CorrieredelWeb.it Arredo&Design Arte&Cultura Cinema&Teatro Eco-Sostenibilità Editoria Fiere&Sagre Formazione&Lavoro Fotografia


IltuoComunicatoStampa ICTechnology Marketing&Comunicazione MilanoNotizie Mostre Musica Normativa TuttoDonna Salute Turismo




Ultime news di Mostre ed Esposizioni

Cerca nel blog

mercoledì 2 settembre 2015

Mostra del Cinema di Venezia: venerdì 4 e lunedì 7 settembre proiezioni di Pantelleria Natura Ancestrale


presenta


"Pantelleria Natura Ancestrale – Pantelleria Primal Nature" 
(Studio formale per film documentario)
Regia Gianpaolo Rampini – coproduzione Gianpaolo Rampini - SOLOPANTELLERIA©

72. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, Lido di Venezia:

venerdì 4 settembre, ore 9:30 - Sala Pasinetti (Palazzo del Cinema):
Proiezione del documentario
lunedì 7 settembre, ore 19:00 - Terrazza Biennale (Palazzo del Cinema):
Proiezione del documentario, oltre a due short doc, con cocktail a base di vini e passiti d'eccellenza
(Cantina Basile, in rappresentanza  dell'agricoltura eroica isolana)


"Pantelleria Natura Ancestrale" – Studio formale per film documentario - 22' - 
(ITA, 2015)
Dalla simbiosi tra uomo e natura nasce un'opera d'arte realizzata nel corso dei millenni: questa è Pantelleria.
L'origine vulcanica di quest'isola al centro del canale di Sicilia e la sua esposizione agli elementi naturali (vento, sole e mare) hanno imposto forme di antropizzazione uniche al mondo.
Dalla sua natura ancestrale possono nascere visioni e soluzioni innovative per il futuro.

Gianpaolo Rampini – regia e coproduzione
Videographer indipendente, operatore televisivo, regista video live per la compagnia norvegese di danza contemporanea WEE, Giampaolo Rampini si occupa dal 2007 di sviluppo urbano informale, mediante lavori documentali nelle aree con maggiore concentrazione di slum. E' Media Consultant presso WWF ITALIA Contract Professor presso SISSA ed Università Cattolica di Milano. Responsabile di Single Mothers Project presso Invisible Cities Project aps. Invisible Cities è diventato nel 2008 un progetto di cooperazione decentrata, con l'apertura a Nairobi di una scuola di videogiornalismo indipendente che opera nel campo della videoadvocacy e dal 2010 anche a Mostar (BiH).
Come auto-produttore ha realizzato numerosi documentari, tra i quali: "Tsukamoto and Tokyo. A documentary -interview" (Japan, 2000), "ZMVM: la forma della città doppia" (Mexico, 2008), il docu-drama "Industry Hotel " (Kenya, 2010), la serie di 7 documentari chiamata "Storie dagli slum di Nairobi" per Rainews 24, "I segreti di Kabiria" (Kenia, 2013 – Vincitore Menzione Speciale Festival del Cinema Africano) e 12 short doc per la campagna nazionale del WWF Italia del 2013 " Il petrolio mi sta stretto" in cui ha avuto il ruolo di Media Consultant.

SOLOPANTELLERIA© - coproduzione
"Esiste una terra antica al centro mediterraneo, un luogo dove l'incontro simbiotico tra uomo e natura ha plasmato una tipologia di architettura unica al mondo. Questa terra è solo Pantelleria, terra di dammusi, le abitazioni rurali 'indigene'. Il dammuso non è una semplice abitazione e Pantelleria non è semplicemente un'isola delle tante, il dammuso è natura, anima, arte e materia di questa terra.
SOLOPANTELLERIA seleziona e propone i dammusi più rappresentativi e affascinanti dell'isola offrendo una tipologia di accoglienza autentica e alternativa agli standard dettati dalla moderna concezione del turismo. Ogni dammuso è un piccolo mondo a sé, ognuno esprime con originalità la sensibilità, il gusto e la personalità dei proprietari, spesso artisti, persone creative ed eclettiche che viaggiano e vivono il mondo, ma che qui han deciso di coltivare e riservarsi un piccolo grande rifugio dell'anima. SOLOPANTELLERIA ne condivide il piacere e l'amore per l'accoglienza, e assieme a loro si adopera per far sì che il soggiorno di chi giunge sull'isola non sia una semplice vacanza ma un vero e proprio viaggio nell'essenza del luogo, oltre a mettersi a disposizione di chi sogna di poter vivere un giorno nel proprio dammuso.
Si dice di Pantelleria che non sia un'isola per tutti, e questa fortunatamente è una sacrosanta verità: è un luogo che si svela a chi lo cerca consapevolmente, è un luogo imprendibile che si regge su delicati equilibri e necessita quindi di conoscenza, comprensione, è un patrimonio da tutelare perché raro e fragile."
Luca Genovese (Fondatore e titolare Minimi Sistemi/SOLOPANTELLERIA©)

Il mondo e la vita son tutt'uno.
La vita fisiologica naturalmente non è "la vita".
E nemmeno quella psicologica.
La vita è il mondo. L'etica non tratta del mondo. L'etica deve essere una condizione del mondo, come la logica.
Etica ed estetica son tutt'uno.
Ludwig Wittgenstein
da Quaderni 1914-1916

Etica. Estetica. Due termini in apparente contraddizione.
Solo apparente.

La parola "aesthetica" ha origine dalla parola greca ασθησις, "sensazione", e dal verbo αἰσθάνομαι, "percepire attraverso la mediazione del senso". In filosofia, l'aspetto della conoscenza che riguarda l'uso dei sensi. L'estetica è dunque in qualche modo la percezione soggettiva (ma condivisa) del nostro legame con l'ambiente, legame caratterizzato da una profonda ed equilibrata armonia dinamica.
L'etica (dal greco antico θος (oppure ἦθος), èthos, "carattere", "comportamento", "costume", "consuetudine") è invece la branca della filosofia indica che studia i fondamenti razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico, ovvero distinguerli secondo un ideale modello comportamentale. L'etica può dunque esser vista come la capacità, soggettiva e intersoggettiva, di concepire e compiere azioni capaci di mantenere sano ed equilibrato il legame con l'ambiente.

Abbandonando le speculazioni filosofiche, torniamo coi piedi sulla terra.
Perché è la terra stessa a chiederci un differente modo di guardare ad essa.

Pantelleria ne è un esempio, quasi archetipico.
Isola – isolata.
Uno scoglio in mezzo al Mediterraneo, per millenni crocevia di culture diverse che hanno lasciato tracce di sé senza stravolgere i delicati equilibri di un sistema ambientale e culturale unico.
Per millenni.
Fino a qualche decennio fa. Quando sull'Isola, dopo Sesioti, Fenici, Romani ed Arabi, sono sbarcati i "Turisti Moderni"…

La 72° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, organizzata dalla Biennale di Venezia al Lido di Venezia (2/12 settembre 2015) accoglierà "Pantelleria Natura Ancestrale" (Studio formale per film documentario) di Gianpaolo Rampini, che avrà la sua anteprima venerdì 4 settembre alle ore 9:30, presso la Sala Pasinetti.

Il documentario è il primo atto di una serie d'iniziative di imminente svolgimento (a partire da Novembre 2015) legate al concept etica>estetica, un inedito progetto pionieristico di promozione del territorio Isola, che possa essere preso a modello virtuoso per la promozione della conoscenza di altri preziosi e delicati territori nel mondo.

E non è un caso che proprio Venezia, città unica al mondo, dalla bellezza travolgente e dalla fragilità estrema, messa a durissima prova da un turismo di massa troppe volte irrispettoso e distruttivo, abbia aperto le braccia a questo progetto.

Il turismo moderno, così come la moda, si sono spesso dimostrati un grave limite all'esperienza pura nonché alla conoscenza di un territorio, la cui fruizione non-consapevole ha portato ad una progressiva omologazione, standardizzazione dell'offerta: questo approccio ormai sovrasta ed obnubila tutte le peculiarità e le sfumature che rendono un territorio reale ed unico, cosicché il fruitore moderno, divenuto" turista" e non più viaggiatore, potrebbe oggi ritrovarsi in qualsiasi luogo purché impacchettato nello stesso rassicurante modello. Questo approccio inconsapevolmente deleterio condiziona il territorio, contribuendo al progressivo dissolvimento del genius loci.

"Intendiamoci bene: viaggiare, sì, bisogna viaggiare, bisognerebbe viaggiare. Ma soprattutto non fare del turismo. Le agenzie che hanno suddiviso la Terra in percorsi, in soggiorni, in club accuratamente preservati da ogni prossimità sociale indesiderata, che hanno trasformato la natura in un «prodotto», sono le prime responsabili della trasformazione del mondo in finzione, della sua derealizzazione - in realtà, della conversione degli uni in spettatori e degli altri in spettacolo."
Marc Augé
da "Disneyland e altri non luoghi" (1999)

Pantelleria è uno dei più straordinari emblemi occidentali di un territorio che, grazie al suo isolamento, pressoché totale fino ai tempi più recenti, ha conservato in sé, vive e tangibili, l'anima e le tracce di ogni tempo remoto. Solo questo ha permesso all'isola fino ad oggi, di difendersi e non ridursi a un malinconico museo di sé stessa. Non dobbiamo, infatti, trasformare il territorio in un museo, perché il museo è la raccolta di cose "morte", o (ri)costruite artificialmente.
Il territorio "reale", invece, i segni dell'identità collettiva, della socializzazione, del patrimonio culturale comune sono chiaramente visibili, perché "fissati" nello spazio.

L'Isola è sempre più "ritratta", narrata per immagini, sui rotocalchi come sulla pellicola.
Non deve però diventare la riproduzione iconografica di sé stessa.
Uno stereotipo errato dell'immagine di Pantelleria può portare a conseguenze irreparabili per il suo equilibrio: l'isola e gli isolani, già messi dapprima a dura prova dalla moderna insostenibilità economica di un'agricoltura eroica e di qualità mai adeguatamente tutelata, indi dall'abbandono e dal progressivo deterioramento del patrimonio artistico, naturale, architettonico (muretti a secco, terrazzamenti, dammusi, giardini arabi…) rischierebbero di veder dissolversi quell'ultimo flebile e intangibile fuoco ancestrale. Questo patrimonio fatto di delicati e fragili equilibri è oggi potenzialmente a rischio.
E' quindi necessario intervenire dando vita a  forme di  tutela funzionali alla vocazione naturale del territorio.

etica>estetica intende evidenziare, mettere in luce il bello mediante la promozione di fatti ed eventi atti e far riemergere ciò che oggi è nascosto e domani rischia di esser perduto.
Occorre un "protocollo" che indichi la strada.
La direzione è quella della riscoperta della storica bioarchitettura, della valorizzazione dell'agricoltura eroica, della tutela della pesca tradizionale, del rispetto delle tradizioni, del consumo consapevole a Km 0…
Ma anche quella della corretta comunicazione di un territorio.

"Pantelleria Natura Ancestrale" ne è un perfetto esempio.
Gianpaolo Rampini la persona giusta per raccontare l'Isola.
Videographer indipendente, Rampini ha integrato nel suo lavoro un approccio partecipativo attraverso la cooperazione internazionale e progetti di tutela ambientale. Negli anni ha sviluppato un nuovo campo della comunicazione chiamato "Social Media Empowerment" (un rafforzamento della società civile attraverso la comunicazione), di cui è docente all'Università Cattolica di Milano. Triestino, è arrivato nel 2013 a Pantelleria, per testimoniare con le sue immagini la lotta del WWF e soprattutto del popolo dell'Isola contro i progetti di trivellazione nel Canale di Sicilia. E da Pantelleria non se ne è più andato, mettendo la sua capacità di vedere e di far vedere al servizio di questo territorio dalla bellezza "ancestrale" e dall'equilibrio delicatissimo, e soprattutto del progetto etica>estetica. La sua principale attività sul campo, attualmente, è lo sviluppo a Pantelleria del primo esperimento in Italia di processo partecipativo per la tutela del mare, sviluppato interamente dai cittadini dell'isola.
SOLOPANTELLERIA ©, infine, il giusto promotore.
Se la fusione di etica ed estetica sembra un paradosso, il coinvolgimento in prima linea di un operatore turistico in un progetto che sembra di fatto rinnegare il concetto attuale di turismo per convertirsi alla promozione del "viaggio" come esperienza di consapevolezza, mettendo l'aspetto commerciale in secondo piano rispetto al fattore culturale.
Luca Genovese, Real Estate Agent & Property Manager di SOLOPANTELLERIA ©, è un altro pantesco d'adozione, che nell'Isola ha visto la realizzazione del concetto del 'Tutto è connesso' di Barry Commoner, il biologo pioniere dell'ecologia moderna. "La prima legge dell'ecologia: ogni cosa è connessa con qualsiasi altra", scriveva nel 1972 in "Il cerchio da chiudere": quest'affermazione è una barriera intellettuale che si rompe, il 'salto' di cui possiamo essere protagonisti, un salto nel futuro attraverso l'immersione nella materia primordiale, che a Pantelleria è evidente ovunque.

L'ennesimo paradosso.
Del resto il paradosso è un potente stimolo per la riflessione, per la ricerca di nuove strade.

Nelle prossime settimane il progetto sarà raccontato con gli spazi e la profondità necessari.
Oggi è il momento di iniziare a scoprire il vero volto di uno dei luoghi più emblematici nella sua peculiarità, imparando allo stesso tempo un modo diverso di conoscere ed interagire con i luoghi del mondo in cui il legame uomo-ambiente è un vincolo essenziale, e la cultura, le tradizioni, persino l'economia autoctona sono, da secoli, il corretto modo per conservare integrità e dignità al territorio.

Design e arte al Vittoriale: in mostra dal 13 settembre l’omaggio scultoreo al panismo e all’orientalismo dannunziani

Nell'ambito dell'evento semestrale d'Annunzio e i Giardini di Pan, il 13 settembre s'inaugura la mostra Il Tuono di Pan tra Arte e Natura.
Artisti e designer internazionali (vedi oltre) reinterpretano i grandi corni interattivi di Italo Rota ispirati dall'orientalismo dannunziano.
Un omaggio al Vate in un museo a cielo aperto – la rinata valletta dell'Acqua Savia - attraversato dal 'suono del cemento'.

Fabrizio Musa

Shuhei Matsuyama

Dario Ballantini


Sonja Quarone

Vincenzo del Monaco

Carla Tolomeo
Al Vittoriale, Oriente e panismo dannunziani celebrati da nuove installazioni d'autore site-specific interattive in un percorso sensoriale inedito.

È Il Tuono di Pan tra Arte e Natura, la mostra scultorea nell'ambito dell'evento semestrale d'Annunzio e i Giardini di Pan:
Dario Ballantini, Vincenzo Del Monaco, Setsu & Shinobu Ito, Shuhei Matsuyama, Fabrizio Musa, Sonja Quarone e Carla Tolomeo, sollecitati dall'orientalismo dannunziano, reinterpretano i grandi corni acustici di Italo Rota e rendono omaggio al Vate in un museo a cielo aperto attraversato dal 'suono del cemento'

Italo Rota

I grandi corni - realizzati da Italcementi con i.design EFFIX, un prodotto per il design ad alto contenuto estetico, e arricchiti dalle potenzialità decorative delle resine Gobbetto - incastonati nella meravigliosa cornice della nuova valletta dell'Acqua Savia daranno vita dal 13 settembre a un vero e proprio percorso sensoriale, visivo e sonoro: le installazioni diffonderanno brani dannunziani, creando una sinestesia tra opere, voce narrante e percezione delle nuove visuali del parco.

La seconda edizione di D'ANNUNZIO E I GIARDINI DI PAN, l'evento diffuso che caratterizza gli spazi interni più intimi e segreti della meravigliosa residenza del Vate e il suo straordinario parco, propone così un dialogo serrato tra interni ed esterni del Vittoriale, ritmato da richiami simbolici, mistici e storici in un continuo gioco di rimandi tra oggetti e luoghi, suoni e natura, poesia e vita.

---
IL TUONO DI PAN TRA ARTE E NATURA
13 settembre 2015 – 31 agosto 2016

Nell'ambito di:
D'ANNUNZIO E I GIARDINI DI PAN:
INEZIE SQUISITISSIME. Nutrire la mente e il corpo tra Oriente e Occidente
Gardone Riviera (BS), Il Vittoriale degli Italiani (via Vittoriale 12)

Orari: tutti i giorni, dalle 8.30 alle ore 19.00. Chiusura ore 20.00

Informazioni: Tel. +39.0365.296511; vittoriale@vittoriale.it
                               Tel. +39.02.45485169; info@enspace.eu
#iGiardinidiPan
--------------------

d'Annunzio e i Giardini di Pan
Promosso da:
EN SPACE network e Fondazione Il Vittoriale degli Italiani
Presidente Fondazione Il Vittoriale degli Italiani:
Giordano Bruno Guerri
Direttore Generale EN SPACE network:
Sabina Antonini
Curatore mostre:
Alessandra Coppa

6/9 Orto botanico di Pavia: inaugurazione mostra "Seduzione repulsione. Quello che le piante non dicono"


I fiori, le piante e il mondo animale. In mostra negli Orti botanici della Lombardia i sottili giochi di prestigio della natura 
La Rete degli Orti botanici della Lombardia organizza una mostra itinerante, dal titolo "Seduzione Repulsione. Quello che le piante non dicono". Dal 6 al 18 settembre sarà in scena presso il chiostro dell'Orto botanico di Pavia, per proseguire negli altri sei Orti botanici lombardi fino al 2016. La seconda tappa sarà presso l'Orto botanico Lorenzo Rota di Bergamo a partire dal 4 ottobre, in occasione della manifestazione "Bergamo Scienza".

-L'esposizione, ad ingresso gratuito, è dedicata ai complessi meccanismi di seduzione e repulsione a fini riproduttivi e di sopravvivenza, messi in atto dal mondo vegetale. Un viaggio per conoscere i giochi di profumi e forme, l'uso di nettare e veleni per affascinare gli impollinatori e respingere gli aggressori.


2 settembre 2015 -
La Rete degli Orti botanici della Lombardia inaugura il 6 settembre presso il chiostro dell'Orto botanico dell'Università degli Studi di Pavia, la prima tappa del tour di "Seduzione Repulsione. Quello che le piante non dicono", la mostra itinerante che proseguirà per tutto il 2016 nei sei Orti botanici lombardi. Saranno organizzate visite guidate e un incontro con i curatori in occasione del congresso della Società Botanica Italiana, che si svolgerà a Pavia dal 14 al 18 settembre. 
 
La seconda tappa sarà l'Orto botanico di Bergamo, dove l'esposizione sarà presente a partire dal 4 ottobre durante "Bergamo Scienza" e vi resterà fino al 10 gennaio. Successivamente sarà la volta dell'Orto di Toscolano Maderno (Bs), del Giardino botanico di Villa Carlotta a Tremezzina (Co), dei due Orti botanici dell'Università degli Studi di Milano Brera e Città Studi e del Giardino botanico Alpino "Rezia" di Bormio (So).

Un'occasione per conoscere i segreti e le sottili tecniche di attrazione e di inganno delle piante attraverso una visione fitocentrica, ossia al di fuori della relazione con l'uomo. La mostra consiste in
dieci sezioni espositive e una parte dedicata all'interazione con il pubblico, coinvolto nel dire la sua su questo spettacolo della botanica.

Come fanno le piante a sedurre gli impollinatori e respingere gli aggressori? Ognuna ha un suo modo, ognuna una sua caratteristica peculiare con cui si approccia al mondo esterno. Spine, peli, profumi, rotondità, forme curiose, ingannevoli e colori, che per l'uomo sono pura realizzazione estetica, hanno uno specifico motivo di esistere. Ci sono poi vere e proprie collaborazioni tra piante e animali, frutto dell'evoluzione di strategie riproduttive e di sopravvivenza.
L'esposizione inviterà a scoprire quelle più curiose messe in atto dalla pianta, per permettere l'ottimizzazione delle proprie risorse.Tra i grandi prestigiatori della natura c'è l'orchidea, nelle sue diverse varietà dalle forme sinuose e colorate, di cui ogni strana geometria ha un senso pratico. Molte specie di orchidee del genere Ophrys seducono e ingannano: sono prive di nettare ma la forma del labello, una sorta di petalo modificato, imita nel disegno e nella pelosità l'addome della femmina delle specie impollinatrici e addirittura emettono un feromone che inganna l'insetto. 
 
Un'altra orchidea, Dracula chesteronii, simula la forma e il profumo di un fungo per attirare insetti che hanno questa golosità. Esistono anche fiori più generosi, come la Strelitzia che offre ghiotto nettare ad alcuni volatili e per evitare di avere i petali rovinati dalle loro ali, offre una vera e propria sporgenza di supporto dove questi possono appoggiarsi e cibarsi comodamente.

"Seduzione Repulsione. Quello che le piante non dicono" svela ai suoi visitatori queste dinamiche segrete e invita all'ascolto dei messaggi silenziosi del mondo naturale. Alcune
citazioni letterarie e poetiche coinvolgono lo spettatore fornendo uno spunto ulteriore di riflessione sui temi trattati.
La
Rete degli Orti botanici della Lombardia racconterà, con questa esposizione al pubblico, anche la sua visione di seduzione e repulsione nei confronti del mondo delle piante: cosa affascina e cosa mette in allerta gli studiosi? La ciclicità e il rigenerarsi del mondo vegetale è il più grande fascino, mentre il rischio da cui difendersi è la perdita della biodiversità causata anche dalla presenza nel territorio di piante invasive non autoctone. L'esposizione affronterà questo aspetto, invogliando il pubblico a orientarsi verso un giardinaggio sostenibile e nella acquisizione di conoscenze in merito grazie alla visita degli Orti botanici delle loro città.
Silvia Assini, presidente della Rete degli Orti botanici della Lombardia afferma: "Sono fermamente convinta che dalla conoscenza e dalla conservazione delle piante, e delle relazioni che esse instaurano con l'ambiente e con gli altri organismi viventi, deriveranno opportunità irrinunciabili per garantire un futuro al nostro pianeta".
Gelsomina Fico, curatrice scientifica, vede la mostra come "un invito ad osservare il mondo vegetale dal punto di vista delle piante: una pianta è immobile, non scappa di fronte ad un predatore ma lo dissuade dall'avvicinarsi; non insegue un fascinoso impollinatore ma lo seduce con una fine strategia".

Per tutte le informazioni specifiche e per il calendario del tour fare riferimento al sito www.reteortibotanicilombardia.it o scrivere a segreteria@reteortibotanicilombardia.it

La Rete degli Orti botanici della Lombardia nasce nel 2002 e si costituisce associazione nel 2009. Ha come scopo la tutela, la conoscenza, la promozione e la valorizzazione del patrimonio degli Orti botanici, della natura e dell'ambiente, con particolare attenzione alla conservazione delle piante. Cardini dell'associazione sono la promozione della cultura e della ricerca scientifica e il perseguimento di iniziative condivise per favorire la collaborazione con enti pubblici e privati in Italia e all'estero. La Rete degli Orti botanici della Lombardia comprende sette realtà tra giardini e Orti botanici regionali. Ne fanno parte l'Orto botanico di Brera - Università degli Studi di Milano, l'Orto botanico dell'Università di Pavia, l'Orto botanico di Bergamo Lorenzo Rota con la nuova sezione di Astino "La Valle della biodiversità", l'Orto botanico di Città Studi dell'Università degli Studi di Milano, il Giardino botanico alpino "Rezia" di Bormio (So), il Parco botanico di Villa Carlotta di Tremezzina (Co) e il Giardino botanico sperimentale G.E. Ghirardi di Toscolano Maderno (Bs).

martedì 1 settembre 2015

35 anni mica briciole...



J U L I E T  35   YEARS

parla Roberto Vidali

direttore di JULIET art magazine





Da quali esigenze nasce “Juliet art magazine”?
L’atto di fondazione del marchio “Juliet” risale al lontano 1980 e il primo fascicolo della rivista vede la luce nel dicembre di quell’anno. Via via a questo piccolo corpo informe e quasi privo di sostanza di rivista in bianco e nero si è aggiunta la carne e il muscolo. Si sono aumentate le pagine, si è aggiunto il colore, sono stati realizzati innumerevoli fascicoli ed extra issues, è stata messa a regime l’uscita di cataloghi di mostre d’arte, l’edizione di un calendario con quadri di artisti e la pubblicazione di un supplemento dedicato alla fotografia. Non pago di questa frenetica attività, lo staff di Juliet, negli anni ha impiantato una attività espositiva di tutto rispetto, realizzando mostre di Piero Gilardi, Maurizio Cattelan, Claudio Massini, Aldo Mondino, Massimo Giacon, ecc. L’esigenza di tutto ciò? Visto che nessuno ci pagava per farlo possiamo concludere che solo la passione per le immagini ci spinse a muoverci in questa broda bollente…



Come giudica i trentacinque anni di Juliet che si stanno per concludere?
Sono stati anni faticosi, ma anche di grande soddisfazione. Vede, procedere nella realizzazione di una molteplicità di prodotti editoriali (riviste, cataloghi, extra issues) significa convivere all’interno di una famiglia allargata: non si è mai soli e non si resta mai inattivi.


La sua attività di critico è cresciuta di pari passo con il giornale; lei si riconosce nel lavoro svolto?
Mi riconosco nel lavoro di artisti che rispetto e che seguo già da molti anni, autori di cui ho organizzato molteplici mostre e che ho ripetutamente pubblicato sulle pagine della rivista Juliet.


Lei si riconosce nella definizione di scopritore di giovani talenti?
Negli anni Settanta, quando ero giovane e operavo come direttore della sezione arti visive del Centro La Cappella, organizzando mostre di Giuseppe Desiato, Riccardo Dalisi, Stefano Di Stasio, Zivko Marušic, e così via, probabilmente avevo anche l’ambizione di essere uno scopritore, ma probabilmente c’era anche il vezzo di sentirmi parte di un flusso generazionale. Oggi, col ruolo editoriale che rivesto, non credo che questo sia il mio compito.


Quali sono gli artisti italiani che oggi maggiormente le interessano e perché?
Io non so, in campo artistico, quale sia lo spartiacque che divide la gioventù dalla maturità: Cattelan lo si può reputare un giovane artista? Un po’ sì e un po’ no, forse. Comunque, il lavoro di Maurizio Cattelan, il suo nascondersi e il suo usare la stupidità degli altri per autoaffermarsi, mi incuriosisce, mi diverte, e mi mette addosso allegria; il lavoro di Claudio Massini, iperdecorativo in assoluto, mi affascina e se potessi riempirei la mia casa con le sue opere; i quadri di Antonio Sofianopulo, lirici e fantasiosi, mi commuovono e mi incuriosiscono sempre. Ma non sono una persona dalle vedute ristrette, di artisti se ne potrebbero nominare molti altri.


Quali porte ha trovato chiuse nella sua attività promozionale a favore delle nuove espressioni artistiche?
Le porte che di solito stanno chiuse sono quelle dell’ottusità, della poca propensione al dialogo e all’ascolto, dell’incapacità di mettersi in discussione; tutte qualità che a Trieste (ma non solo) non mancano di certo.


C’è un sogno nel cassetto che lei vorrebbe realizzare?
I miei sogni li realizzo giorno per giorno, costruendo fantasie editoriali e organizzando mostre d’arte: a dicembre tocchiamo il traguardo del fascicolo numero 175 e le mostre da me organizzate viaggiano attorno a quota trecento. Mica posso pretendere di sognarmi Claudia Schiffer che mi prepara il cappuccino?


Il suo tempo libero come lo trascorre?
Debbo farle una confessione: io sono un prigioniero del tempo! Comunque, comprendo la sua domanda e mi adeguo: nei piccoli spazi che talvolta mi rimangono leggiucchio qualche pagina di Kundera o del Circolo Pickwick di Dickens. In rare occasioni gioco a dama con l’artista Claudio Massini: non per imitare la filosofia comportamentale di Duchamp (che giocava a scacchi), ma solo per desiderio di sana competizione.


Ma perché proprio Kundera e Dickens?
Le dirò, Kundera è un occhio vigile e dilatato sul presente dato che ogni sua descrizione, osservazione o sentimento sono profondi e motivati. Riguardo a Dickens, poi, questa mi pare la strada migliore per avvicinarsi al lavoro spropositato e particolarissimo di autori come John Currin e Sean Landers. E poi, scusi, non penserà mica che in un momento di pausa si possa leggere un testo di Francesco Bonami?



Lei ha compiuto i suoi studi di formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli; quelli sono stati anni divertenti?
Gli anni della gioventù, visti con il senno del poi, sono sempre entusiasmanti, travolgenti e meravigliosi. Debbo però sottolineare che per me, gli anni passati a Napoli, tra il ‘74 e il ‘78, sono stati qualcosa di più. In quegli anni a Napoli succedevano cose incredibili: si incontravano gli artisti più importanti di quel momento storico (da Nitsch a Kounellis, da Fabro a Oppenheim, da Warhol a Beuys) e si poteva assistere a conferenze mirabolanti, ponendosi in confronto diretto con autori della statura di Filiberto Menna, Giulio C. Argan, Achille Bonito Oliva, Enrico Crispolti.


Quale è il libro che le ha cambiato la vita?
Molti sono i libri che cambiano la vita, non posso che fare un piccolo elenco. La Bibbia, la Divina commedia, la maggior parte dei testi di Shakespeare, i racconti e i saggi di Borges, alcuni passi di Oscar Wilde, il pessimismo di Cioran, le metafore taoiste, “Gödel, Escher, Bach” di Hofstadter, “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” di Mark Haddon, e si potrebbe continuare, dato che la vita continua a cambiare, poco per volta, giorno dopo giorno. Comunque, il libro d’arte della mia formazione giovanile è stato: “Arte povera” di Germano Celant.


Com’è stato l’avvio del progetto editoriale “Juliet”?
Una grande palestra operativa è stata, tra il 1975 e il 1985, la Cappella Underground: centoventi metri quadri di spazio espositivo: un rettangolo bianco e nitido. È lì che ho imparato a lavorare con gli artisti senza avere un adeguato budget finanziario a disposizione. L’illusione era che tutto potesse cambiare, che tutto potesse essere travolto, mentre a conti fatti si vede che nel deserto è davvero difficile piantare i ciclamini. Sul finire degli anni Settanta, dopo aver avviato delle sporadiche collaborazioni con la rivista Questarte, assieme a uno sparuto gruppo di amici (gli artisti Oreste Zevola e Antonio Sofianopulo, il promotore Rolan Marino, l’architetto Davio Fabris e la collezionista Giuliana Ferrara) mi sono inventato, nel 1980, questa bella avventura della rivista. La presunzione di inventarsi un prodotto editoriale, senza l’appoggio delle solite consorterie, fu di certo enorme, eppure il risultato è sotto gli occhi di tutti: cinque numeri all’anno di 112 pagine cadauno, un extra issue a tema libero, numerosi supplementi, allegati e cataloghi d’arte.


Il mercato dell’arte come ha recepito questa “invenzione” editoriale?
Pur tra mille ammiccamenti e affermazioni sarcastiche, il sistema dell’arte alla fine è stato costretto a recepire la proposta: è nella durata che si vede il fiato del maratoneta... mi pare...


In Italia, quanto è valorizzata e sostenuta l’arte contemporanea?

Sappiamo che le leggi italiane sono penalizzanti, sia a livello di IVA e sia a livello di defiscalizzazione. Credo non sia necessario tornarci sopra. Si tratta di cose risapute. D’altronde il nostro patrimonio storico è immenso e non riusciamo a custodire nemmeno quello. Molti nostri musei sono porti delle nebbie, luoghi morti dove non viene la voglia di entrare. Peraltro una insana legge ha deciso che i bookshop dei musei debbono essere dati in gestione a ditte esterne, ma nessuna ditta può pensare di sopravvivere quanto un museo conta diecimila visitatori all’anno, ecco perché molti nostri musei sono così tristi e sguarniti di qualsiasi offerta, sia questa un libro, una maglietta o una cartolina ricordo. Figuriamoci se in Italia è pensabile di dare una personalità giuridica a un museo o se un museo possa progettare di vendere una sua opera minore per poter finanziare una qualche ristrutturazione. Questo non è uno sproposito: altre legislazioni e altri paesi lo permettono. Ecco, l’Italia è un cantiere infinito e irrisolto, figuriamoci se di fronte a questi problemi colossali l’arte contemporanea possa avere un ruolo da leone. In Italia, fortunatamente abbiamo alcune grandi istituzioni, come la Biennale di Venezia che rimane un faro di luce girato verso il mondo. Ma a parte questo, la mancanza di una reale collaborazione a livello di rete museale davvero spaventa.


Oggi, come giudica il risultato raggiunto?
Beh, a posteriori è fin troppo facile emendarsi degli errori che si sono commessi o autoflagellarsi per gli artisti a cui si è dato spazio in eccesso. Preferisco, invece, ricordare i progetti più belli che sono riuscito a realizzare e cioè gli extra issues che in maniera forte hanno caratterizzato il lavoro editoriale di Juliet, dal 1985 in poi. Ecco una rosa ristretta di titoli: “Amazonas” (1990), “Bestio!” (1993), “Libellule” (1995), “Giungla” (1999), “No, non è lei” (2003), “Mamma, vogghiu fa’ l’artista” (2007).


Le pagine di “Juliet” danno spazio anche alla moda e al lavoro di ricerca di alcuni stilisti come forma di comunicazione d’arte?
Quando abbiamo potuto l’abbiamo fatto, anche perché d’altra parte, nel corso di questi trentacinque anni di attività editoriale, ci siamo occupati di tutto ciò che attiene alla sfera dell’immagine: dal fumetto al design, dall’architettura alla fotografia, dalla computer art al video, dal cinema a internet, dalla filosofia all’epistemologia della scienza, dalla pittura alla scultura, e così via.


Come immagina che sarà il made in Juliet fra altri trent’anni?
Mi auguro in piena espansione.


Perché crede che un cittadino di media cultura dovrebbe leggere la rivista Juliet?
I contenuti di Juliet art magazine sono molto vari: le pagine della rivista ospitano saggi, interviste e articoli su arte, design, fotografia, architettura, new media. Qualsiasi persona che desidera essere informata sulle tendenze figurative contemporanee non dovrebbe mancare di custodirla negli scaffali della propria biblioteca.


Infine un’ultima domanda proprio su... Juliet: perché è stato scelto un nome così atipico per intitolare una testata dedicata all’arte figurativa?
Il logo della testata fu scelto da Oreste Zevola, un bravissimo artista napoletano, prematuramente scomparso, e che in quegli anni risiedeva proprio a Trieste. Egli scelse un logo che ambiguamente potesse collocare la rivista tra la moda e le arti visive e che ci distinguesse a livello immediato da altre pubblicazioni più datate come ArtforumKunstforum o Flash Art  che sempre anteponevano alla fantasia interpretativa l’austerità del lemma ‘arte’. Debbo dire che negli anni questa intuizione ha retto bene e ci ha accattivato le simpatie di un pubblico molto vario.



In foto:
Roberto Vidali e Antonio Sofianopulo



Artisti contemporanei in dialogo con Aligi Sassu

Besana Brianza, 1.09.2015 - Dal 12 settembre al 25 ottobre 2015, in concomitanza con la chiusura di Expo 2015, l'Associazione Amici dell'Arte di Aligi Sassu presenta una mostra che vedrà protagoniste opere di sei pittori e cinque scultori contemporanei, chiamati a dialogare con l'opera di Sassu, anch'essa esposta. Con il patrocinio del Consiglio della Regione Lombardia, Provincia di Monza Brianza, la città di Besana in Brianza e l'Archivio Aligi Sassu; progettata da Carlos Julio Sassu Suarez, curata da Giammarco Puntelli, tale iniziativa si prefigge di riproporre e rinnovare l'opera di Aligi Sassu attraverso il confronto e dialogo con una selezione di artisti contemporanei che hanno sviluppato la propria ricerca pittorica su simili tematiche e visioni artistiche.

L'inaugurazione della mostra si terrà sabato 12 settembre alle ore 17.00 presso Villa Filippini a Besana in Brianza (MB) dove rimarrà in scena fino al 25 ottobre con ingresso libero e i seguenti giorni e orari di apertura: sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00, nei giorni feriali su appuntamento.

Pittori protagonisti: 

Mauro Capitani, una cui opera è copertina del Catalogo di Arte Moderna e Contemporanea "Gli artisti dai primi del Novecento a oggi" di Editoriale Giorgio Mondadori per l'edizione 2014. Il maestro Capitani, già docente di Storia dell'Arte alle scuole superiori, porterà la sua recente realizzazione dedicata al tema del bestiario come pratica e disciplina pittorica dialogando su simile sintassi artistica con il maestro Sassu.

Domenico Monteforte, pittore toscano. Attualmente negli Stati Uniti con una nuova mostra e in copertina della rivista Arte In, dialogherà con il Sassu paesaggista portando una serie di interpretazioni del paesaggio toscano con inserti multidisciplinari legati alla letteratura (in alcune opere vi sono citazioni poetiche) e alla musica (alcune opere sono su carta da musica). 

Armando Xhomo, cittadino italiano e albanese, ha esposto, fra le varie, nelle location di palazzo Medici a Firenze e nel Battistero del Duomo di Spoleto. In lui quel simbolismo fra storia e psicologia legato alla figurazione, in piena corrispondenza pittorica con buona parte della ricerca artistica del maestro Sassu.

Pietra Barrasso recentemente ha esposto all'Accademia Egizia davanti alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. A lei è affidata, anche in situazioni informali, la pratica del colore, che ha caratterizzato il lavoro del maestro in tutta la sua produzione.

Silvia Caimi. Silvia Caimi nel 2015 rappresenta l'arte italiana negli Stati Uniti e in varie manifestazioni legate a Expo 2015. In lei il disegno come arte che rivela figurazione, fra movimento e leggerezza. A lei il dialogo con Sassu proprio in uno dei luoghi pittorici essenziali del maestro: il disegno.

Maria Conserva. Nel giugno 2015 (in contemporanea con Expo 2015) sarà protagonista di una personale nel museo della Scienza e dell'Arte di Milano. Conserva dialogherà con Sassu sull'uso del colore in chiave narrativa nelle opere d'arte, il colore che diventa possibilità di apertura di nuovi orizzonti e non definizione di chiusura.

Scultori partecipanti

Luciano Preti, docente di Tecnica della Scultura all'Accademia di Belle Arti di Firenze, già rappresentante dell'Italia con il suo lavoro presso le istituzioni d'Europa. Dialoga con le figurazioni di Sassu fra storie e leggende.

Giuliano Ottaviani, ambasciatore artistico dell'Italia in Brasile e in Cina dove è presente in vari musei. Dialoga con Sassu sul celebre tema del cavallo.

Amerigo Dorel, autore del monumento pubblico al Carabiniere e di numerose altre opere pubbliche in piazze italiane e straniere. Come Ottaviani, dialoga con Sassu sul tema del cavallo.

Alba Gonzales. La sua arte nell'estate 2014 è stata protagonista di una delle mostre più importanti in Italia, i suoi giganti e metamorfosi erano disseminati lungo il Tevere nei pressi di Castel Sant'Angelo; in lei il dialogo con Sassu sul tema del cavallo e di uno studio sugli aspetti primitivi dell'essere umano.

Michele Zappino, già docente di Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera e autore di vari monumenti in piazze pubbliche. Allievo di Francesco Messina all'Accademia di Belle Arti di Brera.

Disclaimer

Protected by Copyscape


Il CorrieredelWeb.it è un periodico telematico nato sul finire dell’Anno Duemila su iniziativa di Andrea Pietrarota, sociologo della comunicazione, public reporter e giornalista pubblicista, insignito dell’onorificenza del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.

Il magazine non ha fini di lucro e i contenuti vengono prodotti al di fuori delle tradizionali Industrie dell'Editoria o dell'Intrattenimento, coinvolgendo ogni settore della Società dell'Informazione, fino a giungere agli stessi utilizzatori di Internet, che così divengono contemporaneamente produttori e fruitori delle informazioni diffuse in Rete.

Da qui l’ambizione ad essere una piena espressione dell'Art. 21 della Costituzione Italiana.

Il CorrieredelWeb.it oggi è un allegato della Testata Registrata AlternativaSostenibile.it iscritta al n. 1088 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 15/04/2011 (Direttore Responsabile: Andrea Pietrarota).

Tuttavia, non avendo una periodicità predefinita non è da considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07/03/2001.

L’autore non ha alcuna responsabilità per quanto riguarda qualità e correttezza dei contenuti inseriti da terze persone, ma si riserva la facoltà di rimuovere prontamente contenuti protetti da copyright o ritenuti offensivi, lesivi o contrari al buon costume.

Le immagini e foto pubblicate sono in larga parte strettamente collegate agli argomenti e alle istituzioni o imprese di cui si scrive.

Alcune fotografie possono provenire da Internet, e quindi essere state valutate di pubblico dominio.

Eventuali detentori di diritti d'autore non avranno che da segnalarlo via email alla redazione, che provvederà all'immediata rimozione oppure alla citazione della fonte, a seconda di quanto richiesto.

Per contattare la redazione basta scrivere un messaggio nell'apposito modulo di contatto, posizionato in fondo a questa pagina.

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *