitali su cristallo, attraverso un processo di esposizione fotografico.

La matrice dell'intelligenza artificiale con cui l'artista elabora, convive con un rigoroso spirito progettuale e un rispetto sacrale per la casualità sincronica.

La figuratività, sempre impostata su un grande controllo compositivo, e' infatti intrisa della memoria dotta dei modi della tradizione pittorica, a partire dalle immagini fabbricate nelle botteghe dagli artisti nel rinascimento, ai rimandi ed echi del gotico, del manierismo, del barocco. Le opere paiono così, nella nostra memoria, causare un senso nuovo di continuità spazio-temporale. La preziosità degli intrecci e delle trame complesse dei vari decori rimanda alla percezione del senso di interrelazione continua, vicino allo stile fiammingo dal coraggio visionario e la cura maniacale per il particolare iper-definito.

Il grande cristallo e' un congelato specchio nero del contemporaneo: le autoritarie figure, intoccabili nella loro sfera di ricchezza e potere, governano implacabili e squisiti meccanismi ad orologeria, che ci rendono carni psicologicamente vincolate ai superiori dogmi di automatismi inconsci. L'alternativa e' quella di divenire entità e vivere la consapevolezza che ci fa essere; la chance è quella di intraprendere un cammino filosofico e spirituale, alla ricerca di risposte non più aliene, ma uniche e personali.

Famiglia Margini con il Patrocinio della Provincia di Milano

God O'Clock

HORLOGERIE EXQUISE God Is Wearing A Rolex

Mostra personale di Christian Zanotto

A cura di Alberto Mattia Martini

FAMIGLIA MARGINI - Ass. culturale e Galleria d'Arte Contemporanea

Milano – dal 25 Novembre 2010 al 20 Gennaio 2011

Inaugurazione: giovedì 25 Novembre 2010 ore 18,30 Cocktail

Indirizzo: Via Simone d'Orsenigo n°6, 20135 Milano.

Orario: dal lunedì al venerdì 14,00 alle 20,00 (e su appuntamento)

Info: tel. 02_55199449 – 328_7141308


Sito web: www.famigliamargini.com ; www.christianzanotto.com;
Organizzazione: Famiglia Margini - galleriafamigliamargini@gmail.com Catalogo in mostra.


In collaborazione con:

RED STAMP ART GALLERY
Rusland 22 1012 CL Amsterdam


www.redstampartgallery.com

Ufficio Stampa: Flavia Lanza – flavialanza6@gmail.com


venerdì 12 novembre 2010

Roma, Mostra " LA MEMORIA DEL METALLO"

MOSTRA

LA MEMORIA DEL METALLO
150 anni dall’unità d’Italia

L’Arte racconta la Storia

Università e Nobil Collegio degli Orefici Gioiellieri Argentieri dell’Alma Città di Roma

Chiesa di S. Eligio degli Orefici

via di Sant’Eligio, 7 – Roma

14 novembre – 27 novembre 2010

Inaugurazione

sabato 13 novembre ore 18,00

Durante l’apertura della mostra si terranno, nella Chiesa di S. Eligio degli Orefici, le conferenze:

Giovedì 18 novembre, ore 18.00
I disegni degli Hamerani nell’Archivio del Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana

Giovedì 25 novembre, ore 18.00
Schegge di storia impresse nel metallo: 150 anni dell’unità di Italia:

Rapporti con la stampa

M. Fernanda Bruno

in collaborazione con Marta Pepe

Bollettino di Numismatica - MiBAC

tel. 06.6723.2120/2175

fax 06.6723.2908

cell. 339.4532551

email: mariafernanda.bruno@beniculturali.it,

marta.pepe@beniculturali.it

lunedì 8 novembre 2010

QUIPUS


QUIPUS
13 > 20 NOVEMBRE 2010
Palazzo San Bernardino
Via Plebiscito, Rossano (CS)
OPENING: 13 novembre, 6.00 pm

ARTISTI IN MOSTRA
Silvia Beccaria - Gloria Campriani - Filli Cusenza - Maria Barbara De Marco - Caterina Morelli - Nadia Magnabosco - Marco Querin - Valeria Scuteri - Maria Luisa Sponga - Rosa Spina - Natale Serraino


Che cos’è un nodo? Generalmente il termine “nodo” richiama metaforicamente le complicazioni insolubili, le tensioni accumulate, gli arresti nel fluire degli eventi e delle esistenze oppure le strozzature del linguaggio.
Eppure, il nodo è un linguaggio, un muto linguaggio che esige di essere spiegato prima di poter spiegare.
Basandosi sul concetto di nodo sono stati riuniti undici artisti, provenienti da diverse località italiane, in una mostra collettiva, intitolata Quipus (nodi), ospitata nella Sala Grigia di Palazzo San Bernardino a Rossano. Il progetto espositivo, curato da Settimio Ferrari e Francesca Londino, per conto della Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari – Sezione di Rossano, è promosso dalla Regione Calabria - Coordinamento Progetto Donna, con il patrocinio dell’Assessorato al Turismo di Rossano.
Gli artisti invitati, accomunati dalla scelta di utilizzare materiali tessili per la rappresentazione del proprio personale alfabeto visivo, partono da una visione transartigianale per proporre inediti livelli di interpretazione e di utilizzo della fibra, della corda o del tessuto. La congruenza delle loro proposizioni in transito, che fondono con disinvoltura tradizione e innovazione, ci pone al centro di un’avventura visiva in cui il reale/irreale è inconfutabile epicentro. Delle opere in mostra si può dire solo quello che non sono: non pittura, non scultura, non oggetto, ma contemporaneamente tutte queste possibilità di essere insieme. Il lavoro di questi artisti, infatti, non è mai finalizzato a provocare le cose, ma a lasciarle fluire nell’infinita esiguità del loro esistere, nella libertà del loro destino. Un modo per consolidare il concetto di un’opera aperta ad un costante processo di esperienza e d’interpretazione. Le opere scandiscono così uno spazio potenzialmente infinito, ma sempre ricondotto dall’artista all’unicità di un’esperienza vissuta. Oggetti, frammenti di realtà, l’esperienza di vivere il presente vengono fagocitati dalla materia primaria che costituisce le opere: dalle forme che si fondono con fibre tessili di diversa natura (naturali, artificiali, sintetiche o inorganiche), dalla nascita di una cosa dentro un’altra cosa, dallo spessore di un filo che si intreccia ad un altro filo. Siamo così davanti ad un percorso in progress che sposta ogni punto di riferimento: siamo davanti ad un linguaggio estetico e metamorfico che si traduce in possibilità inaspettate che sfiorano la vertigine di una dimensione altra. Un trapasso dolce e sconvolgente dall’epifania alla diafanità in cui le forme sembrano provenire da un luogo irreale, unendo inventiva e tecnica esecutiva, materia e disegno, linguaggio e narrazione, emozione e logica: confondendo in un certo senso la gestualità del tessere con la creazione stessa del mondo.
D’altronde molte delle più antiche civiltà consideravano la tessitura, intesa nella sua valenza simbolica di ordito e trama degli eventi, come un atto sacrale e magico. Come dimenticare Clotho, Lachesis e Atropo, “madri della Vita/Morte/Vita”, abili filatrici nell’arte di intrecciare nodi tra gli accadimenti.

La mostra rimarrà aperta fino al 20 Novembre 2010.

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