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giovedì 29 settembre 2022

Salerno / Ray Johnson & Coco Gordon in “Collaborative collaborations”

 

SANDRO  BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA

Ray Johnson & Coco Gordon  in “Collaborative collaborations

 Presentazione a cura di Sandro Bongiani  con la collaborazione di Coco Gordon




 In occasione di AMACI 18a Giornata del Contemporaneo 2022 viene presentata  a Salerno la mostra di “Ray Johnson & Coco Gordon, Collaborative collaborations” con 76 opere originali ancora inedite facenti parte dell’Archivio Coco Gordon di Colorado (USA).

Con questa ultima mostra sono 5 importanti eventi e un progetto internazionale realizzati quest’anno tra aprile e novembre del 2022, dalla Collezione Bongiani Art Museum dedicati all’artista Ray Johnson. La mostra a cura di Sandro Bongiani con la collaborazione dell’artista americana Coco Gordon intende sottolineare la consapevolezza e la capacità di adattamento dei due artisti americani a una collaborazione sostenibile e necessaria per dialogare assieme e riformulare il corso del sistema dell’arte contemporanea. Una collaborazione durata oltre un ventennio di contatti e assidua frequenza, dagli anni 70 fino al 1995, anno della dipartita di Ray Johnson, collaborando attivamente assieme in interessanti scambi creativi che secondo noi era doveroso far conoscere.

Una frequentazione  continua di contatti tra i due artisti sostenuta con incontri giornalieri, telefonate, appuntamenti, invii postali, foto, passeggiate, uscite di gruppo, cene, partecipazione a meeting e relative annotazioni telefoniche da parte di Coco Gordon. Ciò ha permesso a Coco di  conservare e annotare per diverso tempo gran parte del materiale ricevuto  da Ray, con  una interessante documentazione da far conoscere  se  si vuol capire  un po’ meglio il pensiero  e il lavoro di Ray  che stava svolgendo nei diversi anni di lavoro attraverso l’esperienza  innovativa della New York Correspondence Art School.

Esemplare e per certi versi illuminanti sono le numerose annotazioni  nel tempo che fa l’artista Coco Gordon ha fatto, presentati ora a margine di questo evento con una sorta di analisi ben più lucida e rigorosa del lavoro svolto da Ray, scrive:  non avevo ancora realizzato una raccolta di idee raccogliendo le risposte che ho ricevuto dagli amici del Pre Pop Shop di Ray fino a poco tempo fa, che ora ho fatto per essere condiviso in questo importante evento di Ray Johnson in Italia presso la Galleria Sandro Bongiani Vrspace raccogliendo le caratteristiche e le sfumature personali di Ray Johnson per un ritratto il più possibile fedele, fatto di parole, appunti telefonate, oggetti e pensieri ora finalmente dichiarati.

A distanza di 60 anni dalla nascita della Mail Art (1962) e a 50 anni esatti  (1972) dalla prima  e unica mostra in Italia di Ray Johnson presso la Galleria Schwarz a Milano di Arturo Schwarz, ritorna in Italia un’altro importante evento dell’artista americano  caratterizzato da scambi e relazioni fra individui in una compenetrazione di idee, atteggiamenti e riflessioni, in un processo decisamente fluido e in evoluzione che si rivela appieno esaminando le opere, gli scritti e le azioni performative svolte dall’artista americano. Oggi a distanza di 27 anni dalla morte il suo lavoro sperimentale dagli anni 60’ in poi  è considerato dalla critica ufficiale parte integrante del movimento Fluxus e persino originale anticipatore della Pop Art americana.




Dopo questo altro importante evento verrà fatta la  catalogazione di circa 500 opere presenti nella Collezione Gordon di Colorado (USA) che presto verranno ufficialmente rese visibili anche online, in modo stabile a scopo  divulgativo e di  consultazione presso  la startup web “Sandro Bongiani Arte Contemporanea” di Salerno, per opportuni studi e approfondimenti  sul lavoro innovativo svolto da questo importante artista pre-pop americano.

  



Ray Johnson (1927-1995)

Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, i suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo insieme  la pratica artistica con la vita. Il 13 gennaio 1995 Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny,  ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art.


Si ringrazia l’Archivio Coco Gordon del Colorado (USA),  per aver permesso la realizzazione di questo altro importante evento europeo su Ray Johnson.



 

  

SALERNO / Sandro Bongiani Vrspace

Opening  2 ottobre 2022  h. 18:00

Dal 2 ottobre al 26 novembre 2022

TITOLO: Ray Johnson & Coco Gordon  in “Collaborative  collaborations

LUOGO: Sandro Bongiani Vrspace

CURATORI:  Sandro  Bongiani e Coco Gordon

INDIRIZZO: Via S. Calenda 105/D

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225


Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno



giovedì 26 luglio 2018

Mostra Collettiva Internazionale "70 Ryosuke Cohen”



SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
 “Marginali Attivi / 70 Ryosuke  Cohen”
a cura di Sandro Bongiani

Dal 31 luglio  al 1 dicembre  2018
Inaugurazione:  martedì 31 luglio  2018,  ore 18.00




S’inaugura  martedi 31  luglio 2018, alle ore 18.00, la mostra  collettiva internazionale a cura di Sandro  Bongiani dal titolo: Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista giapponese, uno dei più longevi e interessanti   artisti contemporanei nati negli anni quaranta.  Una interessante mostra collettiva in concomitanza  anche della speciale ricorrenza del suo settantesimo compleanno, presentando 164 opere su un totale corpus grafico di  ben 281 opere arrivate  da ogni parte del mondo  da importanti artisti internazionali che periodicamente si  sono avvicendati a collaborare con impegno e assiduità con Cohen.
Ryosuke Cohen, nato nel 1948, Osaka, in Giappone,  è un Mail Artista. Il nome della famiglia è Kouen  ma su consiglio di Byron Black, ha adottato  il nome  inglese  'Cohen' come in ebraico. Cohen scoprì la mail art in Canadà.  Ryosuke è il figlio di un noto scrittore di haiku in Giappone, Jyunichi Koen. I primi lavori di Cohen sono il risultato di un misto di tradizione e immaginario giapponese, numeri  e icone contemporanee  così com’è la sua firma, la lettera "C". L’artista giapponese per lungo tempo è stato interessato al movimento  Dada e Fluxus,  in contatto con Shozo Shimamoto e i membri del gruppo Gutai  condividendo in modo spontaneo e naturale un nuovo modo di fare arte contemporanea. Ryosuke non è il primo artista postale e marginale giapponese, ma sicuramente è l’autore giapponese più longevo nel network internazionale Dopo Ray Johnson e  Guglielmo Achille Cavellini, anche Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa  proponendo un particolare suo progetto “Brain Cell” (Cellula celebrale), iniziato nel giugno 1985 con  migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi.  Un lavoro che raccoglie  ogni 7-10 giorni circa le immagini di tanti artisti su un'unica pagina allegando un elenco di indirizzi di collaboratori, 55 in media per opera, che lo ha visto coinvolto per oltre  30 lunghi anni,  rifiutando l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità e quindi, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà concreta dell’artista volutamente collocato ai margini dell’attuale sistema culturale. Per questo modo di fare, egli è forse il più  interessante e attivo artista nella rete di chiunque altro per la capacità organizzativa del progetto e per diffusione capillare dell’arte marginale.  Nell'agosto 2001 ha iniziato in Italia  il progetto “Fractal Portrait”, facendo ritratti e silhouette del corpo ai suoi amici artisti in occasione dei  vari Meeting   svolti in diverse parti del mondo; Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda del Nord, Spagna, Jugoslavia, Germania, Olanda, Corea, Italia e Francia.  Cohen è l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio,  che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza insieme  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente e  appassionatamente coinvolti nella  creazione dell’opera. In oltre trent’anni di lavoro ha esposto con mostre e svolto performance  e incontri  in diverse aree geografiche del  mondo.  Attualmente vive a Ashiya-City Hyogo in Giappone.

Artisti presenti: Ryosuke Cohen, Giappone I John Held, Usa I Nicolas de la Casininière, Francia I Jan Theuninck, Belgio I Josè Luis Alcalde Soberanes, Messico I Horst  Tress, Germania I Pedro Bericat, Spagna I Mauro Molinari, Italia I John M. Bennett, Usa I Rémy Pénard, Francia I Virginia Milici, Italia I Lamberto Caravita, Italia I Renata e Giovanni Stradada, Italia I Rosalie  Gancie, Usa I Michel Della Vedova, Francia I Vittore Baroni, Italia I Bruno Cassaglia, Italia I Tommaso Cascella, Italia I Giovanni Fontana,  Italia I Antonio Sassu, Italia I Lancillotto Bellini, Italia I Mariano Filippetta, Italia I Emilio Morandi, Italia I Marina Salmaso, Danimarca I Luisa  Bergamini, Italia I Guido  Capuano, Italia I Dmitry Babenko, Russia I Cinzia Farina, Italia I Umberto Basso, Italia I Cesar Reglero, Spagna I Marcello Diotallevi, Italia I  Fernando Andolcetti, Italia I Alfonso Caccavale, Italia I Leonor  Arnao, Argentina I I Santini del Prete, Italia I Pascal Lenoir, Francia I Monica Michelotti, Italia  I Matthew Rose, Francia I Alberto Sordi, Italia I Guy Bleus, Belgio I Claudio Grandinetti, Italia I C. Mehrl Bennett, Usa I Alessandra Borsetti Venier, Italia I Lars Schumacher, Germania I Ernesto Terlizzi, Italia I Jacob de Chirico, Italia I Susanne Schumacher, Germania I Ruggero Maggi, Italia I Maria Credidio, Italia I Maya Lopez Muro, Argentina I Antonio Gomez Garcia, Spagna I Michel Della Vedova, Francia I Fernanda Fedi, Italia I Fernando Aquiar, Portogallo I Gino Gini, Italia I Anna Boschi,  Italia I Luc Fierens, Belgio I Gyorgy Galantai, Ungheria I Alessandro Ceccotto, Italia I  Giovanni Bonanno, Italia I Pier Roberto Bassi, Italia I Seiei Jack, Giappone I Ko De Jonge, Olanda I Keiichi Nakamura, Giappone  I Calogero  Barba, Italia I Katerina Nikoltsou, Grecia I Carlo Iacomucci, Italia I Kiki  Franceschi, Italia I Antonio Baglivo, Italia I Tomaso  Binga, Italia I Matthew Rose, Francia I Anna Banana, Canada I Noriko Shimizu, Giappone I Miguel  Jimenez, Spagna I Rosa Gravino, Argentina I Giancarlo Pucci, Italia I Rolando Zucchini, Italia I Alessandra Angelini, Italia I Domenico Ferrara Foria, Italia I Aarol Flores, Messico I Gabi Minedi, Italia I Laura Agostini, Italia I Maribel Martinez, Argentina I Alexander Limarev, Russia I BuZ Blurr, Usa I Patrizio Maria, Italia I Franco Altobelli, Italia I Daniele  Virgilio, Italia I Aleksandar Jovanovic, Serbia I Roberto Keppler, Brasile I Oronzo Liuzzi, Italia I Francesco Aprile, Italia I Osvaldo Cibils, Italia I Domenico Severino, Italia I Lucia Spagnuolo, Italia I Linda Paoli, Italia I Elena Marini, Italia I Francesco Cornello, Italia I Juan Lopez de Ael, Spagna I Mabi Col, Italia I Mzia Valerian, Belgio I Rafael Gonzales, Spagna I Miray Birce Gur, Turchia I Jaromir Svozilik, Norvegia I Fulgor C. Silvi, Italia I Stefan Reinhard, Germania I Lia Franzia, Italia I Pierpaolo Limongelli, Italia I Turkan Elci, Turchia I Claudio  Romeo, Italia I Michelle, Usa I The Wasted Angel, Belgium I Angela Caporaso, Italia  I Eni Ilis, Brasile I Beatriz Albuquerque, Portogallo I Anna Karina Fries, Germania I Derya Auci, Turchia I Stiliachus, Germania I Anna Miller, Oba Mail Art Group, Germania I Maria Teresa Cazzaro, Italia I Horvath Piroska, Austria I Bruno Chiarlone Debenedetti, Italia I Cecilia Bossi, Italia I Mustafa Cevat Atalay, Turchia I Vero Rigole, Belgio I Adriano Bonari, Italia I Teri Anderson, Inghilterra I Maurizio Follin, Italia I Afrodite Karamanli, Grecia I Sigrid Sack, Germania I Rossana  Bucci, Italia I Roberto Scala, Italia I Cobàs  (Mario Carchini), Italia I Amadeu Escorcio, Portogallo I Piero Barducci, Italia I Bayron Dede, Turchia I John  Gayer, Finlandia I Nicolas Malevitsis, Grecia I Antonia Mayol Castellò, Spagna I Silvano Pertone, Italia I Francesco Mandrino,  Italia I Francine Fox, Usa I Adriana  Lucaciu, Romania I Kathleen  McHugh, Usa I Sophia Martinon, Grecia I Janys Oliveira Fortaleza, Brasile I Marie-Christine De Grave, Belgio I Heloisa  Sonaglio, Brasile. I Connie Jean, Usa I Meral Agar, Turchia I Raz Mail Art, Australia I Claire  Dinsmore, Usa I Oznur Kepce, Turchia I Francisco Sanchez Gil, Spagna I Hilar Tursoluk, Turchia I Annie Label, Australia I Marysia Raposo, Brasile I Turkan Elci, Turchia I Maria Josè Silva - Mizé, Portogallo I Sharon Silverman, Usa.




Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY  
Via S. Calenda, 105/D  - Salerno,  Tel/Fax 089 5648159   e-mail:  bongiani@alice.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00



Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen




SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
 “Marginali Attivi / 70 Ryosuke  Cohen”
a cura di Sandro Bongiani

Dal 31 luglio  al 1 dicembre  2018
Inaugurazione:  martedì 31 luglio  2018,  ore 18.00

S’inaugura  martedi 31  luglio 2018, alle ore 18.00, la mostra  collettiva internazionale a cura di Sandro  Bongiani dal titolo: Marginali Attivi / 70 Ryosuke Cohen che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista giapponese, uno dei più longevi e interessanti   artisti contemporanei nati negli anni quaranta.  Una interessante mostra collettiva in concomitanza  anche della speciale ricorrenza del suo settantesimo compleanno, presentando 164 opere su un totale corpus grafico di  ben 281 opere arrivate  da ogni parte del mondo  da importanti artisti internazionali che periodicamente si  sono avvicendati a collaborare con impegno e assiduità con Cohen.






“Marginali Attivi & Swarm Art / Inside and outside the body”
 La Mail Art è nata  più di 50 anni fa, nel 1962, da quando l'artista americano Ray Johnson, fondò la “New York Corrispondance School of Art” occasionalmente in contemporanea con il movimento “ Fluxus”  del lituano-americano George Maciunas (1961)  e la  Pop Art di Leo Castelli a New York (1962). Una sorta di scuola d’arte per corrispondenza nella quale gli elaborati grafici con l’inserimento di timbri e collage venivano per la prima volta spediti per posta a conoscenti e persino ignari destinatari, dando  completa autonomia alla comunicazione e rendendo questo nuovo modo di espressione totalmente libero e al di fuori di qualsiasi schema imposto e prefissato dal potere culturale e di conseguenza dal mercato ufficiale dell’arte.  Dopo Ray Johnson, anche  Guglielmo Achille Cavellini, nei primi anni 70 (1971),  aveva  inventato “l'autostoricizzazione”,realizzando  delle mostre a domicilio  e utilizzando i cataloghi che inviava  in visione agli artisti del Network.  Questi  due artisti, per primi,  avevano  solo accennato a questa  nuova e possibile strategia di messa in crisi del sistema culturale che non permetteva nessuna intrusione se non avvalorato da un  potere forte che condizionava e controllava le proposte e le scelte al fine di regolarne il flusso  e ossigenare il mercato dell’arte. E’ stato soprattutto  Cavellini (GAC), a  compiere “il grande passo”; quello di contrapporsi ad un sistema ormai monotono; un ulteriore sviluppo verso la messa in crisi del tradizionale sistema dell’arte. Negli anni 80, precisamente nel  giugno del 1985,  l’artista giapponese Ryosuke Cohen  rimette  ancora una volta in gioco le carte della sperimentazione, in  un sistema culturale antiquato che preferisce l’opera creata appositamente per essere commercializzata. Lo fa  proponendo un particolare progetto “Brain Cell” (Cervello Cellula), che lo ha visto coinvolto per oltre 30 lunghi anni, assieme a migliaia di membri  sparsi in oltre 80 paesi, in cui i singoli artisti collaborano inviando per posta a Cohen disegni, francobolli, timbri, adesivi o altro.  Egli utilizzando un vecchio  sistema serigrafico, chiamato ciclostile (ormai fuori produzione) fa 150 copie A3 (29,7x42). E’ un  progetto  ancora attivo che viene stampato ogni 7-10 giorni e rispedito ai rispettivi collaboratori,  allegando un elenco di indirizzi di collaboratori provenienti da alcuni paesi (55 in media per opera). Sono passati già  oltre 30 anni ed  è stato superato il 20 novembre 2017 il BRAIN CELL  N° 1000.  Già da diverso tempo  l’artista Cohen  rifiuta l’opera unica e concetti  consueti come l’originalità, preferendo maggiormente il gioco, la ricerca  e la libertà dell’artista volutamente collocato ai margini di un sistema culturale antiquato e passatista.
Nella pratica dell’arte postale non esiste un’unica ideologia o “ism” ben solida capace di sopravvivere  e prevalere  sulle altre. Secondo Ray Johnson,  “Mail Art is not a single art movement, but is quite a megatrend that insists that we change our consciousness”, quindi,   non è un unico movimento artistico ma piuttosto un grande movimento “trasversale”  a tutte le altre proposte ed esperienze artistiche che ci sollecita concretamente a prendere coscienza di noi stessi. Di conseguenza, si condividono  i frammenti  di idee con  altri artisti in una relazione libera da “copyright”,  utilizzando e trasformando persino le opere di altri autori in un incessante  “add and send by mail” collettivo.  Nella pratica  elitaria attuata dal sistema istituzionale ufficiale dell’arte si preferisce la concorrenza piuttosto che la cooperazione e la sperimentazione. Nella Mail Art questi concetti scompaiono per dare spazio alla creatività e alla ricerca  spontanea svolta in campo in modo paritario.
Nato nel 1948 a Osaka, in Giappone, Ryosuke non è il primo  e unico artista postale giapponese, prima di lui anche Shozo Shimamoto aveva condiviso la Mail Art, tuttavia, è certamente l’autore giapponese più longevo e per certi versi, anche il più  interessante e attivo nel network internazionale di chiunque altro per la diffusione  capillare della pratica Mail artistica.  Dopo “Brain Cell”, nell'agosto 2001 ha iniziato anche un  altro progetto chiamato “Fractal  Portrait Project”, iniziato in Italia  al fine di realizzare più proficuamente il concetto di “Brain Cell”, facendo ritratti e Silhouette (face and body) agli amici artisti incontrati in questi anni nei in diversi incontri (Meetings) in tutto il mondo. Secondo Cohen, “Brain Cell” è come  la struttura di un cervello visto al microscopio, ci appare come lo schema  delle rete  con migliaia di neuroni accumulati  e ramificati insieme proprio come il Network dell’arte postale. La Mail art - scrive l’artista - “is dynamic", because you can be more of an individual free to create works of art with a new mind, being fragments of the entire network and sharing snippets of many other artists", e poi,  “la rete si espande da A a B,  da B a C, da C a D, da D a A, da C a A e così via,  è come un corpo unico con una costruzione cerebrale fatta di un gran numero di cellule nervose strutturate e complesse, sistemate in un ordine non lineare. Ecco perché ha definito questo tipo di esperienza “Brain Cell (cellule del cervello)”. Praticamente è il risultato di un complesso intreccio di cellule nervose del cervello, un progetto senza fine, aggiungendo, “ciò che nasce dal “flusso” Dada, Fluxus e Mail Art è l’unico modo per realizzare la nuova arte del domani”.
Fractal (frattale),  letteralmente significa figure simili fra loro, il nuovo concetto  è  stato utlizzato per prima dal matematico francese  B. Mandelbrot all’Istituto Watson IBM. La caratteristica principale dei frattali è “l’auto similarità”, la ripetizione sino all'infinito di uno stesso motivo  caratterizzato dall’indeterminatezza temporanea e provvisoria del suo esistere,  come per esempio, gli alberi della foresta Amazzonica del Sud America che si compone di numerose specie che convivono insieme. Nel 2006 Ryosuke Cohen, scrive: “Nowadays I have come to realize that we are all part of a fractal, and that I can be a piece of that fractal, and that I can create art, in a way that extends beyond myself as an individual, in communication with infinite mail artists' ideas”,  (oggi mi sono reso conto che siamo tutti parte di un frattale e che posso essere  un pezzo di quel frattale estendendomi come individuo al di là di me stesso in una infinita comunicazione di idee con gli artisti postali).
Questa particolare concezione personalmente  preferisco chiamarla  “swarm intelligence”  traducibile come: “intelligenza dello sciame”,  è un termine  più vicino a tutti gli esseri viventi coniato per la prima volta nel 1988 in seguito a un progetto ispirato ai sistemi robotici. Esso prende in considerazione lo studio dei sistemi auto-organizzati, nei quali un'azione complessa deriva da un fare collettivo, come accade in natura nel caso di colonie di insetti, stormi di uccelli, branchi di pesci oppure mandrie di mammiferi.  Secondo la definizione di Beni e Watt la swarm intelligence può essere definita come: “Proprietà di un sistema in cui il comportamento collettivo interagisce  in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema”, sia ben chiaro, non inteso in senso speculativo e in funzione di un risultato economico, bensì, di una risposta partecipativa in funzione di un concreto apporto creativo  “non autoritario”, proprio come avviene  nella prassi collaborativa del movimento della  Mail art.
Cohen è oggi l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera d’arte secondo le vecchie idee classiciste della tradizione, ma ricopre il ruolo di mediatore e di intermediario tra la realizzazione di un’idea progettuale (la sua) e coloro che partecipano al progetto. Praticamente, egli si fa promotore di un “fare” diventando regista di un intervento provvisorio che nasce  dal contributo degli altri e  si materializza  nella collaborazione collettiva in cui tutti possono partecipare ed essere positivamente coinvolti. Le varie stampe del progetto Brain Cell realizzate da Cohen non  possono essere considerate opere “finite”, intese come opere che si completano nella realizzazione della copia grafica, ma di un’opera caratterizzata dall’indeterminatezza e provvisorietà del proprio esistere insito nel suo DNA.  Di certo, se  il risultato finale di ogni stampa fosse  davvero “un’opera compiuta”,  credo che Cohen smetterebbe  di colpo  di realizzare altre copie di “Brain Cell”, proprio perché svuoterebbe pesantemente il senso e la filosofia generatrice di questa  particolare pratica artistica.  
Una considerazione doverosa da fare sul lavoro di Cohen è quella di aver messo,  “fuori gioco”, ancora una volta,  il vecchio sistema ufficiale dell’arte,  relegando fuori dalla porta personaggi equivoci come i galleristi, i critici d’arte e persino i collezionisti di opere d’arte dal momento che  lo scambio delle opere prodotte avviene tra gli artisti del Network. Quindi, le opere realizzate non vengono trattenute e conservate dall’artista in vista di un  consueto profitto ma inviate ai rispettivi collaboratori. Con la spedizione postale  delle stampe i collaboratori, utilizzano i propri archivi, diventando altresì collezionisti delle opere ricevute Spesso, con i lavori “Brian Cell” realizzati  nei vari tour che ogni anno    l’artista fa in giro per il mondo  si organizzano delle mostre come per esempio la mostra realizzata e ancora visitabile a Pontassieve in occasione della “XXVII Rassegna internazionale “Incontri d’Arte”. Risulta ancora quanto mai complicato e difficile organizzare tradizionali mostre con i “Fractal Portrait Project” proprio per la reale difficoltà a reperire e raccogliere concretamente le diverse opere donate nel tempo agli amici artisti rappresentati. Inoltre, per quando riguarda i progetti “Fractal Portrait” svolti  Cohen da più di 18 anni nel campo della performance vogliamo evidenziare un lato ancora poco conosciuto, soprattutto alla conoscenza delle opere “Body” e della serie delle slhouette del corpo create a partire dal 2001 in poi fino a oggi, realizzate  dall’artista giapponese  in particolari momenti collettivi unendo insieme diversi fogli Brain Cell in cui i soggetti, gli amici incontrati nei vari tour vengono invitati a farsi fare un ritratto da Cohen o a  distendersi a terra sopra questi fogli Brain Cell,  con l’artista  impegnato  per l’occasione a  disegnare e rilevare il contorno immediato del corpo. Una sorta di “performance collettiva”, prima di procedere alla  consueta realizzazione dell’opera. Una performance “provvisoria” in funzione della realizzazione dell’opera. Tutto ciò, seppur con le dovute differenze di lavoro, lo lega indissolubilmente al suo  caro amico Shozo Shimamoto, divenendo  il naturale  attivo continuatore  dell’arte di ricerca oggi in Giappone.  Per questa Collettiva Internazionale  sono  presenti in mostra 164 opere di importanti artisti internazionali di un corpus totale di  ben 281 opere  grafiche pervenute.  Sandro  Bongiani


Intervista di Sandro Bongiani a Ryosuke Cohen in occasione del 70° anniversario dell’artista giapponese



L’intervista:


MARGINALI ATTIVI & SWARM ART


Intervista di  Sandro Bongiani a Ryosuke Cohen in occasione del 70° anniversario dell’artista giapponese, della mostra collettiva internazionale a Salerno con la presentazione di 163 opere di importanti artisti internazionali e della Mostra  Retrospettiva  dedicata a Cohen a  Pontassieve (Firenze).


Nato nel 1948 a Osaka, in Giappone, Ryosuke Cohen non è il primo e unico artista postale giapponese, prima di lui anche Shozo Shimamoto aveva condiviso la Mail Art, tuttavia, è certamente l’autore giapponese più longevo e per certi versi, anche il più interessante e attivo nel network internazionale di chiunque altro per la diffusione capillare della pratica Mail artistica. Dopo “Brain Cell”, nell'agosto 2001 ha iniziato anche un altro progetto chiamato “Fractal Portrait Project”, iniziato in Italia al fine di realizzare più proficuamente il concetto di “Brain Cell”, facendo ritratti e Silhouette (face and body) agli amici artisti incontrati in questi anni nei in diversi incontri (Meetings) in tutto il mondo. Secondo Ryosuke Cohen, “Brain Cell” è come la struttura di un cervello visto al microscopio, ci appare come lo schema delle rete con migliaia di neuroni accumulati e ramificati insieme proprio come il Network dell’arte postale. La Mail art - scrive l’artista - “is dynamic", because you can be more of an individual free to create works of art with a new mind, being fragments of the entire network and sharing snippets of many other artists", e poi, “la rete si espande da A a B, da B a C, da C a D, da D a A, da C a A e così via, è come un corpo unico con una costruzione cerebrale fatta di un gran numero di cellule nervose strutturate e complesse, sistemate in un ordine non lineare. Ecco perché ha definito questo tipo di esperienza “Brain Cell (cellule del cervello)”. Praticamente è il risultato di un complesso intreccio di cellule nervose del cervello, un progetto senza fine, aggiungendo, “ciò che nasce dal “flusso” Dada, Fluxus e Mail Art è l’unico modo per realizzare la nuova arte del domani”.Un’arte marginale che implica la collaborazione e la partecipazione globale degli artisti come strategia primaria per costruire l’opera. In occasione dei 70 Years di Cohen e della mostra personale a Pontassieve vicino Firenze (Italy), ho provato a fargli un’intervista, una sorta di dibattito a due sul suo coinvolgimento intenso nel mondo della Mail Art e dell’arte marginale e provare, seppur in modo provvisorio, a fare un primo bilancio delle cose che ha svolto in questi anni di lavoro.


Sandro Bongiani: da studente avevi iniziato la tua prima attività interessandoti a Matisse e Cezanne e successivamente il movimento Dada e Fluxus fino a scoprire nel 1981 la corrente alternativa e marginale della Mail Art. Da qui, sono nati nel 1985 i primi Brain Cell e poi nel 2001, in Italia, i grandi Fractal Portrait Project. Ci racconti gli inizi della tua attività artistica?

Ryosuke Cohen: Intorno al 1980, quando lavoravo all'Arte Concettuale, venni a conoscere la Mail Art attraverso Byron Black, Canadian Video Artist. Poi ho iniziato a inviare Mail Art, usando "fukuwarai", un gioco tradizionale giapponese in cui una persona bendata mette i tratti del viso (occhi, naso, bocca e sopracciglia) su un viso di carta e "C" come nella tabella di prova della vista. Non prima.  Ho davvero sentito l'importanza di Networking Art nello scambio con i Mail Artists, ho iniziato a inviare BRAIN CELL come uno dei modi migliori per esprimere una mia idea.  Ho inviato per la prima volta il mio "Ritratto e Corpo" in modo da rafforzare il concetto di  BRAIN CELL, e poi ho fatto BRAIN CELL (Mail Artists in Italy, 2001). Da allora il progetto è in corso in molti paesi in Europa, Stati Uniti, Canada e così via.

S. B. Che atmosfera culturale si respirava in Giappone tra gli anni 70 e 80 rispetto a oggi?
Ryosuke Cohen: Nel 1970, quando si tenne il Japan World Expo Osaka, il Giappone era salito su, l'ondata di maggiore crescita economica. L'anno successivo mi sono laureato in un college di educazione nel 1974 e sono diventato un insegnante d'arte, sono stato un buon collega di Sumi Yasuo, un membro di Gutai, e poi sono entrato in contatto con altri membri del gruppo Gutai.

S. B. In quale anno è nato AU (Artist Union or Art Unidentified) e cosa pensi del gruppo Gutai? 
Ryosuke Cohen: Nel 1975 si organizzarono in AU (Artist Union) sollecitati da Masunobu Yoshimura, a Tokyo. All'inizio, AU ha iniziato con un vasto gruppo di autori: non solo artisti ma architetti, persone legate al teatro, critici e così via. Più tardi Shozo Shimamoto ha rilevato AU.  Ho preso parte all'organizzazione nel 1977, quando  vi erano molti membri (7- 8), 5 artisti Gutai erano già stati in AU. Ho promosso relazioni amichevoli, ad eccezione della grande amicizia che avevo con Shozo Shimamoto, anche con Saburo Murakami, Tsuruko Yamazaki, Yasuo Sumi.

 S.B. Per diversi anni sei stato in contatto e hai fatto dei viaggi in Europa con il mitico Shozo Shimamoto, che ricordi hai di lui?
Ryosuke Cohen: In AU avevo fatto frequenti attività con Shozo Shimamoto dal 1977 al 1992: scambi meravigliosi con molti artisti nelle nostre tre volte che siamo stati insieme all'estero (Europa dell'Est nel 1985, USA nel 1987 e Europa occidentale nel 1990). Ho molti ricordi belli di Shozo Shimamoto nei nostri viaggi artistici. Certamente, da come aveva studiato psicologia, è stato un bravissimo produttore di eventi dell'UA e di se stesso.

 S. B. Come viene realizzato un “Brain Cell”, che strategia usi per realizzare l’opera finale? 

Ryosuke Cohen: Riguardo al BRAIN CELL, stampo 150 fogli di formato A3 per numero, a un ritmo di un lavoro ogni 10 giorni. Ci sono circa 50 partecipanti per ogni numero. Il mio lavoro successivo è quello di inviare  per posta un foglio a ciascun partecipante, di legare 50 fogli in un libro una volta all'anno e di conservare il resto per i fare i Portrait Project, per le mostre che si fanno e per l'invio a chi è interessato.


S. B. I contributi dei collaboratori sono parte integrante del tuo lavoro?
Ryosuke Cohen: Inutile dire che non posso fare i BRAIN CELL senza i partecipanti a questo progetto. Brain Cell Network ha costantemente avuto nuove partecipazioni e continua a muoversi e diffondersi insieme nel tempo.

S.B. Ci vuoi precisare meglio cosa intendi per “Fractal” e per “Soup Orion”, qual’è la filosofia di base che sorregge il tuo lavoro?
Ryosuke Cohen:  Fractal è l'idea di auto-somiglianza proposta dal matematico francese, Benoit Mandelbrot. Non amo i termini di "individualità e "originalità" nell'arte. Penso che possa essere composto dall'accumulo sull'idea di molti artisti e sulla storia dell'arte: cioè, sono una raccolta di molti frammenti.  La ragione della proposta di Orion Soup è che dovremmo discutere non solo di un'attività nel nostro ristretto campo, ma anche di un tema libero unico per l'artista, che è il tema fondamentale per l'umanità: e il numero primo matematico. Orion Soup è la parola coniata che ho usato per questo modo di fare.

S. B. L’aspetto più interessante e nuovo degli artisti  di oggi è quello d’interagire tra loro in una corale partecipazione.  Questo accade anche in natura.  L'aspetto interessante di tali sistemi biologici è che questi comportamenti nascono ed emergono in modo spontaneo e autonomo, e vede nella collaborazione tra gli individui l’aspetto fondante anziché la competizione e supremazia del più forte come succede spesso nel sistema ufficiale dell’arte contemporanea. La formazione di grandi gruppi coordinati ma spontanei, ci appare come un immenso sciame assai noto in natura, vedi il comportamento coordinato di insetti come le api, vespe e formiche. E’ un organismo gigante con una mente propria e una intelligenza superiore alla somma dei singoli individui. Lo studio di modelli di questi sistemi porta allo sviluppo di algoritmi che appartengono alla classe chiamata swarm intelligence ("sciami intelligenti"). Il comportamento collettivo osservabile è il frutto delle semplici iterazioni che ha un singolo componente verso gli altri oppure verso l'ambiente. In tutti questi casi il gruppo sembra davvero un organismo gigante ed efficiente con una mente propria e un’intelligenza superiore alla somma dei singoli individui.  Questa esperienza la definisco "arte di confine", proprio perché desidera collocarsi in un "altrove praticabile” rispetto allo scenario totalizzante di una mediocrità planetaria. Praticamente un "laboratorio planetario" composto da numerosi "Network" sparsi su tutto il pianeta: archivi di idee, di sperimentalismo e di ricerca spontanea. Oggi ci appare  una sorta di strana ragnatela di comunicazioni creata da altrettanti corrispondenti capace di superare le infinite distanze geografiche del pianeta coinvolgendo concretamente tutte le Nazioni del mondo in un impressionante e gigantesco puzzle mobile, sempre variabile, perennemente in movimento”. L’arte di confine è ormai una rete consolidata di rapporti relazionali composta da migliaia di artisti del Network che si scambiano ogni giorno messaggi creativi in forma di e-mail, lettere, buste, cartoline, collage, poesie visive, libri d’artista e persino oggetti tridimensionali. Con essa la comunicazione visiva assume dimensioni planetarie, totalmente nuove e inaspettate. Insomma, è il più grande laboratorio sperimentale di ricerca artistica del pianeta terra (Il laboratorio globale del Network), un grande polmone di ricerca libera. Osservato nel suo insieme sembra un gigantesco dinosauro planetario, uno swarm intelligence, un magnifico essere dal grande occhio che si rigenera permanentemente con gli apporti spontanei di tante presenze individuali.
Vuoi dirci qualcosa di più sul tuo metodo di lavoro per realizzare l’opera?

Ryosuke Cohen: Ho continuato a stampare BRAIN CELL ogni volta per mezzo di Gokko Print (una tipica stampante serigrafica semplificata giapponese).  Per prima cosa, mi preparo 16 -18 originali formato cartolina delle Mail Arts arrivate, quindi realizzo una versione sensibilizzata da cartolina, utilizzando ciascuna versione (16 -18) originali. Successivamente, stampo 16 -18 diverse copie per un foglio da 3 A, e aggiungo sigilli e/o timbri. Finisco per stampare 150 fogli di BRAIN CELL per un opera. Fractal Portrait è una performance che realizzo realmente incontrando i Mail Artists  nei “Meetings” che faccio ogni anno, disegnando il contorno del viso e del corpo direttamente sul posto. Dopo che, tornato in Giappone, finisco ogni opera con inchiostro nero cinese (sumi).

S.B. Dopo i "Brain Cell", a partire dal l'Italia del 2001, hai approdato al “Fractal Portrait Project” del viso e del corpo nei vari incontri che hai fatto in diversi paesi del mondo approfondendo in modo più proficuo il concetto dei "Brain Cell", che significato hanno le tue performance che fai per realizzare le opere Fractal Portrait Project?
Ryosuke Cohen: L'incontro con molti artisti postali all'estero mi permette di conoscere meglio come si impegnano in un'ampia varietà di forme artistiche e di capire direttamente la loro passione per l'arte.

S.B. La lettura dei Fractal Portrait Project / include, l’azione performativa che va a integrarsi con l’esperienza dei precedenti Brain Cell, e secondo me, riassume una parte di vita e di storia vera del Giappone; penso a Hiroshima con il tragico bombardamento atomico. Insomma, Hiroshima come la Pompei spazzata via dalla Vesuvio del 79 d.c. infatti, si racconta che a Hiroshima il 6 agosto 1945 alle ore 8:15 il bombardamento atomico abbia letteralmente proiettato le persone al muro diventando solo semplici ombre. Dilagano nella città di Hiroshima vecchia immagini di questo tipo, quasi una sorta di macabro promemoria. Le ombre di Hiroshima hanno fermato tragicamente il tempo e per un momento anche la storia del Giappone. Anche nei tuoi lavori la presenza dell’uomo diventa sagoma, “presenza -essenza” dell’uomo contemporaneo. Ci vedo questa associazione nei tuoi lavori. Cosa ne pensi?
Ryosuke Cohen: Fractal Portrait è un'immagine che si collega da "Now" (il presente) al futuro. Non cattura l'idea dell'ombra ma la silhouette vivente degli artisti. Hiroshima è una storia triste. Nel 1986 o 1987, Bern Porter, fisico americano coinvolto nel Progetto Manhattan, venne a trovarmi in Giappone. A quel tempo aveva lasciato una carriera di fisico per diventare un Mail Artist. E’ stato un partecipante dal numero 1 di BRAIN CELL. Mi aveva detto: "LA CELLULA DEL CERVELLO è un simbolo di pace". Ho iniziato con enfasi sul Networking of art con i BRAIN CELL, ma recentemente sento fortemente il peso delle sue parole per questa pace.

S. B. Nel panorama contemporaneo dell’arte esistono due tipi di artisti; quei pittori che collaborano con il sistema “commerciale” dell’arte, e poi “gli altri”, i franchi tiratori, liberi da obblighi e da vincoli. Riguardo il sistema “ufficiale” dell’arte, il tuo posizionamento è autonomo, rispetto a mode e tendenze pre-confezionate, preferendo l’attivismo del circuito planetario, altro modo, parallelo e convergente, di fare ricerca libera a 360 °. Diceva Marcel Duchamp: Il grande artista deve andare nella clandestinità e nell’anonimato. Sicuramente, con la Mail Art, la dichiarazione di Duchamp diventa un lucido programma, dal momento che in te non c’è nessun interesse commerciale e si presta a questa “nuova dimensione” per la sua intrinseca capacità di scavalcamento della critica, dei galleristi, del mercato, in un confronto “diretto”, tra un artista e l’altro e, soprattutto, in un attraversamento “libero” delle più diverse tendenze dell’arte di ricerca. Cosa puoi dirci?

Ryosuke Cohen: Non c'è scopo nelle attività dell'artista. Non è qualcosa che possiamo fare per dominarlo. Credo che il lavoro dell'artista sia quello di pensare sempre a "Cos'è l'arte?".

S. B. In una interessante intervista del 2012, John Held Jr. ti chiese se dopo aver completato la silhouette frattale salvavi qualche opera per te stesso, magari per una possibile e futura mostra dei lavori. In quella occasione tu confessavi che ti risultava difficile raccogliere tutto il materiale da esporre, visto che ogni opera realizzata viene regalata agli amici. Di sicuro, una mostra del genere fino a qualche anno fa risultava improponibile se non impossibile per un artista che lavora come te. Nel 2015 con lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery il problema è stato superato presentando 15 anni di lavoro dei “Fractal Portrait Project” visibili con un vernissage virtuale collettivo e contemporaneo in tutto il pianeta. Come vedi la tecnologia e i nuovi strumenti di comunicazione risolvono problemi considerati apparentemente insormontabili. Che ne pensi?

Ryosuke Cohen: Non mi sarei mai aspettato che il mio lavoro fosse presentato in questo modo. Sono rimasto sorpreso dalla raffinatezza dello Spazio Ophen Virtual Art Gallery. Sono grato del risultato. Sono certo che, a causa della diffusione della SNS, il ruolo assumerà un'importanza sempre maggiore in futuro.

S. B. Una mia personale curiosità, come importante artista contemporaneo, hai un sogno particolare nel cassetto che vorresti realizzare al più presto?
Ryosuke Cohen: Innanzitutto, mi piacerebbe andare all'estero il più spesso possibile, al fine di continuare a fare i  Fractal Portrait Project. Attualmente conservo tutte la Mail Art (35 anni circa) presso un magazzino di noleggio e  la mia casa. In secondo luogo,  credo che lo donerò a musei e alle gallerie in modo da utilizzarlo per ricerche su la Mail Art.
(Tradotto il 20 maggio 2018 dall’inglese all’italiano a cura di Sandro Bongiani).



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