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mercoledì 8 aprile 2009

Materia, segno, sogni... dialogo di due artisti… [moioli / schoumaker]


Milano, 08/04/09. Inaugura mercoledì 13 maggio 2009 alle 18.30 allo Spazio Lattuada, la mostra di Ambro Moioli e Raoul Schoumaker: "Materia, segno, sogni… dialogo di due artisti…" che vedrà esposte nello spazio milanese dodici chine su carta di varie dimensioni di Schoumaker e altrettante sculture di medie e grandi dimensioni di Moioli.
Il felice incontro tra i due artisti, dalle origini e i percorsi artistici così diversi, ha portato all’allestimento di questa mostra, dove uno ha realizzato con materiali diversi le opere dell’altro e viceversa in un interscambio di visioni che si materializzano nella raffinata tecnica a china di Schoumaker e nelle realizzazioni scultoree di Moioli.

Raoul Schoumaker (Ebly - Belgio, 1947) fin dall’inizio del suo percorso artistico ha rivelato la sua passione per le linee pure e semplici. A partire dagli anni Settanta la tecnica di Schoumaker si è via via affinata, fino a portare l’artista a ideare e realizzare figure e disegni utilizzando piccolissimi cerchi eseguiti a china.
Alberi, occhi e corpi di donna sono i soggetti ricorrenti nelle opere di Schoumaker, che spesso si mescolano insieme perché considerati il riflesso della vita, della terra e della continuità.
Ambro Moioli (Lissone, 1952), da molti definito lo “scultore del vuoto” ha raggiunto questa dimensione dopo anni di studio attraverso espressioni dapprima classiche fino a conseguire la sua originalità espressiva grazie a un nuovo linguaggio del tutto personale.
Anche i materiali, dai classici quali gesso, bronzo, cera e ferro hanno subìto una vera trasformazione attraverso la sperimentazione di nuove tecniche di impasto e fusione.
Da queste continue sperimentazioni sono nate le figure bi-tridimensionali dallo straordinario dinamismo non solo virtuale, ma anche visivo, che si muovono animandosi in un gioco quasi fantastico.

In mostra, le opere dell’uno saranno esposte accanto alle medesime dell’altro, in un raffinato gioco di visioni, suggestioni e interpretazioni.

Così i due artisti parlano del loro incontro:

Ambro Moioli e Raoul Schoumaker si sono incontrati un anno fa a una cena tra amici.
Hanno rapidamente capito che c'era qualcosa in comune tra loro, un certo modo di vedere le cose, osservare il mondo, ma soprattutto una valutazione del vuoto, poiché questo fa parte integrante delle loro rispettive opere.

Quest'attrazione del vuoto si ritrova raramente in uno scultore, abituato a sviluppare la materia, la massa… ma anche poco comune presso un artista d'inchiostro; questi, in generale, gradisce il riempimento denso e il pieno, il vuoto «lo disturba»…

Naturalmente e praticamente senza consultarsi, questi due artisti hanno deciso di ispirarsi uno all'altro, non scegliendo una tematica simile, ma riproducendo, così esattamente, per quanto possibile, l'opera dell'uno con la tecnica dell'altro.

La tridimensionalità dello scultore è trasformata nella bidimensionalità dell'inchiostro e della carta, mentre il disegno si trova a essere espanso nello spazio come volume.

Questo linguaggio nuovo dà una nuova vita, una nuova interpretazione a ciascuna di queste opere che scaturiscono dalla reciproca ispirazione: la scala viene totalmente trasformata, da piccolo a grande o viceversa, la prospettiva che ora coglie l'opera da angolazioni diverse, i colori subiscono profondi mutamenti nelle rispettive realizzazioni, creando nuove forme attraverso la materia e il segno, a testimonianza di questa rara affinità elettiva

…ed è come se, per una sorta di magica alchimia, in continuo dialogo, le creature dell’uno entrino nel quadro e quelle dell’altro prendano vita, uscendone.
Da seguire dunque…

In contemporanea con la mostra, venerdì 15 maggio alle 18.30 lo scrittore Angelo Gaccione, direttore della rivista Odissea e Alessandra Paganardi, poetessa e critico letterario, incontrano la poetessa Roveretana Anna Maria Cielo, autrice tra gli altri di: L'Istinto del Fuoco, Florentes Iunci, Via degli Incontri.

Inaugurazione mostra: mercoledì 13 maggio 2009 dalle 18:30 alle 21:00 allo Spazio Lattuada, via Lattuada, 2 (angolo viale Monte Nero), 20135 - Milano. Orari: da lunedì a sabato dalle 10:00 alle 19:00, domenica dalle 10:00 alle 13:00. Ingresso libero. La mostra è aperta fino al 21 maggio 2009.

Ufficio Stampa: Silvia Trovato - Milano. 348/0006859 - info@silviatrovato.com.

artisti toscani contemporanei

Un'altra magnifica mostra d'arte si apre ai Gigli. Nella galleria d'arte al primo piano della corte Magnani del centro commerciale,Walter Valleri,curatore degli eventi,inaugura un'altra bellissima mostra che riunisce sei pittori provenienti da alcune province toscane.
I diversi stili e le interpretazioni fantasiose rendono la visitazione di questa esposizione estremamente gradevole e interessante . Equamente divisi tra uomini e donne portano avanti tematiche artistiche varie e variegate , dall'informale al surrealismo,dal vedutismo all'immaginario onirico del fantasy.
Sono presenti opere di Mauro Mari in arte Maris ,Jacopo castellani,Giovanni Boldrini,Curti Tiziana, Gioia Guarducci e Monica Bedini . Inoltre si possono ammirare le opere dei ragazzi del gruppo GI.LO.DA.DA del progetto studio sulla disabilità e infine arricchiscono la visita alcune realizzazioni in ceramica e dei gustosi plastici sui mestieri contadini. Adesso due parole sugli artisti : Gioia Guarducci ,paesaggista raffinata,propone vedute di paesaggi toscani dai colori delicati appena filtrati dal ricordo,perfettamente in linea con la corrente del vedutismo toscano,. Tiziana Curti,invece propone la sua visione metafisica degli oggetti semplici, con colori vivacissimi dai paesaggi surreali interpreta rinnovandola la lezione dei grandi maestri novecentisti. Monica Bedini abile disegnatrice ,con le sue tele ci fa entrare nel mondo fantastico del sogno e della fiaba. Paesaggi onirici dove sostare in attesa del compiersi della “Storia infinita”. Tra gli espositori uomini Mauro Mari con le sue proposte astratte sulla corrente del l'Action -Paintig, dove il gesto diviene tramite del colore . Grande amico di Mario Schifano offre al pubblico la visione di opere concettuali emozionanti dai variegati colori e dalla tensione emotiva sostenuta .
Giovanni Boldrini nella sala laterale espone le sue grandi tele dai supporti di materiali diversi ,esponente della post-pop-art ,cultore del riciclo e di oggetti di uso comune elevati a una nuova dimensione artistica . Tele vivacissime dalle dimensioni e dalle forme non convenzionali.
Jacopo Castellani con i suoi pannelli di resine ghiacciate dover la luce diviene lei stessa materia ed emozione ad ogni diverso sguardo. Chiudono ed aprono la rassegna le tele realizzate dal gruppo GI.LO.DA.DA progetto per la disabilità sull'interpretazione della fiaba sotto la guida di Giovanni Boldrini
La mostra è aperta tutti i giorni dalle ore 9 alle 22

martedì 7 aprile 2009

PITTURA DEGLI DEI, la più antica arte moderna


Nel 1989, a Parigi, il critico Martin Hubert organizzò la famosa mostra Les Magiciens de la Terre, attraverso la quale, per la prima volta, l’Occidente rimase affascinato dalle opere di artisti “arcaici”, fra cui gli aborigeni australiani. Nello stesso anno veniva pubblicato in Italia da Adelphi, La Via Dei Canti, suggestivo resoconto del viaggio intrapreso attraverso quel lontano continente, dallo scrittore inglese Bruce Chatwin, che da Darwin, sull’Oceano Indiano, giunse sino ad Adelaide, attraversando la Terra di Arnhem con le sue pitture rupestri a “raggi X” - perché mostrano le interiora degli animali riprodotti figurativamente –, ed il rosso deserto Simpson.
Vent’anni dopo, al MACA, l’arte aborigena australiana approda nuovamente sul Vecchio Continente, carica di suggestioni ancestrali, attraverso una quarantina di opere sia su tela che su legno. Si tratta di dipinti, utensili e strumenti musicali – quale il didjeridoo –, risalenti agli anni Ottanta, accomunati da un’intensa vivacità cromatica, intrisa dei colori del deserto e del bush australiano, ed un’astrattezza di forme quasi caleidoscopica; astrattezza in realtà solo apparente, dato che esprime un complesso simbolismo in cui alle diverse forme geometriche sono assegnati significati ben precisi. I concetti che possono essere espressi in questo linguaggio sono quelli fondamentali della cultura e della mitologia aborigena. I simboli utilizzati per rappresentare questi concetti possono considerarsi rappresentazioni estremamente stilizzate della forma dell'oggetto, o dell’animale in questione, o di un’orma dello stesso, tipicamente vista dall'alto.
Le opere in mostra – che hanno ricevuto il patrocinio dell’Ambasciata di Australia – fanno parte della preziosa collezione di Claudio Polles: artista italiano che da quasi cinquanta anni vive in Australia a stretto contatto con le popolazioni native di quella terra. Fu ai confini del deserto narrato da Chatwin, che è il cuore del continente australiano, che Polles conobbe questi gruppi di aborigeni che vivevano abbandonati dai “bianchi” con i quali intrattenevano sporadici contatti all’interno dei drugstore – bazar in cui potevano trovare cibo, scambiare i loro prodotti e vendere la loro arte, che allora era una primaria fonte di sopravvivenza. Polles, al fine di documentare l’originalità di queste pitture, e di questi oggetti “primitivi”, fotografa gli aborigeni stessi che ne sono gli Autori, avviando così una preziosa documentazione fotografica – anch’essa esposta al MACA e riprodotta in catalogo –, che può essere letta come un vero e proprio reportage sullo stato degli aborigeni australiani degli anni Ottanta.
Non bisogna inoltre dimenticare che l’Australia è una terra di emigranti e molte sono le famiglie italiane che vi si sono trasferite. Questa mostra diventa quindi un’ennesima importante opportunità d’incontro fra due terre lontane, che già in passato hanno imparato a conoscersi, e fra due culture che hanno condiviso la forza lavoro, ma anche le risorse umane e culturali. Fusione di antipodi esemplificata dall’artista e collezionista Claudio Polles – ed in particolare da alcuni dipinti da lui realizzati e presenti in mostra –, che di questo incontro ne ha fatto il perno del suo operare, e grazie a questa mostra al MACA, rende partecipe il pubblico dell’incanto dell’arte aborigena australiana, antica quanto l’uomo stesso, eppure di recente scoperta, giovane come è giovane il Continente Australiano.

Mostra: PITTURA DEGLI DEI, la più antica arte moderna
Curatore: Boris Brollo
Luogo: MACA-Museo Civico d’Arte Contemporanea Silvio Vigliaturo,
Acri
Palazzo Sanseverino- Piazza Falcone, 1 - 87041 Acri (Cs)
Vernissage: 19 aprile ore 18

Periodo: 19 aprile – 14 giugno 2009
Orario Mostra: 9/13 - 16,30/20,30 chiuso il lunedì

info: Ufficio stampa MACA
tel. 0119422568
maca@museovigliaturo.it

www.museovigliaturo.it


domenica 5 aprile 2009

Francesco Bellon "Sulla Tavola"

Francesco Bellon
Sulla Tavola
Milano, La Cantina di Manuela, via Poerio 3 (Zona Indipendenza)
22 aprile – 22 maggio 2009
Un progetto di arte e design in occasione dell’apertura del Salone del Mobile 2009
Vernice e conferenza stampa
22 aprile 2009 ore 18:30

Le relazioni interpersonali, il cibo, l’atmosfera. Francesco Bellon propone un progetto concettuale dal titolo Sulla Tavola, funzionale ad uno spazio conviviale (La Cantina di Manuela) dando un’interpretazione della “tavola” come luogo mentale e relazionale che esprime con diversi linguaggi: codici visivi (diagrammatici e pittorici) e rielaborazioni di oggetti attraverso sperimentazioni materiche come la carta velina resinata. L’artista fa propri gli strumenti del design, della grafica e della pittura istintiva in un percorso che promette di regalare un’esperienza multimediale affascinante ed ironica portandoci a scoprire e a riscoprire il senso ed i meccanismi socio-culturali legati al convivio. Il progetto viene esposto per la prima volta a Milano in occasione dell’apertura del Salone del mobile 2009 per proporre un’idea di arte e design che porti a riflettere sul bisogno non solo fisiologico che precede l’oggetto e il suo utilizzo che Bellon recupera andando a scavare nell’aspetto psicologico, sociale e culturale del ritrovarsi insieme intorno ad un tavolo. La mostra è a cura di Mariangela Maritato che scrive: “Ci troviamo di fronte ad un’operazione artistica d’avanguardia perché, se storicamente la “tavola” è entrata nell’arte come oggetto o situazione da rappresentare come nell’ Ultima cena di Leonardo (1494-97), ne Il banchetto nuziale di P.Bruegel (1568), ne Il Bimbo a tavola di Anker (1869), o ne La tavolata di Egon Schiele (1917), solo per fare qualche esempio, Bellon ne recupera ed illustra invece il concetto arcaico e l’aspetto emozionale in assenza del quale il rito sociale non potrebbe compiersi. Non c’è la volontà d’ispirarsi all’ iconografia classica e rinascimentale che lo scorso anno ha mosso il regista Peter Greenaway a dare vita al Cenacolo di Leonardo nel Refettorio di Santa Maria Delle Grazie, in occasione del Salone del mobile 2008 di Milano, con proiezioni di luce che sembravano scaturire dall’opera stessa. C’è piuttosto una riflessione sociale che si scosta però, per mezzi, tematiche e riferimenti, dalla performance ed ultimo lavoro VB65 di Vanessa Beecroft in cui ventuno uomini, immigrati africani, sono vestiti elegantemente all’occidentale (alcuni scalzi, alti a petto nudo sotto la giacca), in abiti da sera e mangiano con le mani ad un tavolo trasparente. In questo caso i mezzi artistici sono il corpo e la performance con forti richiami figurativi al Cenacolo Vinciano ed alla pittura caravaggesca, l’intento è la riflessione sociale (immigrazione e integrazione). In Bellon assistiamo invece al recupero dell’aspetto emozionale e relazionale della tavola come rito sociale e concetto che avviene con un chiaro intento critico che esplica in un linguaggio pittorico che da essenziale e grafico diventa emozionale e gestuale. Una riflessione nata da un forte spirito d’osservazione e da influenze anche cinematografiche”.
Informazioni:
La mostra è organizzata in collaborazione con La Cantina di Manuela. Nel cuore di Milano, in un ambiente sobrio e informale, un’enoteca con cucina con un menù della tradizione che cambia ogni mese e una ricca e un’accurata selezione di vini. Segnalata da diverse guide nazionali e internazionali, tra cui la Michelin e Il Gambero Rosso, con speciale menzione tra i ristoranti BIB Gourmand.

Orario: aperto dal lunedì al sabato orario continuato dalle 11:00 alla 1:30 giorno di chiusura domenica. Ingresso libero Mezzi pubblici: tram 9 e 29; bus 54 e 61
Ufficio stampa: M&B tel. 333.3073086 02 76318892
www.fbellon.com www.lacantinadimanuela.it

giovedì 2 aprile 2009

Invito Galleria Merliani 137

Galleria Merliani 137

via G.Merliani,137 Napoli

3/15 aprile
"Cromie Urbane"

inaugurazione 3 aprile ore 18,00
chiusura 15 aprile

Rappresentazione del tessuto urbano, architettonico e viario delle nostre zone urbane, cromie urbane determinate dalla vita cittadina senza aperture di natura incontaminata e quindi figlie di un sentire e di colori cittadini dove il rapporto è con le chiusure più che con le aperture.
Se ancora oggi esiste una pittura di veduta, che sappia interpretare i luoghi del quotidiano e la storia con i suoi monumenti di un passato ancora presente.
Sensazioni di una dimensione cittadina che ci impegna a ragionare con gli alti palazzi e le cromie da ricercare come sfogo verso l'infinito.

Artisti partecipanti: Ciro Balzano / Raffaele Miscione / Gabriella Russo / Annamaria Balzano / M.G.Maddaluno / Marcella Affinito / Lino Tortora / Francesco Saverio Biondi / Remo Romagnuolo / LURO / Sandra Vassetti / Antonio Nicola Ciervo / Paolo Napolitano / Gianpaolo Cono


Il curatore
Gianni Nappa

Vi aspetto alla serata d'inaugurazione

mercoledì 1 aprile 2009

COMUNICAZIONE MOBILE: 1° MUSEO IN ITALIA alla COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM:





COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM: PRIMO MUSEO IN ITALIA AD UTILIZZARE LA COMUNICAZIONE MOBILE

La Collezione Peggy Guggenheim inaugura un'innovativa forma di comunicazione grazie alla tecnologia Qrcode: una matrice fotografabile con il cellulare che apre al mondo dei contenuti legati al museo, alle immagini, alle promozioni, rendendo interattivo il dialogo con i visitatori.

Le informazioni sul museo veneziano disponibili dal cellulare all'indirizzo peggyg.mobi danno la possibilità ad ogni visitatore di conoscere in tempo reale le mostre, gli orari, le informazioni sui biglietti o come raggiungere la Collezione. Per lanciare la campagna di comunicazione è stato realizzato un banner di 4 x 2,7 metri presso la stazione ferroviaria Santa Lucia a Venezia, che non tarderà a incuriosire i viaggiatori invitandoli a collegarsi al sito fotografando la matrice Qrcode.

Il sito mobile è una piattaforma tecnologica unica nel suo genere, in grado di assolvere al meglio le esigenze di comunicazione attraverso canali multipli permettendo così alla Collezione Peggy Guggenheim di sviluppare una comunicazione interattiva e capillare con il proprio target.



Per ulteriori informazioni:

Ufficio stampa Collezione Peggy Guggenheim
e-mail press@guggenheim-venice.it
tel. 041 2405415/404

Ufficio stampa Progress Pubblicità
e-mail target@progressmedia.net
tel. 049 8070322



E. Ingenito FRAMES. Mostra personale: 10 aprile inaugurazione


Compagnia Unica – Openlab presenta:

FRAMES

Mostra personale di Enrico Ingenito

Inaugurazione: Venerdì 10 Aprile ore 18.00

Artista presente in galleria

Fino al 30 maggio a OPENLAB Art gallery

Primo piano - Compagnia Unica

Via S.Vincenzo 102/104 r - 16121 Genova

Mercoledì / Sabato ore 15.30 – 19.30

Perché "Frames" per un'esposizione di oli su tela? Perché siamo di fronte all'ennesima riprova che l'unico modo per gli artisti del nostro tempo di affrontare la pittura è tenere conto delle mutate possibilità di riproduzione visiva. Dall'epoca Impressionista la pittura anela anch'essa a catturare l'attimo perfetto (l'istantanea fotografica) oppure il movimento, la breve durata di un'azione in fieri come riesce a fare una sequenza video. Non può farlo, però, rivaleggiando in aderenza alla realtà con gli altri due mezzi: si tratta di una battaglia persa. Deve farlo allora conferendo all'immagine quella resa istintiva, quell'impatto emotivo che costituisce il suo valore aggiunto.

Così Enrico Ingenito segue la via di illustri precursori, come Degas e poi Bacon, di cui condivide soprattutto la fase di concezione iniziale dell'opera. Quadri d'impatto così immediato, eseguiti con una tecnica rapida ed intuitiva derivano in realtà da fotografie o dall'estrazione di fotogrammi digitali (appunto frames) realizzati dall'artista stesso quando si trova di fronte a qualcosa che lo colpisce. E' l'energia scaturita da queste visioni che viene poi trasferita su tela con delle pennellate energiche eppure fluide,determinando una pittura che giunge a distruggere se stessa, obliterando strato su strato i dettagli di quanto rappresentato: rimane l'essenza che, annebbiata nei contorni e filtrata dal sentire dell'artista, incredibilmente ricrea per l'osservatore la stessa sensazione da lui avvertita.

I personaggi rappresentati da Ingenito derivano da sequenze video: perciò il movimento appartiene loro intrinsecamente. Nei "Transiti" l'artista si appropria a suo modo del paesaggio cittadino. Egli partendo, appunto, da scatti fotografici giunge a memorie urbane in movimento (Piazza De Ferrari, Brignole, etc.): il moto è quello dell'osservatore che le ripercorre, anche solo con la mente, nei territori della memoria o della fantasia. Si tratta di immagini filtrate da qualcosa di più immateriale della lente che si frappone tra un obiettivo fotografico o una telecamera. Non si tratta nemmeno di una resa meccanica, è studiata la fase di partenza, ma resta un grosso margine di libertà e imprevedibilità nella fase di esecuzione pittorica: è proprio questo il fattore che contribuisce ad un risultato così vitale e coinvolgente. La pittura qui non è morta, nonostante l'aspetto spettrale sembra ancora avere qualcosa di unico da dire.

Enrico, tra l'altro, nell'uso espressionistico del colore accentua la resa estetica dei suoi quadri come è evidente nei corpi e nei volti di "Frames rosso" o "Viraggio in verde". Anche nei paesaggi parte da scatti notturni che gli consentono poi nel quadro di ricreare dei blu o viola intensi, di profondo impatto emotivo. Quindi pur avvicinandosi all'inquietudine interiore di Bacon si distacca in parte dal suo modello di carnale brutalità.

(Elisa Scuto)

Saremo lieti di averVi come nostri graditi graditi ospiti

Lo Staff di OPENLAB Art Gallery

Info:
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openlab@compagniaunica.com
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